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Mediometraggi Disney

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    Re: Mediometraggi Disney
    Risposta #15: Martedì 4 Set 2012, 00:21:57
    E comunque è Walt stesso a dire che Paperino ha invitato i nipotini a raggiungerlo da lui. Ciò significa che le storie che pubblicano sono solo quelle in cui i nipotini vivono lì.. Ecco dove sono i genitori: fuori dalle inquadrature :)
    « Ultima modifica: Martedì 4 Set 2012, 00:22:12 da New_AMZ »
    "Una omnia di Scarpa è un po' come avere la discografia completa dei Beatles, o un "vocabolario" del fumetto Disney." - cit.

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      Re: Mediometraggi Disney
      Risposta #16: Martedì 4 Set 2012, 00:48:44
      Ma difatti, mentre nel fumetto la questione è più spinosa, dato che è sottinteso che i nipotini vivano con Paperino, nell'animazione i tre non compaiono sempre (anzi, a partire dalla fine degli anni '40 spariranno quasi del tutto), avvalorando la tesi della visita occasionale.
      « Ultima modifica: Martedì 4 Set 2012, 00:49:11 da JAMPY318 »

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        Re: Mediometraggi Disney
        Risposta #17: Lunedì 17 Set 2012, 23:04:00
        Freewayphobia 1965

        I due mediometraggi animati della serie Freewayphobia, The Art of Driving the Super Highway e Goofy's Freeway Trouble, escono nei cinema nel 1965, all'indomani del successo di Mary Poppins. Rispetto a qualche anno prima, il panorama era profondamente mutato: la produzione cortometraggistica regolare si era ormai conclusa, l'era xerox era cominciata e l'animazione si avviava ad un lento ma inesorabile declino. Freewayphobia è però un prodotto di altri tempi, un perfetto esempio di edutainment Disney, uno strano incrocio tra un prodotto didattico ed un How To, con tanto di pippidi protagonisti. A dire il vero, Goofy è protagonista perlopiù del secondo, limitandosi a fare da manichino per crash-test del primo, che mostra cosa fare e non fare alla guida, illustrando le diverse tipologie di automobilista, recuperando addirittura il Mr. Wheeler del corto classico Motormania, da cui ricicla qualche animazione.
        A livello di intrattenimento, Goofy's Freeway Trouble risulta assai migliore del mediometraggio precedente che mancava di concisione, finendo per riproporre fino alla nausea le stesse sequenze animate da incidente. Non che Freeway Trouble sia meno ripetitivo, ma almeno qui le gag a la How To hanno più spazio, con grande giovamento per la visione. Nonostante l'età, però, i due mediometraggi appaiono ancora freschi ed attuali, nonostante per l'epoca le autostrade fossero ancora una novità.
        L'era dei corti didattici si era ormai conclusa ed erano lontani i tempi delle serie del Grillo Parlante che dispensava regole di buon comportamento. Già dal seguente Winnie the Pooh Orsetto Ghiottone si sarebbe seguita una strada completamente diversa. Ed anche la carriera di Pippo avrebbe subito una brusca battuta d'arresto; per rivederlo nelle sale cinematografiche, infatti, bisognerà attendere quel Canto di Natale di Topolino che nel 1983 avrebbe riportato alla ribalta l'intera banda Disney.

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          Re: Mediometraggi Disney
          Risposta #18: Sabato 6 Ott 2012, 11:29:38
          Winnie the Pooh Orsetto Ghiottone (Winnie the Pooh and the Honey Tree) 1966

          Con Winnie the Pooh la produzione mediometraggistica disneyana volta pagina. I tempi dei prodotti didattici sono terminati e d'ora innanzi le featurettes tratteranno quasi esclusivamente di vere e proprie storielle, esattamente come quel Il Mio Amico Beniamino che aveva inaugurato la serie. Certo, a sbugiardare tutto ciò ci sarebbero i due mediometraggi Paperone e il Denaro e It's Tough to Be a Bird, ma mentre il primo è davvero un prodotto didattico in stile anni '50, il secondo è un concentrato di sequenze umoristiche, a tratti anche piuttosto surreali, che pongono in secondo piano lo spirito documentaristico della narrazione. Ma lo stesso Winnie Pooh è un prodotto assai atipico: Walt, infatti, aveva ottenuto i diritti sui libri dello scrittore inglese Alan Alexander Milne, ma per fidelizzare maggiormente il pubblico americano, che non conosceva l'orsetto di pezza, aveva preferito strutturare il progetto in tre uscite mediometraggistiche, a distanza di qualche anno l'una dall'altra, da far poi confluire in un vero e proprio lungometraggio. Winnie the Pooh Orsetto Ghiottone è il primo di queste tre featurettes ed esce nel 1966, in piena epoca xerox, due anni dopo Mary Poppins ed uno prima de Il Libro della Giungla. L'impatto col mondo del Bosco dei 100 Acri potrebbe non essere dei migliori per lo spettatore: i ritmi sono piuttosto lenti, i personaggi non mostrano ancora tutto il loro potenziale e il loro apparente infantilismo lascia perplessi ad una prima visione. La musica, curata dai grandissimi fratelli Sherman, già premiati con l'Oscar per Mary Poppins, non aiuta certo a sminuire il senso di infantilismo e piattezza che traspare dall'opera, utilizzando canzoncine sciocche che alle orecchie degli spettatori rischiano di far bollare la cosa come un semplice prodotto per bambini. Ma non è certo qui che il progetto Winnie Pooh voleva andare a parare e nell' ottica di un'introduzione questo mediometraggio funziona eccome. Anche perchè dei veri e propri colpi di genio ci sono eccome: aldilà di certe frasi e idee di Pooh, come quella della nuvoletta di pioggia, l'intera featurette è cosparsa di tocchi umoristici davvero notevoli, dal gioco di parole di De Castor, (incomprensibile in italiano) con cui ammette bellamente di essere un personaggio estraneo al libro, alla metanarratività del volo finale di Pooh che, come dice lo stesso De Castor rivolgendosi al narratore, "rischia di uscire fuori dal libro". Insomma, le basi per i successivi prodotti pooheschi sono state poste e già con il seguente Troppo Vento per Winnie the Pooh la serie sarà dalle parti del capolavoro.

