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Post - doppio segreto

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Le altre discussioni / Re:Albero genealogico dei Basettoni (e relativi)
« il: Martedì 17 Mar 2020, 21:48:09 »

”Harry” Basettoni, questo è il personaggio di cui non sono riuscito a trovare la storia. Chi può controllare mi farebbe un enorme piacere. La storia è questa https://inducks.org/story.php?c=S+80217.
E' un altro fratello di Basettoni, capitano di marina che si incarica di trasportare carichi preziosi, in questo caso perle. Nella traduzione italiana però non si cenno al suo nome - probabilmente forse sarà solo in quella americana - e tutti i personaggi si rivolgono a lui o parlano di lui, dicendo che è il fratello del commissario Basettoni.

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Topolino / Re:Topolino Speciale Anteprime - 2020
« il: Martedì 17 Mar 2020, 21:38:41 »
Mi lascia perplesso l'editoriale riguardo Topolino - Le origini : "Mi incuriosiva capire come Topolino fosse diventato il personaggio a cui siamo abituati..." Solo a me viene spontaneo di rispondergli: <<leggiti le storie degli anni '30 e '40>>?


Guarda ... sottoscrivo in pieno. Non volevo dire nulla in prima persona perché, molto francamente, per me e per come la penso, è una battaglia completamente persa probabilmente per sempre.


Tutta questa infantilizzazione dei personaggi, questo volerli portare all'età più o meno adolescenziale che ha riguardato prima Indiana Pipps e ora Topolino, Pippo ... si affianca alle storie che mettono al centro da un lato Qui Quo Qua e dall'altro Tip & Tap col chiaro fine di attirare la fascia fra i 10 i 13 anni con la speranza di riuscirli a fidelizzarli. :30 Total shock:


Superfluo è dire che a me di tutte queste storie, non solo non interessano un fico secco, ma le trovo .... SmBoia


Che dire? ...  SmKo

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Le altre discussioni / Re:Ruolo e personalità di Macchia Nera
« il: Domenica 15 Mar 2020, 19:43:46 »
Caro Daniele...

da quanto tempo! Da quanto tempo non scrivevo qui. Ma davanti a questa piccola rivelazione non posso esimermi dal ringraziarti. Sicché Scarpa diceva che, tutto sommato, storie più "adulte" avrebbero fatto bene al settimanale... Andrebbe effettivamente detto a tutti coloro che lo osannano al giorno d'oggi, salvo poi tradire (anche) questo suo collaterale precetto.
Caro il mio Dominatore ...
come mi manchi! :'(


Ciao e grazie!

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Le altre discussioni / Re: Ruolo e personalità di Macchia Nera
« il: Sabato 14 Mar 2020, 19:14:36 »
E allora è venuto il momento di domandarmi il perché, colui che da tutti - me compreso naturalmente - è considerato il maestro italiano dei disegnatori per eccellenza e che ripropose per primo il personaggio di Macchia Nera, regalandoci quel massimo capolavoro che fu il Doppio segreto poi, nella sua carriera, ritornò su questo personaggio - altre due sole volte dopo questa del 1968 - molto raramente e, quando lo fece, proponendoci sempre un Macchia Nera di gran lunga sottotono. Se ci si pensa in effetti è una cosa assi paradossale.
Io non ho ovviamente una risposta certa a questo quesito e, se qualcuno di quelli che mi leggono sanno la risposta esatta gli sono grato se me la danno!

Da parte mia posso tutt'al più avanzare due ipotesi, in verità, in netta antitesi.

La prima: Scarpa, quando ripropose Macchia Nera con il Doppio segreto nel 1955 era ancora un giovane disegnatore alle prime armi che non aveva certo forza di contrattazione all'interno dell'Arnoldo Mondadori e della redazione del giornalino, dunque il soggetto gli fu imposto - o quasi imposto - ma in realtà lui non amava affatto quel personaggio, preferendogli di gran lunga Gambadilegno che, come sappiamo apparse in tantissime sue storie. E poi, è pur vero che tutte le storie da lui disegnate con Macchia Nera non portano il suo soggetto.

La seconda: Scarpa non condivise affatto l'involuzione che Macchia Nera ebbe in Italia probabilmente su indicazione della direzione del giornalino - e ancor più dopo le indicazioni che vennero da oltre oceano - e si rese conto che questo personaggio sarebbe dovuto essere usato in ben altra e più nobile maniera e dunque, preferì, accantonarlo.

Due ipotesi, come ho detto, completamente in antitesi e probabilmente sbagliate entrambe...!

Comunque sia stato il paradosso del rapporto di Scarpa con Macchia Nera è del tutto evidente.
Nel mio continuo studio di ricerca su Topolino mi sono finalmente imbattuto nel perché Romano Scarpa non si sia dedicato nelle sue storie a Macchia Nera.


