Paperino e l'errore del Paperzucum è una delle mie storie preferite tra quelle scritte da Rodolfo Cimino.
L'ho letta abbastanza recentemente sul numero di
"Io Paperino" del 2006 recuperato poco tempo fa nella "busta dell'usato".
Già la scena iniziale di questa storia è brio e "frenesia" allo stato puro con Paperino che, stanco di essere considerato un fannullone, decide che da ora in poi
il pericolo sarà il suo mestiere e, con fare minaccioso, salta sull'amaca, finendo per rimbalzare via e rimanendo "stampato" sulla porta del magazzino degli attrezzi.
Ma
il destino lavora per lui, in una boscosa e misteriosa isola, dove si ritroverà a vivere quella brama d'avventura tanto agognata.
La scena del Paperzucum che scruta la palla di vetro in cerca dell'eroe e che pronuncia la formula magica con quel contrasto tra luci ed ombre che permeano la sua figura è una di quelle che più mi è rimasta impressa nella memoria sin dalla prima lettura.
Irretito dal fascino delle isolane, Paperino decide di trasferirsi sull'isola, coccolato dalle affascinanti pulzelle che lo riferiscono in tutto e per tutto e dimentico dei cari nipotini.
E sono veramente "cari" quei nipotini perché anche in questa situazione si dimostreranno più maturi dello stesso zio, salvandolo da una tragica sorte.
Se lo zio Paperino
non sa difendere nemmeno le sue idee, bisogna partire subito alla volta della misteriosa isola minacciata dal risveglio del bestio.
Quanta tenerezza mi fa la scena in cui il povero Paperino si ritrova in equilibrio precario su un ramo sporgente e, impotente, non può fare a meno che invocare aiuto a chiunque possa sentirlo...
Ancora una volta, sarà il coraggio e l'intelligenza di Qui, Quo e Qua a salvarlo da una situazione pericolosa, anche se solo alla fine, comprenderà quanto ha rischiato e quanto debba essere riconoscente ai nipotini.
E giustamente, dopo tutte queste (dis)avventure, non può che desiderare un periodo di pace e tranquillità, tra "flanella e flanelle".
Dal punto di vista grafico la storia è una gioia per gli occhi.
Ci sono così tante tavole che hanno una potenza espressiva (sia per i personaggi che per la narrazione grafica in sé) così incredibile da restare meravigliati.
Il tratto grafico del Cavazzano "techno" degli anni '70 è un qualcosa di eccezionale e si sposa alla perfezione con la sceneggiatura frizzante e briosa del Maestro Cimino.