Vale la pena fare diverse osservazioni su questo numero di Topolino, soprattutto per alcune soluzioni narrative presenti nelle varie storie.
Cominciando con La grande onda di Gagnor/Urbano, mi pare di ritrovare nella sceneggiatura una certa stanchezza narrativa, una mancanza di idee, cioè, che si risolve un po' con quelle soluzioni presentate nella Topodissea, tra il gioco di contrapposizioni fra antico e moderno, e l'umorismo piuttosto forzato. Appoggio l'iniziativa di parlare di arte tra le pagine del Topolino, tuttavia le prime storie erano ben più consistenti delle ultime, le quali non riescono a trattare delle tematiche artistiche se non in modo didascalico e forzato, e questo accade perché si è scelto di puntare di più sulle battute che sull'intreccio narrativo, e infatti Piccolobush ha ragione quando nella sua recensione afferma di aver trovato dei buchi logici nella sceneggiatura, questo perché si è puntato più ad imbastire un teatrino avveniristico o pieno di luoghi comuni, piuttosto che affrontare delle tematiche di Estetica in modo non prettamente filosofico: un'occasione davvero sprecata, a mio modo di vedere, anche perché l'Estetica orientale trae molti dei suoi concetti dalla quotidianità, quindi, invece di dedicare le didascalie a specificare cosa siano il sashimi o la katana, avrei preferito dei riferimenti al wabi, yugen, kire e così via, in modo da stimolare la curiosità del giovane lettore che viene messo a contatto con un modo di pensare completamente differente.
In conclusione, mi sembra che ormai questa iniziativa sia perlopiù un'occasione per fare della comicità spicciola, piuttosto che avvicinare i lettori al mondo dell'arte, anche perché quel poco che viene detto a suo riguardo o è didascalico, o è sintetizzato al massimo, sulla falsariga di quei piccoli aneddoti che bene o male tutti conoscono. Non chiedo di togliere l'umorismo, né tantomeno di perdersi in disquisizioni filosofiche fini a se stesse, tuttavia chiedo di raccontare davvero l'arte in modo coinvolgente, e soprattutto senza scadere in quell'umorismo esagerato che mette tutto quanto alla berlina.
Urbano, invece, fa un ottimo lavoro coi topi, che disegna con un tratto distinguibile da quello di Turconi, e questo è un bene: ha una sua cifra ed è essenziale che la mantenga, dal momento che distingue molto bene da tanti altri disegnatori.
Anche Barbaro è un disegnatore riconoscibilissimo, però i suoi ripassi in china li ho trovati piuttosto approssimati, ed è un peccato perché Zio Paperone e il valzer polivalente è una storia sì classica ma ottimamente sceneggiata da Vito, il quale si perde solo nel finale caratterizzando Paperone in modo un po' sdolcinato - noto che sia un difetto recente di molti sceneggiatori, questo, spero che si tratti solo di una fase. Per il resto, il trio Paperone-Nonna Papera -Paperino risulta parecchio convincente, senza che nessuno dei tre sia ininfluente o sprecato, frutto di una regia ben architettata, dinamica al punto giusto e senza crolli nel ritmo: in particolare, le entrate in scena dei Bassotti e del cattivo non si perdono in ininfluenti spiegazioni come sarebbe accaduto in una storia di Panaro, senza robe del tipo "vi abbiamo spiati con un apparecchio speciale che...", "vi ho seguiti fin dal primo momento, e per precauzione ho messo fuori uso i vostri mezzi così non avrete modo di raggiungermi...", e altre varianti che finiscono per sospendere il ritmo a favore di spiegazioni fini a se stesse, e non è un dettaglio da poco, considerato il numero di situazioni che la storia vuole raccontare. Poi, è vero, la ridicola censura di pagina 48 fa storcere il naso, però cercando di passarci sopra (difficile, lo ammetto) le varie situazioni si incastrano bene tra loro, dando spazio sia all'azione sia all'introspezione senza che l'una prevarichi sull'altra o viceversa.
Credo che Vito abbia ormai raggiunto uno sviluppo maturo nonostante la sua giovane età, quindi mi auguro che si sottragga a questo recente sentimentalismo spicciolo per fare della psicologia più incisiva come ha fatto in passato.
Paperinik e il cugino sfortunato, invece, mi spiace dirlo, è una storia piuttosto brutta che danneggia ulteriormente il personaggio di Gastone, vero e proprio protagonista di questa deriva sentimentalistica. Siamo onesti: il Gastone attuale è un personaggio piatto e utilizzato per fini moraleggianti fin troppo patetici, non ha nulla da spartire con il Gastone di Barks, che con la sua antipatia e il suo comportamento alle volte scorretto riusciva a suscitare nel lettore quella repulsione che lo portava a godere delle sue sconfitte. Oramai Gastone deve far "pietà" per il fatto che la sua fortuna non gli dà delle soddisfazioni in termini affettivi, deve andare d'accordo con Paperino nonostante qualche piccolo bisticcio e, soprattutto, deve stare alla larga da Paperina, sia mai che possa scapparci una storia comica dove i due compiono imprese improbabili pur di conquistarla. Alla fine, a pensarci bene, non è cambiato lo scopo - far allontanare i lettore dallo stile di vita di Gastone, nonché dai suoi atteggiamenti - solo che è cambiata la via con cui raggiungerlo, e a mio avviso lo è in peggio.
Fatte queste osservazioni, la sceneggiatura tira in ballo Paperinik e Paper-Bat senza una valida motivazione, dà la possibilità ad Archimede di costruire un'improbabile congegno che annulli ogni influsso della fortuna di Gastone (questa è magia, mica scienza!), e all'ultimo fa pure comparire Topolino, che avrei apprezzato di più se non fosse rimasto troppo nell'ombra, e invece appena appare risolve tutto quanto. Concludendo, è un po' un'accozzaglia di personaggi che per quello che devono raccontare stonano un po' troppo l'uno con l'altro.
Mazzarello fa un lavoro discreto.
Paperoga e l'idolo della pubblicità, invece, segna la stanchezza di un Faccini sicuramente in difficoltà a proporre una comicità frizzante e soprattutto fisica. Evitabile, nel complesso: spero che torni a sceneggiare storie più lunghe, perché ormai questi piccoli sketch non gli danno possibilità di esprimere il suo vero potenziale.
Sull'ultima storia, invece, mi limito a condividere quanto scritto da Piccolobush nella sua recensione: invece di avere Paperino e Anacleto che si fanno dei dispetti pesanti, la storia vuole insistere sul farli andare d'accordo, al punto che quando si tratta di imbastire la ricerca dei due nipotini scomparsi, la si liquida con estrema facilità. Anche qui, mi domando perché non si possa avere una bella storia tutta giocata sulle gag fisiche, con Paperino e Anacleto che all'apparenza fanno vedere di andare d'accordo ma che alle spalle dei nipotini si giocano le peggiori marachelle possibili. Fosse almeno una storia divertente... non può nemmeno esserlo, talmente risulta edulcorata...
Oltretutto, perché il nipotino di Anacleto, che è praticamente Anacardo Mitraglia, è stato chiamato Teddy? Non si è fatto nemmeno lo sforzo di pensare ad un altro character design...