La sua risposta non sposa nessuna delle mie due tesi che espressi ormai 5 anni fa ma, seppur implicitamente, si avvicina alla seconda.


E' il 4 novembre 1990 e in un dibattito con Romano Scarpa e Giovan Battista Carpi, l'insegnate di Storia e Filosofia ad un liceo di Firenze, Andrea Sani, domanda a Romano Scarpa:

Io vorrei fare una domanda da appassionato. Persone di una certa età, lettori di Topolino degli anni ’50, si ricorderanno certo storie come Topolino e l’unghia di Kalì, ma hanno forse nella memoria — anche coloro che hanno abbandonato la lettura di Topolino da decenni — il tipo di storia di Macchia Nera, che guarda caso è stata quella che ha convinto gli americani a pubblicare storie italiane, e la prima ad apparire su comic-book. Ecco, il personaggio di Macchia Nera, che è un grandissimo personaggio, è stato usato male. I fumetti hanno bisogno di cattivi terribili. Tu l’hai usato una volta sola e poi, saltuariamente, è stato utilizzato da sceneggiatori non tanto bravi. Perché non recuperare questa figura, dato che il fumetto ha bisogno di questa contrapposizione netta fra bene e male; mi sembra che Macchia Nera, più di Gambadilegno, rappresenti il “villain” tenebroso, le forze del male. Incarna proprio una delle caratteristiche della tradizione Disney, presente per esempio nei lungometraggi: c’è il bene ma c’è bisogno anche delle forze del male, che sono un po’ trascurate, devo dire, dai Disney italiani di oggi, che scrivono storie un po’ edulcorate per non far paura ai bambini. In realtà i bambini non hanno paura di questi personaggi, anzi ne hanno bisogno, perché devono imparare a catalogare le cose buone dalle cose cattive, e anche nelle favole questa presenza malefica ha un valore profondamente educativo. Perché non ci dai un nuovo capolavoro di Macchia Nera all’altezza di questo vecchio personaggio usato bene solo due volte: la prima volta da Gottfredson, e la seconda da te e da Guido Martina?
Romano Scarpa risponde:
È un po’ difficile dirlo. Mi sa che sia una creazione un po’ vecchiotta, Macchia Nera. Mi sembra difficile attualizzarlo, ma può essere sia appunto come dicevi: è l’incarnazione del male, tenuta più sottobanco, nascosta, non è palese, non è visibile, è inafferrabile. Purtroppo noi lottiamo anche col fatto di una certa… per l’amor di Dio, neanche parlare di censura, ma preghiera di evitare cose troppo truculente, non mettere in scena ad esempio armi, violenze, horror, terrore. Tutto sommato, se tu pensi ai trucchetti di Macchia Nera per cercare di ammazzare Topolino, oggi non potremmo davvero farli. lo mi sono appena azzardato a mettere in mano la pistola a Topolino nell’ultima storia che ho fatto, ed è già molto. Beh, questo non significa che non sia possibile un recupero. Si può cercare, senza dover impressionare, di riattivare la vicenda, anche con un po’ d’azione, un certo dosaggio di situazioni. Dobbiamo sempre ricordarci che purtroppo buona parte dei lettori di Topolino è intorno ai 10/13 anni, e quindi è necessario regolarsi su questo cosiddetto “target”. Per quanto io ricordo di aver sempre detto e ripetuto al vecchio Mario Gentilini di cercare di lavorare, fare qualcosa, scrivere e disegnare per un pubblico un po’ più adulto, almeno cercare di accontentare quelli sui vent’anni, che possano ancora sorbirsi storie di Topolino senza sentirsi dei bambini. Perché poi non è detto che una cosa pensata per un adulto non sia godibile ed usufruibile anche da un ragazzino. Che possa essere letta da un ventenne come da un bambino di 10 anni, senza che si notino discrepanze, troppe differenze di psicologia in essa. Comunque non è detto che il personaggio di Macchia Nera non si possa riprendere…

Quello che trovo di sconvolgente in questa risposta è il fatto che fu data ben 30 anni fa e che, nonostante ciò, dimostri, come molti problemi legati alla censura attuale - io la chiamo così a differenza di Scarpa - che oggi molti di noi lamentano, vengano in realtà da molto lontano.Il discorso di Scarpa per altro, non fa una piega anche se io non avrei usato l'aggettivo "vecchiotto" verso il personaggio di Macchia Nera ma, come ho detto in un mio intervento due settimane fa, "assolutamente inadeguato", rispetto all'attuale regime a meno che non si voglia fare di lui - come per altro è stato fatto quasi sempre anche in passato - una macchietta della macchietta.
In realtà sono perfettamente consapevole come questo bellissimo personaggio non abbia saputo trovare una sua consona collocazione nell'ambito del fumetto Disney a parte alcune pochissime eccezioni, l'ultima delle quali risiede nella serie di Darkenblot che è, e probabilmente resterà, il suo canto del cigno.

