Consiglierei di leggere recensioni scritte da anglofoni statunitensi, perché la cosa causa non poche sorprese.
Gli statunitensi corrono il rischio di svalutare un accento britannico troppo marcato considerandolo distraente o mal gestito. Per noi italiani la voce di Jeremy Irons è estremamente apprezzabile perché veramente bella e profonda, ma nella patria del film non tutti sono entusiasti, perché la qualità della stessa è obnubilata dall'accentazione. E credo che per gli inglesi le voci troppo statunitensi stonino altrettanto.
Dalle parti nostre ci sono state voci prese senza grandi meriti, ma accadde lo stesso nei settori originali. Parlo ad esempio delle voci dei bambini e dei ragazzi: Semola in originale ebbe almeno tre doppiatori diversi con tre differenti età (identificabili) e nessuna di buona qualità.
C'è poi il problema della voce troppo riconoscibile: sappiamo bene come presso di noi vi sia l'alto rischio che il richiamo di un doppiatore di grido faccia sì che esso interpreti sé stesso senza entrare nella parte ma cercando di imporre la propria.
E che vedendolo non si pensi più a colui che è stato disegnato ma alla voce che c'è dietro.
Negli Stati Uniti accade lo stesso: chi è abituato a sentire Mel Gibson in originale per abitudine e non occasionalmente non appena vede Pocahontas non vede un John Smith ma vede un Mel Gibson. Ho letto frasi come "Mushu non è Mushu, è Eddie Murphy che recita sé stesso animato in forma di draghetto". Problema che in Italia non ha avuto (e sono rimasto infatti stupito le prime volte che ho letto critiche simili ad un personaggio che apprezzo). E non crediate che il fatto di essere attori hollywoodiani li elevi al di sopra dei nostri, vivono solo in produzioni a più alto budget in un periodo loro favorevole della storia del cinema (cosa che l'Italia non passa per il momento).
Perlomeno il nostro doppiatore deve tentare di entrare in un ruolo che non viene costruito su di lui.
Cantanti da festival si trovano ad interpretare personaggi Disney e sembra di essere a Sanremo?
Accade lo stesso, solo che noi non conosciamo quei cantanti all'infuori di quei film. Non seguiamo le loro pedisseque interviste giornaliere, non seguiamo il loro gossip (fin quando non è eclatante qui arriva un po' meno) e non seguiamo i loro festival.
Così evitiamo l'impressione di saturazione e riconosciamo meno le similitudini con le altre loro canzoni...
Due cose ci fanno dunque erroneamente percepire gli originali come migliori a prescindere (la prima già citata):
[list bull-blueball]
- Una sopravvalutazione della lingua inglese tipica delle generazioni che l'hanno studiato a scuola, per cui esso acquisisce di per sé un valore particolare (non è colpa nostra, il francese fa lo stesso effetto per le generazioni antecedenti).
- Il differente contesto per cui si può esaltare un esotico lontano solo perché non lo si vive (vedasi la diversa valutazione degli attori, il nostro diverso rapporto col genere musical ecc.)
Cui si aggiungono alcune difficoltà oggettive, tra cui generi musicali meno adatti alla vocalità italiana. Di solito in Italia vi si é ovviato in modo più che valido.
Alcune sono venute meglio, altre son venute peggio, a seconda di chi le gestiva.
Detto questo i cartoni animati (anche le canzoni!) servono per insegnare ai bambini a parlare correttamente la loro lingua. Sono uno dei primi veicoli di apprendimento prescolare ed è la ragione per cui anche paesi che traducono pochissimo traducono integralmente i film disney. Canzoni incluse
E chiunque voglia può trovarsi il multilingue di ogni canzone di Oceania con tutti gli idiomi più particolari...
Se non le avessero tradotte io da piccolo non avrei potuto cantare i vari pezzi che ancora oggi ricordo con piacere. Come non avrebbero potuto farlo molti di coloro che da bambini se ne impararono un buon quantitativo...