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Personaggi Disney e filosofia

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Maximilian
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    Personaggi Disney e filosofia
    Sabato 26 Ott 2019, 19:22:45
    "Non considero povero colui che si accontenta di ciò che ha."
    Questa frase di Seneca sembra riferirsi a Pippo. Infatti lui possiede un patrimonio limitato, eppure non se ne è mai preoccupato. Anzi, è sempre vissuto felicemente con le sue modeste proprietà, alle quali è legato da un grande affetto. Egli non ricerca la ricchezza e la mancanza di tale desiderio gli ha permesso di vivere con tranquillità, all'opposto della gente moderna che si affanna per il denaro.

    Ne "La brevità della vita" Seneca afferma che, invece di bramare l'immortalità, dovremmo usare nel migliore dei modi il tempo che ci è concesso: stesso concetto che Pippo esprime in Topolino e l'operazione clessidra.

    Avete notato personaggi fumettistici che si fanno portatori (anche involontariamente) di altre idee filosofiche?

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      Re:Personaggi Disney e filosofia
      Risposta #1: Mercoledì 30 Ott 2019, 16:19:59
      Secondo Giulio Giorello, nel suo libro "La filosofia di Topolino" "Il Novecento - epoca di alcune delle più audaci e terribili scoperte della scienza, dalla relatività di Einstein alla doppia elica del DNA - ha trovato il suo genio perturbatore in un Topo che per spregiudicatezza nel mettere in discussione la costellazione degli stereotipi, non ha nulla da invidiare a Bertrand Russel , a Claude Lévi-Strauss o a Paul K. Feyerabend."
      Il nostro Mickey dopo alcuni cartoni animati, prende le mosse sui quotidiani, il 13 gennaio 1930 nell'ambito delle strisce giornaliere. Si tratta di un "ragazzo di campagna che vorrebbe emulare Charles Lindbergh". A tal proposito si costruisce in maniera assai artigianale un apparecchio con cui parte per approdare in un'isola deserta.
      Ebbene questo non sarà che l'inizio di un lungo peregrinare che lo porterà a viaggiare in ogni dove. "Topolino è una sorta di Ulisse del nostro tempo, solo in apparenza appagato dalla quiete domestica in una tranquilla villetta, ma che non vede l'ora che qualcuno o qualcosa lo attragga fuori dall'uscio e lo impegni in qualche peripezia nella Giungla d'asfalto, tra gangster, imbroglioni, contrabbandieri o rapinatori più o meno sofisticati. (...) e così lo vediamo minatore nel deserto, navigatore nei mari del Sud o tra i ghiacci dell'Artico, viaggiatore interplanetario o addirittura esploratore del passato o del futuro (...)".
      Quello che Floyd Gottfredson ed i suoi vari collaboratori, attraverso le strisce, hanno creato "è una sorta di grande ed unico romanzo di formazione ove Topolino cresce e cambia al mutare del suo Paese. Dagli anni Trenta agli anni Cinquanta del secolo scorso, questo straordinario eroe, ha lasciato gli scenari dell'America rurale precedente alla Grande Depressione per gettarsi nelle sfide più rischiose della modernità: dalla difesa della libertà di stampa agli ambigui prodigi della scienza che è sempre ad un passo dall'essere asservita alla guerra; dall'impossibilità della giustizia di fronte agli spietati meccanismi della burocrazia alla difficoltà, quasi insuperabile, del trattare con le culture <altre>(...).
