Vengo solo ora a risponderti su questa storia anche perché mi permette di riprendere una questione che era rimasta in sospeso in
un'altra discussione. Ne approfitto dunque per unire le due cose in quanto fra di esse c'è molta correlazione.
La questione che aveva sollevato da parte tua una certa contestazione era relativo al fatto che il filosofo Giulio Giorello afferma che, dal 1945, Topolino diventa gradualmente un buon borghese, mentre tu sostiene che se ammettiamo che esso sia un borghese, lo è sempre stato.
In effetti, quando ho letto il libro, confesso che di primo acchito, sono anch'io rimasto un attimo perplesso da simile affermazione. Poi ripensandoci e senza, ovviamente voler farmi portavoce del filosofo, ritengo di aver intuito cosa egli intende.
Il punto nodale della questione sta nel "
buon" che Giorello fa precedere a borghese che traccia in maniera ineludibile la differenza. Così scrivendo, il filosofo non afferma che Topolino prima non fosse un borghese, afferma invece che, se tale lo vogliamo considerare, egli era un borghese molto sui generis.
Se noi guardiamo un'accezione di
borghesia, senza voler andare a scomodare l'accezione marxista che in questo caso non ci tocca minimamente, scopriamo che per il XX secolo la piccola borghesia era formata da artigiani, piccoli commercianti e impiegati. Dal mio punto di vista già nella seconda metà del 900 questa definizione va rivista al rialto e, in questi anni del XXI secolo, va rivista di nuovo al ribasso.
Ma quella che a noi naturalmente interessa è l'accezione iniziale. Il Topolino che nel 1930 ci viene presentato nelle strisce, in diretta continuazione coi cartoni animati che le avevano precedute, è un Topolino campagnolo che vive in un tipico villaggio rurale americano di quei tempi. Vive da solo, ha circa 18/20 anni e, a parte svolgere presumibilmente alcuni lavoretti rurali, è sostanzialmente un nullafacente sognatore di grandi avventure.
Nulla a che fare dunque né con artigiani, né con piccoli commercianti e né con impiegati, dunque non inquadrabile nell'ambito di un piccolo borghese.
Quello che fu e rimane il suo principale disegnatore, nonché ideatore in un primo momento dei soggetti e dopo, comunque, colui che ebbe sempre l'ultima parola su questi, come abbiamo appurato in altra discussione, fu
Floyd Gottfredson. Le sue origini non sono neanche per lui quelle di un "
buon borghese". Certo è che con il suo arrivo agli Disney Studios tale divenne e, direi in questo caso, non certamente sui generis.
Quella che sicuramente è una buona (piccola) borghese fin dall'inizio è la fidanzata di Mickey, Minnie, la quale vive in una bella casa con i suoi due anziani genitori che guadagnano il loro pane con la loro piccola fattoria e che è imparentata con uno zio ricco - lo zio Mortimer - che, fra altre cose, possiede un grandissimo ranch in altra zona del Paese.
E' proprio Minnie che all'inizio della storia
Le prodezze di Topolino aviatore - e non sarà che la prima volta - invita Topolino a trovarsi un lavoro: "
Hai avuto delle avventure terribili! Perché non fai il dottore, il banchiere, l'avvocato o ... o ... il pastore". I due o e i puntini di sospensione prima di pronunciare l'ultimo lavoro, sono assai significative circa il livello di mentalità borghese che è intrinseco nella fidanzata ma, come ben sappiamo, il nostro Mickey, non ci pensa nemmeno a fare un lavoro "normale", troppo si diverte - ed è lui stesso ad affermarlo - nelle sue avventure e, vedendo un aeroplano, decide di diventare un aviatore con il risultato di dare il via a tante altre avventure.
Ancora oggi come oggi, se noi ci chiedessimo cosa fa Topolino per vivere e per avere una vita che lo rende un "
buon borghese", faremmo fatica a dare una risposta ben precisa e definitiva.
Sicuramente è a volte un detective privato, un giornalista ma, quello che è veramente, è un personaggio sempre alla ricerca di emozionanti avventure per il mondo e anche ... oltre.
E' assai presumibile che nel suo "volontariato" con il commissario Basettoni o con tanti altri, riceva spesso dei compensi che gli permettono di avere quella che è la più grossa fortuna per un'essere umano e animale antropomorfo: vivere di quello che più lo appassiona.
Nel suo diventare un borghese molto sui generis entro la seconda guerra mondiale, possiamo annoverare momenti che lo rendono ricchissimo come avviene anche e, soprattutto, nella storia
Topolino e il gorilla Spettro ma poi, noi ben sappiamo, come nella seguente
Topolino sosia di re Sorcio, il suo rapporto con il denaro sia assolutamente anomalo rispetto a quello che avrebbe un "
buon borghese" e, come ancora poi in seguito, causa il perdurare della scia lunga della crisi economica del 1929, egli si ritrovi di nuovo povero in canne e a doversi cercare un lavoro purchessia nella storia
Topolino e la banda dei piombatori. Significativo poi è l'atteggiamento della "
buonissima borghese " Minnie in questo caso quando, imparato cosa farà il suo fidanzato, risponde che non farà un lavoro ma aiuterà un altro a fare il suo.