Se qualcuno è interessato a leggere il tutto, qui potrà farlo. Ci sono anche molte altre cose illuminanti! SmBho2

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Le altre discussioni / Re:Quel maledetto giorno del 1962
« il: Venerdì 13 Mar 2020, 19:16:22 »
La tua è una disamina molto interessante e, anzi, ti ringrazio per avermi messo a conoscenza di cose che non sapevo ( benché sapessi di Tapioco VI, Ultraghiaccio e Regina d'Africa non pensavo che tutte le sue storie su Topolino seguissero l'impostazione delle strisce - limite mio che non ho notato questo particolare - ).
È evidente, però, che di questa impostazione Scarpa non fosse del tutto convinto ; in caso contrario non avrebbe avanzato la proposta a Gentilini.

Lo vedi, comunque, che questa discussione è servita ?
Ho imparato una cosa nuova. ;)
Ne sono contento ... a qualcosa ogni tanto servo! ;D ;)
Suvvia ! La storia È un attacco al comunismo e a tutto quel che ha rappresentato ; lo si sente in ogni singola vignetta. Tra l'altro, è abbastanza semplice intuirlo se si conosce l'orientamento politico di Scarpa ( liberale ma di matrice conservatrice ; un doroteo radicalizzato, insomma ). Anche perchè il comunismo è stato l'URSS e Gorbachev, guarda caso uno che piace a Scarpa, l'uomo che, dopo aver tentato invano un'opera di riforma liberale, l'ha smantellata. È forse un caso che sia stata l'ultima storia da lui scritta per Topolino e che per più di un anno non abbia disegnato nulla ( sì, penso che avesse ricevuto un silent ban ) e che ci sia voluta un'eternità prima di vederla ristampata ?

Suvvia è rivolto a me o a Scarpa, visto che le parole da me riportate sono le sue? :blank:


Comunque, non voglio insistere anche perché qui puoi trovare tutto bene scritto su come andò!


Quanto a Gorbaciov - o Gorbachev - non aveva certo intenzione di apportare una riforma liberale: la sua voleva essere una riforma che portava ad uno Stato di diritto Socialista. Non gli è riuscita perché era troppo tardi e perché aveva troppi nemici interni.


Gorbaciov rimane a tutt'oggi un grande uomo Socialista!


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Le altre discussioni / Re:Quel maledetto giorno del 1962
« il: Giovedì 12 Mar 2020, 23:12:32 »
Sappiamo che nel 1962 Romano Scarpa propose a Mario Gentilini di realizzare delle storie a strisce su Topolino nel segno della tradizione gottfredsoniana ( il suo sogno, dopo l'animazione ).
E sappiamo anche che Gentilini si dimostrò interessato al progetto ma non a pagare Scarpa "a peso d'oro" per realizzarlo dato che Topolino era appena diventato un settimanale ( o lo sarebbe divenuto a breve - al momento non ricordo - ) e gli servivano dunque dei disegnatori prolifici.
Ora, ipotizziamo che Gentilini gli avesse detto di sì, come sarebbe cambiata, secondo voi, la carriera di Scarpa ?

E voi cosa pensate ?
Datemi la vostra opinione, che discutere sul maestro veneziano è sempre un piacere. :)
Probabilmente ti deluderò ma io non riesco a giocare troppo con i "se" in questo argomento, come del resto, in generale.


In mancanza dei "se" è molto importante però vedere cosa è accaduto realmente.


Le storie a strisce giornaliere che Gottfredson e compagni disegnarono dal 1930 al 1955, al netto dell'intoppo durante e subito dopo la seconda guerra mondiale, sono caratterizzate da due fattori principali: il primo sono un continuità e il secondo, nella loro cadenza giornaliera, si presentavano con 4 - a volte 5 e a volte solo 3 - vignette - che dovevano sempre finire con una gag o con una situazione di suspense che avevano il compito di invogliare il lettore a continuare la lettura giorno dopo giorno.


Nel 1955 Mario Gentilini, incaricò Guido Martina di fare storie che riportassero in auge il personaggio di Eta Beta. Ne furono fatte due: Topolino e il doppio segreto di Macchia Nera e Topolino e il topazio dello zio in ozio, la prima disegnata da Scarpa la seconda da Carpi. Entrambe avevano in comune il fatto di pescare dalle strisce giornaliere, riproponendo personaggi ad esse legate.


L'anno successivo Romano Scarpa propose la sua prima storia scritta con protagonista Mickey: Topolino e il mistero di Tapioco Sesto.