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            Risposta #19: Martedì 22 Gen 2013, 18:44:29
            Paperone e il Denaro (Scrooge McDuck and Money) 1967

            Tra i personaggi fumettistici disneyani, Paperon de' Paperoni (Scrooge McDuck, in originale) è sicuramente quello che ha goduto di un successo presocchè immediato. Creato dal cartoonist Carl Barks per la storia a fumetti Paperino e il Natale sul Monte Orso (1947) come semplice comprimario, lo zio di Donald assurse ben presto a vero e proprio protagonista, dal carattere (e dal passato) ben definito, e già nel 1953 la Dell, casa editrice detentrice dei diritti sui fumetti disneyani, decise di dedicargli una testata apposita, l'omonima Uncle Scrooge. Una carriera illustre e fulminea, quindi, che sarebbe stata coronata addirittura da un cortometraggio animato, messo in produzione a metà degli anni '50, che avrebbe visto Paperone alle prese con un topo rosicchia-denaro. Il progetto venne, però, ben presto accantonato e la spiegazione che se ne diede fu che un personaggio tanto attaccato al denaro non sarebbe risultato divertente: ad onor del vero, Paperone non era certo un personaggio adatto a quell'umorismo slapstick che tanto impazzava negli anni '40 e '50, ma una fugace apparizione animata la ebbe comunque nella sigla del programma televisivo Mickey Mouse Club (1955).
            Ci vollero, così, esattamente vent'anni per poter assistere all'esordio cinematografico di Scrooge, all'interno del mediometraggio Paperone e il Denaro, che trattava, in puro stile didattico disneyano, di denaro ed economia: un ambito in cui il personaggio era sicuramente a proprio agio. Il pretesto per mettere su questa lezioncina è una visita di Qui, Quo e Qua (assenti da parecchio dall'ambito cinematografico) nel deposito del ricco parente, per la prima volta mostrato mentre sguazza nel proprio denaro, esattamente come avveniva nelle storie di Barks, che, proprio nel 1967, concludeva la propria venticinquennale carriera fumettistica. Graficamente parlando, però, questo Paperone è assai distante dalla caratterizzazione originale: provvisto di insolite basette grigie, di una palandrana rossa (anzicchè blu) e di classici occhiali (in sostituzione dei tipici pince-nez), il suo aspetto ricorda molto quello di Pico de' Paperis. Una caratterizzazione grafica che, eccezion fatta per il mediometraggio Pippo nel Pallone, la serie televisiva Duck Tales e il lungometraggio derivato da questa Zio Paperone alla Ricerca della Lampada Perduta, manterrà in tutte le sue apparizioni animate.
            Diretto da Hamilton Luske e curato, fra gli altri, dal veterano Ward Kimball, Paperone e il Denaro riduce a minimi storici, per l'epoca, la resa grafica della tecnica xerografica, proponendo un tratto pulito che difficilmente si vedrà negli anni immediatamente seguenti; abbinato nelle sale a Il Libro della Giungla, il corto è, inoltre, una delle prime produzioni ad uscire all'indomani della morte di Walt Disney e porta avanti un certo tipo di animazione didattica che aveva impazzato negli anni '50 per poi venire del tutto accantonata in seguito. Paperone e i nipotini, dal canto loro, sarebbero invece riapparsi sedici anni dopo nel mediometraggio Canto di Natale di Topolino (1983) e sarebbero stati i protagonisti assoluti della gloriosa serie Duck Tales (1987-1990) che si sarebbe protratta per tre stagioni e cento episodi.
            « Ultima modifica: Giovedì 24 Gen 2013, 00:13:52 da JAMPY318 »

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              Risposta #20: Mercoledì 23 Gen 2013, 15:39:07
              Troppo Vento per Winnie the Pooh (Winnie the Pooh and the Blustery Day) 1968

