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Topolino 3396

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di Guglielmo Nocera

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Topolino 3396

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    Re:Topolino 3396
    Risposta #15: Giovedì 24 Dic 2020, 17:44:33
    E poi... Siete veramente sicuri che Vertigo sia stato smascherato? Noi non credevamo in Torvo ed ora crediamo in lui? No signori, la storia è tutt'altro che chiusa 😁
    Concordo con il fatto che la storia sia tutt'altro che chiusa, ma sono abbastanza convinto che sia stato davvero smascherato, stavolta.

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      Re:Topolino 3396
      Risposta #16: Giovedì 24 Dic 2020, 18:06:19
      Siete veramente sicuri che Vertigo sia stato smascherato?
      Il dubbio era venuto anche a me. ;)
      In ogni caso una saga così bella io spero non finisca mai. :)) Tanto abbiamo visto che Nucci le idee le tira fuori molto facilmente!

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      PolliceSu
        Re:Topolino 3396
        Risposta #17: Giovedì 24 Dic 2020, 19:54:12
        Cos'è quell'abominio con mascherine in fondo al Topolino?

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          Re:Topolino 3396
          Risposta #18: Giovedì 24 Dic 2020, 19:57:20
          Ecco cosa non avevo detto! La pubblicità della Virosac, azienda trevisana di buste della spazzatura e altra roba del genere! A me è piaciuta, mi ha ricordato gli albetti educativi anni '90 e, se non sbaglio, è il primo riferimento diretto al Coronavirus sul Topo.
          -ilFu

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            Re:Topolino 3396
            Risposta #19: Giovedì 24 Dic 2020, 21:07:12
            Il dubbio era venuto anche a me. ;)
            In ogni caso una saga così bella io spero non finisca mai. :)) Tanto abbiamo visto che Nucci le idee le tira fuori molto facilmente!

            In effetti il vero punto di forza di questa saga è stato proprio il fattore tempo: personalmente è riuscita a tenermi con la curiosità di scoprire come stessero realmente le cose anche a distanza di mesi, e mi piacerebbe provare ancora questo piacere dell'attesa, perché Nucci era bravo a lasciare nell'ultima tavola interrogativi e dubbi senza che risultassero mai troppo pretestuosi. Purtroppo i difetti ci sono, da personaggi secondari IMHO abbastanza noiosi (Arkadin, e il tipo col codino di cui guardacaso non ricordo neanche il nome) a risoluzioni dei casi sempre un po' troppo veloci, ma a maggior ragione in un contesto del genere sono stato pienamente soddisfatto della frase con cui Vertigo "non si è spiegato", perché immagino che, in un sesto atto così sincopato, qualsiasi tentativo di spiegazione non sarebbe stato sufficientemente esaustivo.

            Ecco cosa non avevo detto! La pubblicità della Virosac, azienda trevisana di buste della spazzatura e altra roba del genere! A me è piaciuta, mi ha ricordato gli albetti educativi anni '90 e, se non sbaglio, è il primo riferimento diretto al Coronavirus sul Topo.
            -ilFu

            Quoto! :)

            Comunque ho trovato deliziosa l'idea delle tre storie natalizie collegate, hanno conferito un valore speciale a questo numero del settimanale. Un complimento speciale a Blasco Pisapia, che ho trovato in splendida forma! Davvero divertente e ritmata anche la storia di Nucci e Intini (il cui disegno, come sempre, mi fa andare in brodo di giuggiole), mentre ho trovato un po' più noiosa la storia di Paperinik... anche se penso dipenda dai gusti, visto che complessivamente era valida, infatti è il modo di raccontare di Gervasio che non sempre mi elettrizza. Nico Picone, effettivamente, in "grande crescita e spolvero".
            « Ultima modifica: Giovedì 24 Dic 2020, 21:10:35 da Volkabug »
            ex Paperinik il Templare e Volkabug, inventore dell'Immergrün; prima niubbo, poi lurkatore, adesso utente affezionato; secondo la monetazione antica TEMPLI*PAPERINICUS*E*PAPERIBUS*MIRUM

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              Topolino 3396
              Risposta #20: Venerdì 25 Dic 2020, 12:15:10
              Recensione Topolino 3396


