Nell'edizione in mio possesso si dichiara ignoto il motivo per cui nella produzione del periodo storie lunghe e brevi si presentano a blocchi. Tu dici che è dovuto alla diminuzione di personale, ma temo di non aver compreso il nocciolo della questione: a realizzare le storie, di qualunque lunghezza coprissero, si occupavano sempre Walsh e Gottfredson, i quali non erano partiti per il fronte o per prestare servizio civile.
In effetti, hai ragione, mi sono spiegato molto male, riducendo la cosa ad un fattore minimale.
Le strisce giornaliere, come le tavole domenicali, come certamente tu saprai, erano pubblicate sui quotidiani, attraverso l'interposta agenzia
King Features Syndacate fin dal 1930.
Tutte le storie delle strisce furono in sostanziale continuità fino a
Topolino e l'auto di Pippo che terminò il 26 novembre 1942, quando cioè gli Stati Uniti, seppur non ancora intervenuti in Europa, erano già compromessi nell'evento bellico. Seguì quindi una prima sfornata di strisce auto-conclusive e, da quel momento, ci fu per tutto il periodo bellico un alternarsi di queste storielle con storie di più ampio spessore.
Non si può pensare che fu una scelta casuale questa, tanto più che, continuò fino al 23 febbraio 1946 - a guerra già finita - quando si affacciarono storie brevi che, a partire da
Topolino poligangster, furono tutte a cadenza bisettimanale e, questo, fino a che il 22 settembre 1947 con
Eta Beta, l'uomo del 2000, si ritorno alla consuetudine iniziale.
I fattori che portarono a questa decisione sono da imputare al fatto che il King Features Syndacate in accordo con gli Studio Disney, ritennero che durante il conflitto mondiale, con il conseguente coinvolgimento di tanti giovani americani - e anche di molti artisti - al fronte, che portò, fra le altre cose, ad un calo di vendite dei vari giornali, fosse meglio non pubblicare sui quotidiani storie complesse ma gag che, in una qualche maniera, potessero stemperare il clima non certo positivo del periodo.
Una volta finita la guerra però, tu mi dirai, perché non tornare alla consuetudine?
Fu una scelta di carattere strategico.
Da un lato il King Features Syndacate ebbe l'esigenza, con l'apertura di nuovo di tutti i mercati internazionali, di conquistare tutti i quotidiani a livello mondiale e, in casa Disney, dopo aver trascorso tre anni nell'esercito venne assunto
Frank Reilly, in qualità di supervisore del Reparto fumetti. Questi, in accordo con Gottfredson, decise di dare la sequenza bisettimanale alle strisce, perché in questo modo il Syndacate, sarebbe riuscito meglio a programmarle nelle varie testate quotidiane. Nello stesso tempo però, questo espediente diede a Gottfredson la possibilità di ampliare la personalità di Topolino, cosa che diventerà utile in seguito. a lui in primis, ma anche a tutti gli altri autori che nei decenni successivi, si interesseranno a Mickey.
Per come la vedo io, si tratta di un'anticipazione piuttosto vaga. Indipendentemente dal finale, nel resto della vicenda Topolino tenta in tutti i modi di uccidere il molesto pennuto. Desiste nel suo proposito solo dopo che il tacchino lo salva da un pericolo grave: una motivazione troppo forte per vederci un qualsiasi sottotesto ideologico.
Appunto: lo salva da un pericolo grave e da qui, deve prendere atto che anche lui ha un'anima.
Non è questione di sottotesto ideologico - che non c'entra un piffero - ma di essere dei
visionari.
E' spesso - ma non necessariamente - un tratto saliente che certifica i grandi geni.
Essi, sempre non necessariamente, sono consapevoli di questa loro qualità. Nella musica - materia a me congeniale - due grandi geni, Bach e Beethoven furono, fra le altre cose, dei visionari assoluti. Solo che il primo non ne era affatto cosciente, mentre il secondo lo era in pieno.
Sta di fatto che a distanza di decenni, quel loro gesto artistico, diventa attuale e, nel caso di Walsh e Gottfredson, con
Topolino e il tacchino, ci regalarono, una "piccola storia" che nella sua morale, è attuale, oggi più di allora.