se posso dire la mia...
ho letto dylan dog circa dieci anni fa, in piena naja, pur conoscendolo anche prima che mi mettessi in divisa. insomma, credo di aver sfogliato una ventina fra numeri normali e "speciali", quindi credo di poter esprimere un giudizio "critico" non legato a qualche storia particolare.
devo confessare che il personaggio non mi sia mai e poi mai piaciuto, pur riconoscendo la "professionalità" di chi ci lavora (ovvero disegni, chine, sceneggiature e soggetti sono fatti come meglio non si potrebbe).
non è la mia una critica al genere "splatter", che, per inciso non mi entusiasma ma nemmeno mi disgusta, anche se non ho mai sopportato,da parte degli autori del "genere", una continua ricerca di "radici" che elevassero il loro prodotto, inuna sorta di autoincensamento. due esempi: nelle rubriche di risposta ai lettori, una volta un redattore arrivò a definire come padre dello splatter italiano addirittura benitone jacovitti (uargh!
), un'altra volta (e proprio in dylan dog) un altro redattore definì la storia del numero precedente come "la migliore storia a fumetti di tutti i tempi" (e non era in senso ironico).
diciamo che quello che non gradisco in dylan dog, anche se poi è un lato comune in altri personaggi e opere (ad esempio, il primo batman e la prima arma letale) è il concetto di fondo che al protagonista, e a chi gli sta vicino, e per il fine della storia, è concesso di tutto, anche al punto di "sacrificare" (spesso lasciando uccidere) comprimari e seconde figure, in una sorta di egoismo strisciante assai inquietante.
per dire: addirittura il monco in "per qualche dollaro in più" ha degli scrupoli di coscienza quando, pur sapendo che l'hindio ha progettato una rapina alla banca, chiedendo al colonello, una volta che tale rapina si è compiuta lasciando sul terreno le guardie uccise, se forse non sarebbe stato meglio avvertire chi ora sta cadavere. in dylan dog e negli esempi citati ciò non accade mai, ed è questo che non mi è mai piaciuto.