              Chi scrive queste righe recensisce Topolino per la prima volta, con una certa soggezione dunque, e si trova a farlo su un numero di Natale semplicemente paradigmatico. La storia d’apertura firmata da Blasco Pisapia, Paperino e il Natale da saltare, si concede un’apertura piuttosto barksiana negli umori e nello stile, culminante in un sacrosanto momento di liberazione dalle ipocrisie natalizie da parte di Paperino e Paperone. Unire zio e nipote nella… radicalità è una finezza da parte di Pisapia: è verissimo, sono loro a portare tutto, sempre e comunque, alle estreme conseguenze, in due modi diversi. In ciò da una parte sbagliando – nella seconda parte della storia penseranno i loro più prosaici e savii parenti a far trovare loro il giusto mezzo -, ma dall’altra tenendo pur sempre viva una dimensione provvidenziale del microcosmo Disneyano: la libertà di essere, nel bene e nel male, irriducibili all’ineluttabilità ipocrita della consuetudine, sconfessata ad ogni passo dallo sberleffo della fantasia.

               Fantasia che a dire il vero non la fa da padrona in questo numero di Natale, se ci si ferma agli spunti messi in campo. Ecco sfilare un’invenzione catastrofica di Newton, uno sfratto sospetto alla vigilia di Natale (ma il motivo non è tra i più sorprendenti sulle pagine del nostro settimanale di “nera” preferito…), e infine un bieco quanto fragile complotto a beneficio di una… ma non lo diciamo per non rubare suspense (?) alle ultime pagine.

               
              Natale e i falò.


              E allora, cosa rende questo albo, comunque, un buon numero di Natale, e per giunta – come si è detto – paradigmatico? Anzitutto, il polso con cui questi – pur non rivoluzionari – spunti sono trattati. Come Pisapia nella storia di apertura, Marco Nucci in Newton Pitagorico e l’aspirazione natalizia dà mostra di sapersi destreggiare perfettamente con battute ed espedienti sceneggiatorii solidi – non ultimo l’uso del refrain in rima di macchettiana memoria – per regalare ad un’idea semplice un abito brillante, coadiuvato perfettamente da uno Stefano Intini in perfetta sintonia. E se la storia successiva, Paperinik e il torrone Papergé di Marco Gervasio, non riscatta l’idea con una realizzazione particolarmente vivace (escluso il buffo minicolpo di scena sulle ultime battute), si apprezza l’evoluzione del tratto di un Nico Picone evidentemente attraversato ancora da spinte di “normalizzazione” frecceriana; un plauso in particolare all’impegno sull’elegante rigore architettonico degli innevati edifici paperopolesi.

               
              Invero.

              Si aggiunga che queste prime tre storie sono legate da una tacita cornice, fondendosi tutte nel convivio finale, e si otterrà un senso di unità, di “normalità” di un Natale su carta. Queste tre storie non sono, in fondo, nulla di così profondamente diverso da quanto sarebbe potuto uscire in un Natale degli anni Duemila, mutati gli autori e, eventualmente, la godibilità. Ma il clima è lo stesso. E forse è questo il primo grande punto fermo della direzione Bertani: la costruzione di una nuova normalità, dismessi gli strilli in copertina, le vette dei kolossal e delle parodie, le inconcludenze di uno stillicidio di miniserie di storie brevi una più manieristica dell’altra (si spera almeno), forse pian piano anche il sarcasmo televisivo di un umorismo che si è creduto – talvolta – più intelligente di quello che era. Un ordine, un’unità di intenti degni di tempi migliori per il settimanale. Si sente la mancanza, in questa normalità, dei picchi del passato?

               Eccome se si sente. E quando il tentativo di fare qualcosa di più audace c’è, ahinoi, non sempre sembra andare davvero in porto. È il caso della saga di Mister Vertigo, che giunge in questi giorni al suo terzo capitolo, Topolino e le piccole verità del Natale. Marco Nucci avrebbe la stupenda capacità di fare quelle piccole scelte che trasformano una sceneggiatura in una sapida esperienza di lettura, ma sembra proprio che in questa saga non sia stato assistito da una altrettanto solida esperienza nella gestione delle trame topolinesche. Le atmosfere dei primi episodi di ogni capitolo (compreso questo) hanno talvolta richiamato persino lontani echi castyani; ma gli sviluppi e le conclusioni, pur in mezzo a piccoli tocchi di stile nella resa di personaggi e dialoghi, e nell’accostare Topolino a comprimari non scontati come il simpatico mago Arkadin, sono sempre naufragati nell’anonimato. E, a proposito di questo nuovo esponente del cast topolinese, fa piacere ricordare come ricalchi nel nome e nell’aspetto il personaggio interpretato da Orson Welles in un suo capolavoro del 1955. Una bella idea.

