Cala il sipario sulla stagione fumettistica made in Disney 2017 la quale, eccetto alcune manovre editoriali azzeccate di stampo più parodistico che innovativo, non ci ha convinto del tutto in particolar modo nel più recente periodo, costellato di numeri perlopiù scadenti o comunque manchevoli di particolare mordente. Gli ampiamente chiacchierati cambi di rotta uniti alle varie revisioni artistiche del caso (inerenti anche all'albo di questa settimana che si vede sottrarre ingiustamente, a parer di chi scrive, una storia dalle notevoli prerogative tematiche e grafiche senza particolari motivi) non fanno che accrescere la famigerata Questione apertasi di recente. La credibilità della Redazione è davvero appesa a un filo.
Topolino e il sovraccarico temporale apre il numero e con esso la nuova stagione a strisce del 2018, rappresentando in un’utopica metafora il tipo di antipasto ideale per costruire una annata quantomeno soddisfacente. A farla da padrone è proprio lo scorrere del tempo inteso come quarta dimensione, del tutto plasmabile a piacimento di chi lo spende. Sisti ci introduce così un piccolo noir di stampo psicologico, reso ancor più credibile grazie alle pseudo-vertigini di cui soffre il protagonista molto in stile Collana Chirikawa. Azzeccata dunque la scelta di Donald Soffritti che cura il buon apparato grafico dal taglio innovatore, si direbbe cubistico (non un caso, data la tematica del racconto). Le evidenti differenze con lo Strappo non appaiono marginali, ma risultano in ogni caso indifferenti per la valida soluzione finale: insomma, alzi la mano chi non aveva fiutato un Macchia Nera da qualche parte! Poi, a parte una piccola inesattezza verso l'inizio (la regola fondamentale dei viaggi nel tempo dovrebbe infatti vietare il trasporto di mercanzie dal passato) la trama fila con ordine, manifestandosi chiara laddove il dubbio e la suspense s'impadroniscono della scena.
Più in generale, c’è da sottolineare come il filone delle scorribande temporali sia già stato ben descritto e approfondito da diversi artisti, ma fa sempre piacere ammettere che Sisti, malgrado a suo tempo avesse narrato avventure memorabili, riesca ancora a tirare fuori dal cilindro un plot originale, privo di particolari pecche o semplificazioni per infanti.
Da segnalare per mero obbligo il prosieguo della serie fantasy Donald Quest che neanche nella penna dell'outsider Riccardo Pesce sembra dare grossi cenni di rialzo. Lo sceneggiatore pare quasi conformarsi alla complessa personalità dell'Ambrosio soggettista, avallando i suoi deliri interiori che, spiace dirlo, non offrono il minimo spunto filosofico, anzi. È un Paperino ben fuori dalle righe che si avvia incontro al suo destino con staticità e indifferenza più uniche che rare, favorendo una lieve ascesa dei nipotini che per quanto si sforzino in verve rimangono troppo al di fuori della narrazione, dando origine a uno stile comico (se così lo posso chiamare) ben lontano dai canoni cui siamo abituati. Una trama slegata, spenta accompagna i caratteri verso l’imminente morte narrativa già annunciata sette giorni fa, non senza passare da qualche concettino trito e ritrito disseminato nei vari punti morti che va a scontrarsi con la loro prova corale, cosa che sembra risultare la Saga. Passa in secondo piano dunque anche il gruppetto di cattivi costituitosi nel primo capitolo, ennesima occasione persa per rimettere in luce molti di quei villains-live-action in via d'estinzione, Spennacchiotto e Cuordipietra su tutti (per loro solo due fugaci apparizioni). Con De Lorenzi in cabina di regia si perdono un po' dei tagli steampunk frecceriani, ma il livello qualitativo non viene sminuito troppo, pur con qualche toppa che il disegnatore attua in certe brutte quadruple.
Gagnor dovrebbe infine risollevare il numero, ma Il primo western della Storia, probabile spin-off del suo nuovo ciclo a tema Arte incentrato sul mondo del Cinema, delude in forma e sviluppo che mi spiace attribuire a un grandissimo nel campo dell'insegnamento a strisce, stavolta caduto anch'egli nel moralistico. L'assenza di redazionali o esigui approfondimenti riguardo la tematica trattata è poi inspiegabile, ma questo è ben altro discorso.
In sintesi: una prima storia sfiziosa riesce a sanare buona parte dei rovesci provocati dalle restanti, ma è ancora troppo poco per poter competere coi livelli di un tempo.