Magari l'idea ti è venuta leggendo la penultima storia di Don, "I magnifici sette (meno quattro) Caballeros", in cui Paperino sviene dicendo "Mi è... parso..." vedendo un animale che a causa dell'ambiente circostante assomiglia a Topolino. La gag l'ho interpretata come se fosse il culmine di una serie di visioni che Paperino ha avuto nel corso delle varie storie donrosiane (benchè alcuni Topolini nascosti fossero in storie o scene senza Paperino): visioni che riguardano un topo con quell'aspetto, quelle orecchie e quei vestiti, nonostante lui non abbia idea di chi sia. Una gag intertestuale, insomma, dato che funziona con i lettori di lunga data delle storie donrosiane mentre non ha lo stesso effetto in chi leggesse quella storia come introduzione all'autore.
Grazie Clinton, comunque riguardo alle storie con i cameo e alla particolare "violenza visiva" di alcuni, mi ero già documentato grazie al link di Dippy. In ogni caso, hai proprio ragione, è stata la citazione presente nella seconda avventura dei caballeros a suggestionarmi! E, considerando tutte le altre versioni di Topolini atipici, tenderei a vedere questa non tanto come una gag intertestuale che costituisce il culmine di una serie di visioni (come hai detto tu, non le ha avute solo Paperino, e comunque nella maggioranza dei casi compaiono sullo sfondo senza che i protagonisti se ne avvedano), quanto piuttosto come l'ennesima presa in giro del Topolino "puccettoso": non solo il Don mostra che lo si può rappresentare dissacrandolo e calpestandolo (letteralmente), ma per giunta ne evidenzia la banalità come pupazzo per bambini, rendendo palese che persino un capibara può scimmiottarlo, con il giusto travestimento.
Ho letto pagine di strali contro il Don per il fatto che abbia sempre disprezzato il Topolino dei fumetti, ma a ben vedere questo Topolino che lui motteggia è quello del merchandising, il simbolo della Company che lui tanto odia. Certo, non tiene conto del fatto che esteriormente questo corrisponde al Topolino di Gottfredson (solo quello anni '30, ma poco importa), e questa sua leggerezza sembra la sua vera unica colpa, come quella di essersi lasciato sfuggire affermazioni che trasudano ignoranza del fumetto classico, quali "Topolino è un personaggio poco interessante", laddove più che di personaggio avrebbe dovuto parlare di "simbolo", cioè quello che per lui è l'incarnazione di un demone nel museo di Paperopoli
. Per il resto, potremmo dire che Don Rosa si ponga nei confronti della Disney un po' con lo stesso atteggiamento di Tim Burton: a differenza degli americani, a volte noi non riusciamo a immedesimarci fino in fondo in questa affannosa ricerca del regista di elementi tetri e non convenzionali, ma potremmo se vivessimo in America, dove appunto per fattori culturali conta un po' più la forma che la sostanza e un Topolino dolce e coccoloso è la strada per altri mille con la stessa espressione, senza alcuna caratterizzazione; questa "superficialità" è la stessa che si può attribuire, seppur almeno un po' peccando di pregiudizio e stereotipi, al lettore americano medio di fumetti: ricordo bene quell'utente d'oltreoceano che su un forum americano demolì la storia scarpiana
Topolino e l'imperatore della Calidornia solo perché il Mickey del finale era, secondo lui, off-character, in quanto troppo avido e malizioso.
penso comunque che Don Rosa potrebbe aver cambiato almeno un po' idea persino sul topolino dell'animazione, se ha visto i corti di Paul Rudish.