               Forse non ha giovato instradare tutti e tre i capitoli sinora usciti sullo stesso canovaccio, che sfrutta il pur importantissimo tema della diffusione dell’informazione un po’ sempre con le stesse armi. È pur vero che fu imitatore di sé stesso, agli inizi, anche il Doppioscherzo di Casty, eppure il carisma del personaggio lo fece presto volare lontano dal gorgo della pretestuosità. Mister Vertigo è invece volutamente il grande assente delle sue storie, e forse paga troppo il prezzo della scelta, portata avanti per così tanto tempo.

               Il senso dell’”Operazione Vertigo” rimane dunque ad oggi essenzialmente ignoto. Ma non c’è ragione di pensare che non si possa trattare di un lungo antipasto, e che l’eventuale prossimo episodio possa magari stupirci.

               
              Spunti per un bel duo

               Quel che appare chiaro è che, se il difetto della prova di Nucci è da rintracciarsi nella mancanza di esperienza, non potrà che migliorare; e che entrambi i disegnatori chiamati a lavorarci, Ottavio Panaro e Fabrizio Petrossi, non avevano probabilmente lo stile adatto per la resa ottimale del lavoro. Petrossi in particolare, che pure Oltralpe dà ottima mostra di sé con un tratto dettagliato ed istrionico, qui appare abbozzare le fattezze dei personaggi in maniera piuttosto semplice, e comprimere la (poca) azione in vignette rapide e un po’ prive di mordente.

               Un peccato, infine, concludere senza uno sguardo alla copertina di Andrea Freccero, duplice, con una bella variant di Francesco d’Ippolito, e soprattutto alle rubriche: non tanto per un loro vero interesse – altro problema cronico della rivista da anni, il senso dell’apparato extrafumettistico – quanto per pura curiosità. Si va da un’intervista all’istrionico gruppo di “Casa Surace” a consigli cinematografici e di narrativa per i lettori disneyani: spicca l’uscita di Soul, il nuovo film Pixar che sembra riecheggiare un po’ il fortunato Coco nella mescolanza dell’elemento musicale e di quello surreale. E poi (ma dite, era necessario? Forse sì, dato l’albo di figurine di calciatori allegato) una infinita rassegna della stagione calcistica 2020. Da notare infine, piacevole consuetudine ormai, le “locandine” di alcune storie che appariranno in gennaio: una con Fantômius e una con Qui, Quo e Qua miniaturizzati.

               In conclusione e nonostante tutto, Topolino 3396 è un numero di Natale più classico che mai, e al contempo sintomatico dei pregi e dei difetti della nuova direzione. Nella speranza che prima o poi si consolidino i primi e si risolvano i secondi… buone feste a tutti!



              Voto del recensore: 3/5
              Per accedere alla pagina originale della recensione e mettere il tuo voto:
              https://www.papersera.net/wp/2020/12/25/topolino-3396/

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              PolliceSu

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                Re:Topolino 3396
                Risposta #21: Venerdì 25 Dic 2020, 12:32:54
                Ottima recensione, Guglielmo. Anche se, unico neo, a leggere nuova normalità di questi tempi mi piglia male...
                Perchè di questo mondo siamo solo ospiti, fra i tanti. E non i padroni. Insieme abbiamo dimostrato tante cose, ma la più importante è che non esiste l'impossibile. Antidarwinista

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                  Risposta #22: Venerdì 25 Dic 2020, 12:56:33
                  Confermo il mio gradimento alla neo saga di Mr Vertigo.

                  In perfetta antitesi con quanto esposto da Micio Nero, credo che il non intuire chi possa essere l'identità del villain di turno sia un valore aggiunto e non una pecca.
                  Se si fosse capito, probabilmente i commenti negativi sarebbero stati di segno opposto, ovvero indirizzati al "si capiva subito chi era il colpevole".

                  Il ritmo della vicenda è molto sincopato, ma non posso pretendere la (relativa) lentezza dei gialli martiniani di cinquant'anni fa e oltre.

                  Le altre storie sono sicuramente un gradino o due sotto, ma comunque gradevoli.
                  Peccato, ne convengo, l'assenza di Pico nella storia natalizia principale con i paperi.

                  Dimenticavo: apprezzabile la gestione di Paperinik nella storia che lo riguarda.
                  Sembra ci sia l'intenzione di abbandonare la tendenza alla macchietta adottata in passato per troppo tempo.