              Dopo una pausa di due anni, il progetto Winnie the Pooh riprende, proponendo il secondo dei tre mediometraggi sull'orsetto. E mentre Winnie the Pooh Orsetto Ghiottone, introducendo lo spettatore nel Bosco dei 100 Acri e presentandone i personaggi, poteva apparire melenso e noioso, questo Troppo Vento per Winnie the Pooh eleva al massimo i punti di forza della serie.
              Uscito nel Natale del 1968 e vincitore di un Oscar per il miglior cortometraggio animato, Winnie the Pooh and the Blustery Day è unanimemente ritenuto il migliore dei mediometraggi dell'orso di pezza ed è anche quello narrativamente più vario. La featurette adatta, infatti, ben quattro capitoli di tre diverse raccolte di Milne, proponendo una vicenda dalle sequenze ben distinte l'una dall'altra. Ad agevolare la narrazione vi sono, poi, ben sei canzoni dei fratelli Sherman, compositori Disney per eccellenza del periodo, che propongono un commento musicale, ricco di reprise di brani del mediometraggio precedente, di gran lunga più efficace ed incisvo di quello di Winnie the Pooh Orsetto Ghiottone. Si comincia con la classica Winnie the Pooh, che accompagna l'altrettanto classica introduzione in live-action nella stanza di Christopher Robin, e si prosegue con A Rather Blustery Day, che accompagna la sequenza iniziale in cui Pooh se ne va in giro ad augurare a tutti un buon Ventodì, concetto disneyanissimo, e che fa il paio con la buffa e "scioccherella" Up, Down and Touch the Ground del primo mediometraggio. The Wonderful Thing About Tiggers accompagna, invece, l'entrata in scena di Tigro, uno dei due nuovi personaggi qui introdotti (l'altro è Pimpi), che infonderà in Pooh la paura degli Efelanti e delle Noddole, che esploderà poi nella sequenza migliore di tutte. Heffalumps and Woozles, infatti, descrive il fantasioso, e per certi versi inquietante, sogno dell'orsetto, che presenta chiarissimi rimandi alla celeberrima Pink Elephants on Parade di Dumbo, riciclandone anche qualche animazione, e mostrando gli animali descritti da Tigro, i cui nomi sono un'evidente storpiatura infantile, elemento, questo, assai presente nel mondo del Bosco dei 100 Acri e che ricorda allo spettatore che ciò a cui assiste è pur sempre frutto della mente di un bambino. Chiudono il mediometraggio l'orecchiabile The Rain Rain Rain Came Down Down Down, che descrive il violento nubifragio che si abbatte sul Bosco sciogliendo letteralmente le parole del libro, e l'allegra Hip-Hip Pooh-Ray, che chiude festosamente la featurette.
              Pur essendo stato prodotto in piena epoca xerox, Troppo Vento per Winnie the Pooh non presenta le "smatitate" tipiche di questa tecnica, proponendo, invece, uno stile assai curato, più simile a quello dei primi anni '80 ed apparendo, quindi, più moderno rispetto al precedente Winnie the Pooh Orsetto Ghiottone. A questo mediometraggio ne seguiranno, poi, altri due, ma di questi solo A Tu per Tu con Winnie the Pooh verrà integrato nel lungometraggio finale del 1977. Ed è forse proprio in virtù del'uscita filmica che le tre featurette non sono attualmente disponibili singolarmente per il mercato Home Video, cosa che, in Italia, ha davvero del buffo, visto che Le Avventure di Winnie the Pooh non è mai uscito nei cinema mentre i tre mediometraggi furono distribuiti "a solo" in tre VHS diverse uscite alla fine degli anni '80.
              « Ultima modifica: Giovedì 24 Gen 2013, 00:18:34 da JAMPY318 »

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                Risposta #21: Mercoledì 23 Gen 2013, 17:48:49
                It's Tough to Be a Bird 1969

                It's Tough to Be a Bird è il prodotto più atipico ed inaspettato del periodo xerox: in un'epoca caratterizzata da una forte crisi del cinema d'animazione e in cui si tendeva ad essere il più tradizionalisti possibili, questo mediometraggio di una ventina di minuti appare invece rivoluzionario ed intriso di uno humor dissacrante e moderno. A dirigerlo è il veterano Ward Kimball, che aveva già realizzato la particolarissima serie Adventures in Music, proponendoci un prodotto didattico sì, ma nel modo più estremo possibile: il caos artistico regna sovrano e a scene di carattere divulgativo si alternano sequenze di puro delirio, in cui le frecciatine ironiche e le sequele di gag scorrono a ritmo indiavolato sullo schermo. A far da maestro di cerimonie è un simpatico uccellino rosso che, nell'esposizione sulla vita dei volatili, parte dall'assunto che essere un pennuto è davvero difficile e molto pericoloso, soprattutto a causa dell'uomo, geloso di loro perchè incapace di volare. Un presupposto che fornisce il pretesto per comicissime ed irresistibili sequenze didattiche, dalla storia dell'evoluzione degli uccelli fino al "Giorno dell'Avvoltoio" che si tiene ogni anno nella cittadina americana di Hinckley, passando per creature leggendarie o estinte quali la Fenice e il Dodo. Ma è il finale ad essere la vera perla del mediometraggio: quanto di più trasgressivo abbia mai proposto la Disney, una carrellata di immagini semi-animate tratte da mezza iconografia mondiale, accompagnate da un brano musicale beat, che si susseguono in un caotico delirio visivo, pieno zeppo di trovate di ogni tipo, e che culmina nella scena finale, in cui si avrà modo di omaggiare perfino Mary Poppins.
                Un prodotto singolare, quindi, ma animato da una formidabile verve creativa, forse influenzata anche dal fermento culturale di quelli anni, e che ebbe modo di essere giustamente premiato dalla giuria dell'Academy che gli conferi un Oscar per il miglior cortometraggio animato. It's Tough to Be a Bird è, però, uno dei prodotti dimenticati della filmografia disneyana, forse proprio a causa della sua atipicità che, però, dimostra come gli Studios non siano mai stati solo principesse e canzonette.
                « Ultima modifica: Giovedì 24 Gen 2013, 00:21:37 da JAMPY318 »

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                  Risposta #22: Giovedì 24 Gen 2013, 17:24:43
                  Uomini, Mostri e Misteri (Man, Monsters and Mysteries) 1974