      Come giustamente tu metti in evidenza, in questo contesto, la figura di Pippo è assolutamente centrale per contribuire "a definire la stessa filosofia di Topolino.
      Dopotutto Goofy vuol dire sempliciotto, e il nostro Pippo è un po' come il Simplicio che nelle opere dialogiche di Galileo Galilei, smessi i panni del grande commentatore aristotelico del VI secolo d.C., diventa la <spalla> degli attori che sposano il punto di vista della nuova fisica e della nuova astronomia. E allo stesso modo Pippo, dà a Topolino spunti sottili e stimolanti - ma a poco a poco definisce sempre meglio la propria personalità e la propria peculiare <intelligenza>."
      Nel dopo guerra "Topolino (...) si è tramutato gradualmente in un buon borghese, che affronta mostri e criminali in difesa della <società aperta>, senza porsi nemmeno tante domande e guardandosi bene dal farsi troppi problemi. Non negheremo che sia diventato, nel corso del tempo, amico e collaboratore di poliziotti (...). E la filosofia, che a prima vista potrebbe sembrare estranea a questo buon cittadino, in realtà si riprende le sue rivincite, non foss'altro perché il Topolino tutto legge e ordine è nato ribelle, non solo un burlador campagnolo, ma un ostinato dissenziente capace di battersi contro ogni forma di prevaricazione, anche se l'esito non è affatto scontato, e la vittoria non è sempre lì, dietro la porta. La sua parabola risulta allora filosofica nel senso pieno del termine; quello che Gottfredson e i suoi sceneggiatori hanno modellato è un Topo sempre più dubbioso sull'Universo e il complicato mondo che uomini e topi hanno costruito."
      In realtà i viaggi più importanti di Topolino "sono quelli nel mondo delle idee, perché Topolino è un topo che medita. Nelle sue Meditazioni metafisiche, Cartesio, affrontava l'ipotesi sconcertante che un <un certo Genio Maligno>, sommamente potente e astuto avesse impiegato la sua abilità nell'ingannarlo e <che il cielo, l'aria, la terra, i colori, le figure, i suoni e tutte le cose esterne> fossero solo <beffe dei sogni con cui egli ha teso trappole alla mia credulità>. E incominciava a indagare che cosa restasse di lui dopo tutti questi dubbi. La risposta era <un animale che dubita>; e se Topolino fa lo stesso, dobbiamo chiamarlo topo dubitante. Ma sono questi dubbi che lo fanno (e ci fanno) esistere."
      Giorello, nel suo libro prede spunto da 12 storie di Topolino, 10 del periodo delle strisce e 2 no, queste sono Topolino e il terrore dei mari e Topolino e la fiamma eterna di Kaloa.
      In tutte queste storie, il filosofo italiano ci guida attraverso il percorso filosofico intrinseco e, fra esse c'è anche la nostra amata Topolino e la casa misteriosa, dove si parte dai versi finali del Faust di Goethe "L'eterno Elemento femminile /ci trae verso l'alto" per arrivare, appunto a Cartesio e qui, Giorello, si domanda "se avrebbe potuto mai sospettare che il suo temuto Genio maligno avrebbe indossato le fattezze e la minigonna dell'impavida Drusilla?"
      « Ultima modifica: Mercoledì 30 Ott 2019, 19:12:16 da doppio segreto »
      Sei una brava persona Topolino. E' questo il tuo guaio (Vera Ackerman)

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      tang laoya
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        Re:Personaggi Disney e filosofia
        Risposta #2: Venerdì 1 Nov 2019, 15:37:59
        Tanto per rimpinguare il topic val forse la pena di postare nuovamente La Scuola di Disney e il commento lungimirante che fece il nostro ML.

