Dalla prima tavola mi aspettavo una storia tenebrosa e inquietante; poi non è stato così, ma va bene comunque.
Ho preferito nettamente la prima metà della vicenda: dalla donna che si offre di ricompensare Paperino con un componente della dentiera a come viene scoperto il nascondiglio del cinese al dialogo con lo stesso.
La parte delle banconote non utilizzabili sebbene non false obbliga il lettore a fermarsi a ragionare in quanto corrisponde ad un passaggio non immediato.
La seconda metà invece presenta alcuni problemi.
Le gag con i 2 Paperini che cercano di dimostrare entrambi la propria autenticità ricorda la recente TOPOLINO CONTRO TOPOLINO
La crisi d’identità è persino più forte che nella storia di Walsh, ma solo potenzialmente. Infatti, a differenza di essa i due cloni sono fermamente convinti della propria identità, oltre a condividere personalità e ricordi. Tutto questo però non viene sfruttato e il tutto si limita a qualche battibecco tra i sosia.
L’antagonista afferma di voler acquisire fama con la sua invenzione ma sparisce dalla narrazione senza seguirne gli sviluppi.
Lo strumento usato da Archimede non è una macchina della verità ma una sorta di oracolo onnisciente, che permette di sciogliere l’enigma in modo non convincente.
Nel finale si crea il presupposto per un argomento interessantissimo: cosa fare del falso Paperino? Si poteva affrontare il dramma di una persona che non ha posto nel mondo perché quello che pensava essere il suo si è scoperto di un altro.
Invece la trama risolve tutto uccidendolo fisicamente. Non so se Martina abbia deciso così perché non si è posto il problema o perché non sapeva come gestirlo in altro modo.
Magari egli intendeva con questa trovata alludere alle decisioni ingiuste, ma comode, del mondo reale. Tenendo conto di questa prospettiva la accetto di più, tuttavia è un’interpretazione che non mi viene naturale e necessita di qualche passaggio cerebrale per essere elaborata.
Nel complesso giudico che si meriti indubbiamente la sufficienza, ma non di più. Con qualche accortezza il fumetto si sarebbe elevato ad una qualità ben maggiore.
Carpi qui ha raggiunto il suo meglio.