                  Sono svariati i motivi per cui Uomini, Mostri e Misteri rappresenta un caso atipico nella sconfinata filmografia disneyana.
                  Uscito a metà degli anni '70, in piena crisi dell'animazione, il mediometraggio è l'ultimissimo prodotto appartenente al filone dell'intrattenimento didattico che aveva spopolato negli anni '50. E, difatti, pur essendo uscito in epoca xerox, questo Man, Monsters and Mysteries è stilisticamente più vicino alle produzioni di quelli anni, prima su tutte la featurette Eyes in Outer Space, di cui recupera anche l'uso della tecnica mista: l'intera pellicola, infatti, è costituita da un vero e proprio documentario live-action sul mostro di Loch Ness, in cui gli unici elementi animati sono rappresentati da due brevi excursus, rispettivamente sull'immaginario umano e sulla storia degli avvistamenti di Nessie (dallo stile assai minimalista), e dal mostro stesso, che da metà mediometraggio in poi si occupa di fornire le prove della propria esistenza, riproponendo anche una breve sequenza  tratta da La Sagra della Primavera di Fantasia. Nonostante tutto, però, l'andamento documentaristico non annoia assolutamente e i venticinque minuti di durata del filmato scorrono via in maniera piacevolissima, arricchendosi di una vena di poesia sul finale. Certo, non mancano facilonerie ed errori a livello scientifico, basati anche sulle conoscenze del periodo (i rettili marini considerati dinosauri!), ma anche da questo punto di vista il cartoon sa farsi perdonare, proponendo vere e proprie chicche per gli appassionati di paleontologia, in special modo quella sul celacanto.
                  Curiosamente, Uomini, Mostri e Misteri non venne distribuito nelle sale cinematografiche d'oltreoceano, mentre questo onore gli venne tributato qui in Europa. Tuttavia, anche questo titolo, probabilmente, sarebbe stato dimenticato, se non fosse stato per il suo inserimento tra i contenuti speciali del DVD di Elliott, il Drago Invisibile, film assai simile alla featurette, per certi aspetti, e che, esattamente come Man, Monsters and Mysteries, rappresentò la fine di un'epoca.
                  « Ultima modifica: Giovedì 24 Gen 2013, 22:19:05 da JAMPY318 »

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                    Re: Mediometraggi Disney
                    Risposta #23: Venerdì 25 Gen 2013, 13:48:11
                    A Tu per Tu con Winnie the Pooh (Winnie the Pooh and Tigger Too!) 1974

                    Ben sei anni separano la seconda e la terza featurette di Winnie the Pooh, un periodo in cui la Disney, orfana della guida di Walt e colpita dalla crisi del cinema d'animazione, aveva prodotto ben poco per il cinema. Difatti, i due mediometraggi distribuiti nel 1974, Uomini, Mostri e Misteri e questo A Tu per Tu con Winnie the Pooh, funsero da tappabuchi per quei quattro anni di vuoto che separarono Robin Hood da Le Avventure di Winnie the Pooh e Le Avventure di Bianca e Bernie.
                    Nonostante tutto, però, non si può certo definire Winnie the Pooh and Tigger Too! un prodotto di scarsa qualità: l'animazione si assesta su livelli molto alti (pur con continue deformazioni fisionomiche dei personaggi, Pooh in primis) e riduce al minimo gli effetti grafici dovuti al processo xerox; sul piano narrativo, siamo, forse, di fronte al mediometraggio migliore dei tre, in cui la compattezza dello story-telling consente di raccontare una vicenda ben definita senza inutili divagazioni, perdendo, però, la suggestione delle atmosfere di quel piccolo capolavoro che era Troppo Vento per Winnie the Pooh. La storia, che adatta due capitoli della seconda raccolta sull'orsetto, è incentrata sui tentativi di Tappo di costringere Tigro a non saltare più: una vicenda, in fin dei conti, piuttosto banalotta, ma raccontata con uno stile inimitabile che riporta in auge lo spirito metanarrativo della serie e il pensiero laterale dei personaggi. Grande rilievo assume il narratore che, mentre nei precedenti mediometraggi si ritagliava uno spazio assai risicato, qui, addirittura, riveste il ruolo di risolutore della vicenda da novello deus ex machina. Passando alla musica, la ricchezza di Troppo Vento per Winnie the Pooh non viene riproposta e i due brani presenti sono entrambi canzoni riciclate: Winnie the Pooh accompagna, come al solito, la sequenza di apertura in live-action, mentre The Wonderful Thing About Tiggers funge da vera e propria colonna sonora, accompagnando l'intera visione con reprise strumentali e cantati.
                    Un prodotto realizzato in un'epoca di estrema decadenza per il medium animato, quindi, che, però, non rinuncia a chiudere in maniera quantomeno accettabile la triade di Pooh che, solo tre anni dopo, sarebbe stata riunita nel lungometraggio definitivo, quel Le Avventure di Winnie the Pooh che avrebbe dato al progetto un finale (quasi) definitivo che avrebbe rappresentato uno dei punti più intensi e poetici della filmografia disneyana. Seguendo, così, l'idea originaria del defunto Walt, gli Studios avrebbero, quindi, considerato quel lungometraggio come uno dei loro film regolari, conferendogli il prestigioso titolo di 22° Classico Disney.

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                      Re: Mediometraggi Disney
                      Risposta #24: Sabato 2 Feb 2013, 15:15:56
                      L'Asinello (The Small One) 1978

