Non ho ancora letto tutto il numero, ma ho piacere a scrivere due righe sulla storia d'apertura.
Innanzitutto, partendo dall'aspetto grafico, credo che il risultato sia stato abbastanza buono: certo, lo stile di Vian sembra portare alcune innovazioni o modifiche, e tuttavia, a parte forse qualche primo piano (che altri avete già definito "un po' vuoto", e trovo sia appropriata come definizione), in generale ritengo che il suo tratto sia riuscito a trasmettere le sensazioni di inquietudine e senso di smarrimento provate dal protagonista.
Passando, invece, alla trama, beh il mio giudizio è ampiamente positivo: Faraci propone un qualcosa che, già a prima vista, si presenta originale ed allo stesso tempo "serio"; questo è un aspetto importante, perchè pone in dubbio le certezze del lettore mettendo subito in chiaro che non si tratta di uno scherzo, di una situazione ironica, ma di un accadimento di una certa gravità ed importanza; lo stesso lettore, quindi, avanzando tra le pagine, prova il medesimo senso di smarrimento di Topolino, quell'impotenza data dal fuggevole ricordo di qualcosa che forse non è mai esistito, che sembra ormai relegato ad una dimensione meramente onirica, ma che allo stesso tempo continua a vivere nella mente del protagonista grazie al fortissimo legame della loro amicizia. E così, combattuto tra un senso dell'ineluttabile e voglia di non cedervi, Topolino insiste, tenta varie strade, finchè ecco l'illuminazione, l'idea risolutiva, tentare di sondare la sua mente ed i suoi ricordi, andare alla radice del problema. Questo ribadisce ulteriormente il messaggio della forza dell'amicizia, perchè razionalmente pure Topolino avrebbe dovuto dimenticare, invece la sua mente resiste e gli indica la soluzione, o quantomeno dove cercarla. Il finale risulta forse un po' accelerato: dall'incontro di Pippo con il suo antenato in poi prevale, infatti, l'azione, a differenza della prima parte dove maggioritaria era la dimensione interiore del protagonista; certo, a pensarci bene Topolino ha un unico tentativo a disposizione, non può sbagliare ma non ha neppure troppo tempo per pianificare la strategia, e così improvvisa, mettendo in mostra un lato meno razionale e più emotivo. Più "pippesco", se vogliamo.
Quanto al finale, capisco come - da un punto di vista più logico - questo parte possa aver fatto storcere il naso ad alcuni; e tuttavia immagino che fare immediatamente ricordare Pippo a Zapotec e Marlin non avrebbe avuto la stessa resa, in termini d'impatto emozionale. D'altronde, a voler mettere al primo posta la logica razionale, resterebbero vari punti critici: Pippo quando rientra, di preciso? Ed ancor prima, quando è che sparisce? E perchè solo Topolino lo ricorda? Stiamo pur sempre tentando di cercando una logica in ciò che per definizione è un paradosso (Ritorno al Futuro docet, ricordate la progressiva scomparsa dei volti dei fratelli di Marty dalla fotografia?), per cui forse meglio lasciar un po' di spazio in più alla fantasia ed all'aspetto emozionale del messaggio che - finalmente - una bella storia di Topolino ci vuol trasmettere.