Tornato poco fa dal cinema.
Ratatouille è, nel complesso, un film divertente, allegro, riuscito.
Diceva Walt Disney: "
Se puoi sognarlo puoi farlo" e Remy è un simpatico topolino della Parigi degli odori.
Ha un olfatto così sviluppato che è in grado di ambientarsi nel fugace regno degli odori. Questa è la sua chiave d'accesso per un mondo diverso dal suo: quello degli uomini.
A differenza dei topi gli uomini non si procurano il cibo per sopravvivere. Loro sperimentano, creano, fanno arte.
Remy è un novello Jean Baptiste Grenouille del romanzo
Il Profumo di Patrickl Suskind, ma che preferisce i fornelli ai distillati di profumi.
Tutti possono cucinare, se vogliono farlo.
E lui conquista gli uomini in questo modo.
C'è un ragazzo che lo aiuto, uno sguattero che diventa chef in men che non si dica e che si innamora della classica brunetta parigina coi capelli a caschetto.
C'è una lettera: un testamento che non darà Cartoonia ai Cartoni come accadde al suo collega Roger Rabbit ma darà una cucina al legittimo erede.
L'azione non manca: inseguimenti in cucina come in
Chi ha paura delle streghe?. solo che qui non ci sono streghe che trasformano i bambini im topi...
Ci sono, in compenso, un piccolo chef cinese che diventa paranoico con i topi; l'agente sanitario che arriva al momento meno opportuno e un lontano parente di una Crudelia de Mon: un critico culinario.
Ma anche i cattivi diventano buoni, e per farlo devono tornare ad essere bambini, a ricordarsi di come vedevano il mondo. E basta solo un assaggio.
Tuttavia, qualcosa non convince nell'opera.
Il piccolo Remy porta avanti da solo l'intera storia: è più umano lui che tutti i cuochi messi assieme. Il suo amico immaginario prende il posto del Grillo Parlante.
Molto sa di già visto, sebbene la Pixar, per restare in tema, sa amalgamare con la giusta salsina che camuffa un po' i sapori già degustati.
Piatto buono ma non nuovissimo, insomma.
Buon appetito ugualmente