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Storia del 1966 scritta da Dalmasso e disegnata da Massimo De Vita:
http://coa.inducks.org/story.php?c=I+TL++547-A
Nell'aspetto di alcuni personaggi, a cominciare da Pippo, è visibile l'influenza di Murry su un De Vita già su buoni livelli.
La storia comincia a Las Vegas, dove in un casinò Topolino viene derubato da un'appariscente signorina e si trova coinvolto in una rissa.
Per opera della stessa donna, il nostro eroe rimasto al verde si trova a fare il lottatore a Bomba City, con inaspettato successo, suscitando le ire del suo stesso manager...
Alla fine tutto si risolve bene, anche se non del tutto dal punto di vista economico, grazie anche alla "redenzione" della bad girl, che non era in realtà così cattiva.
In conclusione una storia più che buona, con un Topolino come al solito generoso e che sembra anche divertirsi a menare le mani se trova un buon motivo per farlo e con Pippo che segue la sua personale logica, a volte per la frustrazione dell'amico.

Storia davvero interessante dove Dalmasso tratta dei temi "adulti" come il casinò e la lotta, temi che in altri tempi più recenti non si sarebbero neanche nominati. Confermo l'influenza di Murry sui disegni di De Vita.

La lessi la prima volta sul classico Disney "Supertopolino", un volume ricco di bellissime storie tra le quali, oltre alla presente, ricordo " Topolino e la citta' cavia"...

Nella ristampa presente nei GCD 299 è presente la versione rimaneggiata della storia, purtroppo!

la storia è buona e ci mostra un Topolino diverso dal solito e un Pippo non fiducioso di Topolino.i dialoghi di Dalmasso sono però un po'pesanti

sì, è vero: temi oggi non trattabili, un de vita prima maniera interessante da confrontare con quello successivo (alcuni personaggi di contorno si ritrovano poi in parecchie storie degli anni settanta) e con murry (la mano di pippo, sgrinfia che qui però viene chiamato joe) e tutto quel che volete.
però la trama in certi aspetti è roba da prologhi dei vecchi classici.
topolino è troppo arrendevole al casinò nei confronti della ragazza, poi la parte in cui prendono il treno è davvero inutile (bastava farli camminare per due vignette dopo l'incidente automobilistico) e c'è topolino che è troppo fuori personaggio.

Boh a me non è piaciuta per niente! Mi è parsa confusionaria, con i protagonisti un po' out of character.
Bravo De Vita, per il resto mi sembra ci sia poco da salvare.

la ragazza però è presa di peso da Gottfredson e le sue femme fatale

Storia letta ne "I Grandi Classici" 299, interessante e curiosa: temi maturi con un topastro scatenato, un'intrigante personaggio femminile e un tratto accattivante di De Vita che non ricordavo.

Molto bella.

Ho trovato un susseguirsi di situazioni ispirazioni ispirate, dall'omertà dei giocatori d'azzardo, alla salita su un treno da parte dei nostri eroi come clandestini, passando per l'indifferenza degli altri due viaggiatori a scrocco (tra cui un sosia di Sgrinfia) quando Pippo cade dal vagone, al rapporto tra Topolino e la segretaria dell'impresario, ai giri di scommesse...

Ho gradito parecchio il litigio con il miliardario texano il quale, credendo Topolino un essere insignificante, lo prende per un orecchio dicendo: "Se vuoi parlare con me, sali almeno sul tavolo"
Al che l'altro gli risponde per le rime: "Bene. Ora possiamo discutere" tirandogli un pugno.

Al termine Tom Birba manda due tizi a menare il protagonista perchè vincendo l'incontro gli ha fatto perdere la scommessa. Anche questo è un elemento da me trovato molto realistico.

Qualcuno precedentemente ha scritto di un Topolino fuori personaggio, ma io non sono dello stesso avviso: forse più sicuro di sè del solito, ma ci sta. E poi non dimentichiamo che in passato ha studiato le arti marziali

Stavo pensando che si potrebbe sviluppare un filone di storie incentrate sulla lotta, da affiancare ai tradizionali ruoli di investigatore e avventuriero, dal momento che il personaggio nel corso della sua carriera fumettistica ha menato le mani diverse volte.

Non ho gradito particolarmente i disegni (tra cui non noto la benchè minima differenza con quelli di Murray); in particolare li considero troppo povero per rappresentare un ambiente lussuoso e sfavillante come Las Vegas.

Molto bella.

Non ho gradito particolarmente i disegni (tra cui non noto la benchè minima differenza con quelli di Murray); in particolare li considero troppo povero per rappresentare un ambiente lussuoso e sfavillante come Las Vegas.

La storia è indubbiamente molto bella: una delle migliori di quel periodo e di Dalmasso in particolare.


De Vita nella sua prima parte di carriera si ispira a Murry e, non per nulla, in alcuni suoi racconti con Topolino ricorre al personaggio simil-Sgrinfia, accoppiato con un altro grasso e barbuto che ricorda da lontano Ciccia e l'abitudine che il disegnatore americano aveva nell'accostare un personaggio smilzo ad uno grasso, come antagonisti cattivi di Topolino.
Il discorso poi è abbastanza importante nell'evoluzione italiana degli stessi personaggi, Ciccia e Sgrinfia che proprio in quegli anni cominciarono ad avere una loro importanza nell'ambito delle storie topoliniane e, in particolare, come subordinati a Gambadilegno.