Nell'ultimo numero de
i Grandi Classici Disney è stata ristampata per la prima volta
Topolino e l'eredità di Pippo Peppo integralmente. Rispetto a quella ristampata nelle due edizioni del Classico Arci Topolino (la prima volta nel 1965 e la seconda nel 1979) abbiamo in più le due ultime tavole della prima puntata e alcune vignette dell'inizio della seconda puntata. La mancanza di questa storia nelle varie ristampe di tutti questi anni è dovuta, come scrisse Brigitta McBridge- che purtroppo da tempo non ci fa più compagnia nel forum - alla centralità che le sigarette - in particolare - hanno in questa storia; storia che come afferma giustamente Luca Boschi nel suo articolo, è un vero capolavoro.
Ed è proprio seguendo le parole che Luca Boschi scrive che inserirò questo mio commento, confermando, distinguendomi e allargandomi rispetto al suo argomentare.
La prima motivazione che adduce Boschi per sostenere che si tratta di un gran capolavoro, va ricercata nel suo "
modo diretto di richiamarsi alle strisce quotidiane del ciclo di Eta Beta, inventate con incredibile inventiva da Bill Walsh e Floyd Gottfredson tra il 1947 e il 1950. Sono le storie in cui l'ometto del futuro veniva incontrato casualmente da Topolino in una caverna, si dimostrava allergico al denaro e si accompagnava Flip, il gangarone domestico dagli straordinari poteri."
Il lettore di Topolino del 1961 deve essere rimasto molto sconcertato nel leggere questa storia perché si trovò fronte ad un canovaccio che cancellava, di botto, tutto quello che era accaduto tra il 1955 - lasciamo da parte la bellissima storia
Topolino e il terrore dei mari apparsa nel 1953, che ormai sappiamo da tempo, fu scritta dall'inglese Ronald Neilson per il suo Paese e lì
fu pubblicata nel 1952 - e l'inizio del 1961, in tema di ritorno di Eta Beta e di come questi, dopo cinque storie, l'ultima delle quali,
Eta Beta e il razzo scomparso risaliva addirittura alla settimana precedente, si fosse ormai già radicato nel mondo del fumetto italiano. Leggere infatti la risposta che Topolino dà al notaio che lo ha convocato assieme a Pippo per aprire il testamento del defunto zio di questi, Pippo Peppo, dopo che afferma che, per aprirlo, è necessaria anche la presenza di Eta Beta e Flip che compaiono in una foto assieme a Topolino e a Pippo e che era in possesso dello zio perché gli era stata spedita da Pippo al tempo in cui i due erano assieme a loro, apre un vero e proprio senso di smarrimento: "
Sono anni che non abbiamo più notizie di Eta Beta e Flip: di preciso non sappiamo neanche dove trovarli!".
Oggi sappiamo che alcuni dei personaggi che sono stati, man mano, recuperati dall'ambito delle strisce giornaliere - Orango, Tubi, Eli Squick, Spettro, Spia Poeta, Miklos -sono stati trattatati dagli autori vari, come se fosse sempre la prima volta dopo le strisce ma, il caso Eta Beta, proprio perché era già un personaggio consolidato, fu e resta un caso veramente a sé.
La cosa che avrebbe poi sconcertato ancora di più un lettore del 1961 che avesse avuto bene in mente la prima e l'ultima storia in cui Eta Beta comparve nelle strisce giornaliere, è come il collegamento operato, fosse assolutamente sbagliato.
Lucciano Bottaro e Carlo Chendi falsarono quasi totalmente, l'addio di Eta Beta.
Nelle strisce, come affermato da Boschi, Eta Beta fu trovato casualmente in una caverna dove Topolino e Pippo si erano riparati per lo scoppio di un forte temporale. Ed è a quella caverna che Topolino, all'inizio della storia
Topolino buffone del re, riaccompagna l'amico del futuro perché la nostalgia della famiglia e di casa lo ha colpito. Nella nostra storia in questione invece Topolino afferma."
Eta Beta prima di andarsene mi disse che si sarebbe ritirato a vivere in una caverna fra queste montagne". Insomma, se si desse retta a questa versione, dovremmo arguire che Eta Beta ed il suo gangarone, abbiano vissuto da eremiti e cavernicoli fra le montagne per lunghi anni.
Rispetto a Boschi mi sento poi di precisare e ricordare che Eta Beta diventa allergico al denaro nella seconda storia,
Topolino ed Eta Beta l'indovino, non certo per una sua predisposizione, ma perché è il comportamento di
Topolino a causare questo suo rigetto psicologico.
Boschi poi richiama anche la citazione presente nel racconto "
del Mickey Mouse degli anni trenta" dove Carpi "
si immedesima graficamente nello stile di Gottfredson".Sicuramente, se dal lato grafico, il merito non può andare in questo caso che a Carpi, penso che il merito più grande, in realtà, vada attribuito a Bottaro stesso che, come ben si sa, fu un grande ammiratore e cultore dell'eredità di Gottfredson e l'idea di inserire all'interno - non fosse altro perché la trama è sua - del canovaccio un chiaro rifermento a quegli anni e allo stile di quei disegni non può che essere stata la sua. Lo dimostra ancor di più il fatto che, cinque mesi dopo, nella storia
Paperino e il calumet della pace, qui nella veste sia di scrittore che di disegnatore, si richiama un'altra volta alle strisce, facendo resuscitare il personaggio di Giuseppe Tubi, assieme ai suoi compari, Rosolio e Spinosetti (che l'INDUCKS non indica) che però si incontrano questa volta, con i paperi. E' Paperino che racconta alla Zio Paperone chi sono perché, a sua volta, Topolino, gli ha raccontato, in passato, quello che avvenne in
Topolino e la banda dei piombatori. Durante il racconto di Paperino,Bottaro inserisce alcune fasi di quella storia in maniera magistrale.
In realtà però c'è un terzo filo conduttore che lega "
Topolino e l'eredità di Pippo Peppo" al mondo delle strisce giornaliere" ed è l'esplicito omaggio - uno dei tanti fatti nelle storie italiane, per altro - che Bottaro, Chendi e Carpi fanno a
Topolino e il mistero di Macchia Nera.
Non solo abbiamo un personaggio misterioso che si veste come Phantom Blot ma, la dinamica della ricerca del pacchetto di sigarette mancanti dalla collezione di Pippo Peppo e i furti che questo personaggio misterioso opera, sono molto simili alla gara di ricerca delle macchine fotografiche che si innesca fra Topolino e Macchia Nera in quello stupendo classico.
Comunque, resta il fatto indiscutibile che, aldilà di alcune pecche, questa storia è stata e rimane uno dei migliori prodotti della produzione Disney italiana.