Scusatemi, ma a me fa paura una cosa a monte, che forse stiamo perdendo di vista.
Mi permetto di pigliare a riferimento il caso di "Via col vento" perché mi aiuta ad esprimere un concetto non facile.
Si vogliono mettere le (scusate il termine, ma non me ne viene uno che renda l'idea meglio) istruzioni per l'uso al film perché pare intollerabile che i "buoni" del film, Rossella in primis penso, applicavano la schiavitù: e ne desumo che lo si faccia perché non si vuole che sia presa a modello Rossella laddove la stessa pratica la schiavitù dei neri. Correggetemi se ho capito male, ma sarà specificato che Rossella praticava la schiavitù perché nel 1860 era prassi di vita nel sud degli USA, prassi di vita che è sbagliata a prescindere anche se ai tempi era tollerata. Ho scritto giusto?
Perché, se ho ben inteso il senso dell'operazione, ciò significa che l'umanità moderna si è talmente rimbecillita da non sapere distinguere il bene dal male a questi livelli, giusto? Ma davvero ho bisogno di una contestualizzazione e non sono in grado di desumere da me che il razzismo è sbagliato, perché lo vedo praticare in un film del 1939 che ricostruisce un contesto storico della seconda metà del milleeottocento in uno Stato non mio? Non ci posso davvero arrivare da solo? Non possono i bambini capirlo da soli o essere aiutati dai genitori, dai nonni, dagli zii a capire laddove troppo piccoli?
Siamo davvero arrivati a questo livello di decerebrazione, e chiedo scusa se probabilmente ho inventato un nuovo vocabolo?
Non so voi, ma io mi sto sentendo dare dell'idiota senza che l'avessi chiesto e senza che, spero di non sbagliarmi sulle mie facoltà mentali, ne avessi davvero bisogno.
Come sentivo dire da un noto youtuber, adesso le azioni cattive nei film saranno fatte sempre e solo da gente brutta e col ghigno satanico perenne, perché avere un personaggio sfaccettato, un buono che può sbagliare anche perché vive in un contesto, sarà considerato diseducativo: ma ciò impilca che di nostro non sapremo cogliere le sfumature del bene e del male, se non saranno tagliate giù col falcetto in personaggi chiaramente monotematici e descrittivamente piatti.
Ho visto tanto male in vita da sapere abbastanza bene che il male alberga in ciascuno di noi. Ecco, a modesto parere di chi ha un po' d'anni sulla groppa, forse educa di più a capire cos'è il male il dover fare uno sforzo nel distinguerlo in un personaggio che comunque potrebbe anche essere positivo, anche se ciò magari, magari dico, richiede lo svilupparsi di capacità critiche, di compiere delle valutazioni da soli o con l'aiuto per i più piccoli di chi è deputato a farlo per natura. Perché altrimenti si può credere che in noi il male non ci sia, che noi siamo aprioristicamente perfetti perché facciamo cose buone senza renderci conto, per i fattori più disparati, che altre mie azioni possono essere il male personificato.
Si chiama sviluppo della coscienza, credo, ed è una cosa che tanto anche i nostri amati fumetti hanno aiutato a fare. Ne sarebbero ancora in grado se i cattivi diventassero così monocordi, senza più personaggi ambigui, buoni sotto certi profili e ciò nonostante capaci di cattiverie estreme?
Davvero c'è bisogno che sia un terzo all'inizio dei film a rammentarci che la schiavitù è sbagliata anche se praticata dalla dolce Rossella O'Hara? Davvero non sono in grado di capirlo da solo? E allora perché non sono in grado di capirlo da solo davvero?
Non ho la risposta, ovviamente: la mia è cinica riflessione, lo confesso, anche sgangherata. Ma nessuno s'offenda se vado oltre: e se l'inquadramento fosse forzato e voluto perché io ci colga certe situazioni e non altre? Se fosse volto a formare la coscienza critica che vogliono i terzi anziché una mia autonoma? Se le buone intenzioni fossero un indottrinamento mascherato?
Ma dài, non è possibile: è il pensiero di un vecchio di un'altra epoca. Sicuramente... Scusate lo sfogo sgangherato: spero però di aver fatto riflettere senza indottrinare.