Chiunque sia cresciuto leggendo il Topolino e seguendo la sua evoluzione, anche solo nel corso dell'ultimo decennio, si sarà potuto accorgere di alcuni canovacci e di certi tratti nei personaggi ormai assodati, quasi delle formule sempre pronte all'occorrenza: così, un autore che vorrebbe osare e sradicare tali formule, si convince che forse sarebbe meglio volare un po' in basso con le ambizioni e che si potrebbe proporre la solita "variazione sul tema", e il suo sperimentare perde di fascino e di sostegno. Non che alcuni non abbiano osato tanto con riuscite più o meno discutibili (Gagnor, Casty, Vitaliano, Radice, Enna, a ciascuno ognuno di noi saprà far corrispondere una storia o una saga diversa dall'usuale), tuttavia bisogna essere consapevoli di un certo appiattimento globale, dei personaggi e delle ambientazioni. Appunto ci sono autori che hanno rischiato e lo hanno fatto coscienziosamente, e a loro è dovuta comunque la riconoscenza per averci provato. E poi c'è un autore come Sio che anziché elaborare una formula o un criterio si limita a costruire letteralmente sul nulla e con una logica alquanto discutibile.
Al di là dell'introduzione diplomatica e altisonante, Molti personaggi in: la scatola misteriosa nel luogo misteriosissimo è esattamente quel tipo di sceneggiatura che, oltre ad abbassare la qualità delle pagine del Topolino (su cui tornerò dopo perché merita un discorso a parte), fa cattiva scuola di fumetto, al punto che sarebbe preoccupante se future generazioni cominciassero a scrivere assumendo Sio come maestro e punto di riferimento.
Riconsideriamo un attimo le formule: perché esistono delle formule, in generale? Perché se c'è un problema bisogna trovare una strada, e la formula è un aiuto, tuttavia, attenzione, non permette di risolvere tutti i problemi. Nel mondo Disney, soprattutto dei paperi, le formule con tutte le situazioni possibili ed inimmaginabili e quelle contenenti i caratteri dei vari personaggi sono facilmente amalgamabili per ottenere nuove formule e spianare nuove strade: si pensi a come Barks ha costruito il personaggio di Paperone di storia in storia, come lo ha adattato, come lo ha calato in situazioni che per noi oggi sono tipiche, come gli scontri coi suoi nemici, le spedizioni intorno al mondo alla ricerca di tesori creduti perduti, le varie speculazioni affaristiche o addirittura il rapporto con Paperino. Il tutto, però, si è costruito con una ricerca a partire dal personaggio di Paperone (supponiamo che fosse già dato, visto che tutte le storie di oggi assumono personaggi già esistenti).
Ora, Sio ha dimostrato di essere un conoscitore quantomeno discreto del mondo Disney (dico discreto perché considero le sue prove in generale), tuttavia in questa sua "saga" non ha nemmeno preso in considerazione le formule base dei personaggi, ossia l'insieme delle loro caratteristiche principali: se esistono Paperoga e Archimede, è perché Paperino non può essere né il primo né il secondo, se esiste Jones è perché il tipo di rivalità che ha da offrire con Paperino non è la stessa di Gastone, se esiste Rockerduck come rivale di Paperone è perché Famedoro non può esserlo al suo stesso modo e così via... esiste poi l'accentuazione dei tratti più peculiari, o addirittura la loro estremizzazione: per tale ragione il Paperone di Martina è sì teatrale ed esagerato ma esala parole di morte nei confronti del nipote o non si fa problemi a minacciarlo.
Ecco, insomma, che nella "saga" abbiamo personaggi tra loro perfettamente intercambiabili, le cui balordaggini sono complementari e a dir poco imbarazzanti: se Sio voleva darci un nuovo volto di Paperino, ecco che il "suo Paperino" si comporta di puntata in puntata in modo assolutamente imbarazzante, raggiungendo dei picchi di deficienza che non competerebbero nemmeno a Paperoga, e con quest'ultimo è addirittura complice demente; ancora, se Sio voleva scardinare un po' l'idea che Topolino fosse l'investigatore perfetto, non solo lo fa uscire di scena come un deficiente, lasciando che il suo ruolo nella storia sia inconsistente, ma addirittura gli fa credere che il biglietto lasciato da Macchia Nera sia vero (alla faccia delle deduzioni, Macchia Nera [Macchia Nera, ripeto!] ti scrive di venirlo a prendere in quella via e tu non vai a pensare che potesse essere una menzogna, no tu gli credi); che poi, lo stesso Macchia Nera è marginale nella vicenda e in quelle due vignette in cui se ne parla fa la figura del fesso (e ancora, alla faccia della mente diabolica!). Per non parlare della Minni svampita, dell'Amelia che per ragioni assurde non può comportarsi da strega, della Trudy abbastanza piatta, del Paperoga che si comporta in modo perfino troppo assurdo per lui (seppur avessi affermato ad un certo punto che ancora riusciva ad adattarsi alla logica anarchica di Sio), e soprattutto del Paperone rimbambito che casca al trucco dei Bassotti ed elabora un piano controproducente per scappare dallo spazio extradimensionale... si compie, a mio avviso, una vera e propria mancanza di rispetto dei personaggi: Paperino non ha nulla di Paperino, e questo lo si potrebbe dire per tutti gli altri personaggi, non c'è critica, non c'è ironia e soprattutto non c'è "amore" per il personaggio. Che Paperino sia versatile è risaputo, ma che Paperino sia un invasato mentale avrei i miei dubbi (mi viene in mente Paperino l'incendiario di Barks, ma era tutto frutto di una botta in testa): vedere il personaggio con cui sono cresciuto ridotto ad una ridicola macchietta, così come Paperone, Paperoga e tutti gli altri è una cosa che proprio non riesco a digerire.