        Mi sembrava di essermi espresso in modo chiaro, ma provo a spiegare meglio: dicendo che "avrei visto meglio un Paperino platonico" intendevo proprio che il Paperino rappresentato nel dipinto e' l'aristotelico, e Topolino e' il platonico. (Sui ruoli rispettivamente interpretati dai due mi sembra che siamo d'accordo.)
          La mia obiezione e' che, a mio vedere, il piu' concreto tra i due personaggi (quindi quello piu' indicato al ruolo di Aristotele) e' Topolino; e con questo mi riferisco al fatto che Topolino e' quello in grado di risolvere problemi pratici, perche' e' quello che non perde mai di vista la realta' delle cose terrestri. Paperino e' quello che nutre aspirazioni impossibili, che non distingue tra le proprie illusioni e la realta'; e quindi l'avrei visto meglio come rivolto verso un iperuranio che non e' in grado di farci da guida affidabile nel mondo reale.
          Scrivendo che Topolino e' il piu' idealista, intendi dire (suppongo) che Topolino e' quello la cui azione e' sempre ispirata da motivazioni nobili; mentre con "Paperino, il piu' concreto" immagino ti riferisca al fatto che il papero spesso si lascia guidare da motivazioni bassamente mondane. Ineccepibile in quanto si riferisce ai due personaggi; ma e' un significato di "concreto" opposto a quello che avevo in mente, tant'e' che al termine "concretezza" opponevo non l'ambiguo "idealismo", ma un piu' preciso "impossibili aspirazioni" (le aspirazioni di Topolino sono tutt'altro che impossibili, come dimostra il fatto che di solito ha successo nel raggiungere i suoi obiettivi). Forse hai travisato le mie parole perche' fuorviata dal chiasmo implicito nella frase che avevo formulato.
          Il Paperino che ho in mente e' quello che crede che il West sia come nei film di Fulmine Rosso, quello che e' convinto che avra' successo facendo come "i biondi eroi di mille avventure". Come interpretazione di "idealismo" e' forse un poco meno comune di quella riferita ad ispirarsi a nobili ideali; ma val la pena di rammentare che e' proprio questa " fondamentale incomprensione della realta' " che fa si' che Paperino, e non Topolino, sia credibile nel ruolo di Don Chisciotte.

        Resterebbe poi il grosso problema che tanto la mia che la tua interpretazione di "concreto" e "idealista" non hanno quasi nulla a che vedere con i veri Platone ed Aristotele. Sarebbe carino se qualcuno potesse fornire un'interpretazione (o critica) del dipinto piu' coerente con la realta' storica della filosofia greca (o anche, piu' modestamente, con quella della pittura rinascimentale).


        Mi avevano dato le mappe del percorso, ma nessuna idea circa i bizzarri paesaggi che avremmo attraversato durante lunghi mesi. - Per Nettuno Capitano! Con questa luna di sghimbescio gli sgombri cremisi fluttuano flessi!

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          Risposta #3: Martedì 12 Nov 2019, 20:50:18
          Nel dopo guerra "Topolino (...) si è tramutato gradualmente in un buon borghese
          Questa frase è in ogni caso falsa. Infatti, se ammettiamo che Topolino sia borghese, allora lo è sempre stato.

          avrei visto meglio un Paperino platonico [...] Paperino e' quello che nutre aspirazioni impossibili, che non distingue tra le proprie illusioni e la realta'; e quindi l'avrei visto meglio come rivolto verso un iperuranio che non e' in grado di farci da guida affidabile nel mondo reale.
          Cosa c'entra il non distinguere la fantasia dalla realtà con la filosofia di Platone? Semmai è proprio il contrario: infatti il pensatore greco (come molti altri colleghi) si proponeva di cercare la vera essenza delle cose.

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          tang laoya
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            Risposta #4: Mercoledì 13 Nov 2019, 06:03:36
            Cosa c'entra il non distinguere la fantasia dalla realtà con la filosofia di Platone? Semmai è proprio il contrario: infatti il pensatore greco (come molti altri colleghi) si proponeva di cercare la vera essenza delle cose.

            Non farò qui l'avvocato del diavolo, non essendo mio l'originale spunto di riflessione, tuttavia va notato come l'onestà intellettuale dell'estensore del messaggio porti a chiosare
            Resterebbe poi il grosso problema che tanto la mia che la tua interpretazione di "concreto" e "idealista" non hanno quasi nulla a che vedere con i veri Platone ed Aristotele. Sarebbe carino se qualcuno potesse fornire un'interpretazione (o critica) del dipinto piu' coerente con la realta' storica della filosofia greca (o anche, piu' modestamente, con quella della pittura rinascimentale).

