Con ritardo assurdo riprendo a recensire i numeri del Topo da dove mi era fermato tempo fa, sperando prima o poi di "rimettermi a paro".
Numero ottimo questo, esaltato da ben due storie-gioiello di cui una inaspettata (quella di Pesce/Leoni). Il primo numero veramente degno di nota del nuovo anno.
Pippo reporter - La piuma d'oro: quando una serie che avanti ormai da quattro anni riesce ancora ad evolversi e rinnovarsi, trovando continuamente nuovi spunti inediti e fecondi e riuscendo ancora a stupire ed appassionare senza finora aver mai sbagliato un colpo, ci troviamo davanti ad una serie-capolavoro e soprattutto a un duo di autori, Radice & Turconi, che ormai sono una vera e propria garanzia di qualità. La versione anni '20 dei nostri amici viene calata in un contesto nuovo e intrigante: un'avventura archeologica in Africa, condita di antiche leggende, magia, poesia e una bella sottotrama romantica che ben si sposa con la trama principale senza mai ricadere nel lezioso o nello sdolcinato (rischio sempre presente). La parte avventurosa-archeologica è avvincente, ma, grazie alla comparsa della Fenice, sul finale cede il posto a quella spruzzata di poesia che, se ben inserita (e la Radice lo sa fare), è sempre in grado di emozionare il lettore. Il comparto grafico è, come sempre, perfetto: i disegni di Turconi, slanciati ed eleganti, sono dotati di una dinamicità e di un'espressività veramente incredibili, sembrano veramente muoversi tra le pagine, come dotati di vita propria, e la splendida colorazione conferisce loro una bella tridimensionalità. Tutti i personaggi sono caratterizzati divinamente, e adoro la tendenza del disegnatore ad antropomorfizzare animali poco consueti (in questo caso i due esploratori tigre) al posto dei soliti cani col naso a tartufo. Veramente suggestiva la resa delle ambientazioni. Insomma un altro gioiello da aggiungere ad una serie-capolavoro che, a quanto pare, ha ancora molto da dire. Complimenti davvero.
Zio Paperone e la grande caccia ai trofei - Primo episodio: Inizia l'avventura: inizia una nuova saga a puntate, di stampo promozionale in quanto accompagnerà le gare del Trofeo Topolino. Difficile giudicare questo primo episodio in quanto questo risulta essere poco più che una mera introduzione, in cui si cerca più o meno forzatamente un espediente per proiettare i Paperi in una serie di avventure a tema sportivo. L'introduzione è interessante, ma se vogliamo pecca un po' di ingenuità, con tutto lo "spiegone" iniziale in cui Paperone assegna i ruoli ai vari Paperi che fa molto "videogame", poco credibile. Curioso il ripescaggio di Pepper, nipotino di Ciccio che non conoscevo affatto (e che a pelle mi sembra abbastanza inutile... ma poi vedremo). Qua e là c'è molto di già visto (a partire dall'alleanza Bassotti/Amelia), ma le potenzialità per diventare una buona serie ci sono (confido in Panaro): giudizio sospeso. Molto dinamici ed espressivi i disegni di Soldati, ma a mio parere un po' troppo approssimativi: fossero più curati sarebbero veramente ottimi.
Le dodici fatiche (e 1/2) di Pippercole - Terza fatica: il cervo volante di Paperoneo: la sensazione che mi dà Michelini in questa scialba serie è quella del "vorrei ma non posso"... l'autore cerca di parodizzare situazioni mitologiche e imbastire trame fantastiche e surreali, ma poi gli manca l'ispirazione per svilupparle lasciando tutto allo "stato grezzo". In questa terza puntata sembra che Michelini abbia voluto costruire una trama più articolata, con l'inserimento di Paperoneo e della storia del drago d'oro, ma la storia, quasi totalmente priva di mordente e gag, non riesce proprio a decollare. Poteva venire decisamente meglio, peccato. Il Paperone barksian-egmontiano di Ferraris contrasta un po' con lo stile più personale adottato per il resto dei disegni, creando un effetto curioso.
Paperi senza parole - La torta: anche stavolta Marco Bosco dimostra che con le mute non ci sa proprio fare. Non se sia colpa sua o di Soldati (i cui disegni potrebbero essere un tantino più curati), ma per quanto mi sforzi non riesco a capire la gag. E ho detto tutto.
Paperone e la verde stagione del nipotone: e questa è stata una piacevolissima sorpresa. Non me lo aspettavo ma mi sono trovato davanti a una storia eccellente che, tra citazioni barksiane e scarpiane varie, ci restituisce un Paperone dotato di una personalità e di un carisma che ormai latitavano da parecchio. Il Paperone che, ritrovatosi giovane e povero per via di un incantesimo di Amelia, non cerca di tornare alla normalità come ci si aspetterebbe ma bensì di ri-accumulare da zero la sua immensa fortuna, è veramente il personaggio “più duro dei duro e più furbo dei furbi” ritratto da Barks (si veda ad esempio Zio Paperone e la disfida dei dollari) e da Don Rosa nella sua Saga. Riccardo Pesce dimostra di aver compreso alla perfezione la psicologia del personaggio, che oltre alla determinazione e al carisma non si fa mancare una punta di malinconia che ricorda molto il Paperone profondo e introspettivo di Don Rosa, inserito però in un contesto più “leggero” e “topoliniano” rispetto a quello più epico e serioso della Saga. La trama in sé è ben costruita, per quanto forse leggermente “compressa” in un numero di pagine troppo esiguo, e si completa con una serie di gustose citazioni ai classici barksiani (Zio Paperone e la disfida dei dollari per lo spirito generale e la terza vignetta di pag. 127, Zio Paperone e la Banda Bassotti per il deposito sferico, Paperino e la fabbrica del vento per la villa di pag. 142 e altre ancora) e alla scarpiana Paperino e le lenticchie di Babilonia. Un plauso a Pesce, che mi ha piacevolmente stupito, che continui così. Bene anche i disegni di Leoni, molto dinamici e dagli echi barksiani, solo che in passato me li ricordavo più curati, ultimamente li trovo un po’ tirati via (ma pur sempre ottimi).