Resta il fatto che le posizioni politicamente faziose influenzano negativamente il pubblico, specie quello più giovane. L'esempio peggiore è il crimine letterario perpetrato negli anni 70 ai danni proprio di Tolkien (e lo cito di nuovo, a costo di essere noioso). Fu bollato di fascismo, ed eliminato dagli scaffali delle biblioteche dei circoli giovanili di sinistra, privando i ragazzi che li frequentavano di uno dei massimi scrittori del Novecento. A loro volta, i destrorsi se ne appropriarono, facendone la loro bandiera (ricordi i "campi hobbit?) e snaturando profondamente il messaggio del L of the R. I danni della politica applicata alla cultura...
Trovo tutto questo sacrosanto (vedansi anche certe polemiche su questo sito, nate dal fatto che Gianni Rodari fosse di sinistra, destra o... chissenefrega, se le sue poesie non trasudano retoriche ideologiche), tuttavia non vorrei che si fosse fraintesa troppo l'idea alla base di questo libro. Che non è una biografia su Barks, ma uno studio critico sulla sua opera, che non vuole abbracciare di per sé alcuna tesi preconcetta (che poi possa sostenere alcune tesi sbagliate, è un altro discorso), ma che anzi tenta di sgombrare il campo da eventuali letture faziose avvenute nel passato.
Uno può anche non trovarlo interessante o necessario, ma così come operazioni di questo tipo sono sempre state fatte, a proposito di scrittori, cineasti, sceneggiatori, perché non fare la stessa cosa per Barks, troppo spesso relegato al ruolo di scrittore di fumetti per bambini?
D'altra parte è indubbio che uno scrive quello che è, pensa o ha vissuto. Pertanto ha una sua logica (se fatto con serietà e scientificità: intendo dire, senza colmare buchi o salti logici con proprie idee arbitrarie) ricostruire un percorso comune in tutta la sua Opera. Chiaramente non tutto deve o può rientrare in un unico e chiaro filo conduttore, ma di sicuro un qualche modo di pensare comune lo si può trovare, no? d'altra parte è pur sempre lo stesso uomo che, invecchiando e maturando, ha scritto quelle cose, e credo rimanendo sempre più o meno fedele a sé stesso.
A prescindere dalle giustamente citate (e criticate) riletture ideologiche, una cosa di questo tipo non è la prima volta che viene fatta, né sarà l'ultima: di fatto, tutto ciò non è altro che l'analisi critica di un autore, e sono secoli che la critica progredisce di pari passo con l'arte, la letteratura, etc.etc.etc. (e, oserei anche dire, per fortuna)
Inoltre una biografia la può scrivere chiunque abbia un minimo di tempo e voglia per raccogliere le informazioni su un autore dalle varie fonti, interviste che ha lasciato, persone che ha conosciuto, e via dicendo. Invece per un'opera di questo tipo ci va un esperto del ramo, una persona con strumenti critici, e Thomas Andrae, piaccia o no quello che ha scritto, è uno stimato professionista proprio in questo campo.
(Poi, personalmente, le biografie di un autore non mi dicono assolutamente nulla, se non per quello che possono lasciar trapalare circa il suo modo di pensare i massimi sistemi... cosa per cui trovo più interessante un'opera che punta direttamente a questo).
Tutto ciò per dire che troppo scetticismo o critiche a priori mi sono sembrate volte a screditare l'operazione alla base del libro, più che a darne un giudizio a posteriori, una volta letto... operazione che invece, mi ripeto, mi sembra non sia altro che la più naturale delle analisi critiche, che già di rado coinvolge autori di fumetti (mi viene in mente Eisner, per dirne uno, ma non molti altri), ma che praticamente mai era stata dedicata ad un autore di fumetti comici per bambini, come troppo spesso si sentono chiamare (anche da qualcuno che ci lavora
/) i fumetti Disney.