                  « Ultima modifica: Venerdì 25 Dic 2020, 13:06:14 da MarioCX »
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                    Re:Topolino 3396
                    Risposta #23: Venerdì 25 Dic 2020, 13:27:09
                    I problemi della saga di Vertigo non riguardano solo il colpevole, caro MarioCX.
                    Le storie della serie dovrebbero avere una trama verticale soddisfacente e che le renda leggibili autonomamente. Cosa direbbe chi si ritrovasse con la seconda storia (esempio) senza sapere né l'inizio, né il seguito? Avrebbe solo una vicenda scontata, senza conclusione, incomprensibile.
                    Chi invece le storie le avesse comprate tutte e tre si ritroverebbe con tre vicende uguali (varia solo l'"oggetto"  della manipolazione di Vertigo) e ancora monche, sebbene si sia scoperta la persona sotto la spiralona.
                    In una trama spezzettata, come quella delle serie –TV o fumettistiche che siano– si cerca un compromesso tra consumatore saltuario e consumatore fidelizzato.
                    Nucci e Bertani non l'hanno trovato.
                    -ilFu

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                    MarioCX
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                      Re:Topolino 3396
                      Risposta #24: Venerdì 25 Dic 2020, 14:14:12
                      Può essere, tutto è perfettibile e il mio stesso giudizio positivo è tale in relazione a ciò che ho letto sul topo negli ultimi mesi, ovvero da quando ho iniziato a ricomprarlo seppure un po' saltuariamente.

                      Detto ciò, se allora mi devo esprimere in senso assoluto, "Topolino e l'avventura del pesce-robot" per sempre.

                      Ma come mi è stato fatto notare, ed è una critica che ho cercato di accogliere, continuare a fare paragoni con le storie amate in passato può non essere la chiave giusta per apprezzare quelle del presente.
                      « Ultima modifica: Venerdì 25 Dic 2020, 14:16:21 da MarioCX »
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                        Re:Topolino 3396
                        Risposta #25: Venerdì 25 Dic 2020, 14:20:43
                        Confermo il mio gradimento alla neo saga di Mr Vertigo.

                        In perfetta antitesi con quanto esposto da Micio Nero, credo che il non intuire chi possa essere l'identità del villain di turno sia un valore aggiunto e non una pecca.
                        Se si fosse capito, probabilmente i commenti negativi sarebbero stati di segno opposto, ovvero indirizzati al "si capiva subito chi era il colpevole".
                        Concordo con MarioCX per quanto riguarda Vertigo e il fatto che sia una cosa positiva che non si potesse dedurre chi si celasse sotto la spirale.
                        Le storie della serie dovrebbero avere una trama verticale soddisfacente e che le renda leggibili autonomamente.
                        Dove sta scritto che le storie debbano sempre e per forza essere autoconclusive?
                        Cosa direbbe chi si ritrovasse con la seconda storia (esempio) senza sapere né l'inizio, né il seguito
                        Per questo c'è un riassunto. Volendo inoltre, se la storia gli è piaciuta, quel lettore va a recuperare gli episodi precedenti. E se vuole continuare la lettura aspetta l'uscita di nuove storie.
                        Avrebbe solo una vicenda scontata, senza conclusione, incomprensibile.
                        Per te quel singolo episodio sarebbe scontato, magari al lettore casuale potrebbe piacere tanto da appassionarsi completamente di quella serie. Inoltre non mi sembra affatto incomprensibile la storia presa singolarmente: ha comunque un argomento di trama ben distinto (le verità del Natale) da quello delle storie precedenti. E comunque su Topolino ci sono sempre state saghe non one-shot: io non ci vedo nulla di male nel proporne una nuova e con tematiche molto interessanti come le fake news, gli incubi e le verità.
                        Chi invece le storie le avesse comprate tutte e tre si ritroverebbe con tre vicende uguali (varia solo l'"oggetto"  della manipolazione di Vertigo)
                        E quindi scaratterizzare Vertigo facendogli fare una rapina in banca ad esempio, invece che una manipolazione? E comunque per quanto riguarda questo lettore che ha comprato tutte le storie è perché evidentemente gli sono piaciute. Non è stato mica obbligato a comprare tutte le storie. E pure che Vertigo avesse cominciato a non piacergli più alla fine di questa storia smetterebbe ora di leggere la saga.
                        e ancora monche, sebbene si sia scoperta la persona sotto la spiralona.
                        Quindi PK - Cronaca di un ritorno e PK - L'orizzonte degli eventi sono monchi solo perché non si sono risolti tutti i punti in sospeso? In quel caso, per esempio, è ovvio che prima o poi eventualmente, a ciclo Gagnor concluso, vedremo sul Fuoriserie riprese determinate questioni. E poi ripeto, se al lettore non sono piaciute queste storie di PK non è obbligato a comprare l'eventuale seguito. Se invece gli sono piaciute e non le vuole monche continua a comprare Topolino Fuoriserie. Lo stesso vale per Vertigo. Magari il lettore appassionatosi comincia a comprare Topolino ogni settimana e inizia a seguire anche altre serie: la redazione tra l'altro è riuscita a fidelizzare un lettore in più.
                        In una trama spezzettata, come quella delle serie –TV o fumettistiche che siano– si cerca un compromesso tra consumatore saltuario e consumatore fidelizzato.
                        Nucci e Bertani non l'hanno trovato.
                        Non l'hanno trovato in base al tipo di storie che piacciono a determinati lettori. Ma da quel che ho capito (se non sbaglio l'avevo sentito in una live intervista forse a Lucca Changes) è stata proprio la presenza di Marco Nucci insieme ad altri fattori ad aver fatto alzare le vendite al Topolino: evidentemente le storie dell'autore non piacciono solo a me e a qualcun'altro.
                        Dunque le storie di Nucci possono piacere come possono non piacere ma non è che un autore dev'essere obbligato a scrivere una storia autoconclusiva e non una saga o viceversa solo perché l'una o l'altra è più o meno apprezzata dai lettori: ci saranno sempre lettori per l'una e lettori per l'altra.
                        Io per esempio IMHO sono un po' per entrambe le parti, nel senso che per me dipende dal tipo di storia. In questo caso specifico trovo magnifico il metodo di narrazione usato da Nucci con una trama orizzontale che si svolge durante la saga.
                        « Ultima modifica: Venerdì 25 Dic 2020, 14:29:25 da Flash X »