Questa storia come tutte quelle scritte successivamente da Scarpa - al netto delle medio /brevi con Gancio - fino al 1967 con Topolino e l'ultraghiaccio, furono concepite da Scarpa con la logica delle strisce giornaliere: sono sostanzialmente una continuità e sono divise in strisce di quattro o cinque vignette, al cui termine c'è la gag o il momento di suspense. Se la continuità, ovviamente, la si percepisce maggiormente nel ciclo con Atomino Bip Bip,  c'è sempre una continua linea che mai cade in contraddizioni e, addirittura, nella storia Topolino e la dimensione Delta c'è un richiamo esplicito a Topolino e il mistero di Tapioco Sesto e, questa a sua volta, si può sostanzialmente collegare al Doppio Segreto.


E' dunque pur vero che Gentilini per una questione di costi, disse di no a Scarpa e lo utilizzò per disegnare storie di altri autori, ma Scarpa dopo il 1962, produsse comunque altre 4 storie nella logica delle strisce giornaliere.


Scarpa ricominciò a pubblicare storie con una linea di continuità con la lunga saga di Gancetto dalla fine del 1975 e, nel 1983, con Topolino e la regina d'Africa anche queste ripresero nel pieno la tradizione della gag o della suspense ogni quattro vignette.


Le ultime quattro di queste storie furono disegnate proprio come strisce giornaliere perché da parte del direttore Gaudenzio Capelli ci fu la disponibilità ad esaudire questo suo desiderio giovanile anche perché nel frattempo, la testata era andata nelle mani della Disney Italia e anche negli Stati Uniti, iniziò una nuova serie di storie a strisce giornaliere mai pubblicate - purtroppo - in Italia.
  mentre Minnotchka ha delle cose notevoli anche se soffre di una certa "pesantezza" ( l'attacco personale di Scarpa al comunismo è veramente molto forte ). 

Non è così! SmBho2


Facciamo parlare Scarpa così siamo sicuri di prenderci: "Ma quale anticomunismo! E' una topostrojka" (...) Certo, un riferimento ai regimi illiberali dell'Est c'è. Ma il tiranno Sberleff è sconfitto più che per la sua ideologia perché si rivela un volgare truffatore non troppo diverso, purtroppo dai furfanti di casa nostra. E poi Minnotchka e gli altri funzionari, alla fine del fumetto, non rinunciano ai loro ideali, non vogliono diventare capitalisti ma, più semplicemente, vivere in un paese più libero e dalle frontiere aperte. Proprio come Gorbaciov, che ha sempre dichiarato di voler restare socialista.".

Da annotare, a proposito dei furfanti di casa nostra, che proprio l'anno precedente era scoppiato il caso di Mani Pulite.

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Commenti sulle storie / Re: Topolino nell'isola misteriosa
« il: Domenica 8 Mar 2020, 19:49:29 »
Per me è stato un trauma.
Se in precedenza ho manifestato la mia antipatia verso Disney, la colpa è anche di questa storia: vedere il mio personaggio preferito ridotto a un pagliaccio mi fa piangere il cuore.
In una mia ipotetica classifica delle storie più belle, questa starebbe negli ultimi 2/3 posti
Si può quasi dire che era una storia sperimentale, con un personaggio dai caratteri non ancora esattamente definiti, ma che sarebbe stato poi plasmati da altri.

... e quanta ragione aveva Sergio di Rio nel risponderti così, caro Maximilian, nel luglio del 2015! 8) SmBho2


Questo vuole essere, da parte mia, il primo di due interventi che riguardano le origini delle strisce giornaliere disneyane anche per sistemare due nascite -Topolino e Gambadilegno - su cui si è fatta molto confusione - il tutto, ovviamente dal mio punto di vista - e, per fare questo, è importante iniziare dall'inizio. :surprised:


L'inizio fu nel 1919, quando Walt Disney conobbe Ub Iwerks e, assieme a lui fondò lo studio "Iwerks-Disney Commercial Artists. Questa cosa durò ben poco e i due arrivarono allo Studio Kansas City Film Ad Copmpany dove approfondirono le loro conoscenze in tema di tecniche di animazione e, nel 1922, fra le altre cose dettero iniziò alla serie delle "Alice Commedies" che terminò nel 1927.


In questo stesso anno nacque il personaggio di Oswald the Lucky Rabbit e la produzione dei suoi cartoni animati ma, dato il suo grande successo, il distributore Carles Mintz, l'anno dopo, diede un colpo basso a Disney, facendo un accordo in segreto con tutti i suoi animatori - l'unico che gli restò fedele fu Ub Iwerks - e portandogli via così il coniglio e ogni diritto su di lui.


A questo punto necessitava creare un nuovo personaggio per ricominciare e nacque così il nostro Mickey Mouse.


Su come e perché si decise di scegliere un topo però le cose non sono affatto chiare e, soprattutto, non è chiaro chi ne fu veramente il primo disegnatore.


