Vorrei fare un paragone con le Grandi Parodie Disney....costavano circa 12000 lire e per gli anni Novanta non erano pochi, considerando sì il grande formato.....ma le pagine si riducevano a circa 60-70....
Eppure, nonostante il prezzo, è stata una testata longeva e bimestrale, con 6 volumi all'anno....
Molto interessanti le considerazioni di Cornelius, con cui sono d'accordo. Il paragone con i Maestri é calzante e la lunga periodicità non é necessariamente un male. Anche all'epoca non ci fu nessuna segnalazione quando divenne semestrale. Il numero spari e si dovette attendere piu tempo. Speriamo che con sei mesi producano un oggetto degno.
Ho citato le parole di Gemini per rincuorarlo, e per smentire il ruolo della crisi che, ha si un peso, ma non eccessivo quanto vogliamo dare. Ha ragione a dire che le grandi parodie costavano molto e sono durate tanto. Da affezionato lettore all'epoca mi ricordo l'esborso di 12mila lire, non poco. Ma paradossalmente le GP disponevano di un pubblico molto piu grande di quello di tesori.
L'appeal delle storie in costume, il riferimento all'opera letteraria, il formato alla francese, una distribuzione decente facevano di questa collana un qualcosa di piu interessante, che l'appassionato di letteratura inglese, di Victor Hugo o di Salgari potevano comprare indipendentemente dal resto.
Al contrario, Tesori é molto piu autoreferenziale: pubblicare storie con personaggi comuni é autoreferenziale, perche significa che sono un grappolo di storie piu o meno legate tra loro ma giocoforza misconosciute. Reginella, Rebo o Atomino non spostano molto l'interesse al contrario di un Piccole Papere o di Sandopaper. Dunque pubblicare saghe complete, ovvero storie a puntate lunghe, ha un senso, ma sempre nel circolo referenziale del fumetto disney italiano. Inoltre, va aggiunta una pessima distribuzione e una pubblicità praticamente assente. Le grandi parodie erano ben piu presenti, sia con una pubblicità a doppia pagina con un claim sempre diverso a seconda dell'opera in questione (non so se ve la ricordate, sarebbe interessante recuperarle) sia con la pubblicità intelligente in trio insieme ai maestri e ZP, per riunire le testate da collezione.
Poi, inevitabilmente, la collana si é spenta, per mancanza di materia prima e di limitato spazio nelle pagine (non si potevano sforare le 60). ZP chiuse perché, dopo Barks e Don Rosa, mancavano gli autori di spicco, e gli alti costi per tradurre e colorare le storie inedite straniere non erano piu possibili. Inoltre, un malcontento crescente relativo alla scelta di storie certosine e non indispensabili ha portato ad uno sgretolamento dello zoccolo duro, minando le fondamenta.
La storia di Tesori, l'ho abbiamo detto tante volte, é quella di un'operazione partita fin da subito male. Promozione scarsa, errori nella tempistica di uscita, sciacallaggio dell'usato, propositi di collana troppo deboli, svarioni editoriali inacettabili in una testata del genere, distribuzione difficile, riciclo di materiale vecchio, l'errore dei grandi navigatori, confusione generale. Un gigante dai piedini d'argilla. Nessuno poteva aspettarsi che propositi cosi labili di testata, storie aventi come filo conduttore personaggi minori ricorrenti, potesse avere vita semplice. Con anche il problema del numero di pagine, come dimostra il Kid, forse i racconti, mollati a mezzo. A parte Atomino, non si é osato avere due numeri consecutivi legati assieme.
La scelta di saghe più o meno discutibile, ricicli di precedenti vattelapesca come il Totem, Messer papero, Kid, Storia e Gloria, la Pietra Zodiacale, la stessa Reginella, ha minato la credibilità della testata. Ironicamente, solo Rebo, il Paladino e Atomino hanno rispettato i patti di inedite raccolte, con l'aggiunta di Dragon Lords. 5 volumi di inediti, sparsi lungo quasi 4 anni, con un inizio positivo solo col numero 5, più di un anno dopo l'inizio della testata.
Elementi sufficienti a non riscaldare l'appassionato e a non appassionare il principiante. Il caos del cambio di periodicità e l'assenza di informazioni sono solo la fase conclusiva di una collana che ha dato posto a edizioni deluxe di vecchi vattelapesca e dando la possibilità di pubblicare qualcosa di più originale in rari casi. La cura editoriale traballante ha fatto il resto, donando ad una testata emblema teorico della perfezione l'aura imbarazzante di tripudio di errori e di generale inutilità.