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                          Re:Topolino 3396
                          Risposta #26: Venerdì 25 Dic 2020, 15:40:31
                          Ciao Flash X, perché mi metti in bocca cose che non ho detto?
                          Le storie della serie dovrebbero avere una trama verticale soddisfacente e che le renda leggibili autonomamente.
                          Dove sta scritto che le storie debbano sempre e per forza essere autoconclusive?
                          Dove sta scritto che io voglio storie autoconclusive?  ;D
                          È doveroso distinguere storie a puntate da serie/saghe. Le prime sono delle autoconclusive spalmate su più numeri, le seconde sono storie che, pur essendo *vicende* diverse, riprendono personaggi, ambientazioni, tematiche ecc. Io le intendo così perché plasmato dalle definizioni ufficiali (editori) e ufficiose (appassionati).
                          Una storia di serie deve essere autoconclusiva, altrimenti l'avrebbero potuta pubblicare in sei settimane consecutive. Oltre a qualche lieve protestuccia sulla lunghezza e monopolio della storia, non avrei battuto ciglio e avrei espresso opinioni negative solo sulla trama.

                          Cosa direbbe chi si ritrovasse con la seconda storia (esempio) senza sapere né l'inizio, né il seguito
                          Per questo c'è un riassunto. Volendo inoltre, se la storia gli è piaciuta, quel lettore va a recuperare gli episodi precedenti. E se vuole continuare la lettura aspetta l'uscita di nuove storie.
                          Qui un po' decontestualizzi, ma vabbé, riconosco che ad alcuni (o a molti, o a quasi tutti) può bastare il riassunto, e riconosco anche che alcuni (o molti, o tutti) hanno la pazienza di aspettare settimane per scoprire l'unico vero mistero della storia. Ma sono di più quelli che si accontentano e aspettano o no?