Personalmente mi accodo a quelli che ritengono che la versione, a tal proposito, data da Ub Iwerks, in un'intervista del 1956, sia la più credibile. Questi affermò che Disney, dopo aver preso atto che Oswald era per sempre perduto: "(...) ritornò a Hollywood scoraggiato. Io e Roy lo coinvolgemmo in una riunione per discutere la possibilità di creare un nuovo personaggio. Feci qualche schizzo di cani e gatti. Ma c'erano già troppi gatti (Felix, Crazy ecc.), quindi presi a sfogliare una pila di riviste. (...) mi imbattei in alcune vignette di Meeker con animali come protagonisti, e mi venne l'idea di un topo. Non ne esisteva ancora nessuno che fosse un buon personaggio. (...) tirammo fuori un personaggio e Lilly gli diede un nome. Tirammo fuori qualche idea e cucinammo una storia su Lindbergh che all'epoca era considerato un eroe".


Perché do più credito a questa versione rispetto ad altre?


Perché Walt Disney, in quei tempi, si appropriò molto spesso di meriti che, in realtà, erano di Ub Iwerks, tanto che i due arrivarono a rompere quando una sera a Hollywood, durante una festa, un ragazzo chiese a Disney di disegnargli Mickey e di autografarlo. Disney si rivolse ad Ub e gli disse: " Perché non lo disegni tu, e io l'autografo?" Iwerks ormai esasperato da questo suo continuo comportamento gli rispose: "Disegnalo da solo, il tuo topo" e se ne andò, lasciando anche la Disney nel gennaio 1930 per fondare un suo studio d'animazione. I due fecero poi pace nel 1940 ed Ub ritornò in Disney come capo dei cartoni a colori.


Ma ritorniamo al primo cartone animato con Mickey che fu dunque Plane Crazy e che fu proiettato a Hoollywood per la prima volta in versione muta il 15 maggio 1928.


Ma se tutto è andato in questo modo, come mai oggi molti di noi credono che la data di nascita di Topolino è il 18 novembre 1928?


Perché quella è la data in cui venne proiettato Steamboat Willie che, pur essendo solo il terzo cortometraggio con Mickey, fu il primo che trovò un distributore.


E' del tutto evidente quindi che, a dispetto delle nostre  credenze e di quella data posticcia in cui gli eredi di Walt Disney, festeggiano il compleanno di Topolino, la sua vera nascita - o meglio sarebbe dire prima apparizione - risalì al 15 maggio 1928.


Su Steamboat Willie ritornerò nel mio secondo intervento per sfatare un altro grande equivoco a cui crediamo ed ora andiamo diritti alla "storia" qui in questione.


Nel 1929 furono fatti altri 12 cortometraggi con Topolino e si cominciò a prendere in considerazione la possibilità di sfruttare il personaggio attraversi le strisce a fumetti che diversi quotidiani stampavano nelle loro testate.


Anche su chi fu ad essere contatto dal King Features Syndacate ci sono due versioni diverse da parte di Walt e Ub e, ovviamente ognuno dice di essere stato lui e, in questo caso, probabilmente hanno ragione entrambi.
Tralascio tutte le problematiche che si innescarono per dare il via a questa nuova esperienza per arrivare al 18 novembre - sempre quella data un anno dopo - quando le prime prove furono spedite al King con grande successo e il 13 gennaio 1930, iniziò la grande avventura delle strisce giornaliere disneyane.


E' del tutto evidente come questa prima "storia" sia, in realtà un esperimento messo in campo da persone che non avevano avuto ancora nessuna esperienza del genere. Per metterla insieme si ricorse a diversi cartoni animati già fatti e, per questo motivo, si possono considerare le prime storie a strisce giornaliere, un continuo di quella esperienza.


Plane Crazy dà l'inizio praticamente alla storia e anche, con le dovute ovvie variazioni, al finale.


La Silly Symphonies Hell's Bells presta a Topolino il rifugio che trova nella striscia del 20 febbraio.


Ma non solo, Disney recuperò anche da Africa Before Dark con protagonista Oswald l'ambientazione e alcune scene: Oswald che, spara ad un uccello e gli fa saltare via completamente penne e piume sta alla base della quindicesima striscia e, il leone che qui compare, venne riproposto in questo canovaccio dalla sedicesima alla diciottesima striscia.
Da annotare però che gran parte di questo materiale era già stato precedentemente utilizzato in Jungle Rythm.


Disney andò però ancora anche più indietro, fino ad arrivare alla serie di Alice.Dal cartone animato Alice cans the Cannibals, è ispirata la striscia del 19 febbraio dove Topolino con un arpione che si conficca nel sedere di un rinoceronte, tira via una serie di cannibali e, infine la scena dell'uccello con gli stivali della tredicesima striscia è presa addirittura da Cinderella del 1922.