                      Quando si parla del ricambio generazionale avvenuto in Disney nei primi anni '80, che si riflesse nella lavorazione di Red & Toby, ci si dimentica spesso che, tra i Nove Vecchi, i collaboratori stretti di Walt, e le nuove leve, rappresentate da talenti del calibro di Glen Keane, Andreas Deja ed Eric Goldberg, vi fu una sparuta schiera di artisti che lavorarono agli Studios Disney nel corso degli anni '70. Di questa "generazione di mezzo", la personalità di maggior spicco è di gran lunga Don Bluth, talentuoso animatore che, al suo arrivo in Disney, divise in due gruppi quelli che ci lavoravano: c'era chi lo vedeva come un novello Walt Disney, capace di coordinare e di far presa sui suoi collaboratori, e chi, al contrario, lo riteneva uno spudorato arrivista, desideroso di prendere il comando del reparto animazione. Ma esulando dalle questioni aziendali, c'è da dire che lo stile di Bluth appare alquanto singolare e non perfettamente in linea con quella che è la poetica disneyana. E se c'è un prodotto che esprime appieno gli aspetti peculiari di questo artista, questo è proprio L'Asinello.
                      Prima ed unica regia disneyana di Don Bluth (se escludiamo la gestione del comparto animato in Elliot, il Drago Invisibile), The Small One rientra tra le opere più atipiche degli Studios: uscito negli USA nel dicembre del 1978, abbinato ad una riedizione di Pinocchio, presenta nei credits una miriade di nomi piuttosto sconosciuti, appartenenti a quella generazione di mezzo di cui faceva parte lo stesso Bluth e che, all'indomani del passaggio di consegne avvenuto con Red & Toby, lascerà pian piano la Disney. La storia del mediometraggio, usato come tappabuchi produttivo in quei quattro anni che separano Le Avventure di Bianca & Bernie dallo stesso Red & Toby, è abbastanza semplice ma, allo stesso tempo, terribilmente intensa: nella Palestina dell'occupazione romana, un bambino è costretto a vendere un vecchio asinello con cui è cresciuto, Piccolo, che, ormai, non riesce più a sostenere il peso della fatica della proprie mansioni. Si capisce, quindi, quanto sia pesante e malinconica l'aria che si respira fin dall'inizio del corto, forse il più commovente della filmografia disneyana assieme al successivo La Piccola Fiammiferaia. La singolarità del mediometraggio, però, non si ferma qui ed, anzi, si estende anche all'animazione: eccezion fatta per il bambino, copia sputata di Mowgli, e per Piccolo, che presenta una mimica facciale assai simile a quella di Eliott e che precorre quella di Quasimodo, i personaggi sono tratteggiati perlopiù in maniera caricaturale, quando non fotorealistica (nel caso del padre, del soldato e del conciatore), un trattamento che accentua ancor di più il disagio per un mondo dipinto come buffo e grottesco ma anche crudo e realistico. La regia di Bluth, in questo senso, si rivela assolutamente azzeccata, facendo procedere di pari passo la narrazione materiale con quella emozionale. Di pecche, però, ce ne sono eccome e quella che risalta maggiormente è la scelta di affidare gli interludi comici, nelle intenzioni volti a sdrammatizzare l'atmosfera, all'inutilissimo terzetto di mercanti, personaggi davvero poco riusciti e a dir poco grotteschi, ai quali, però, è affidato uno dei tre brani musicali del mediometraggio, la malposta e ripetitiva The Merchant's Song, scritta dallo stesso Bluth, che precorre il cattivo uso delle canzoni che l'animatore farà nei suoi lavori successivi. Assai migliori sono, invece, gli altri due pezzi, Small One, malinconicissimo brano che accompagna i credits, che ci mostrano l'intenso rapporto tra il bambino ed il suo asinello, e che, attraverso un reprise, fungerà anche da chiusa del corto, e la delicata ma intrinsecamente triste A Friendly Face, dal cantato poco orecchiabile, ed unica canzone a non essere scritta da Don Bluth. Alle strumentali, troviamo, invece, Robert F. Brunner, compositore disneyano di vecchia data che si era occupato principalmente di film live-action e qui al suo unico lavoro in animazione.
                      Nonostante il finale dai richiami religiosi, la storia natalizia de L'Asinello non appare affatto pretestuosa ed, anzi, dimostra una volta di più come l'animazione non sia assolutamente un ambito prettamente umoristico, un insegnamento che il mondo del cinema ha recepito nuovamente solo negli ultimissimi anni. Dal canto suo, Don Bluth, terminata la lavorazione di Red & Toby, lasciò la Disney, portandosi dietro mezzo studio d'animazione ed aprendo una propria casa cinematografica che, nel corso degli anni '80, si rivelò essere una pericolosa concorrente per una Disney insicura, appena uscita da una crisi, dirigenziale ed artistica, durata quasi vent'anni. Ma, aldilà delle successive vicende aziendali, quel che ci resta è un capolavoro di semplicità ed umanità che, esattamente come Pinocchio, ci spinge a sperare e ad avere fede. E la presenza della Stella della dei Desideri in chiusura, mascherata da Stella Cometa, pare dirci proprio questo.
                      « Ultima modifica: Sabato 2 Feb 2013, 15:16:53 da JAMPY318 »

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                        Re: Mediometraggi Disney
                        Risposta #25: Lunedì 25 Feb 2013, 18:12:13
                        Il Canto di Natale di Topolino (Mickey's Christmas Carol) 1983

