Non mi sento affatto di bocciare questo numero, anche se condivido diverse perplessità a riguardo.
La Topodissea di Gagnor e Soffritti è, in effetti, una trasposizione particolare, e immagino divida le opinioni a suo riguardo. Personalmente, avendo letto un'intervista all'autore a riguardo, mi ero preparato ad una storia che desse maggior risalto al profilo avventuroso dell'opera, o almeno questa era stata la mia impressione a fine intervista.
Già a conclusione del primo episodio era chiaro che, invece, il lato umoristico fosse quello prediletto nella narrazione e che, altresì, questa avrebbe forse sofferto nell'essere più breve di quanto meritasse. Ma il fatto in sé dell'umorismo non è certo un male. E, aggiungo, anzi! Che posso ben affermare che diverse situazioni le ho trovate adorabili, quali la tempestività con cui Paperone/Zeus fulmina Brigitta non appena apre bocca, o quando Amelia/Circe trasforma, con dubbi risultati, Pippo e Paperino in cane e papero, per dirne un paio. E al di fuori dell'ambito prettamente umoristico dato alla storia, riescono davvero molto bene anche le scene di pathos quali il rincontrarsi con Plutargo e Minnelope. Aggiungo un sentito apprezzamento anche per la conclusione che, sebbene un po' sovrabbondante di anacronismi, trasmette un amore per quella che è l'idea primigenia, al di là della stessa Odissea, del racconto, del non smettere di raccontare e ascoltare, perché un bel racconto non solo ci emoziona, ma ci fa rivivere le emozioni altri, ci fa sentire a casa lontani da casa.
In cosa, dunque, mi lascia perplesso la storia. In quel filo conduttore che in un certo senso equipara il viaggio affrontato dai nostri ad un infernale vacanza, fra B&B gestiti da pessimi osti e villaggi vacanze in cui il divertimento è tanto obbligatorio da divenire una condanna a cui si tenta di sfuggire. Idee simpatiche e che condivido, in fin dei conti, ma per gusto mio distraggono dalla storia che vive benissimo senza.
Vi è poi un nuovo episodio di Fantomius, La notte delle gemme, ad opera di Gervasio.
In passato non mi sono mai fatto problemi a sottolineare quelli che ritengo essere dei punti deboli nella serie, e di certo non comincio ora, ma allo stesso modo ho l'onestà necessaria per non intestardirsi nel mostrarsi avversi a qualcosa e apprezzare una storia quando questa lo merita.
Certo la saga del ladro gentiluomo, fin dai suoi primi episodi, ha sempre sofferto di un numero di tavole nettamente inferiore a quello necessario e, purtroppo, questo non è cambiato non essendo, immagino, direttiva dell'autore. E al netto di situazioni molto ben gestite coi dovuti tempi ne abbiamo altre costrette ad un mordi e fuggi, come la presentazione del personaggio in chiusura, che non può occupare più di una vignetta posta in modo quasi fortuito in quello che è il ritmo della storia.
Anche la trama, stavolta, è stata maggiormente di mio gusto. Meno d'effetto, ma più ragionata e funzionante con un avversario che ben svolge il suo ruolo. Certo, Fantomius ne esce, come sempre vincitore. Ma vorrei fosse chiaro che il mio oppormi a questa sua caratteristica non è tanto data dal fatto che lui sia un vincitore. Deve esserlo. E' nella logica del gioco che il ladro, una volta assurto a protagonista, riesca sempre a farla in barba agli altri e io la accetto e condivido. Ma è dalle sfide che affronta che io mi dissocio. Stavolta, a onor del vero, lo avevano messo in difficoltà, e ciò è bene, purché infine ne riesca vincitore ma con impegno, come penso sia stato ora. Ma negli scorsi episodi gli avversari di Fantomius sono sempre stati per nulla all'altezza. Prendiamo l'onnipresente Pinko: credo sia chiaro che non possa essere definito una minaccia per il nostro, eppure ne è il principale avversario. Volendo fare un raffronto con due personaggi che adoro fin da bambino, Lupin e Zenigata, penso sia chiaro cosa intendo. Zenigata non ce la farà mai a prendere Lupin, ma non per questo non è una minaccia. E' un poliziotto maledettamente intelligente, abile e Lupin lo sa, nonostante il suo sbeffeggiarlo di continuo lo rispetta infatti. Pinko è maledettamente imbecille. Fantomius lo comanda a mo' di marionetta quasi, tanto è al di sotto di lui. E in egual maniera tratta i vari avversari affrontati di volta in volta.
Spendendo qualche parola anche per le altre storia, mi limito ad apprezzare la storia demenziale di Sio e Baccinelli, che chiaramente va presa come un divertissement, accettando un'esagerazione negli aspetti comici dei protagonisti, per quanto questi non si discostino mai eccessivamente dal loro ruolo. Gamba è un becero ignorantone, lo sappiamo, Sgrinfia non è da meno e Manetta, seppur incrollabilmente onesto e ligio al suo lavoro, non è mai stato un gran poliziotto. Trovo più strano il vedere storie in cui si dimostra capace e arguto. E, sempre riguardo questa storia, vorrei far notare come i tempi comici sia ottimi, con i cambi di scena e situazione rapidi ma mai affrettati.
Non molto, purtroppo, da dire per il resto. Stavo apprezzando la storia di Moscato e Zanchi, ma per quello che era il presupposto, pure simpatico, credo si sia trascinata un po' più del dovuto, perdendo quella presa iniziale.
Quella di Figus e Leoni offre, allo stesso modo, una situazione interessante, ma la ripete invariata per un paio di pagine, prima di interrompersi di colpo.
Gradite del tè?