Come è già stato detto l'editore Nerbini in Italia, alla loro pubblicazione aggiunse tre strisce apocrife che avevano il compito di rendere un po' più compatto il tutto ad opera di Giorgio Scudellari. La prima fu collocata fra la quindicesima e la sedicesima striscia; la seconda e la terza servirono per descrivere il ritorno di Topolino a casa, cosa che nell'originale non avviene. Vorrei richiamare però l'attenzione sulla striscia del 19 marzo, dove in quella che dovrebbe ancora essere l'isola misteriosa, cominciano a comparire cose che fanno parte dell'ambiente rurale di Topolino: una staccionata, una casa, immondizie degne della nostra civiltà. Insomma l'isola un po' alla volta diventa la terra natia di Topolino come se lui, in verità, di lì non fosse mai andato via.


E' stato dunque tutto un sogno?

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Commenti sulle storie / Re:Topolino e l'eredità di Pippo Peppo
« il: Martedì 25 Feb 2020, 23:49:18 »
Nell'ultimo numero de i Grandi Classici Disney è stata ristampata per la prima volta Topolino e l'eredità di Pippo Peppo integralmente. Rispetto a quella ristampata nelle due edizioni del Classico Arci Topolino (la prima volta nel 1965 e la seconda nel 1979) abbiamo in più le due ultime tavole della prima puntata e alcune vignette dell'inizio della seconda puntata. La mancanza di questa storia nelle varie ristampe di tutti questi anni è dovuta, come scrisse Brigitta McBridge- che purtroppo da tempo non ci fa più compagnia nel forum - alla centralità che le sigarette - in particolare - hanno in questa storia; storia che come afferma giustamente Luca Boschi nel suo articolo, è un vero capolavoro.


Ed è proprio seguendo le parole che Luca Boschi scrive che inserirò questo mio commento, confermando, distinguendomi e allargandomi rispetto al suo argomentare.


La prima motivazione che adduce Boschi per sostenere che si tratta di un gran capolavoro, va ricercata nel suo "modo diretto di richiamarsi alle strisce quotidiane del ciclo di Eta Beta, inventate con incredibile inventiva da Bill Walsh e Floyd Gottfredson tra il 1947 e il 1950. Sono le storie in cui l'ometto del futuro veniva incontrato casualmente da Topolino in una caverna, si dimostrava allergico al denaro e si accompagnava Flip, il gangarone domestico dagli straordinari poteri."



Il lettore di Topolino del 1961 deve essere rimasto molto sconcertato nel leggere questa storia perché si trovò fronte ad un canovaccio che cancellava, di botto, tutto quello che era accaduto tra il 1955 - lasciamo da parte la bellissima storia Topolino e il terrore dei mari apparsa nel 1953, che ormai sappiamo da tempo, fu scritta dall'inglese Ronald Neilson per il suo Paese e lì fu pubblicata nel 1952 - e l'inizio del 1961, in tema di ritorno di Eta Beta e di come questi, dopo cinque storie, l'ultima delle quali, Eta Beta e il razzo scomparso risaliva addirittura alla settimana precedente, si fosse ormai già radicato nel mondo del fumetto italiano. Leggere infatti la risposta che Topolino dà al notaio che lo ha convocato assieme a Pippo per aprire il testamento del defunto zio di questi, Pippo Peppo, dopo che afferma che, per aprirlo, è necessaria anche la presenza di Eta Beta e Flip che compaiono in una foto assieme a Topolino e a Pippo e che era in possesso dello zio perché gli era stata spedita da Pippo al tempo in cui i due erano assieme a loro, apre un vero e proprio senso di smarrimento: "Sono anni che non abbiamo più notizie di Eta Beta e Flip: di preciso non sappiamo neanche dove trovarli!".


Oggi sappiamo che alcuni dei personaggi che sono stati, man mano, recuperati dall'ambito delle strisce giornaliere - Orango, Tubi, Eli Squick, Spettro, Spia Poeta, Miklos -sono stati trattatati dagli autori vari, come se fosse sempre la prima volta dopo le strisce ma, il caso Eta Beta, proprio perché era già un personaggio consolidato, fu e resta un caso veramente a sé.


La cosa che avrebbe poi sconcertato ancora di più un lettore del 1961 che avesse avuto bene in mente la prima e l'ultima storia in cui Eta Beta comparve nelle strisce giornaliere, è come il collegamento operato, fosse assolutamente sbagliato.


Lucciano Bottaro e Carlo Chendi falsarono quasi totalmente, l'addio di Eta Beta.


