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Purtroppo c'è da notare che ormai anche nella letteratura, come nel cinema, si seguono le mode: se "tira" quel prodotto, ecco che tutti corrono a imitarlo. Esce un film con i pinguini che va bene? Stai tranquillo che poco dopo ne usciranno altri tre-quattro, e così via. Esce un libro vaticancomplottista? Quanti se ne sono trovati poi nelle librerie...? Quanto basta per confermare quello che hai scritto: marketing, null'altro.
(ma che tristezza)

Sono d'accordo con te, che la gente si lasci influenzare spesso dal tam-tam mediatico, dai lanci pubblicitari, dalle campagne di promozione abilmente costruite a tavolino credo sia palese. D'altronde viviamo in un'era dove apparire ed essere al centro dell'attenzione conta più della bravura intrinseca dell'artista, altrimenti non si spiegherebbe perchè quei pochi grandi scrittori della nostra epoca rimangono nella nicchia e gente come Ken Follett, Dan Brown e tanti altri invece vendono vagonate di libri. Spesso molti libri diventano alla moda per brevi periodi (ricordo che due estati fa sulle spiagge era davvero figo esibire una copia di Mille splendidi soli o de Il cacciatore di Aquiloni di Khaled Hosseini) per essere poi accantonati come un paio di scarpe "che non si usano più".

Già questo di per sè è triste, ancor più triste è vedere che spesso le stesse giurie di premi letterari prestigiosi si lasciano sedurre dalle sirene commerciali. Sia ben chiaro, tutti scrivono per farsi leggere da altre persone, quello che conta però è lo stile, il messaggio, la riflessione che si vuole sollevare, tutti elementi che il critico letterario o il lettore un po' più esigente non devono sottovalutare.