Cosa dunque accade dalla fine della guerra in avanti che farà diventare il nostro Mickey un "
buon borghese" come afferma Giorello?
Accade che per ordini dall'alto - come abbiamo già parlato in altro ambito - le storie a strisce giornaliere, diventano piccole storie dal sapore molto casalingo, descrivendo la vita di tutti i giorni in una città, ormai da tempo, diventata grande. Il nostro Topolino è costretto, suo malgrado per circa 3 anni, a non allontanarsi dal focolare domestico.
Il 22 settembre 1947 si ritorna a storie di largo respiro e, questo, coincide con l'arrivo di
Eta Beta l'uomo del 2000. Questo terremoto nella vita di Topolino non vuol dire però che da subito ci sia una ripresa in pieno stile di avventure per il mondo - queste verranno un po' dopo - ma mette in risalto in maniera assoluta quell'imborghesimento che nel frattempo era avvenuto nel personaggio.
Già fin dalla prima storia con Eta Beta si ha un suo primo contatto con il denaro e, mi riferisco, alla striscia del 28 ottobre, quando, dopo aver messo nella precedente k.o. il campione di box, questi gli offre del denaro perché lui gli faccia da allenatore. Eta Beta non sa cosa sia quel rotolo di banconote e, come reazione, cerca d'ingurgitarle. Topolino cerca di scusarlo, affermando che egli non conosce il significato del denaro. Nella striscia successiva, Mickey spiega ad Eta Beta l'utilità della banconota verde dicendogli che serve per comprare le cose. Eta Beta vede passare una ragazza e chiede a Topolino se quella si può comprare e Mickey ovviamente risponde di no; poi gli chiede se può comprare un passerotto che si trova sull'albero mentre sta fischiettando. Ad un nuovo ovvio diniego di Mickey, Eta Beta butta via la banconota affermando che il denaro non serve a niente.
Arriviamo dunque alla successiva storia che è poi finalmente, la nostra in questione.
Topolino scopre che Eta Beta ha delle facoltà che gli permettono di indovinare il futuro.
Da "
buon borghese" - o cattivo secondo i punti di vista - quale è diventato, pensa bene di sfruttare questa facoltà dell'amico per arricchirsi a dismisura e sempre di più, diventando, in tutto e per tutto, look compreso, un vero e proprio finanziere.
Qui è però molto importante fare il raffronto con il Mickey del 1938 nella già citata
Topolino sosia di re Sorcio: lì Topolino, sostanzialmente, si disinteressa del denaro, regalandolo a destra e a manca; qui, dopo circa 10 anni, è diventato un venale della peggior specie, a tal punto, come tu hai già affermato, di mettere in secondo piano la salute dell'amico, rispetto alla sua fame di denaro. Assai significativo per comprendere il reale cambiamento avvenuto in Topolino, è quanto Pippo afferma nella striscia del 23 gennaio 1948. Pippo chiede ad Eta Beta perché è triste. Questi lo mette a conoscenza del cambiamento che il denaro ha prodotto in Mickey e Pippo afferma: "
A far soldi? Ma se a Topolino non è mai importato nulla del denaro! Io e Topolino abbiamo sempre canzonato i "fabbrica-soldi" con due telefoni sulla scrivania". Si affaccia quindi nello studio di Topolino e lo trova indaffarato a rispondere contemporaneamente a 5 telefoni.
Su una cosa però permettimi di dissentire da te: quando Tip domanda allo zio, nella striscia del 3 febbraio dopo che Eta Beta è entrato in un sonno comatoso e lui, invece, si preoccupa solo del fatto che sta perdendo tutto il denaro acquisito:
"Perché non ti preoccupi piuttosto di Eta Beta, invece che dei soldi?", l'espressione senza parole di Topolino che segue, non è quella di uno che non sa cosa rispondere ma, è quella di un Topolino che improvvisamente si rende conto di quale orrore, l'ingordigia di denaro e di arricchimento, lo ha portato. Nella striscia successiva infatti, la paura di ritornare come era non esiste più, c'è solo la disperazione per la salute dell'amico. Quando nella striscia del 2 giugno, Tip annuncia allo zio che ha telefonato l'agente di cambio per dirgli che ha perduto tutto, Mickey domanda con un sorriso grandissimo: "
Tutto il denaro che mi ha dato tanti guai non c'è più?" ed Eta Beta svegliandosi all'improvviso domanda "
Pbasta psoldi?" è un tripudio: i due amici fanno un girotondo attorno al medico accorso al capezzale di Eta Beta gridando la loro felicità immensa perché sono nel lastrico e niente più soldi.
SmMickey SmMickey