                          Avrebbe solo una vicenda scontata, senza conclusione, incomprensibile.
                          Per te quel singolo episodio sarebbe scontato, magari al lettore casuale potrebbe piacere tanto da appassionarsi completamente di quella serie. Inoltre non mi sembra affatto incomprensibile la storia presa singolarmente: ha comunque un argomento di trama ben distinto (le verità del Natale) da quello delle storie precedenti. E comunque su Topolino ci sono sempre state saghe non one-shot: io non ci vedo nulla di male nel proporne una nuova e con tematiche molto interessanti come le fake news, gli incubi e le verità.
                          Riconosco di aver scritto una baggianata. La storia, presa da sola, non è scontata. Però io sto parlando della seconda, la "metà", che ho preso ad esempio. E la seconda storia è incomprensibile. Sì, un lettore casuale la legge, ci trova un mistero (che però gli altri lettori hanno scoperto mesi prima), poi ci trova un'ingiustizia –tipica tematica topoliniana– che viene risolta e... basta. La conclusione del mistero di fondo (che, ribadisco, è la cosa più importante di una storia di mistero, o no?) non c'è. E pazientiamo.
                          E poi trovami una saga (secondo la mia definizione) non one-shot e ci scambiamo un parere anche su quella.

                          Chi invece le storie le avesse comprate tutte e tre si ritroverebbe con tre vicende uguali (varia solo l'"oggetto"  della manipolazione di Vertigo)
                          E quindi scaratterizzare Vertigo facendogli fare una rapina in banca ad esempio, invece che una manipolazione?
                          Ma per ogni parte della narrazione si sarebbe potuto variare, anziché presentare il solito canovaccio (succede un casino a Topolinia-è colpa di Vertigo-Topolino cerca di prenderlo-ci guadagna un flop ma anche un indizio-tutto si risolve-ALLA PROSSIMA STORIA!!!. E questo vale anche per le storie a episodi, non solo per le saghe.

                          Chi invece le storie le avesse comprate tutte e tre si ritroverebbe con tre vicende uguali (varia solo l'"oggetto"  della manipolazione di Vertigo)
                          E comunque per quanto riguarda questo lettore che ha comprato tutte le storie è perché evidentemente gli sono piaciute. Non è stato mica obbligato a comprare tutte le storie. E pure che Vertigo avesse cominciato a non piacergli più alla fine di questa storia smetterebbe ora di leggere la saga.
                          Questo lettore evidentemente ha comprato le storie perché erano in mezzo ad altre di cui aveva sentito parlare bene, o perché... oh avrà avuto i suoi buoni motivi. Fatto sta che non gli sono piaciute ed è libero di esprimerci su un parere.

                          e ancora monche, sebbene si sia scoperta la persona sotto la spiralona.
                          Quindi PK - Cronaca di un ritorno e PK - L'orizzonte degli eventi sono monchi solo perché non si sono risolti tutti i punti in sospeso? In quel caso, per esempio, è ovvio che prima o poi eventualmente, a ciclo Gagnor concluso, vedremo sul Fuoriserie riprese determinate questioni. E poi ripeto, se al lettore non sono piaciute queste storie di PK non è obbligato a comprare l'eventuale seguito. Se invece gli sono piaciute e non le vuole monche continua a comprare Topolino Fuoriserie. Lo stesso vale per Vertigo. Magari il lettore appassionatosi comincia a comprare Topolino ogni settimana e inizia a seguire anche altre serie: la redazione tra l'altro è riuscita a fidelizzare un lettore in più.
                          Stai decontestualizzando di nuovo, i casi sono diversi. Se non sbaglio, in Pk i punti in sospeso non riguardano la trama verticale della storia, ma quella orizzontale. In Vertigo, la trama è trattata da orizzontale quando io la vedrei meglio verticale. Immaginati se, in un giallo, all'ultima pagina ti dicessero: «Tra qualche mese uscirà il volume in cui forse scoprirai il colpevole»
                          -ilFu

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                            Re:Topolino 3396
                            Risposta #27: Venerdì 25 Dic 2020, 15:50:32
                            Vediamo se ho capito bene: in questa terza storia si acciuffa l'antagonista ma non si sa minimamente il movente. Giusto?

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                              Re:Topolino 3396
                              Risposta #28: Venerdì 25 Dic 2020, 15:54:10
                              Primo premio per te! Hai sintetizzato in una riga almeno due post.

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                                Re:Topolino 3396
                                Risposta #29: Venerdì 25 Dic 2020, 16:17:02
                                Beh messo così forse era meglio rinviare l'arresto e poi presentare delle dovute giustificazioni per il suo operato nella prossima storia che finire il tutto in fretta e furia. Mi sembra una storia dei Mercoledì di Pippo.
                                Topolino: << Confessa, qual'è il tuo movente?>> Mr. Vertigo: <<Non lo so, l'autore ha deciso che dovevo finire in galera e così è stato! Non mi ha detto nient'altro.>>   ;D ;D

                                 

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