Giunta ormai alla venticinquesima edizione, Cartoomics si conferma una fiera fumettistica di altissimo livello, e ormai considerata nel giusto modo anche da Topolino, che, per l'occasione, decide di tirare fuori un numero di altissimo livello, e che presenta ben tre piatti principali, molto diversi fra di loro ma altrettanto godibili. Il primo di questi è la nuova storia dell'alter-ego di Paperino, Pikappa, ed ha una grandissima importanza: è infatti la storia destinata a chiudere una volta per tutte le vicende narrate in Pk2, il seguito dell'originale PKNA. E nonostante un'eredità pesantissima, L'orizzonte degli eventi (Artibani-Pastrovicchio) per ora non delude le aspettative; Artibani mette molta carne al fuoco, ma riesce, con la tipica bravura che contraddistingue lo sceneggiatore in questione. Ma più che nella trama, i pregi della storia e i plausi da fare all'autore sono per ben altro: la parte finale, con lo spiegone di Everett, fila leggera, senza risultare pesante. Inoltre, cosa ancora più importante, Artibani riesce in qualcosa comunque difficile: rendere, di facile lettura, la storia anche a coloro che sono profani di Pk2 (me compreso). Per il giudizio si aspetta la fine della lunga storia, ma l'impressione è che ci troviamo di fronte a qualcosa di grande. Il filler finale, inoltre, è tutt'altro che banale. Epici i disegni di Pastrovicchio che, tra doppie tavole e layout irregolari, se la cava egregiamente, dimostrando ancora di più tutto il suo amore per il mondo del pikappero, che, graficamente, lui stesso contribuì a lanciare con capolavori come Trauma. Un bel pollice in su anche per lui. Si passa poi ad una storia al 99% figlia della nuova testata Panini, "Disney Classic and Remake": Zio Paperone e le sette sabbie di Cibola (Stabile-Tosolini) è il remake della classica avventura barksiana che vede Paperone e nipoti alla scoperta dei tesori della leggendaria Cibola. Se già in passato, con storie come Paperino e il dollaro fatale e Topolino e la banda dei cablatori, queste iniziative si erano rivelate altamente deludenti, qui il pericolo viene scongiurato: la storia segue in maniera quasi pedissequa l'originale del 1954, con pochissime, ma intelligenti, aggiunte da parte del giovane sceneggiatore (ottima la scelta del cammeo di Barks!). A differenza dei suoi predecessori, la storia rimane uguale all'originale non per carenza di idee, bensì per l'amore che Vito nutre nei confronti del Maestro dell'Oregon, e che traspare da ogni dialogo. Le piccole innovazioni, come Rockerduck, allora non ancora inventato da Barks, e le 7 sabbie, risultano intelligenti e funzionali alla trama. E proprio grazie a queste ultime, Vito potrà scoprire le proprie carte: la storia è sì un remake, ma anche un sequel, che Vito costruisce in maniera intelligente, sfruttando il finale della storia originale. Un altro finale, quello del remake-sequel, è invece sorprendente e poetico allo stesso tempo, riportandoci alla mente una delle più grandi massime dannunziane: memento audere semper, ricordati sempre di osare. I disegni di Tosolini li ho trovati un po' sproporzionati, ma abbastanza gradevoli, nel complesso. Sorvolando sulle due brevi, arriviamo al nuovo omaggio bonelliano: Topin Mystere e Orobomis, la città che cammina (Casty). Dopo Bum Bum, Topolino e Ciccio, è di nuovo il topo a impersonare un nuovo personaggio della Bonelli: Martin Mystere. E, a parte che nel ciuffo giallo che tanto lo fa somigliare a The Donald, la storia sembra costruita su misura per il personaggio classico: abbiamo così non solo una storia di Topolino che interpreta Martin, ma anche una storia di Martin che interpreta Topolino, risultando quindi perfettamente intercambiabile. Casty ci presenta una delle sue classiche avventure topoliniane, in grado di entusiasmare e prendere il lettore come solo l'autore friulano sa fare. Efficaci anche le gag, soprattutto quelle di Scava e dei Maquindi, e i colpi di scena che, come in ogni sua storia, non risultano banali. Piccola chiosa anche sui cattivi: sulla carta la parte di Gaglioff poteva essere più adatta per Macchia Nera, ma Casty, solitamente, sa sempre quello che fa, e sicuramente avrà avuto motivi che verranno chiariti nella seconda parte. Disegni ottimi, come sempre, anche se Topolino con quella parrucca fa abbastanza paura. Il tutto in attesa di una seconda parte, su cui si sono create alte aspettative.
Forse il primo numero capolavoro dell'anno, sperando che sia solo il primo di una lunga serie; in quest'ottica è bello dimostrarsi fiduciosi verso il futuro, sperando nei nostri autori e in una Redazione che, però, sembra aver perso la bussola. Si spera l'abbiano ritrovata definitivamente.