Avendo un paio di giorni piuttosto liberi, ho ben pensato di fare una "maratona" di rilettura di quanto prodotto finora da Vito Stabile su
Topolino.
Con tre anni di carriera all'attivo e una quarantina di storie pubblicate finora, mi è sembrato infatti un buon momento per fare un po' il punto della situazione su uno degli sceneggiatori più interessanti dell'ultima generazione.
Dopo due pomeriggi consecutivi di lettura sono giunto ad alcune schematiche conclusioni, che provo a riassumere di seguito.
RiconoscibilitàVito è riuscito in un tempo relativamente breve a creare uno stile narrativo riconoscibile, ed è un'osservazione che salta all'occhio ancora più evidentemente da una lettura consecutiva delle sue storie.
Personalmente individuo pochi autori, oggigiorno, che riescano a far percepire la loro opera "coesa", o permeata comunque da alcuni "fili rossi" individuabili. È una cosa che si notava molto in Romano Scarpa e in tempi più recenti in Casty e in Francesco Artibani.
Leggendo le storie di Vito si riconoscono le caratteristiche ormai tipiche del suo stile, mostrando quasi una "progettualità continuativa" (di intenti/produzione, ovviamente non narrativa) che rende sensata un'analisi complessiva del corpus, ritrovando punti di contatto.
Il suo modo di intendere Zio Paperone, suo personaggio feticcio, è sicuramente il punto più palese, ma non ne mancano altri: l'attenzione alla sensibilità e all'umanità dei personaggi, che cerca sempre di trattare come persone reali e non come pupazzi, la capacità di scrivere storie che rifuggono soluzioni e sviluppi prevedibili, una certa propensione all'umorismo verbale efficace, veloce e moderno, l'amore per l'avventura più genuina.
Un mix profondamente disneyano di elementi che lo porta a scrivere storie che tendono a farsi ricordare, perché dotate di un quid in più.
Il sentimentalismo non è (quasi) mai troppo calcato, e funziona sia nelle tavole finali del
Crollo di Zio Paperone e del
Patto della luna, sia in quella di
Il mio amico Topolino che affronta in maniera a tratti ingenua ma pura e spontanea l'amicizia tra due personaggi che troppo spesso sembrano frequentarsi "perché sì".
Insomma, pur cambiando personaggi ed universi narrativi, è difficile non notare che la mano è la stessa. E non è un risultato da poco.
PaperoneÈ sicuramente Paperone il protagonista principale della poetica di Vito. La maggior parte delle storie scritte dall'autore campano lo vedono presente, al centro della vicenda o come comprimario, ma è sempre uno Scrooge dannatamente irresistibile.
Vito non si limita, come sarebbe facile rilevare, a recuperare l'essenza barskiana del personaggio, pur abbondantemente presente, ma la miscela sapientemente con altre influenze (Rodolfo Cimino, Teresa Radice, Francesco Artibani, ma volendo ci si può vedere qua e là qualcosina alla Pezzin e alla Chendi) e soprattutto con la sua visione del personaggio, costruita nel corso degli anni fatti di letture e visioni delle avventure del papero più ricco del mondo.
Le migliori storie con il personaggio sono le già citate
Crollo (ed era la storia d'esordio!) e
Il patto della luna, ma anche
La Stampasogni,
A proposito del Deposito,
Le frottole da un dollaro,
Alla ricerca di se stesso e
L'ultimo scrigno. Non poche, insomma, ma tutte riescono a restituirci un Paperone davvero tridimensionale, rispettoso della sua identità e bellissima da seguire, leggere, guardare.
C'è l'avventuriero, il "più duro dei duri", l'animo sentimentale mantenuto sotto un velo di riserbo, il sarcastico, il bambinone... e anche aspetti meno esplorati, come quello meno distante dalla normalità (ultima tavola di
A proposito del Deposito) o quello più contraddittorio nel senso umano del termine (come nell'irresistibile
A pranzo dal nemico).
Vito Stabile è riuscito a mettere al servizio del personaggio la sua sterminata passione per lui... e ci è riuscito senza eccessi o chiusure mentali ma rispettandolo nella propria essenza.
PaperettaSe Paperone è importante nella narrativa stabiliana, Paperetta non è da meno, o perlomeno lo segue a ruota.
Vito ha infatti usato più volte il personaggio, dimostrando - al di là e indipendentemente da eventuali volontà redazionali di rilancio esplicito che spesso condizionano gli autori - di saper usare e capire molto bene la ragazzina creata da Scarpa, cogliendone quei tratti che possono essere utilizzati anche ora.
