Noto che non ho lasciato un commento sulla presente vicenda, quindi lo faccio ora.
In passato avevo scritto che Faraci narrava in modo notevole, ma delle trame troppo esili. Questa volta mi lamento del contrario: lo spunto e accostabili ad alcune storie di Casty, con un evento surreale e inspiegabile che va a innestarsi nella quotidianità senza che nessuno, tranne il/i protagonista/i se ne accorga/no; tuttavia la maniera con cui il tutto viene portato avanti lascia a desiderare.
Parliamo dei personaggi:
- ho trovato i protagonisti abbastanza piatti, sebbene perlomeno ci viene risparmiata la caratterizzazione da dementi che l'autore è solito appioppare loro
- Gambadilegno viene inserito tanto per fare presenza e senza giustificazione narrativa
- Topolino è l'unico a intuire che qualcosa non funziona perchè sì.
Gli unici che ho gradito sono Basettoni e Minni.
L'umorismo presenta i soliti, e ormai logori, meccanismi tipici di Faraci. Se non avessi letto nulla di suo prima di questa, magari l'avrei apprezzato.
Approfitto della vignetta sopra condivisa per descriverla come il perfetto esempio di battuta la cui efficacia si è completamente esaurita.
Il rapporto con Minni mette in luce un Topolino vivo, realistico, quasi dylandoghiano nel suo non prendersi sul serio e nel suo trattare il proprio "dubbio" con una sorta di imbarazzo. Un Topolino, insomma, trattato a pesci in faccia, ma che proprio per questo — paradossalmente — splende più che mai (specie per quegli anni: 2001).
Si, era il 2001: e allora?
Sono andato a controllare il topooscar dell'annata precedente, in cui erano uscite:
- Topolino e la villa dei misteri
- Topolino e l'anello d'oro di Atlantide
- i primi episodi delle Cronache della frontiera
- C'era una volta Mickey Montana
- Topolino e Minni in una vacanza pericolosa
- Topolino e l'indagine alla celluloide
- Topolino e lo scacco all'ectoplasma
tanto per dirne qualcuna.