            Sottolineerei poi a corollario quello che mi pare il punto più interessante dell'analisi
              Il Paperino che ho in mente e' quello che crede che il West sia come nei film di Fulmine Rosso,
            Ovvero il Mondo delle Idee o Iperuranio che dir si voglia, dove sono date una volta e per sempre le idee come immutabili e perfette. In questa chiave Paperino si muoverebbe in un mondo "idealizzato", creato nella sua mente con l'aspettativa, non certo razionalizzata e cosciente, che esso si muova secondo regole autonome e in qualche modo slegate dal principio di realtà.
             
            Infatti, se ammettiamo che Topolino sia borghese, allora lo è sempre stato.
            curioso e decisamente poco a fuoco utilizzo della congiunzione che nel presente caso non pare confermare, giustificare o asseverare alcunché.


            Avete notato personaggi fumettistici che si fanno portatori (anche involontariamente) di altre idee filosofiche?
            Se poi mi permetti una ulteriore chiosa, non sono certamente al corrente delle aspettative da te nutrite nell'aprire questo topic, tuttavia trovo poco consono ricercare una completa e totale aderenza fra un personaggio disneiano e un pensatore o teoria filosofica (come ovviamente va presa cum grano salis l'applicazione delle teorie filosofiche in un affresco rinascimentale e ancor più nella sua copia in chiave disneiana). Siamo tutti bene coscienti e avvertiti di quanto i personaggi cambino di generazione in generazione e di matita in matita, motivo per cui questo topic può avere l'unico scopo di intrattenere con associazioni di idee e calembours divertenti ma sicuramente, inevitabilmente, stiracchiati.
            « Ultima modifica: Mercoledì 13 Nov 2019, 17:38:49 da tang laoya »
            Mi avevano dato le mappe del percorso, ma nessuna idea circa i bizzarri paesaggi che avremmo attraversato durante lunghi mesi. - Per Nettuno Capitano! Con questa luna di sghimbescio gli sgombri cremisi fluttuano flessi!

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              Re:Personaggi Disney e filosofia
              Risposta #5: Giovedì 14 Nov 2019, 21:06:29
              tuttavia va notato come l'onestà intellettuale dell'estensore del messaggio porti a chiosare
              Citazione da: tang laoya - Venerdì  1 Nov 2019, 15:37:59
              Resterebbe poi il grosso problema che tanto la mia che la tua interpretazione di "concreto" e "idealista" non hanno quasi nulla a che vedere con i veri Platone ed Aristotele.

              Sì, l'avevo letto, ma in quale modo questo passaggio influisce sull'argomento?

              Ovvero il Mondo delle Idee o Iperuranio che dir si voglia, dove sono date una volta e per sempre le idee come immutabili e perfette. In questa chiave Paperino si muoverebbe in un mondo "idealizzato", creato nella sua mente con l'aspettativa, non certo razionalizzata e cosciente, che esso si muova secondo regole autonome e in qualche modo slegate dal principio di realtà.
              La divergenza fra i nostri punti di vista è causata dall'utilizzo della stessa parola per due concetti molto diversi. L'utente autore di quel messaggio parla di idee riferendosi a false credenze, mentre Platone intendeva il concetto generale delle istanze particolari che si manifestano nel concreto.

              curioso e decisamente poco a fuoco utilizzo della congiunzione che nel presente caso non pare confermare, giustificare o asseverare alcunché.
              Quale congiunzione? Se o allora? O magari infatti?
              Volevo dire che la situazione patrimoniale di Topolino non è sensibilmente mutata nel corso del tempo, quindi anche usando borghese nell'accezione di benestante non possiamo affermare che lo sia diventato, perchè lo sarebbe sempre stato.
              Credo di avere chiarito, adesso.

              non sono certamente al corrente delle aspettative da te nutrite nell'aprire questo topic, tuttavia trovo poco consono ricercare una completa e totale aderenza fra un personaggio disneiano e un pensatore o teoria filosofica
              Ma infatti non miravo a questo, molto difficilmente verificabile. Il mio scopo era rilevare possibili ed eventuali punti di contatto: dal momento che io avevo notato alcune analogie, avevo pensato che altri lettori avrebbero potuto coglierne altre (magari tirando in ballo qualche personaggio fumettistico apparso una anche una volta sola).

