Da bambino mi affascinava, forse perché lo associavo a storie come Zio Paperone e lo scompenso della Terra o Zio Paperone e l'oro carbone che mi avevano colpito tantissimo, un po' strane e lugubri, e ben rappresentate da questo disegnatore. Più tardi ho avuto un periodo refrattario, mi sembrava troppo schematico, poco espressivo, e poi le goccioline intorno agli occhi e le palpebre a mezz'asta mi mettevano tristezza. Adesso - molti anni dopo - è tra quei pochi che apprezzo molto, e concordo con l'autore di un articolo letto sul web, che dice che nei disegni di Gatto c'è una chiarezza, un ordine che dà modo al lettore di guardare le singole vignette nel dettaglio. E, tra i dettagli che ho visto in una vignetta, ho notato un cane bassotto - così, randagio, di passaggio - con un supporto a rotella che gli sorreggeva il ventre... una cosa abbastanza Jacovittiana, ma che denota una giocosità e un'inventiva capaci di convivere con uno stile sobrio e quasi "dogmatico" nella fedeltà a se stesso.
Comunque, uno degli autori in assoluto più riconoscibili.
PS - Mi sembra che fosse una buona cosa non ammettere la firma degli autori per le storie di Topolino: le rendeva in qualche modo più misteriose, e il lettore s'innamorava di questo o quell'autore senza saper chi fosse, né avere sue notizie, né conoscere la sua nazionalità... e allora imparava a riconoscerlo dai particolari, da certi tratti caratteristici, partecipando attivamente alla "caccia al tesoro". Anzi, a me quasi un po' dispiace adesso di aver visto le facce dei disegnatori e degli sceneggiatori. Il "genio senza volto" è più affascinante.