Il numero di San Valentino è sempre problematico per via del modo in cui la festa e la tematica in sé dell'amore viene trattata tra le pagine del Topolino. Quest'anno vi sono almeno due storie un po' "atipiche" per certi elementi, pertanto vale la pena analizzarle più a fondo per vedere cosa hanno da offrire:
Brigitta e il coccodrillo di S. Valentino è una storia con pregi e difetti decisamente marcati. Brigitta nei panni dell'influencer è decisamente azzeccata, ancor di più per la ricorrenza che, purtroppo, le è vicinissima per via della sua caratterizzazione basilare, tuttavia l'accento che si pone sull'importanza della festa e i suoi effetti è quanto di più assurdo ed immaturo si potrebbe mai trovare sulle pagine del Topolino. In primo luogo, Brigitta agisce per egoismo e diventa ipocrita nei confronti di se stessa (che è un errore gravissimo perché snatura completamente il personaggio); in secondo luogo, invece, vedere coppie che si lasciano per un nonnulla e tornare poi assieme qualche tavola dopo non è che l'ennesima conferma che il tema dell'amore è ormai trattato con un'immaturità di fondo, mentre la festa di San Valentino assume un'importanza decisamente irreale, come se due persone dovessero amarsi più del dovuto perché è San Valentino, in fondo è questo il messaggio che si pare veicolare dietro la sceneggiatura di Secchi, ed è un concetto che in sé mi ha sempre lasciato perplesso... Se non altro, Paperone e Brigitta, nonostante l'incoerenza di quest'ultima ad un certo punto della storia, manifestano una grinta non da poco, sono gli unici personaggi che in mezzo a tutte quelle macchiette stupidamente innamorate che sono gli abitanti di Paperopoli paiono comportarsi con maggior spessore. I disegni di Palazzi, infine, sono un altro punto a favore della storia.
Dinamite Bla buzzurro innamorato, nonostante il soggetto veramente abusato e la solita formula del "devi essere te stesso" che c'è in tutte le storie in cui un personaggio al di fuori dei soliti si innamora (Gastone, Paperoga, Ciccio, Pico ecc...) ha il duplice vantaggio, rispettivamente, di non prendersi troppo sul serio e di sfoggiare un Fiuto Joe in forma smagliante che col suo sarcasmo regge praticamente metà della storia prima che si entri nella parte veramente prevedibile, ovvero quella della cena. Il vero messaggio che la storia veicola è quello di diffidare dai presunti "guru dell'amore" e mettersi in gioco direttamente verso le persone che ci interessano (che, occhio, sembra l'equivalente della patetica morale di cui parlavo prima, ma lo è solo in apparenza). Mazzarello, ormai, è diventato un disegnatore abbastanza prolifico che di storia in storia smussa gli angoli del proprio stile e accresce la propria bravura.
Paperoga Cupido maldestro, infine, è una prova abbastanza sottotono di Faccini, da cui mi sarei aspettato qualcosa di più surreale: il mulo innamorato di Brigitta lasciava presagire tante belle risate, e avrei preferito vedere individui più assurdi rincorrerla e corteggiarla, la plebaglia medievale può solo strappare qualche sorriso ma è priva di identità. Insomma, uno spunto carino che non prende la direzione dell'assurdo di cui ogni tanto Faccini delizia il proprio lettore con la sua bravura comica. Concordo anch'io con GioReb: vista l'ambientazione, avrei rispolverato anch'io Maga Magò o Nocciola, sarebbero state scelte più azzeccate rispetto alla solita Amelia (queste sono proprio le occasioni, per nulla forzate, in cui vale la pena ripescare qualche glorioso personaggio del passato).