Ho aspettato che il "fuoco" del discorso potesse scemare per non farmi prendere dalle situazioni e per avere uno sguardo più ampio e sereno sull'insieme degli interventi.
Parto dal presupposto che a me non piacciono le polemiche o le posizioni ideologiche troppo "rigide".
Aprire un tavolo di discussione, oltretutto con la partecipazione di due autorevoli autori che vivono il mondo Panini Disney, è cosa buona. Anche con e nonostante i picchi di "peperoncino" che si possono trovare lungo il percorso.
Non mi sembra la stessa cosa di circondarsi di Benji&Fede o Paperazzi...
Il fatto che si possano trovare dei Vip all'interno del settimanale non capisco quale grossa difficoltà possa creare al lettore medio. Il Topo dovrebbe essere valutato per tutto il resto. Queste operazioni sono delle trovate, anche pubblicitarie, che avvengono poche volte durante l'anno.
Le critiche, se ci devono essere, devono esulare da questo ma focalizzarsi soprattutto sulla qualità delle storie, dei disegni, delle rubriche e della costruzione materiale del fumetto.
Voglio poi porre una domanda a chi critica Rovazzi o Benji e Fede (prendo ad esempio simpaticamente Andrea87 ma sono osservazioni che fanno spesso tanti altri).
Sapete che le stesse cose dette per loro (che non dureranno molto, che saranno dimenticati presto) sono state dette anche per le Spice girls, per i Take that, per J-Ax, per Jovanotti, per Fedez, per....continuo ?
Con questo non voglio dire che questi ultimi nominati abbiano cambiato il mondo, ma che si sono ritagliati la loro fetta di pubblico e se la sono tenuti stretta. E a queste varie fette di pubblico che la Panini tenta di rapportarsi.
Perché dovrebbe rivolgersi sono agli amanti di Bach, Schopenauer o Camilleri ? Il pubblico di un settimanale popolare e anche economico come Topolino è eterogeneo e quindi, logicamente, deve rivolgersi alla più vasta platea possibile.
Pensandoci bene poi avete la percezione che il Rovazzi di oggi possa essere il Gianni Morandi degli anni '60 ?
Quando uscì sulla scena musicale Gianni Morandi (come pure Celentano, Peppino di Capri, ecc) erano visti come degli "svitati". Erano tacciati di essere troppo "leggeri" e che non sarebbero durati molto. Queste cose me le confermavano sempre i miei genitori, che addirittura venivano presi in giro dagli adulti dell'epoca (i nonni) chiamando goffamente e storpiando il nome in Gianni Mutanda (giusto per far capire la considerazione di chi ormai non si rivedeva nelle nuove leve artistiche....).
Su Topolino si lavora sempre con lo stesso impegno, si pianificano annate editoriali, storie, redazionali e tutto il resto. È l'intero mercato delle edicole a essere in sofferenza e Topolino si sta impegnando in questa sfida che è una sfida che non riguarda solo il lettore ma un intero sistema (distribuzione, punti vendita, fumisterie e via dicendo).
Neanch'io, da collaboratore, ho i dati di vendita - e non li chiedo. Vedo però l'impegno di tutto il gruppo di lavoro, dalla redazione ai tanti autori, e vedo gente che fa il proprio mestiere con ottimismo e la volontà di portare in edicola il miglior Topolino possibile. Non so quali siano i presentimenti degli utenti, da parte mia e dei miei colleghi si continua a lavorare con entusiasmo in un ambiente che è sempre creativo e propositivo. L'editore Panini sostiene con decisione questa impresa e questo, per quello che mi riguarda, è il segnale più importante.
Il mio non vuole essere un invito all'ottimismo immotivato ma, sicuramente, è un invito a guardare il giornale senza prevenzioni, congetture o retropensieri assortiti
Volevo poi soffermarmi su questo post molto improntato sulla positività del Signor Artibani.
A me fa piacere che questo clima di coesione e fiducia sia respirato da tutti gli autori e dalla redazione.
Quello che mi chiedo (ma davvero senza un minimo di sarcasmo o provocazione, giusto per capire lo status quo delle cose) è il perché allora certe volte si levino polemiche proprio da voi diretti interessati.
Non frequento i social e quindi vedo quello che, alle volte, viene riportato ma ho notato che in alcuni momenti proprio lei, e anche altri colleghi, abbiate più volte mostrato alcuni cenni di malcontento verso la politica editoriale o verso qualche scelta magari non azzeccatissima.
Sono momenti di "rabbia isolata e passeggera" o sfoghi che tirano fuori reali problematiche ?
Sono comportamenti umani automatici il lamentarsi della situazione che ci circonda (salvo poi difenderla strenuamente davanti alle critiche per senso di cameratismo e per senso di appartenenza) o sono piccoli segni di problematiche più sentite ?
Ripeto che faccio tali domande per capire meglio anche le emozioni di voi autori e non per portarvi a dire cose negative o a tirarvi "trappoloni mediatici".
Anche perché gli argomenti che alle volte toccate sono tanti e molti dei quali interessano anche noi appassionati: paletti di censura, scelte editoriali, posticipazione di storie preparate, pubblicizzate e rimandate a date da destinarsi (quasi sempre imprecisate...), scarsa predisposizione a dare i giusti meriti o il giusto e meritato spazio ad alcuni autori fatti cadere leggermente nel "dimenticatoio", ecc.
Insomma i punti sono tanti e parlarne, a mio parere, può aiutare a distendere gli animi, ad avere idee più precise e, perché no, meno prevenute.