Nelle strisce, come affermato da Boschi, Eta Beta fu trovato casualmente in una caverna dove Topolino e Pippo si erano riparati per lo scoppio di un forte temporale. Ed è a quella caverna che Topolino, all'inizio della storia Topolino buffone del re, riaccompagna l'amico del futuro  perché la nostalgia della famiglia e di casa lo ha colpito. Nella nostra storia in questione invece Topolino afferma."Eta Beta prima di andarsene mi disse che si sarebbe ritirato a vivere in una caverna fra queste montagne". Insomma, se si desse retta a questa versione, dovremmo arguire che Eta Beta ed il suo gangarone, abbiano vissuto da eremiti e cavernicoli fra le montagne per lunghi anni.


Rispetto a Boschi mi sento poi di precisare e ricordare che Eta Beta diventa allergico al denaro nella seconda storia, Topolino ed Eta Beta l'indovino, non certo per una sua predisposizione, ma perché è il comportamento di Topolino a causare questo suo rigetto psicologico.


Boschi poi richiama anche la citazione presente nel racconto "del Mickey Mouse degli anni trenta" dove Carpi "si immedesima graficamente nello stile di Gottfredson".

Sicuramente, se dal lato grafico, il merito non può andare in questo caso che a Carpi, penso che il merito più grande, in realtà, vada attribuito a Bottaro stesso che, come ben si sa, fu un grande ammiratore e cultore dell'eredità di Gottfredson e l'idea di inserire all'interno - non fosse altro perché la trama è sua - del canovaccio un chiaro rifermento a quegli anni e allo stile di quei disegni non può che essere stata la sua. Lo dimostra ancor di più il fatto che, cinque mesi dopo, nella storia Paperino e il calumet della pace, qui nella veste sia di scrittore che di disegnatore, si richiama un'altra volta alle strisce, facendo resuscitare il personaggio di Giuseppe Tubi, assieme ai suoi compari, Rosolio e Spinosetti (che l'INDUCKS non indica) che però si incontrano questa volta, con i paperi. E' Paperino che racconta alla Zio Paperone chi sono perché, a sua volta, Topolino, gli ha raccontato, in passato, quello che avvenne in Topolino e la banda dei piombatori. Durante il racconto di Paperino,Bottaro inserisce alcune fasi di quella storia in maniera magistrale.


In realtà però c'è un terzo filo conduttore che lega "Topolino e l'eredità di Pippo Peppo" al mondo delle strisce giornaliere" ed è l'esplicito omaggio - uno dei tanti fatti nelle storie italiane, per altro - che Bottaro, Chendi e Carpi fanno a Topolino e il mistero di Macchia Nera.


Non solo abbiamo un personaggio misterioso che si veste come Phantom Blot ma, la dinamica della ricerca del pacchetto di sigarette mancanti dalla collezione di Pippo Peppo e i furti che questo personaggio misterioso opera, sono molto simili alla gara di ricerca delle macchine fotografiche che si innesca fra Topolino e Macchia Nera in quello stupendo classico.


Comunque, resta il fatto indiscutibile che, aldilà di alcune pecche, questa storia è stata e rimane uno dei migliori prodotti della produzione Disney italiana.

39
Commenti sulle storie / Re:Topolino ed Eta Beta l’indovino
« il: Sabato 22 Feb 2020, 19:27:03 »
La discussione ritorna qui! ???

40
Le altre discussioni / Re:Personaggi Disney e filosofia
« il: Sabato 22 Feb 2020, 19:23:06 »


Qui è però molto importante fare il raffronto con il Mickey del 1938 nella già citata Topolino sosia di re Sorcio: lì Topolino, sostanzialmente, si disinteressa del denaro, regalandolo a destra e a manca; qui, dopo circa 10 anni, è diventato un venale della peggior specie, a tal punto, come tu hai già affermato, di mettere in secondo piano la salute dell'amico, rispetto alla sua fame di denaro. Assai significativo per comprendere il reale cambiamento avvenuto in Topolino, è quanto Pippo afferma nella striscia del 23 gennaio 1948. Pippo chiede ad Eta Beta perché è triste. Questi lo mette a conoscenza del cambiamento che il denaro ha prodotto in Mickey e Pippo afferma: "A far soldi? Ma se a Topolino non è mai importato nulla del denaro! Io e Topolino abbiamo sempre canzonato i "fabbrica-soldi" con due telefoni sulla scrivania". Si affaccia quindi nello studio di Topolino e lo trova indaffarato a rispondere contemporaneamente a 5 telefoni.
Se intendiamo però con borghesia il disinteresse verso la ricchezza, tale borghesia inizia e finisce con questa storie. C'erano e ci sarebbero state scene con Topolino attratto dal denaro, ma si tratta di momenti confinati che non negano la sua filosofia di vita
Non è certamente l'attrazione verso il denaro che delimita l'essere un borghese in Topolino, quello voleva essere solo un esempio di come la personalità del personaggio si è evoluta dopo la guerra rispetto al periodo precedente dove Mickey era un borghese molto sui generis.
Volendo tornare a Giorello, egli identifica nel diventare amico della polizia e nel combattere i criminali in difesa della "società aperta", il segnale più significativo del diventare un "buon borghese" in Topolino. Questo non gli impedisce però di continuare ad essere un ribelle verso qualsiasi genere di sopraffazione o ingiustizia che venga rivolta contro chiunque la subisca e, in questo, Mickey rimane fedele alla sua filosofia di vita.
D'altra parte fu lo stesso Gottfredson che in tarda età ne parlò, come di un  "topo contro tutti, frequentemente perdente, in conflitto con la società".
Un esempio, direi molto significativo, di come va inteso veramente il personaggio Mickey lo abbiamo nella già citata storia: Topolino e il terrore dei mari - storia importantissima ma che ai più risulta sconosciuta o completamente in subordine nel panorama dedicato a Topolino - dove Topolino ed Eta Beta si schierano apertamente dalla parte dei pirati contro la legge costituita, rappresentata in questo caso, dai funzionari della marina di Sua Maestà britannica che risultano essere, veri e propri violentatori delle libertà altrui: "Lasciatemi sono un uomo libero! Mi rivolgerò alla legge" grida disperatamente Topolino dopo essere stato imprigionato su una nave assieme ad Eta Beta. Il funzionario che ha il compito di arruolare con la forza i marinai, costringendoli a servire per anni sulle navi da guerra, gli risponde: "Sentilo ! Sentilo il fringuello! La legge siamo noi! Ah Ah!".