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                Re:Personaggi Disney e filosofia
                Risposta #6: Sabato 22 Feb 2020, 17:57:16
                La discussione continua qui! 8)
                Sei una brava persona Topolino. E' questo il tuo guaio (Vera Ackerman)

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                  Risposta #7: Sabato 22 Feb 2020, 19:23:06


                  Qui è però molto importante fare il raffronto con il Mickey del 1938 nella già citata Topolino sosia di re Sorcio: lì Topolino, sostanzialmente, si disinteressa del denaro, regalandolo a destra e a manca; qui, dopo circa 10 anni, è diventato un venale della peggior specie, a tal punto, come tu hai già affermato, di mettere in secondo piano la salute dell'amico, rispetto alla sua fame di denaro. Assai significativo per comprendere il reale cambiamento avvenuto in Topolino, è quanto Pippo afferma nella striscia del 23 gennaio 1948. Pippo chiede ad Eta Beta perché è triste. Questi lo mette a conoscenza del cambiamento che il denaro ha prodotto in Mickey e Pippo afferma: "A far soldi? Ma se a Topolino non è mai importato nulla del denaro! Io e Topolino abbiamo sempre canzonato i "fabbrica-soldi" con due telefoni sulla scrivania". Si affaccia quindi nello studio di Topolino e lo trova indaffarato a rispondere contemporaneamente a 5 telefoni.
                  Se intendiamo però con borghesia il disinteresse verso la ricchezza, tale borghesia inizia e finisce con questa storie. C'erano e ci sarebbero state scene con Topolino attratto dal denaro, ma si tratta di momenti confinati che non negano la sua filosofia di vita
                  Non è certamente l'attrazione verso il denaro che delimita l'essere un borghese in Topolino, quello voleva essere solo un esempio di come la personalità del personaggio si è evoluta dopo la guerra rispetto al periodo precedente dove Mickey era un borghese molto sui generis.
                  Volendo tornare a Giorello, egli identifica nel diventare amico della polizia e nel combattere i criminali in difesa della "società aperta", il segnale più significativo del diventare un "buon borghese" in Topolino. Questo non gli impedisce però di continuare ad essere un ribelle verso qualsiasi genere di sopraffazione o ingiustizia che venga rivolta contro chiunque la subisca e, in questo, Mickey rimane fedele alla sua filosofia di vita.
                  D'altra parte fu lo stesso Gottfredson che in tarda età ne parlò, come di un  "topo contro tutti, frequentemente perdente, in conflitto con la società".
                  Un esempio, direi molto significativo, di come va inteso veramente il personaggio Mickey lo abbiamo nella già citata storia: Topolino e il terrore dei mari - storia importantissima ma che ai più risulta sconosciuta o completamente in subordine nel panorama dedicato a Topolino - dove Topolino ed Eta Beta si schierano apertamente dalla parte dei pirati contro la legge costituita, rappresentata in questo caso, dai funzionari della marina di Sua Maestà britannica che risultano essere, veri e propri violentatori delle libertà altrui: "Lasciatemi sono un uomo libero! Mi rivolgerò alla legge" grida disperatamente Topolino dopo essere stato imprigionato su una nave assieme ad Eta Beta. Il funzionario che ha il compito di arruolare con la forza i marinai, costringendoli a servire per anni sulle navi da guerra, gli risponde: "Sentilo ! Sentilo il fringuello! La legge siamo noi! Ah Ah!".
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