3. La violenza.
Paperone mena. Spara. Bombarda. Non è un pacifico. A me piace molto quando incontra Rockerduck. Dopo tre vignette sono già lì che si menano. Mi piace il finale di molte storie: al Polo, o in Patagonia, o sull'Everest, Paperino che fugge e Paperone che lo insegue puntandogli addosso un fucile. Tempo fa avevo letto che alla Disney avevano deciso di farla finita: in omaggio al politically correct, non avrebbero messo più violenza nelle storie dei paperi. Che tristezza. Non so se poi l'abbiano fatto davvero, ma per me quella violenza è sempre sembrata come le cadute del Coyote giù dai canyon: iperboli della fantasia, messaggi di un meraviglioso mondo fantastico, dove la sofferenza, o la cattiveria si sono disfatte dal ridere.
4. Le frittelle.
Piegato in due dalla depressione, col cilindro sulle ventitré, Paperone va da Paperino, entra in casa esattamente quando in tavola stanno arrivando le frittelle, si siede a tavola come un condannato a morte su una sedia elettrica, e poi divora tutto ingurgitando come uno struzzo chili di frittelle in pochi secondi ("non vorrete negare a un vecchio le ultime briciole della sua vita?"), rimanendo poi, improvvisamente obesizzato, ad agonizzare sulla sedia, mentre Paperino è ancora in piedi con la teglia delle frittelle in mano, e il cappello da cuoco in testa, allibito. Io questa gag la potrei rivedere mille volte: e mille volte mi farebbe impazzire.
5. Cartelli.
Per quanto possa sembrare stupido, io leggo sempre i cartelli che sono fuori dal Deposito. Mica mi ci soffermo tanto, ma un'occhiata la do sempre. Una volta ce n'era uno che diceva: cosa fai qui? E un altro, bello, che mi è capitato di trovare, recitava: pensaci bene. Il migliore resta comunque il classicissimo, sintetico e perfetto: sciò.
6. I conteggi.
Ogni tanto Paperone conta i suoi soldi. Lo fa in genere con un pallottoliere, ma non mancano le volte in cui si fida di elaboratissimi computer. L'operazione la seguo sempre con molta attenzione, perché, al momento di sparare il totale, aspetto al varco gli autori Disney per vedere cosa si sono inventati questa volta: per dire, mi ricordo un conteggio il cui totale era un incredibilione, tre fantastiliardi, sei megalioni e rotti. Sono cose che fanno piacere.
7. I nemici.
Non si riflette mai abbastanza sul numero, sproporzionato, di nemici che può vantare Paperone.
Rockerduck e i Bassotti già sarebbero abbastanza. Lui somma anche Amelia, Brigitta, Filo Sganga, più ladri vari, qualche vecchio avventuriero che rispunta dal passato, Spennacchiotto (l'inventore cattivo, spesso alleato coi Bassotti), gli altri miliardari del club che lo odiano, il sindaco che in genere lo flagella di tasse. Talvolta si trova contro perfino Nonna Papera (solo perché lui vuole costruire delle acciaierie al posto di campi di grano, o cosucce del genere). Paperone è il prototipo dell'individuo assediato: in questo senso è il classico personaggio in cui siamo portati, a torto o ragione, a riconoscerci.
Il fatto che ogni volta riesca a rompere l'assedio è una specie di rito liberatorio in cui il Paperone che è in noi festeggia una vittoria che, nella vita reale, è rarissima.
In più lui vince, di solito, rimanendo avaro, egocentrico, iracondo, egoista, falso, cinico, cioè non perché si converte ma, al contrario, perché NON si converte: situazione in cui tutti sogniamo di trovarci.
Voilà. Queste sono le sette cose che preferisco di Paperone. poi ce n'è a decine che sarebbero, comunque, da citare: il rapporto con la sua palandrana, il vezzo di nuotare nel denaro (ogni tanto ci va anche in barca), i profumi con cui lo fanno rinvenire (essenza di tallero, spremuta di doblone...), il rito della lettura a sbafo del giornale, il rapporto con Rockerduck, le donne della sua vita (le papere, va be'), ecc. ecc. Roba che non finisci più. E perciò mi fermo qui.
A. BARICCO
[ Tratto da La Repubblica ]