Il risultato è una serie di storie molto convincenti, dove attraverso Paperetta lo sceneggiatore può raccontare spaccati credibili della realtà giovanile/adolescenziale: la miniserie
Dai retta a Paperetta è chiaramente l'apice di questo progetto, ma anche
Paperetta si fa in due o
L'ultimo scrigno ci restituiscono versioni sbarazzine, simpatiche e convincenti della biondina. Avventure frizzanti, divertenti, spontanee e nelle quali è facile immedesimarsi per il giovane lettore.
La Paperetta vitesca meno riuscita è quella della prima storia in cui la fa recitare, quella dello
Spettacolo al buio, onestamente una delle storie più dimenticabili.
... e i Topi?Nonostante il suo cuore batta prevalentemente a Paperopoli, Vito ha voluto mostrare di saper gestire all'occorrenza anche il mondo di Topolinia.
Ne sono usciti racconti meno d'impatto, in realtà, rispetto alle controparti papere:
L'impeccabile Mary Lou finisce per essere sospesa a metà tra la trama principale della gelosia di Minni per la nuova vicina perfettina e il pseudo-giallo, per esempio, mentre
L'asso dei cieli pur essendo una buona storia approfondisce in modo meno fruttuoso di quanto poteva fare il rapporto tra Pippo e suo nonno, oltre a concludersi in modo troppo affrettato nella sua sottotrama avventurosa.
L'autore si riscatta però con
Il mio amico Topolino e con
Un'amica da rottamare, dove Topolino e Pippo vengono "fotografati" al loro meglio, in maniera credibile e realistica.
Avventura e quotidianitàSono le due anime principali rintracciate nelle 35 storie dell'autore. Chiaramente sono anche quelle che si possono riscontrare nella produzione
topolinesca generale, ma resta il fatto che Vito le sa trattare con garbo e capacità.
Il classico cliché di Paperone a caccia di un tesoro, che sembrava non avesse nessuno a raccoglierlo dopo Rodolfo Cimino, trova qui nuova linfa, in modo diverso dai "padri putativi" del genere ma sempre funzionale: una volta mette Paperone in viaggio con Paperetta, un'altra lo manda su un'isola deserta con Amelia, poi lo fa viaggiare con uno strano vecchietto e infine lo spedisce nella natia Scozia, dove si comporta nel modo più genuino che ci si potrebbe aspettare dal personaggio.
Recentemente Vito ha sviluppato anche l'avventura thriller/noir con il suo
Detective Donald, una delle novità più fresche e convincenti di questa prima metà del 2016, nella quale è riuscito a far confluire le proprie caratteristiche di scrittura in un impianto fedele al genere di riferimento e sfornando una delle sue storie migliori in assoluto.
Per quanto riguarda la quotidianità, è senz'altro uno dei punti forti della poetica di Stabile, che riesce ad uscire da alcune ingessature radicate nel fumetto Disney per rendere un po' più realistico quel mondo: e allora Topolino guarda serie TV come farebbe chiunque di noi e Paperino addirittura si preoccupa delle sorti di un sequel/reboot della propria serie preferita, Gastone deve decidere se rinunciare ai propri ideali o alla papera che voleva conquistare, Zio Paperone fatica ad entrare in mare per l'acqua troppo fredda e Paperino se la deve vedere con una fatica da nulla vista come impervia e con una situazione da cortometraggio animato, senza contare i sensi di colpa nell'andare a mangiare nel fast food di Rockerduck.
E il tutto senza citare l'ambiente giovanile di cui ho già parlato nel paragrafo su Paperetta, o l'attitudine a certa comicità molto moderna e quasi "trollosa" come nei finali di
A pranzo dal nemico o
Il morbido dilemma Personaggi vivi, con paturnie e idiosincrasie reali, con comportamenti e passioni calate nella quotidianità di tutti noi.
Concludendo...Il meglio: Zio Paperone, Amelia e il patto della luna,
Detective Donald - Mistero su tela,
Zio Paperone e le frottole da un dollaro,
Zio Paperone alla ricerca di se stesso,
Zio Paperone, Paperetta e l'ultimo scrigno,
Il mio amico Topolino.
Il peggio: Zio Paperone e un brutto quarto d'ora,
Topolino, Minni e l'impeccabile Mary Lou,
Qui, Quo, Qua e lo spettacolo al buio,
I Bassotti in: questa roulotte non è un albergo.
I bassi non riescono ad offuscare più di tanto gli alti della produzione di questi tre anni: al di là dei singoli risultati ottenuti di volta in volta, che possono essere più o meno buoni (e come visto non sono mancate storie che non mi hanno granché convinto), quello che si rileva e che è importante notare è proprio l'approccio dell'autore al fumetto Disney e ai suoi interpreti, che è quello giusto e ideale.
Seguendo questa strada, credo che ci si possa aspettare ancora belle cose da Vito Stabile.