Ecco appunto, parliamone. Ti rendi conto che tutti gli aspetti che hai citato, tranne l'ultimo, sono tutta roba presa dai modelli di altri autori, in modo così pedante e pedestre che la storia è stata per me un collage, come al solito, di difficile lettura? Che l'autore dimostra un rapporto morboso e inscindibile con la scuola, al punto che non riesce proprio a fare a meno di dedicarle ampi spazi all'interno di questa trama, troppo ampi, dilatandola di qualche preziosa vignetta di troppo che appesantisce il collegamento tra due scene? In quel punto della storia c'è una consecutio degli eventi veramente imbarazzante (lo Zione è in ciminiana doppia crisi carpiata, oh be' chissene, prima la scuola, ché stiamo in America e misteriosamente ci insegnano l'Adelchi e il Pio Bove*, pensa te in che scuola elitaria andiamo, e sì che lo zio Paperino non dovrebbe nemmeno avere i soldi per la retta). Le strizzatine d'occhio al non-studio poi, onestamente, specie di questi tempi, avrebbero stufato.
*non l'ho dovuto studiare nemmeno io, pensa te che scuole hanno a Paperopoli.
Poi ti prego dai, qui non c'è ispirazione, qui c'è copiatura pedissequa e sesquipedale (ehi, so imitare Cimino! No!). Il titolo barossiano. Il serpentone (non me lo ricordavo onestamente, ma poco tempo fa manco ricordavo Zipp e Etcì), l'autista del pullman che sembra trapiantato da una storia di Martina, espressioni non ciminiane ma copiate da Cimino in bocca allo Zione (e solo a lui: perché?)
Quanto alla "bella battuta": non fa ridere, viene da Don Rosa, e Don Rosa non si sarebbe mai sognato di farla precedere da didascalie in rima alla Mago Ciccio che dànno un ulteriore tocco di scarsa coerenza alla storia (è una fiaba? è una storia di tutti i giorni?). "Ecco, siamo all'ultima pagina, arriva la morale": guardate, guardate che mirabolante attinenza ai meccanismi della narrazione per i giovani virgulti! E' una cosa talmente unica e tipica del Sagace Autore, che deve annunciarlo tramite didascalia altrimenti qualcuno potrebbe non accorgersene!
E ancora, lo Zione che prima ha dovuto farsi convincere che la telefonata poteva essere d'affari, e poi alla terza volta che succede gli devono strappare via il cellulare? E perché?
Questa è una di quelle storie che potevano venire bene, ma ormai a quanto pare l'ambrosianismo si è intrufolato anche in quelle sceneggiature che un tempo si mantenevano semplici e scorrevoli. La prossima volta mi aspetto anche Oliver e siamo al completo.
Già che ci sono: che delusione DoubleDuck! Non tanto per quello che si viene a sapere sulla missione, ma per il fatto che non si è sbloccato nulla, che il cross-over con l'"altra" famosa missione è servito solo a diluire un po' la storia per poi sgonfiarsi di nuovo e portare per l'ennesima volta al solito finale.
Calma! Ho riletto parecchie volte il tuo intervento, e noto un certo astio sia nei confronti dell'autore, sia nei confronti della storia!
1)Se non avevo parlato delle didascalie in rima, evidentemente c'era un perchè: anche io le ho mal digerite, ma vi voglio ricordare che rispetto a certe introduzioni di WOM, sono MOLTO meno invasive, anche se con lo stesso stile...
2)Ambrosio ha tante volte scritto di scuola, capita ad uno scrittore/sceneggiatore di "trovarsi" in luogo. Se proprio si vuole prendere la questione, prendiamola da un altro punto di vista. Chi sono gli altri che parlano di scuola? Puoi ben constatare, a parte rare eccezioni, che ci troviamo in un eterno periodo estivo per la buona parte di autori... Le avventure scolastiche di QQQ non sarebbero nemmeno banali, se ovviamente fatte bene. Ricordo che
UN target ben dichiarato sono i preadolescenti, dovrebbe essere normale far vivere delle esperienze comuni tra i protagonisti ed i lettori, creando altresi storie che facciano vivere ai personaggi avventure che per forza di cose non possono essere vissute in prima persona, quali viaggi o situazione comico/assurde.
Poi ovviamente quello del Manzoni e Carducci è riferimento un po' forzato, lo ammetto senza problemi, avrebbe potuto usare anche altre materie "internazionali".
3)Se la prima volta lo Zione non ne voleva sapere, dopo il primo messaggio, oltre a contenere l'istruzioni per gli incubi, conteneva anche l'ordine di rispondere SEMPRE alla chiamata pre-notturna. Se vuoi puoi leggerlo così.
4)Non conosco al 100% Don Rosa, lo so bene, e se un autore come dici tu copia da un altro, non posso accorgemene. Comunque la battuta IMHO rimane simpatica, mi fa pensare veramente a quanto lavoro bassottiano ben dirottato poteva essere utile alla società...
Quello su cui voglio focalizzare comunque, è il fatto che Stefano Ambrosio si è fatto davvero una gran brutta nomina. Molti suoi lavori, tra "frittolature", WOM, Q-* e *-BLOG, Paperi spaziali, Pk3, etc. dimostrano veramente gravi difetti. C'è passione, ma non c'è tecnica. E' critica dura, ma è la verità: Anche se non sono uno studioso di arti letterarie (Ingegneria regna!
) non ci vuole chissa quale studio per capire che se l'idea di WOM era GRANDIOSA (no, dico, torniamo ai post pre secondo episodio della prima saga: l'idea del trio in un fantasy a così grande respiro attizzava TUTTI) l'esecuzione materiale è risultata scadente.
Questa storia è appunto, come dite voi, una centrale, una "tanto al chilo". Di centrali sorprese ne abbiamo avute tante (La notte degli insonni, per dirne una), di centrali "sure hit" ne abbiamo tante (quasi tutta la produzione facciniana), di storie evento da "prima" ed "ultima" (Casty, Faraci, Vitaliano, Panaro senza vincoli), storie che nonostante lo schema sia lo stesso da decenni sorprendono ogni volta (Cimino)... e storie che invece si sono perse nelle nebbie del tempo: storie che non ricorderà nessuno. E tra queste nel mucchio ci sarà questa del raggiro del fachiro: niente di più di una centrale, ma che rappresenta comunque una buona prova dell'autore, "infarcita" delle sue trovate, ma che ha appunto il coraggio di essere una "storiella" e non i kolossal Signore delle Guerre Stellari School Musical che ha purtroppo sceneggiato.
Allegeriamo un po' i toni con DD. Me n'ero completamente dimenticato nell'intervento precedente.
La progressione delle "saghe" prese singolarmente è buona, appurato comunque che in DD vale la pericolosa (per appunto progetti così grandi) regola dello status quo, creando una stasi che sta stretta anche hai suoi stessi autori (nella penultima tavola c'è una battuta che è un grido di aiuto da parte degli sceneggiatori! E' ovvio!)
Ed è appurato che il fanservice Disney esiste. E si chiama Kay K. L'erede spirituale di Lyla Lay.
Solo un tantinello troppo magra in questo episodio.
Ci si scrive dopo! Ciao