Acquisto sempre con gioia il Topolino di Natale, perché da amante di questo periodo dell’anno mi piace immergermi nelle avventure a tema interpretate dai personaggi Disney.
Negli ultimi anni, pur tra alti e bassi, non era andata male in quanto a piacevolezza delle storie natalizie, con il numero dell’anno scorso nel complesso piuttosto riuscito.
Quest’anno, ahimè, si segnala invece per un tonfo netto, con un’infilata di storie spente, improbabili, poco ispirate o con un’atmosfere natalizia smorzata.
L’unica eccezione è data dalla storia di apertura: Tito Faraci imposta, con Topolino in: un eccezionale normale Natale, un plot non proprio originale (sempre lui, tra l’altro, in coppia con Francesco Artibani aveva realizzato una sceneggiatura che partiva da un presupposto simile, con Un papero in rosso) ma gestito molto bene, a mio avviso. Limitando le battute demenziali a pochi, calibrati passaggi, connota l’idea di base in maniera intelligente e ragionando al contempo sulla figura di Babbo Natale, di Topolino e persino di Pippo, che qui viene esaltato nella sua capacità di vedere oltre le apparenze in virtù della sua particolare visione della vita. Unico difetto è che, di fatto, non succede granché di fattivo a livello di trama: la storia non è altro che un tirare avanti lo spunto iniziale fino alla risoluzione, che avviene attraverso un dialogo e senza nessuna reale azione concreta. Un peccato veniale, però, che perdono non solo per il clima natalizio ma anche perché si presta comunque allo scopo del soggetto.
La storia è inoltre l’occasione per rivedere al lavoro Lorenzo Pastrovicchio, che si riconferma una delle matite più raffinate attualmente al lavoro su Topolino. Il disegnatore mette particolare cura nel raffigurare Mickey, con quel viso aperto e spontaneo dall’impronta molto classica e piacevole; anche il suo Babbo Natale risulta azzeccato, mentre per gli gnomi sceglie un character design meno fantasioso e piuttosto basico. Il tratto di Pastrovicchio si esalta però nelle ambientazioni e nel gusto con cui ritrae elementi di sfondo dando loro rilievo, e l’autore recupera anche la bella usanza di adornare le vignette delle storie natalizie con addobbi, ghirlande e palline colorate che abbelliscono il tutto. Menzione infine per l’ottima tavola d’apertura, con un’eccezionale quadrupla a contenere il titolo dell’avventura.
Il resto del numero, come si diceva, è poca cosa. Gambadilegno e la sorpresa di Natale è un’improbabile sequela di azioni poco legate tra loro e dall’esito banale, Gastone, i Bassotti e la lettera di Babbo Natale pecca nel far interagire personaggi che ben poco hanno in comune e stiracchia all’inverosimile uno spunto che sarebbe stato buono, al massimo, per una breve, mentre Superpippo e il Babbo Spaziale mescola in malo modo spunti fantascientifici (e gli immancabili alieni) con elementi natalizi. L’autore è Alessandro Sisti, ma questa storia sembra una vuota parodia di quelle istanze che, in PK e non solo, lo stesso sceneggiatore ha più volte messo in campo con esiti decisamente di tutt’altro livello; Superpippo è anche caratterizzato bene, ma la storia non convince, si trascina e presenta una risoluzione deludente.
Infine, il nuovo episodio di Zio Paperone e i tesori del grande blu ci sta come il cacio sui maccheroni: la serie mi risulta indigesta già nel clima estivo, quando perlomeno richiama le atmosfere stagionali, ma vederla coniugata in maniera stanca e ripetitiva nel contesto natalizio non contribuisce certo a darle nuovo slancio e vigore. Infatti la trama prosegue sulla falsariga delle precedenti del ciclo, con poche varianti. Senza contare il “solito” concetto assurdo per cui personaggi che hanno conosciuto Babbo Natale migliaia di volte sembrano sempre essere al suo cospetto per la prima volta e dubitare della sua esistenza, ma questo è un problema più ampio, non certo imputabile al solo Sisto Nigro.
Roberto Vian ai disegni sembra in evoluzione: il suo tratto sta ricercando ostinatamente una sintesi che non sempre, per ora, offre esiti positivi, e la cosa si riscontra in particolare nei volti di Santa Claus, di Paperone e di Capitan Pato. Molto meglio gli ambienti e gli animali: i suoi scorci del Polo Nord e i suoi orsi polari sono effettivamente suggestivi.
Infine, nell’agenda degli appuntamenti festivi, mi fa ridere che citino la trasmissione televisiva di cose come L’era Glaciale e non facciano nessun cenno, nemmeno per sbaglio, all’infilata di classiconi su Rai 1 nelle serate del 25, 26 e 27 dicembre. Mi pare assurdo, considerando che una volta si reclamizzavano certi passaggi TV perfino in copertina. Capisco che il mezzo televisivo sia ormai molto meno incisivo per i più giovani, ma se si inserisce nel numero un articolo su cosa passa di bello la televisione nei giorni di festa e non si citano alcuni cavalli di battaglia della stessa Disney, mi permetto di grattarmi il capo.
Insomma, un numero che si apre con una bella copertina d’atmosfera del bravo Andrea Freccero ma che, oltre a questa, presenta una sola storia che mi sia garbata e, per il resto, nessun’altra emozione positiva. Speriamo in tempi migliori, annunciati per esempio dall’intervista a Teresa Radice e Stefano Turconi in vista della loro ormai imminente Orgoglio e Pregiudizio, che attendo con trepidazione.