                        In quei tumultuosi ed innovativi anni '80 che videro l'arrivo di nuovi e giovani artisti e  i radicali mutamenti dirigenziali, l'uscita de Il Canto di Natale di Topolino rappresentò un vero e proprio ritorno al passato, anche se più nella forma che nella sostanza. Dopo trent'anni, finalmente, il Topo simbolo dell'azienda tornava nei cinema e, assieme a lui, buona parte del cast dei vecchi shorts animati, da Pippo a Paperino, passando per una miriade di personaggi provenienti dall'ambito lungometraggistico. La genesi di quest'opera risale alla metà degli anni '70, allorchè venne pubblicato un disco musicale che narrava la vicenda del celebre Canto di Natale di Charles Dickens, interpretato, però, dai personaggi Disney. Fu, però, solo nei primi anni '80 che Burny Mattinson (regista del mediometraggio) diede il via al progetto, coinvolgendo buona parte dei giovani talenti degli Studios, da Glen Keane a Mark Henn a John Lasseter. Mai, prima d'ora, s'era vista una storia dei personaggi classici in costume, almeno in ambito animato: già negli anni '40 il fumetto disneyano aveva iniziato a produrre una serie di versioni alternative dei classici della letteratura, sfociando, molto spesso, nella parodia; per pura coincidenza, poi, nel 1982 era già stata pubblicata una versione disneyana dell'opera di Dickens, scritta dal grande Guido Martina, che aveva come protagonista proprio Paperon de' Paperoni, personaggio che molto deve al Ebenezer Scrooge del Canto.
                        Al di là del soggetto, però, l'operazione stessa aveva un sapore molto classico e ciò è testimoniato da svariati elementi, tra cui l'immagine di apertura che ripropone il faccione di Topolino su sfondo giallo che caratterizzava i corti degli anni '30. Tuttavia, non di solo citazionismo può vivere una pellicola, ed ecco quindi il suddetto cast celebre interpretare la storia con uno stile ed un gusto assai più moderni delle produzioni del passato, proponendo una narrazione ed una regia assolutamente innovative. Dal canto loro, i giovani animatori mettono in mostra tutto il loro estro, infondendo nei personaggi una capacità recitativa fuori del comune, specialmente per quanto riguarda Scrooge. Anche musicalmente parlando si nota una sospensione fra antico e moderno, con una colonna sonora curata da Irwin Kostal che vanta anche un brano originale, Oh, What a Merry Christmas Day, che accompagna i credits d'apertura e il finale.
                        Un lavoro complessivamente assai riuscito, quindi, e unanimemente ritenuto un vero e proprio capolavoro. Non sarà, però, l'ultima volta che, in ambito disneyano, si ripescherà il racconto di Dickens: nel 2004 verrà, infatti, ripreso per il direct-to-video dei Toon Studios Ro e la Magia della Primavera, in cui l'ambientazione si sposta dal Natale alla Pasqua, con Tappo novello Ebenezer Scrooge, mentre è del 2009 la versione, molto fedele all'originale, realizzata dalla Imagemovers di Robert Zemeckis e che rappresenta il primo lavoro disneyano in Motion-Capture.

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                          Re: Mediometraggi Disney
                          Risposta #26: Martedì 26 Feb 2013, 13:39:42
                          Il Compleanno di Ih-Oh (Winnie the Pooh and a Day for Eeyore) 1983

                          Il progetto Winnie the Pooh, almeno per come lo aveva concepito Walt Disney, si poteva ritenere concluso con il lungometraggio a episodi del 1977 che raccoglieva i tre mediometraggi usciti in precedenza. Tuttavia, nel 1983 venne prodotto un quarto episodio della serie che adattava due ulteriori capitoli provenienti dalle prime due raccolte di Milne. Forse a causa dei molti progetti su cui gli Studi Disney erano a lavoro, però, il compito di animare Il Compleanno di Ih-Oh venne affidato ad una società esterna, la Rick Reinert Productions. Non era la prima volta che la Disney appaltava pellicole animate a studi esterni: già nel 1938, sempre per via di un'eccessiva mole di lavoro, la realizzazione grafica del cortometraggio Merbabies venne affidata  allo studio di Hugh Harman e Rudolph Ising, ex-collaboratori di Walt, che fecero un buon lavoro, pur rimanendo ben al di sotto del livello disneyano. E più o meno lo stesso si può dire del mediometraggio di Winnie Pooh: lo studio di Reinert se l'è cavata piuttosto bene con i personaggi del Bosco dei 100 Acri (sui quali aveva già lavorato un paio d'anni prima per il corto didattico Winnie the Pooh Discovers the Seasons), nonostante un character design piuttosto lontano da quello visto nei mediometraggi precedenti e scadendo spesso in un'animazione "gommosa", ricca di movimenti e pose estremi, e anche gli sfondi non solo male e non fanno rimpiangere troppo i fondali xerox dei precedenti lavori. La vicenda in sè, invece, risulta essere assai più infantile di quanto si sia visto in precedenza, non presentando alcun guizzo o trovata meta-narrativi, che erano divenuti il marchio di fabbrica della serie, eccezion fatta per un breve intervento del narratore, figura centrale nei tre mediometraggi classici e che, via via, perderà sempre più di importanza fin quasi a svanire del tutto nei lavori più recenti. Anche l'umorismo si fa assai meno surreale, facendo perdere ai personaggi quell'aura di ambiguità che ce li mostrava a metà tra stupidità e genialità. Musicalmente parlando, la featurette è assai povera, contando solo un brano cantato, l'ormai consueta canzone d'apertura Winnie the Pooh. Anche le strumentali, musicate da Steve Zuckerman, non sono nulla di chè e propongono, perlopiù, reprise musicali delle melodie dei mediometraggi classici.
                          Un prodotto un po' inusuale dunque che, più che altro, pare preannunciare la produzione della serie televisiva della fine degli anni '80 che avrebbe donato nuova linfa al filone di Winnie the Pooh, aprendo la strada ai sequel, direct-to-video e cinematografici, degli anni '90 e 2000.

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                            Re: Mediometraggi Disney
                            Risposta #27: Martedì 26 Feb 2013, 16:12:37
                            Pippo nel Pallone (Sport Goofy in Soccermania) 1987

