La storia che state per leggere è dedicata alle svariate modalità espressive dell'arte, anche quelle più strampalate..., scrive Gabriella Valera nell'editoriale per la nuova storia del ciclo dell'arte di Topolino, usando un termine davvero infelice per riferirsi alla complessità artistica delle performance della Abramović. Tralasciando lo scarno editoriale che più che definirla "estrema" non si permette di dire altro, né un accenno ai suoi lavori né alla Performance Art in generale, Brigitta e la deposito-Performance è l'ennesima prova che sulle pagine del settimanale non si riesce a parlare di arte contemporanea se non in maniera didascalica e per mezzo di risibili banalizzazioni: che ci sia o meno il riferimento all'azione artistica in questione, resta una storia comica con Brigitta che assilla all'inverosimile Paperone, anzi, probabilmente l'avrei anche apprezzata di più se non ve ne fosse stata menzione.
Un ciclo che si propone davvero di parlare di arte dovrebbe sia informare sia sensibilizzare il proprio pubblico su determinati concetti, uno spirito che il più delle volte è venuto meno a favore della risata facile o della trama di poche pretese, al che queste non sarebbero altro che storie di Topolino con pretestuosi riferimenti all'arte, e non storie incentrate sull'arte e sulle sue poliedriche sfaccettature, il che è differente. Inoltre, sono del mio personalissimo parere (e lo dico proprio per assumermi tutte le responsabilità della mia assunzione) che manchi proprio l'adeguata sensibilità per parlare di certe tematiche e me ne viene il sospetto perché proprio sulle storie di arte contemporanea - ne è un'ulteriore prova la recente su Gambadilegno e Trudy - si punta a mettere alla berlina tutto sin dal principio, senza possibilità che attraverso quelle pagine si possa prendere sul serio quell'arte di cui si sta parlando: e prima che mi si faccia obiezione, il più delle volte non si sta facendo neanche una parodia, dal momento che metterla in atto sono necessarie maestria e conoscenza sull'argomento in questione - non basta fare la "parodia" di alcune opere per dimostrare di averle davvero comprese.
Parlare dell'Abramović sulle pagine del Topolino è quasi impossibile per via di tabù noti ed ignoti, e di conseguenza non se ne può fare che una blanda imitazione, tuttavia, siamo sicuri che sia davvero impossibile far trasparire quel minimo di profondità che le sue performance nascondono? Volendo, se ne potrebbe parlare in chiave comica e senza urtare le candide anime, il punto è avere la sensibilità giusta per poterlo fare, ed è per questo che avrei sperato in un lavoro a più mani per equilibrare entrambe le parti. Altrimenti, cosa si può ricavare in riferimento all'arte in queste storie, al di fuori di alcuni riferimenti grossolani? Storie in costume o ambientate nel presente di stampo comico: tutto funzionerebbe anche senza parlare di arte. Però così si sarebbe sprecata una grandissima occasione, ovverosia educare con leggerezza all'arte, un primo passo per acquisire cultura e sensibilità proprie, quantomai necessarie oggi dove si sentono o si leggono cose raccapriccianti dette da persone totalmente disinformate se non per sentito dire o per chiacchiere da circolino.
In ogni caso, ormai il ciclo ha un'eliminabile cifra comica e didascalica che trascina stancamente le sue più recenti storie, quindi dubito che possa recuperare sul versante artistico, anche se voglio ancora sperare per via dell'abbondanza di temi, artisti e correnti ancora a disposizione.