La nuova testata dedicata ai Grandi Maestri del fumetto Disney "internazionale", ovvero editi da case straniere e magari meno diffusi in Italia, si apre con la Saga di Paperon de' Paperoni. Si tratta, per chi ancora non la conoscesse, di uno dei capolavori del fumetto mondiale per comicità, respiro e architettura grafica.
In questo numero di Tesori International sono presentati i dodici capitoli originari del lavoro di Don Rosa, ai quali si aggiungeranno poi sei "extra", che compariranno nel volume successivo assieme ad altre due storie dello stesso autore, peraltro sempre attinenti la Saga.
L'opera racconta la vita di Paperon de' Paperoni, dall'età di dieci anni fino al presente, illuminando tutti i momenti fondamentali della costruzione della sua fortuna e del suo ambiente, dai Bassotti a Paperino, trasportando il lettore dalla Scozia al Mississippi, dall'Australia al Transvaal, dal Polo Nord alla Polinesia. La comicità impregna ogni singola vignetta, con formidabili situazioni accumulative, minuscole storie parallele portate avanti per due o tre vignette, e disegni letteralmente debordanti di dettagli. Ma quando c'è da far respirare la tavola Don Rosa non si tira indietro, ad esempio negli straordinari paesaggi del Klondike. Particolarmente ricche e spesso umoristiche le rappresentazioni dei molti animali, più o meno socievoli, incontrati da Paperone nei suoi viaggi, dagli onnipresenti topolini all'ancestrale e quasi spaventoso mammut. E ancora, non mancano i momenti più seri, le tappe più dure della vita dell'indomito papero scozzese, fino all'ultima mortale sfida con una terribile maledizione e in ultima analisi con la sua stessa coscienza. Ma il tutto, senza rinunciare alla forza delle situazioni, è portato avanti con una leggerezza, complice anche la fortissima carica comica, che fa di questi dodici capitoli un vero monumento disneyano.
La Saga è stata pubblicata in italiano prima su Zio Paperone, e poi sui volumi unici D.U.C.K., Paperdinastia e Zio Paperone & Co. (La Repubblica). Tutte queste edizioni raccolgono i dodici capitoli originari, ma nessuna comprende anche tutti i sei capitoli extra, l'ultimo dei quali pubblicato nel 2006 nell'ormai leggendario numero 206 di Zio Paperone, è uscito successivamente rispetto alle ristampe in volume. Occasione ghiotta questa (e praticamente obbligatoria per chi non conosce l'opera) per avere il ciclo completo (seppure in due volumi). Ma vediamo sommariamente i pro e i contro della presente edizione.
La vulgata e la colorazione sono, per la prima volta, approvate personalmente da Don Rosa, a costo di sostituire alcune mezze tavole con scansioni dall'originale, dal colore più cupo e rossiccio rispetto al resto della pagina. Benny Goodman torna ad essere "Jonflip Zuza", con tanto di nota esplicativa. Peccato che qualche piccola svista sia rimasta comunque, dal solitario e redivivo "Benny" di pag 134, alla Numero Uno che in un paio di vignette è rimasta dorata, al professore incontrato sul treno con le uova quadre che è rimasto chi in realtà non sarebbe più dovuto essere, dato che lo stesso Don Rosa aveva riconosciuto e corretto l'errore in altre ristampe all'estero.
I redazionali, a cura di Luca Boschi, forniscono un buon quadro d'inizio, con la riproduzione in doppia pagina del celebre Albero genealogico della famiglia dei Paperi. Attenzione però: chi non conosce l'opera non legga la (pur utile) cronologia, perché contiene un'anticipazione piuttosto pesante.
Le introduzioni ai dodici capitoli, di una pagina ciascuna, sono a cura di Luca Boschi, e rappresentano una sommaria introduzione alla lettura, con qualche accenno a genesi e future riprese di personaggi e vicende. Anche qui forse sarebbe stata d'obbligo qualche accortezza verso i lettori che si accingono a leggere l'opera per la prima volta, tanto più che in un caso è presente una grossa anticipazione di quello che avverrà nel primo capitolo extra, che sarà pubblicato sul secondo volume.
La qualità della stampa, fatta eccezione per le tavole sopra dette, è valida come nelle altre edizioni. La carta è quella tipica delle pubblicazioni Disney italiane, dunque né troppo fragile né particolarmente robusta.
In conclusione, si tratta di un'edizione che non delude, senza presentare elementi irrinunciabili per chi già possiede l'opera (più che altro le tavole sostituite) e non priva comunque (e purtroppo) delle sue brave sviste. La testata, per quel che si può giudicare da questo primo numero, è comunque promossa a pieni voti, sia come contenuti sia come impostazione grafico-editoriale; i redazionali, forse, potrebbero essere meno "generalisti" e magari soffermarsi su qualche particolare stilistico, come fu per la prima serie di Topolino Story. Nell'attesa di ciò, non resta che immergerci (o reimmergerci) nella lettura!
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