Paperino nel Mondo della Matemagica (Donald in Mathmagicland) 1959
Fin dai tempi dei suoi primi corti, a metà degli anni '30, Paperino iniziò a ritagliarsi da subito un ruolo da protagonista assoluto: già ne
Il Concerto Bandistico (1935), primo cartoon ad ospitare sia Mickey che Donald, il Papero riesce a rubare facilmente la scena al Topo, che, negli anni, verrà pian piano accantonato in favore del rivale. Non è un caso, quindi, che in occasione della realizzazione dei due lungometraggi ad episodi
Saludos Amigos (1943) e
I Tre Caballeros (1945), volti ad accattivarsi le simpatie del pubblico centro e sudamericano, Topolino non compare, lasciando libero spazio a Pippo e Paperino (quest'ultimo protagonista di ben due sequenze su quattro nel primo film e star assoluta del secondo).
E se negli anni '40 spopolavano gli
How to di Goofy, esilaranti guide alle attività più disparate, nel decennio successivo, realizzando prodotti di genere documentaristico o didattico (come la breve serie
How to Have an Accident), la scelta del protagonista non poteva che ricadere sullo starnazzante papero, ormai divenuto una vera e propria icona della Disney stessa. Il risultato di tale scelta lo si può osservare in produzioni come
Paperino nel Mondo della Matemagica: il carattere di Donald ben si adatta a questo tipo di narrazione, laddove, invece, un Pippo od un Topolino sarebbero risultati fin troppo passivi.
L'inizio della vicenda ci introduce direttamente al documentario vero e proprio senza preamboli di sorta, con un Paperino vestito da esploratore che si addentra in una foresta a dir poco singolare, abitata da creature che paiono uscite dritte dritte da
Alice nel Paese delle Meraviglie (ed un rimando diretto all'Alice di Carroll è presente nella sequenza degli scacchi). Il narratore, lo Spirito d'Avventura, comincia da subito a descrivere le meraviglie della matematica, mostrando non solo animazioni dimostrative, ma anche sequenze live-action. Dal punto di vista tecnico, infatti, qui non manca assolutamente nulla: si passa dalle scene animate tradizionalmente con Paperino alla stop-motion della scena degli scacchi, passando per il già citato live-action e la tecnica mista nella sequenza del biliardo. Da tutto questo il personaggio di Donald ne esce davvero bene, è non c'è da meravigliarsi, quindi, se verrà nuovamente reclutato in altre occasioni, quali il corto
The Litterbug (1961) o il mediometraggio, assai simile a
Nel Mondo della Matemagica,
Paperino e la Ruota (1961), che, esattamente come il precedente, godrà anche di una riduzione a fumetti ad opera di Tony Strobl.
L'Arca di Noè (Noah's Ark) 1959
Sin dagli anni '20 l'animazione disneyana era sinonimo di tecnica tradizionale, di disegni a matita animati. Certo, già nei suoi primi lavori Walt implementò nuove tecniche, come quella mista che era alla base della serie di
Alice e che si svilupperà maggiormente dagli anni '40 in poi, ma gli elementi animati lo erano sempre nel solito modo.
Noah's Ark dà una svolta a tutto questo. Mai prima di allora si era tentato qualcosa di simile e, probablimente, è proprio questo uno dei motivi per cui la tecnica a passo uno o stop-motion non venne poi più utilizzata dalla Disney fino all'arrivo di Tim Burton che, prima con il corto
Vincent (1982), poi, in qualità di soggettista e produttore, con il lungometraggio
The Nightmare Before Christmas (1993), riportò in auge questa tipologia di animazione nella Casa del Topo e, più in generale, nel panorama cinematografico. Certo, prima di Burton ce ne furono di eccezioni, come, per esempio, alcune sequenze del mediometraggio
A Symposium on Popular Songs (1962) o la famosa scena del riordino della stanza in
Mary Poppins (1964), ma si trattava appunto di brevi spezzoni.
L'Arca di Noè è, invece, una featurettes della durata di ben 20 minuti, il che, allo stesso tempo, è un vantaggio ed un difetto: un margine di tempo così considerevole permette di mettere in luce le potenzialità della nuova tecnica, ma è pur vero che questo determina una dilatazione della narrazione che, viste anche le pur ridotte possibilità della stop-motion, non permette di mettere in scena una vicenda assai articolata o setting molto vari: buona parte della storia si svolge in una claustrofobica stanza della famosa Arca, tra uomini con il mal di mare ed animali gelosi. Insomma, sebbene l'inizio sia piuttosto promettente, con la divertente sequenza della costruzione della nave, i ritmi si fanno pian piano più lenti procedendo nella visione, con interminabili parate di animali e noiosi balletti. La tecnica nuda e cruda è anche buona, sebbene a tratti fin troppo artigianale (il corpo dell'alce costituito da una boccetta di medicinali), ma può anche darsi che si tratti di un effetto voluto, volto a sottolineare la capacità di creare una cosa del genere con oggetti di uso quotidiano. Immedesimandosi, però, nello "spettatore qualunque" del 1959, abituato a prodotti di gran lunga diversi (ed oserei dire migliori), si potrebbe pensare che il successo non abbia coronato questo progetto, immaginando, quindi, il motivo per cui la Disney non abbia proseguito su questa strada. Una strada che, in un lontano futuro, avrebbe portato alla realizzazione di prodotti eccellenti, addirittura meritevoli di un Academy Award.