                            Gli Studi Disney, al contrario di molte altre case di produzione, non si lanciarono mai nella realizzazione di prodotti animati di livello televisivo. Anzi, la tendenza, specie durante gli anni '50, era quella di traghettare la qualità cinematografica nel medium catodico. Ecco, quindi, che per le puntate degli special antologici disneyani di serie come One Hour in Wonderland, Disneyland o Walt Disney's Wonderful World of Colour, come anche quelle del celebre show The Mickey Mouse Club, venivano realizzate apposite sequenze animate prodotte dagli stessi reaprti di animazione che lavoravano ai lungometraggi. Tuttavia, negli anni che seguirono, la Disney mise da parte questo tipo di programmazioni, per puntare su semplici compilation di shorts classici, espediente che venne usato anche in ambito cinematografico per fare da tappabuchi fra l'uscita di un Classico ed un altro. Fu solo a partire dalla metà degli anni '80 che la Disney diede il via alla creazione di innumerevoli serie televisive, affidandone la realizzazione alla neonata Walt Disney Television Animation, nuovissimo studio d'animazione creato ad hoc. Tra tutte, la serie di maggior successo fu di gran lunga la celebre Duck Tales - Avventure di Paperi, la cui animazione era stata affidata, inizialmente, alla giapponese Tokyo Movie Shinsha (TMS). Duck Tales, oltre ad essere la prima serie animata disneyana a presentare trame di una certa complessità, rappresentò, soprattutto, un punto di contatto tra fumetto ed animazione, mettendo in scena un folto cast che, oltre a personaggi classici come Paperino o Qui, Quo, Qua ed altri creati ex-novo, vantava la presenza di character provenienti, prevalentemente, dal mondo dei comics del grande Carl Barks. Il protagonista, infatti, era proprio quel Paperon de' Paperoni che già aveva compiuto un paio di incursioni in opere animate, comparendo nella celebre sigla The Mickey Mouse Club March del già citato The Mickey Mouse Club, nel mediometraggio del 1967 Paperone e il Denaro, a lui intitolato, e nella featurette del 1983 Il Canto di natale di Topolino. Ma il Paperone delle Duck Tales aveva poco da spartire con le sue precedenti versioni cinematografiche, rivelandosi assai più fedele al modello fumettistico, a partire dalla caratterizzazione grafica, radicalmente diversa dal passato. Il cosmo paperopolese di Duck Tales, però, era già apparso in un mediometraggio uscito nello stesso anno in cui ebbe inizio la serie, il 1987, dal titolo Pippo nel Pallone. La genesi di questo prodotto è assai singolare: realizzato per il cinema, venne ritenuto immeritevole delle sale cinematografiche e venne dirottato in uno special televisivo che comprendeva materiale già visto. A lavorare a questa featurette furono pressappoco gli stessi artisti che un lustro prima avevano realizzato il corto Fun with Mr. Future, un gruppo di animatori e sceneggiatori che sarebbero in seguito divenuti famosi e che comprendeva personalità del calibro di Joe Ranft (futuro componente della Puxar), Tony Fucile (futuro animatore di Mufasa, Esmeralda e de Gli Incredibili), Kelly Asbury (regista di Shrek 2 e Gnomeo e Giulietta), Tad Stones e Chris Buck (Tarzan). Nonostante i nomi blasonati, però, Pippo nel Pallone risulta essere graficamente parecchio lontano dagli (altissimi) standard disneyani, apparendo quasi un prodotto di livello televisivo. La storia vede Sport Goofy (alter-ego di Pippo) allenare la squadra di calcio di Paperone affinchè questi possa recuperare un trofeo di grande valore donato per sbaglio a Qui, Quo, Qua e messo in palio nel torneo calcistico cittadino. Una trama che, in sè, ricorda parecchio quelle delle Duck Tales, con tanto di Banda Bassotti pronta a fare da antagonista per Paperone. Non è, quindi, azzardato vedere in Pippo nel Pallone una sorta di prova generale della serie che, a distanza di pochi mesi, riproporrà questa stessa versione dei personaggi e che avrà fra i suoi autori alcuni dei realizzatori della featurette. Nonostante tutto, però, Sport Goofy in Soccermania non è certo un prodotto da obliare od occultare, anche perchè simbolo di un'epoca tanto particolare per una Disney desiderosa di tornare ai massimi livelli in ogni campo dell'intrattenimento animato.

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                              Re: Mediometraggi Disney
                              Risposta #28: Giovedì 28 Feb 2013, 16:50:02
                              Il Principe e il Povero (The Prince and the Pauper) 1990

                              Gli anni '80 e '90 rappresentarono una vera e propria seconda epoca d'oro per i personaggi classici Disney. Recuperati per il mediometraggio Il Canto di Natale di Topolino del 1983, furono protagonisti di un grande rilancio che li avrebbe visti protagonisti di serie televisive (Duck Tales, Ecco Pippo) e veri e propri lungometraggi per il cinema, quali Zio Paperone alla Ricerca della Lampada Perduta e In Viaggio con Pippo, mentre alla fine degli anni '90 avrebbero avuto una serie tutta loro di cortometraggi animati, i Mickey Mouse Works, che sarebbero poi confluiti nella serie House of Mouse che prendeva in esame l'intero mondo dell'animazione Disney. Nel bel mezzo di questo rilancio, si colloca il mediometraggio Il Principe e il Povero, distribuito nei cinema nel Natale 1990, abbinato a Bianca e Bernie nella Terra dei Canguri. Fin dalle premesse ci si accorge di essere davanti ad un piccolo capolavoro. La scelta di rifarsi all'omonimo racconto di Mark Twain non era nuova, dato che già sette anni prima era stato fatto lo stesso col Canto di Natale di Dickens, ma il sapore della pellicola è assai più moderno di quello della featurette precedente. Il cast viene di molto ridotto e dalla coralità del Canto si passa ad una vera e propria avventura con protagonista il leggendario Trio Topolino-Paperino-Pippo, assente dagli schermi cinematografici da più di quarant'anni. Fa davvero piacere assistere ad una storia incentrata principalmente su Mickey dato che, per colpa di un foltissimo numero di comprimari, era dai primi anni '40 che non svolgeva il ruolo del protagonista ed è  deliziosa la sua caratterizzazione che esprime appieno quella semplicità e frizzantezza che tanti anni di storie fumettistiche gli avevano tolto. Ma anche i comprimari non sono da meno. Pippo fa da contrappunto comico, senza, però, rubare la scena, e lo stesso si può dire di Paperino, qui doppiato per la prima volta da Tony Anselmo in sostituzione dell'attempato Clarence Nash. Ovvia la scelta di Gambadilegno come villain, a capo di una guardia armata di faine provenienti dritte dritte da Le Avventure di Ichabod e Mr. Toad, mentre sorprendentemente azzeccata la scelta di Orazio quale precettore del principe, valorizzata da un eccellente doppiaggio italiano. Dal punto di vista dell'animazione, siamo su livelli altissimi. Superate le incertezze grafiche de La Sirenetta ed introdotto il sistema di colorazione CAPS, il risultato finale è stupefacente sia nell'espressività e nella recitazione dei personaggi che nella vivacità dei colori e nella resa delle ambientazioni. Il mediometraggio presenta, poi, ben due canzoni, di cui una reinterpretazione de La Donna è Mobile ad opera di Topolino e Pippo, e le strumentali, composte da Nicholas Pike, sono a dir poco eccezionali. Diretto ottimamente da George Scribner, co-regista di Oliver & Company, Il Principe e il Povero godette, in Italia, di un trattamento equiparabile a quello di un vero e proprio lungometraggio, potendo vantare anche un'ottima riduzione a fumetti realizzata da Sergio Asteriti e pubbilcata in due puntate su Topolino. Tuttavia, la featurette segnò anche la fine dell'epoca d'oro dei mediometraggi la cui formula, dopo aver imperato per un trentennio, sarebbe stata messa da parte, in favore di quella cortometraggistica, e sarebbero passati vent'anni prima che una coppia di elfi la riportasse in auge.
                              « Ultima modifica: Giovedì 28 Feb 2013, 16:59:32 da JAMPY318 »

