Nel complesso l’ho gradita, sebbene non spicchi particolarmente. Considerando però che è la prima storia che Osborne scrisse da solo, direi che non ci si può lamentare.
La differenza con le coeve strisce si nota, per una maggiore semplicità e la mancanza del senso del pericolo, nonché per la caratterizzazione dei personaggi.
Ricapitolando:
- Pippo diverte (eccetto che nella scena del baule) ma per il 90% della vicenda sparisce dalla circolazione; considerando com’era all’epoca però forse è meglio così
- Orazio mi è piaciuto, ma per quanto compaia durante tutto l’arco della narrazione, dopo la sequenza della serenata si limita a fare presenza
- l’antagonista è anonimo
- don Poocho e gli altri cowboy no lasciano il segno. Giusto il cacciatore di piste mi ispirava; il problema consiste nel poco spazio riservatogli: arriva, dice 2 battute ed esce di scena. Avrei voluto che venisse approfondito, anche per sapere se le sue affermazioni fossero delle pure smargiassate o avessero un fondo di verità.
Alla fine la meglio caratterizzata risulta Clarabella: amante del romanticismo, contenta di essere rapita perché si sente desiderata, piagnona quando in pena per l’amica e infuriata nei confronti di chi ha barattato i suoi vestiti.
Mortimer merita più osservazioni.
Durante l’esordio si era dimostrato un uomo d’azione mentre ora, ingrassato, sembra più un sedentario. Mi sarebbe piaciuto se il personaggio fosse approfondito e questi elementi conciliati e supportati da una solida caratterizzazione; invece questa speranza non è stata appagata nemmeno in opere successive.
Un atro elemento da segnalare è la mancata continuità. Alla fine della prima avventura era partito per un lungo viaggio e in seguito la sua assenza era stata più volte citata, inducendo l’impressione di volerlo mantenere vivo nella memoria del lettore e facendo presagire un ritorno che riprendesse le mosse da dove lo avevamo lasciato. Invece all’inizio di questa nuova vicenda il ricco mandriano si rivolge a Topolino come se i due si fossero incontrati più volte dopo la Valle della Morte; tali frequentazioni non ci sono state narrate.
Inoltre mi è restata la sensazione che, fra il 21 ed il 28 maggio, mancasse una tavola. Al termine della prima il protagonista sta inseguendo il rapitore, ma è ancora lontano dal raggiungerlo (oltre ad essere rimasto appiedato). La pagina successiva si apre con i personaggi già arrivati la rifugio di Wolf, con Topolino che ha appena irrotto nella capanna.
Esistono delle scene ben realizzate, come il divertente duello finale o quella dei marchi, che sembra tratta da una rivista enigmistica. Fra l’altro in quella occasione Topolino compie la sua prima deduzione degna di un investigatore.