Possono seguire spoiler, ci sto attento ma sempre meglio prevenire.
Un applauso ad Enna, che con la sua Coppa del Mordor confeziona una storia in grado di interessare anche chi, come il sottoscritto, in genere mal sopporta di leggere storie sportive. Con le ultime due puntate si può ben dire che le premesse sono state mantenute.
Il tema, in definitiva, non è tanto il calcio in sé e per sé, ma in modo più ampio la sportività, così dentro il campo così fuori. E, se è vero che a scanso di equivoci ci viene detto chiaramente in chiusura, è anche vero che il punto focale della storia non esce dal nulla come lezioncina moralistica, ma è ben costruito nel corso dei quattro episodi, lo vediamo noi e lo vede il pubblico di Diagon Alley del quartiere magico di Napoli, che partecipa come noi con interesse a quanto accade.
Ma Enna non si limita a darci una bella morale. Lungo tutto il percorso abbiamo i personaggi al loro meglio, ora in modo serio ora ironico, ma sempre loro. Il modo in cui si è giocato con il ruolo di Gastone è stato semplicemente brillante. E il picco sublime si è avuto con il ricordo di Paperone, dove in verità avevo seriamente temuto una caduta di stile, con lo zione piegato alla trama e denaturato (è già accaduto, lo ricorderete anche voi in modo traumatico come me) ma, dato che Enna è l'ottimo sceneggiatore che è, abbiamo invece la scena migliore della storia.
Altra cosa che ho apprezzato davvero è l'attenzione (alla fine rivelatasi anche funzionale alla trama) riservata al quartiere magico e al Biliardino stregato, attorno a cui abbiamo visto radunarsi vari personaggi di contorno che hanno reso l'intera vicenda molto viva.
Se devo trovare invece una nota negativa, devo dire che è stato proprio Mordor. Se ne è sceso di cottura, per così dire.
Siamo partiti nel primo episodio dove mi pareva citare Palpatine col suo "Sono io il consiglio!", per poi ridimensionarsi di molto, fra la sua posizione non più al di sopra di tutti gli altri maghi, il suo non essere preso sul serio dalla sua squadra. Non si è rivelato un grande villain, forse non voleva neanche esserlo, ma va bene anche così.
Il resto dell'albo è composto da tre storie brevi e da una di media lunghezza ad opera di Vitaliano e Baccinelli. Paperino, Paperina, Gastone e il ballo peperonato che è la fiera dell'umorismo classico dell'autore. Gli atteggiamenti surreali dei personaggi, il cast vario, il linguaggio usato, tutto contribuisce ad un forte senso di straniamento. Devo dire che non sempre questo mi convince, spesso, anzi, pare usato per elevare al rango di trama cose che sono solo pretesti, ma stavolta non è stato così. Ottima perla di umorismo non sense.