E' sicuramente un Mega Almanacco coerente col suo nome, quantomeno nella grandezza: un 26.5 x 17.8 che supera le misure dell'ultimo Mega di quasi dieci anni fa e che sono esattamente le stesse dell'Almanacco Topolino post 1967 (in quanto quello 'pre' era ancora più largo di un cm). Anche lo spessore non è male: 1,5 cm equivalenti a 196 pagine (copertine comprese), superate solo dai primi albi omonimi di trent'anni fa che ne avevano oltre 200.
Alcune storie sono scorrevoli, piacevoli, divertenti: la prima e l'ultima sono le più lunghe (24 e 30 tavole rispettivamente) mentre le altre restano intorno alle 15 tavole, più o meno. Una disposizione tipica del vecchio Almanacco Topolino oltre che del libretto e che, forse, mira a dare una ulteriore 'classicità' ad un nuovo albo classico già nel titolo.
Troviamo tanto Paperino, forse troppo, ma in storie godibili in cui da il meglio di se in diverse circostanze: per vendere ad un eremita quelle polizze assicurative che invano aveva cercato di appioppare ai cittadini paperopolesi; oppure quando cerca di entrare nella annuale riunione del Club dei Lupacchiotti (circolo che lo aveva scartato quando era un... PP8) per confermare ai nipotini una bugia che aveva detto loro (tra le migliori Giovani Marmotte) che anche lui da ragazzino era stato 'qualcosa', un Lupacchiotto nello specifico. O quando si traveste da 'duck fatale' per conquistare addirittura Gastone e allontanarlo da una Paperina organizzatrice di un prestigioso banchetto per la festa di Capodanno a casa del Sindaco.
In questa ultima storia Vicar (non è un caso sia lui a darci il benvenuto con due soggetti iniziali) e Pat McGreal ('solista' senza Carol) ci fanno vedere un monumento di Paperopoli che non conoscevo, il Big Bob (simile al Big Ben) che per tradizione scandisce il passaggio dal vecchio al nuovo anno con dodici rintocchi.
QQQ li ritroviamo 'discoli' alla festa del Sindaco dove si intrufolano travestiti (anche loro) per sbocconcellare diverse cibarie: una dama dell'alta società che si preoccupava di eventuali 'intrusi', quando scopre i nipotini sotto un tavolo urla che sono 'della peggior specie'.
Da Giovani Marmotte hanno a che fare con i rivali Giovani Gabbiani (più grandi di loro) e con i Lupacchiotti (ancora più grandi) di cui ho accennato prima. Scettici sull'effettivo status di Lupacchiotto millantato dallo zio, alla fine ci credono, dopo aver rischiato di vederlo in una situazione ben diversa, fra il comico e l'umiliante.
Lo zione pattina felice sul ghiaccio in copertina ma all'interno l'unica storia a lui titolata non mi ha convinto, con i soliti (e banalizzati) viaggi nel tempo, passato e futuro, per vendere delle stoffe altrimenti invendibili nel presente. Però, alla fine, possiamo ricavare una lezione di economia sull'inflazione del denaro attraverso i secoli. E c'è comunque Branca alle matite, sebbene non ancora al meglio del suo tratto.
Diverte Clarabella non solo per il look (fiocco rosso in testa come Minni e dentone sporgente): nella storia lunga finale torna ad essere la spilungona 'sensibile' al fascino maschile, infatuandosi di Gambadilegno (come ai tempi del Gott) e di un aitante maestro di sci (per ammirarlo va a sbattere il muso contro un albero, mentre scia). Nonostante sia partita per la montagna con Orazio e i loro amici.
Diverte anche Archimede quando, cercando di aiutare dei ragazzini che giocano con le slitte nel parco innevato, fa si che i loro passatempi diventino noiosi, organizzando salite e discese con tanto di spartitraffico, provocando la reazione dei bimbetti che lo cacciano via.
Simpatica situazione familiare di Topolino con Tip e Tap, dove Minni lo consiglia su come farsi ubbidire dai nipotini, ottenendo risultati solo apparentemente positivi. Mickey e Minni li ritroviamo in una storia dove appaiono quasi baby, all'interno di una casa commestibile fatta da una pasticcera dall'aspetto sinistro.
La pubblicità del Mega Almanacco dava molto spazio a Josè Carioca che dominava sugli altri characters più famosi: qui però lo ritroviamo in una unica storia dove anche lui scia, non sulla neve ("a Rio non nevica mai" gli ricorda Nestore), ma sui verdi prati sopra la città che però potrebbero essere pericolosi.
Alla fine resto abbastanza soddisfatto da questo primo numero, non solo per il suo bell'aspetto esteriore ma anche per diverse storie (la metà delle quali non avevo). Spero che nei prossimi numeri saranno introdotti personaggi 'altri' rispetto ai soliti noti, utilizzati inizialmente per attirare l'attenzione dei lettori più 'tradizionalisti', curiosi di vedere i principali characters in ambientazioni e situazioni diverse da quelle delle storie italiane (come anche la De Poli ha sottolineato nella introduzione). Ancora Carioca ma anche Paper Bat, Gloria, Paperoga, Pennino... tanto per restare in Brasile. Oltre ad una maggior presenza di Zio Paperone in storie 'barksiane' della Egmont di Vicar, Branca o Rota (magari in sfide con Cuordipietra Famedoro). Infine non sarebbe male inserire nel sommario una storia davvero nuova, in prima assoluta per l'Italia, come già avviene in alcune testate come Paperinik, Paperino, Topolino... Se escono li', a maggior ragione le vorremmo vedere anche qui.