Non potevo farmi sfuggire l’ultimo numero della prima serie di una delle testate che più ho amato da bambino. Nel lontano Natale del 1981, infatti, i miei mi comprarono il numero 3, con in copertina Paperino e i nipotini sulla neve, e da allora, per quasi tutti gli anni Ottanta, quello con i Grandi Classici divenne un appuntamento fisso, inizialmente trimestrale e poi bimestrale (infine, ma dal 1990, mensile). In seguito ho recuperato in un mercatino anche il primo numero (seppure non certo in condizioni perfette) e tuttora, pur non comprandolo con la stessa costanza degli inizi, mi capitava di prenderne qualcuno, magari uno o due all’anno in media, cercando quelli più ricchi di storie non presenti in altri albi che già avevo.
In questo numero 350 spicca innanzitutto la copertina del maestro Cavazzano, con Topolino e Paperino uno accanto all’altro e il primo intento a “colorare” il secondo. Un’immagine significativa, che, come si diceva, immagino si riferisca al fatto che nella nuova serie non vi saranno più pagine in bianco e nero.
La scelta delle storie non è niente male (anche se le possedevo già quasi tutte). Mi ha fatto piacere rileggere “Il vecchio frac” e “La ricerca del Kikiby”, che sono molto divertenti, oltre al “ritorno del Gancio” e alla gottfredsoniana “macchina toc toc”. Poi mi ha colpito ritrovare “Topolino e la mappa misteriosa”, un prodotto minore della premiatissima coppia Martina/Carpi, che è da sempre nel mio cuore, in quanto presente sul primo numero in assoluto di “Topolino” da me (o meglio dai miei genitori) acquistato. L’intreccio non sarà di quelli memorabili, ma è comunque una storia simpatica a cui sono molto affezionato.
Sarebbe inutile dire che la più bella di tutte è “Paperino e il ritorno di Reginella”. A mio parere un vero e proprio capolavoro, persino leggermente superiore a “L’avventura sottomarina” di cui costituisce il sequel. La preferisco di un’incollatura al primo capitolo - pur a sua volta fantastico – perché in questa occasione Paperino dimostra in pieno il suo valore ed è solo il fato contrario a impedire la prosecuzione della sua nascente storia d’amore. Lessi questa storia per la prima volta su “Super Almanacco Paperino” e mi colpì subito tantissimo: i sentimenti dei due protagonisti sono quanto mai veri e coinvolgenti, e poi ci sono la contrapposizione con il dovere, la necessità del sacrificio e persino degli espliciti riferimenti alla morte. È una delle mie storie preferite in assoluto, e la quadrupla finale continua a emozionarmi ogni volta che la rivedo!
Tornando ai Grandi Classici in generale, quindi, secondo me si tratta di una degna conclusione di un percorso brillante, durato trecentocinquanta numeri e oltre trentacinque anni. Che poi, a ben guardare, conclusione non è, perché fra neanche un mese già si riparte!