Il
terzo episodio del Raggio Nero convince, e molto.
La cosa strana è che alla prima lettura mi sono trovato a pensare "argh, un altro spiegone??", ma alla seconda tutto ha trovato la giusta dimensione. Che è essenzialmente un racconto di origini, le origini del nuovo nemico di Pikappa.
Mi sono quindi reso conto, nell'ordine, che 1) sì, andavano ovviamente raccontate, 2) sono delle belle origini, perché anche se non originalissime vengono narrate molto bene e in maniera appassionante e 3) vederle per bocca di Moldrock stesso dà loro un tocco in più, non in meno: le rende più vive, più sofferte e quindi arrivano in maniera più emotivamente potente al lettore.
Al di là di questo, si capisce qualcosa di più su un villain che sembrava essere solo uno grosso grosso e con poteri piuttosto temibili. La sceneggiatura di
Francesco Artibani ce lo mostra invece come maggiormente sfaccettato e complesso, non solo per la sete di vendetta ma per i motivi che ne stanno dietro e per la "folla" nella sua testa, che lo rende di fatto un personaggio schizofrenico, che "sente le voci" e che è ancora più temibile. Gestire una pluralità dentro di sé non dev'essere semplice.
L'azione, in tutto questo, non manca, anche se forse in misura leggermente minore di quanto accaduto settimana scorsa: va bene così, anche perché immagino che le botte vere le vedremo nell'ultima parte, e soprattutto perché c'è da rilevare un dato che ritengo interessante: ci sono numerose righe di dialogo tra Pikappa e Moldrock, non solo quando c'è il raccontone ma anche dopo, e sono dialoghi scritti davvero bene, a cui credere e che immergono fortemente nella storia.
Pastro si scatena ancora. Non tanto nella gestione della griglia, praticamente sempre classica, quanto nelle scene e nei personaggi. La versione ragazzina, giovanile e in crescita di Moldrock, per esempio, è significativa dell'abilità del disegnatore di sapere quali uniformità e differenze mantenere dovendo rappresentare un personaggio in fasi precedenti della sua vita. Anche le scene di flashback e più movimentate godono del tocco da maestro di Lorenzo, che realizza vignette sempre dense di particolari e di sicuro effetto, con un Paperinik sempre vivo e dinamico (pag. 127, pag. 145, pag. 151 e potrei andare avanti ancora).
La curiosità per il gran finale c'è tutta, anche perché c'è tanto che bolle in pentola, e tra la risoluzione della trama e la speranza di sapere qualcosa in più su Everett, si preannuncia un capitolo bomba.
E avverto anche l'esigenza, molto forte, di rileggere tutto insieme