Zio Paperone e il giardino del “Piccolo Gik” Cimino / De Vita
Spero che il ritardo con cui rispondo all’invito di Paolo sia compensato dall’amore che ho – e che mi auguro di riuscire a trasmettere – per questa storia
Difficile commentarla evitando il rischio di rivelare dettagli salienti della trama, tanto questa è ricca di colpi di scena quasi cinematografici; cercherò quindi più di rievocarne l’atmosfera.
L’inizio vede Paperone trasferitosi con i nipoti in un non meglio identificato deserto, a sovrintendere lavori minerari decisamente invasivi, allo scopo di trovare nuovi giacimenti da sfruttare. La scoperta, da parte degli operai, di un misterioso prisma di grandi dimensioni, catapulterà i paperi in un’avventura molto pericolosa, contro i superstiti di una popolazione che aveva vissuto tempi migliori…
Il canovaccio è decisamente fedele al più puro stile ciminiano, ma ciò che caratterizza questa storia è la forte tensione emotiva che la pervade, raggiungendo più volte momenti di grande intensità.
Il prisma appena rinvenuto, davanti a cui Paperone si ferma a riflettere, ricorda il monolito di “2001 odissea nello spazio”, ma, al contrario di questo, svelerà ben presto il suo segreto.
La storia vive di sentimenti forti, mirabilmente resi dai disegni di De Vita: forte è il messaggio ecologista -in questo Cimino è stato sicuramente un precursore- il senso di perdita di un ambiente incontaminato è così intenso e assoluto che
SPOILER la popolazione dei Gik decide di autoinfliggersi l’oblio per rivivere, almeno nei sogni, la bellezza del loro paradiso perduto. Forte è l’amore parentale, che diventa disperazione e dà agli zii la forza di reagire almeno per salvare i nipotini. Forte è il senso di perdita: i Gik avevano perso il loro mondo, Paperone le ricchezze e, anche il “premio di consolazione” che si porta a casa può, solo aiutare a dimenticare la disavventura. FINE SPOILER
Il senso di sconfitta e di irreversibilità che percorre tutta la storia, sembra quasi provenire a Cimino da una sfiducia nelle “umane sorti e progressive”, in un periodo in cui, chi era ricco come Paperone, pensava alla Natura solo come ad un serbatoio di ricchezze da spremere senza rimorsi. E chi vi trova un messaggio di grande attualità, non sbaglia…