Numero un po' floscio rispetto al livello a cui ci siamo abituati con gli scorsi numeri.
Quindi numero debole tranne che per
il primo capitolo di Paperbridge, che è risultato molto interessante, sceneggiato e disegnato nell'ottimo modo che
Marco Gervasio è abituato a dimostrarci.
A inizio novecento, Quacky e Tommy sono due nuovi studenti di Paperbridge, un istituto inglese per nobilpaperi ricchi. La trama è incentrata su di loro, di cui il primo, un giovane Lord Quackett, ha proprio un bel caratterino: fa il "bullo" con Tommy (che è stato ammesso al Paperbridge grazie ai suoi buoni voti), anche se a un certo punto lo salva mentre quest'ultimo sta affogando. Sembra esserci una nemicizia iniziale che probabilmente, col passare dei capitoli, si trasformerà in un'amicizia tra quelli che sono i due protagonisti.
Questa trama è chiaramente collegata all'universo di
Fantomius e rappresenterebbe quello che è comunemente chiamato "Young Fantomius" per tanti motivi abbastanza evidenti nella vicenda. Alcuni di questi li avevo già ipotizzati prima di leggere la storia vedendo anteprime e cose varie, e li avevo
azzeccati.
1) Il cronotopo è
Inghilterra,
primi del Novecento, periodo corrispondente alla giovinezza di Quackett (se consideriamo che è adulto negli anni Venti) e collocazione medesima a quella in cui, come sappiamo, John abitava da piccolo, oltre al fatto che i suoi genitori di fatto abitano ancora a Londra negli anni Venti.
2) La bellissima
colorazione di Gervasio è la stessa della saga di Fantomius, un
retrò realizzato ad hoc per rendere il periodo temporale al meglio.
3) Il
come si presenta la storia è da tenere in considerazione, visto che compare il titolo generico della saga "Paperbridge"
in alto nella tavola di apertura e il sottotitolo "La notte della confraternita"
qualche pagina dopo, sempre in alto. Il tutto è analogo alla saga di Fantomius in cui si vede
in prima pagina "Le strabilianti..." e
qualche pagina dopo (es.) "La notte delle gemme".
4) Quacky è esteticamente
identico a Lord Quackett (se pur più giovane), oltre al fatto che il nome sembra proprio un'
abbreviazione di Quackett.
5) Sappiamo che, su parole di Alex Bertani, uno dei protagonisti si chiama
John, che si presume che sia proprio Quacky, alias Lord Quackett, alias futuro
Fantomius. Ancora però, in questo capitolo, non viene chiamato con il nome, ma con il cognome, anzi con la sua abbreviazione.
6) Quacky è un giovane
nobilpapero ricco, esattamente come
Fantomius: tra l'altro se Tommy è riuscito a farsi ammettere al Paperbridge grazie ai suoi buoni voti, Quacky ci è riuscito proprio per la sua ricchezza.
7) Cito uno dei motivi detti da me prima di leggere la storia. Nella descrizione della storia nell'indice del numero, si parla di "
una nostra vecchia conoscenza" e immagino che ci si riferisca a
Lord Quackett.
8 ) Nella terza vignetta di pagina 26 il rettore dice "
strabilianti imprese" riferendosi ai guai per cui è conosciuto
Quacky: una chiara citazione del Grande Marco Gervasio al nome della saga di Fantomius.
9) Nelle ultime pagine si parla di
Paperin Hood, personaggio dal quale Fantomius, come sappiamo, si è
ispirato. Infatti Quacky dice che questo personaggio era il suo eroe preferito quando era un
paperotto, ma il padre lo aveva sempre considerato un
povero e volgare ladro: ciò corrisponde perfettamente all'infanzia di Fantomius, perché, se ricordiamo, in molte storie della saga compaiono dei
flash-back di Fantomius in cui lui adorava Paperin Hood e il padre si arrabbiava per questo. Viene poi citata da Tommy la classica azione compiuta da Paperin Hood e da Fantomius, oltre a quella di punire i nobili arroganti:
rubare ai ricchi per dare ai poveri.
10) Proprio verso la fine-fine viene usata parecchio la parola "
maschera" e Quacky intende essere un
Papero vincente: tutto evidentemente collegato a Fantomius.
La storia è un inizio bellissimo per questa saga e mi piace che ci siano tutti questi evidenti collegamenti a Fantomius, senza però rivelarlo a parole. Insomma Marco, ottimo lavoro! Ora però mi chiedo due cose.
