Ritornando alla questione dello Zio Tom, questo dei Racconti è forse l'unico lavoro di Walt Disney collegato ai neri d'America. Mi sono spesso chiesto come Walt, vissuto in un periodo di forte segregazione razziale appena allentatasi con il Civil Rights Act del 1964, due anni prima della sua morte, non avesse mai pensato a fare qualcosa che parlasse del 'problema negro' (come allora veniva chiamato in alcuni reportage di giornali e riviste italiane se non in libri specifici). Come poteva un artista così grande, paladino dei buoni sentimenti, convivere con le tante contraddizioni che un paese come l'America aveva al suo interno, senza fare qualcosa? Chissà se le grandi e drammatiche lotte civili dei neri svoltesi durante l'ultimo decennio della sua vita lo avranno in qualche modo toccato, al punto che, se non fosse morto, avrebbe potuto scrivere o progettare qualcosa al riguardo? In forma ovviamente non politica ma comunque 'leggibile'.
Non conoscendo i Racconti non posso dire se già nel 1946 questo lungometraggio poteva essere visto come qualcosa di 'impegnato' riguardo una questione, quella dei neri, che di lì a poco sarebbe scoppiata in tutta la sua virulenza. Se Disneyland lo ha tolto evidentemente no, anzi: vi avrà visto alcune situazioni considerate oggi politically uncorrect. Hollywood negli anni '50 proponeva diversi film a sfondo razziale e anche la Tv cominciava a considerare la presenza di artisti neri (Nat King Cole fu il primo entertainer nero ad avere un suo show in prima serata) e dunque mi chiedo se anche Walt Disney, a modo suo, tra cartoni, film, documentari, avrebbe potuto o voluto toccare quel tema scottante che tra la metà dei '50 e la metà dei '60 sconvolgeva quotidianamente l'America. Apparentemente no, visto che uscirono la Bella Addormentata, la Carica dei 101, la Spada nelle Roccia, Mary Poppins... ma già con il Libro della Giungla si andava fuori da ambientazioni eurocentriche e Mowgli è stato, forse, il primo protagonista non bianco (a parte lo Zio Tom) della filmografia disneyana.