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                                Re: Mediometraggi Disney
                                Risposta #29: Mercoledì 6 Mar 2013, 13:02:49
                                Lanny & Wayne - Missione Natale (Prep and Landing) 2009

                                Passarono ben vent'anni da Il Principe e il Povero prima che i WDAS tornassero a proporre la formula del mediometraggio. A riesumare il filone fu Prep and Landing, uno special televisivo di circa venti minuti trasmesso sulla ABC nel dicembre del 2009. L'idea di questa featurette era stata proposta un paio d'anni prima da Chris Williams, co-regista di Bolt, e, originariamente, sarebbe dovuta rientrare nel programma di rilancio dei cortometraggi voluto da John Lasseter. Vista l'ambientazione e i setting del mediometraggio, però, la Disney pensò bene di dirottarlo in TV, esattamente come facevano da qualche tempo altri studi d'animazione, Dreamworks in primis, che, nel periodo di Natale, proponevano al pubblico televisivo cortometraggi nuovi di zecca, di qualità rigorosamente cinematografica, facendosi, così, parecchia pubblicità. Ma Prep and Landing è un prodotto lontano anni luce da roba come Shrekkati per le Feste, sia per la storia che per l'animazione. Per quanto riguarda la prima, c'è da dire che lo spunto di partenza è assolutamente fenomenale oltre che molto pixariano: gli elfi di Babbo Natale visti non solo come semplici fabbricanti di giocattoli, ma anche come veri e propri agenti speciali che effettuano sopralluoghi in ogni casa per facilitare il lavoro del loro principale e l'atmosfera che si respira, infatti, sa molto di film d'azione, con scene alla Mission Impossible. Il merito del mediometraggio, però, è anche quello di introdurre un nuovo microcosmo di personaggi (esattamente come avevano fatto l'anno precedente i Toon Studios per il primo film di Trilli), tra cui il protagonista, Wayne, un veterano del reparto Prep and Landing, che si occupa, appunto, di effettuare i sopralluoghi di controllo. A Wayne viene affidato il novellino Lanny, classico primo della classe tutto teoria e poca pratica, ma, nonostante ciò, la coppia non propone lo stereotipo genio-idiota e Lanny, pur essendo un personaggio di contorno in questo caso, si rivelerà determinante nel portare avanti la storia e la maturazione di Wayne. Ma non ci sono solo loro, l'intero mondo degli elfi è intrinsecamente umoristico e geniale, proponendo una realtà aziendale credibile e simpatica, popolata di renne rudi, che ricordano un po' quelle di Topolino - Strepitoso Natale, elfi-carbonai e segretarie tuttofare e la resa grafica di questo mondo è assolutamente perfetta. Molti passi avanti sono stati fatti in Disney dai tempi di Chicken Little e l'animazione CGI ha raggiunto vette qualitative che la pongono a livello di quella pixariana. I personaggi hanno perso la bambolettosità degli umani visti ne I Robinson e Glago's Guest e già in Bolt si era affermato quello stile ricco di appeal che, con indubbie evoluzioni, viene portato avanti ancora oggi, mentre gli sfondi sono curatissimi e, in certi casi (ad esempio nella sequenza d'apertura), paiono quasi realizzati a mano. Prep and Landing, poi, non nasconde l'influenza dello stile di Mary Blair (come dimostra anche la locandina in stile anni '50) che si riflette in alcuni elementi quali il design stesso degli elfi, stilizzato ma visivamente accattivante. E poi c'è la musica, composta da Michael Giacchino in piena forma che propone un'ottima selezione di brani natalizi, tra cui due canzoni, The Christmas Song, che si sente in apertura, e la suggestiva Carol of the Bells, che accompagna la scena dell'atterraggio.
                                Prep and Landing rappresenta, dunque, un'ottima introduzione per questa nuova serie dei WDAS che, in seguito, avrebbe proposto un altro mediometraggio e due corti, con la chiara intenzione di far proseguire questo brand.
                                « Ultima modifica: Domenica 7 Gen 2018, 22:04:16 da Astrus »

                                 

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