Vi dirò la verità, a me per un bel po' Fanton non è piaciuto: trovavo "presuntuoso" il suo dare per scontate le cose tanto che un povero lettore era costretto a chiedersi se non stava per caso leggendo la seconda puntata di una storia in due parti.
In seguito tuttavia ho cominciato ad apprezzare il suo Pippo "estremo", che può permettersi di essere tanto più assurdo quanto lo è il resto della storia, e anche -diciamolo- il suo Topolino deciso e poco cerimonioso che non si mette a spiegare punto per punto ad un Basettoni ritardato e succube come ha scoperto il colpevole e cosa si deve fare per catturarlo.
Le storie di Fanton, alla fine, si capiscono (tranne
questa, lo ammetto); e sono originali. Basta starci un po' di più. Molto meglio una storia un po' (tanto) sconnessa, ma con delle idee o delle trovate, che non una perfettamente coerente, tecnicamente ineccepibile, ma che evapora al contatto col cervello.
Dedicate cinque minuti in più ad una storia di Fanton (non sono nemmeno poi tante, in fondo) e la ricorderete con un sorriso. Un po' sardonico, forse, di chi si sente un po' preso in giro. Ma pur sempre un sorriso.
Poi, intendiamoci: veramente Sommo è chi la perfezione la raggiunge a tutti i livelli, e con un equilibrio magistrale; e infatti, se dopo tre o quattro storie di Fanton uno chiede grazia, Rodolfo ce lo tracanneremmo a giornata. (Quando ci lasciò, feci una maratona di tutte le sue storie che possedevo. E non vi meraviglierete se avrei dato chissà cosa per averne altre cento…)