E tutto questo per cosa? Per strappare un riso imbarazzato, nemmeno sincero e divertito: infatti, Sio dispone di una sua logica personale secondo cui faccia ridere ciò che è assurdo, estremo o ciò che è banale ma "de-costruito". Per intenderci su questo punto, è come se ci fosse un trasferimento di situazione per cui anziché vedere accadere un fatto di per sé banale assistessimo a qualcosa costruito per essere tale senza volerlo dare a vedere (ho sempre in mente l'esempio di Pippo che annaffia di annaffiatoi, per intenderci), e Sio di queste contorte associazioni non è nuovo, infatti le sue battute si accavallano di balloons in balloons nel giro di una sola vignetta. La sua logica non funziona per il mondo Disney, oggettivamente: la "saga" si conclude senza che sia accaduto effettivamente qualcosa, e non è nemmeno un partire dalla solita storia in cui i Bassotti rubano un'invenzione ad Archimede per ricattare Paperone, è piuttosto un calderone di macchiette che anziché essere succubi della situazione assurda in cui loro malgrado si trovano, la assecondano comportandosi come se fossero insani, e non venitemi a dire che un Paperino che crede che il cugino abbia una lucertola vera sia a posto con la testa, esattamente come un Topolino che preme un pulsante "blu COME una poltrona" (ma perché? che cosa c'entra? Perché dovrei ridere, questa è la vera domanda!), o ancora lo stesso Paperino che vuole utilizzare una giraffa, dieci pigne e una scala per portare fuori tutti quanti, o per proseguire una Minni che anagramma una frase di senso compiuto con una totalmente sconclusionata senza che ce ne fosse il motivo, o il Bassotto che si siede sul bottone perché gli ricorda una poltrona (anche per una storia demenziale è un espediente un po' ridicolo per avviare una confessione/rivelazione), e così via.
Se Sio credeva di aver disteso bene il terreno per poter fare il suo abituale umorismo anche sulle pagine del Topolino, si è sbagliato di grosso: se in prove precedenti un certo rispetto nei confronti dei personaggi si riusciva a mantenere, quest'ultima prova manca totalmente di regia e di senso, e la vera domanda che mi è più di una volta passata per la testa durante questa agonia (perché la ritengo tale e non potrei definirla diversamente per certe reazioni che ho avuto leggendone le tavole) è stata: perché dovrei ridere? Quelli non sono nemmeno personaggi Disney, sono i personaggi di Sio nemmeno impersonati, travestiti da personaggi Disney.
Ebbene, se Sio deve fare su Topolino quella sua "comicità" per cui è noto (che io non condivido per una mia forte impostazione di pensiero, e penso si sia capito), forse è meglio che torni a farla dove è solito: se non lo sapessi, non penserei mai che questa è la mano di uno che è cresciuto apprezzando Barks e Gottfredson, perché qui non vedo nulla delle loro eredità. Anzi, in questa "saga" non c'è nemmeno rispetto per quello che hanno prodotto, e lo ripeto: basti pensare al trattamento riservato a Paperino e Topolino.
In conclusione, il mio responso è estremamente negativo. Questo è esattamente ciò di cui il Topolino non ha bisogno: di gran lunga meglio le variazioni sul tema, piuttosto che lo stravolgimento illogico ed ingiustificato del tutto.
Edit: ah già, mi sono dimenticato di esprimere un giudizio sui disegni. Per quanto mi riguarda, mi domando perché Intini abbia disegnato solo la prima e l'ultima parte, consegnando invece la realizzazione delle strisce intermedie a Picone, il cui tratto ha ulteriormente deformato i personaggi da ciò che dicevano, contribuendo all'effetto puramente straniante. Intini, d'altro canto, è molto plastico, non cubista ai livelli di Lavoradori, tuttavia sa dare un senso alle espressioni dei personaggi sulla base di quello che devono pronunciare (anche se è solo aria fritta): ecco, trovo che Picone abbia mancato sull'aspetto più importante, cioè la coerenza e la connessione tra il linguaggio del corpo e quello dei segni verbali. Cosa che non si può far passare col pretesto che la storia non fosse seria e non avesse una struttura logica.