1) Questa di Paperbridge sarà solo una miniserie di cinque episodi? Oppure di tanto in tanto, come vediamo Fantomius adulto comparire sul Topolino, vedremo anche qualche nuovo episodio della giovinezza del personaggio? Io spero la seconda, perché questo è il primo "Young" che, con i presupposti di questo primo capitolo, sembra che mi stia piacendo (al limite si può salvare leggermente Young Indiana Tales...).
2) Considerando che questa storia è un Young Fantomius dobbiamo aspettarci che venga ristampata in
Definitive Collection in un volume regolare di Fantomius (tipo l'8, considerando che il 7 conterrebbe le 4 storie di Fantomius ancora da ristampare)? Oppure in un qualcosa tipo Fantomius 0+ (visto che Fantomius 0 esiste già)? O addirittura (soprattutto se ci fossero altri capitoli, dopo i primi cinque, di tanto in tanto sul Topolino) una Definitive nominata proprio "Paperbridge"? Sicuramente in un modo o nell'altro la vedremo ristampata, perché Gervasio vende tantissimo, tant'è che probabilmente vedremo anche il nuovo Paperinik in Definitive.
Il resto del numero scende di interesse, almeno in base ai miei gusti.
Segue un
giallo di Topolino sceneggiato da
Alessio Coppola e disegnato da
Davide Cesarello.
Si tratta del sequel del caso elastico e, come ha detto Ciube27, la cosa esce fuori talmente d'improvviso che non ce la si aspetta proprio e la si prende alla sprovvista.
Tutti i punti che erano rimasti in sospeso nella storia precedente vengono ripresi e portati a termine, come ad esempio la ragazza in spiaggia che era diventata "amica" di Minni. Diciamo che personalmente non mi ha preso molto come trama: sarà che preferisco i gialli di Casty o anche del buon Marco Bosco che li fa semplici ma efficaci, come piace a me. Qui invece finiscono per esserci troppi elementi da tenere in considerazione per poter seguire il tutto con concentrazione. Questo non significa che la storia sia brutta, ma non mi ha convinto. Divertenti
tutti i modi possibili e inimmaginabili di pubblicizzare questa gomma Pigam (TV, radio, aria, stazioni di servizio, telefoni...), prodotta a quanto pare con il lattice rubato nella storia precedente.
In mezzo all'albo abbiamo
una storia estiva da spiaggia con protagonista Paperina, ma anche
le nipotine Emy, Ely ed Evy che non vedevamo da un po': forse l'ultima volta in cui sono comparse è stata in uno dei Corti di Paperino.
La trama è molto semplice e molto classica, in cui
Paperina e le nipoti devono aiutare, aiutate a loro volta dal "parentame", una Papera loro amica nella sua attività balneare prima che fallisca per colpa dei debiti.
Vicenda vista e rivista che non mi ha convinto alla grande: finisce per essere una scusa per inserire tantissimi parenti diversi all'interno della stessa storia.
Torna il ciclo "
Un salto nel passato", in cui di volta in volta
Pippo e Zapotec viaggiano nel passato per svelare un mistero, senza Topolino perché ha sempre un problema da risolvere. Questa storia nello specifico, nella quale
il mistero da scoprire è come e perché si ha incominciato a disegnare i cerchi sul grano,
risulta molto noiosa perché è proprio buttata lì, secondo i miei gusti, con una risoluzione finale a dir poco assurda:
il cerchio alla fine era una O, l'iniziale del cognome di questo tale che voleva farsi pubblicità in modo che le persone comprassero da lui!
Anche meno interessante rispetto alle precedenti dello stesso ciclo.
Chiude l'albo il
ritorno di un altro
ciclo: quello di "
Storia Papera". In questo episodio si parla
degli Antichi Greci e della grande biblioteca che crearono ad Alessandria d'Egitto. Il tutto, come al solito raccontato da Pico e Paperoga a modo loro, anche se in questo caso abbiamo come protagonista anche Ciccio.
Storia che come trama anche qui: niente di brutto, ma neanche di esaltante. L'unica cosa apprezzabile nella sceneggiatura sono proprio le gag create, considerando i modi totalmente diversi di Pico e di Paperoga di vedere e raccontare le cose. Per il resto, una vicenda che non cattura a pieno l'attenzione del lettore se non per i
disegni di Roberto Marini, che come al solito sono splendidi e ho avuto modo di apprezzarlo soprattutto quando disegnava WOM.
Numero che, ripeto, si è abbassato molto rispetto alla media tranne per la storia di Marco Gervasio che lo salva
alla grande. Anzi, vi consiglio il numero quasi
solamente per Paperbridge e al limite solo per i disegni di Marini, ma non per la sceneggiatura di Macchetto, che risulta pesante.