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Le altre discussioni / Re:Personaggi Disney e filosofia
« il: Sabato 22 Feb 2020, 17:57:16 »
La discussione continua qui! 8)

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Giorgio Cavazzano


Il numero in festa
Articolo di Lidia Cannatella


Paperino e il famoso N 1500
Pippo e la collezione "unica"
Paperino e il francobollo del centenario
Zio Paperone e il Kilim del Gran Kalam
Pippo e l'automobile
Paperino e l'introvabile Topolino


STORIE SUPERSTAR - Il tarlo del collezionismo
Articolo di Luca Boschi


Topolino e l'eredita di Pippo Peppo (prima puntata)
Topolino e l'eredità di Pippo Peppo (seconda puntata)
Paperino e l'amuleto di Amùdsen


Queste storie sono state ristampate nella loro interezza come apparse nella loro prima pubblicazione nel periodo dal 1956 al 1993


Link INDUCKS

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Commenti sulle storie / Re:Topolino ed Eta Beta l’indovino
« il: Lunedì 17 Feb 2020, 17:20:12 »
E' proprio Minnie che all'inizio della storia Le prodezze di Topolino aviatore - e non sarà che la prima volta - invita Topolino a trovarsi un lavoro: " Hai avuto delle avventure terribili! Perché non fai il dottore, il banchiere, l'avvocato o ... o ... il pastore". I due o e i puntini di sospensione prima di pronunciare l'ultimo lavoro, sono assai significative circa il livello di mentalità borghese che è intrinseco nella fidanzata
Suppongo che per comprendere meglio quanto suggerisce Minni sia opportuno dare un'occhiata al testo originale. Aprendo l'Inducks, mi appare ingrandita proprio la vignetta in questione (immagino dalla striscia del 27 febbraio 1933) e leggo "Why don't you be a doctor or a banker or a lawyer ... or … or … a minister?" Quindi "pastore" qui indica l'analogo protestante del sacerdote, non il guardiano di pecore (un mestiere che mi suonava stonato anche nel contesto rurale delle prime avventure di Topolino). Un'attivita' che certamente non ha il "prestigio borghese" di quelle precedent (da qui, suppongo, l'esitazione di Minni), ma e' comunque inquadrabile nella stessa mentalita' (e non preclude il matrimonio).

P.S. Penso valga anche la pena di sottolineare come Minni, nella vignetta successiva, prosegua con "Just be anything, so long as it's quiet and respectable and safe!" ("Qualunque cosa, purche' sia un lavoro tranquillo e rispettabile e senza pericoli!", traduzione mia, grassetto nell'originale). La cosa cui tiene di piu' e' l'incolumita' del fidanzato.
Grazie ML per il chiarimento circa la parola "pastore".
La traduzione di quello che dice Minnie in seguito nell'edizione italiana è esattamente: "Qualsiasi cosa purché sia tranquilla, rispettabile e sicura".

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Commenti sulle storie / Re:Topolino ed Eta Beta l’indovino
« il: Domenica 16 Feb 2020, 19:15:58 »
Vengo solo ora a risponderti su questa storia anche perché mi permette di riprendere una questione che era rimasta in sospeso in un'altra discussione. Ne approfitto dunque per unire le due cose in quanto fra di esse c'è molta correlazione.


La questione che aveva sollevato da parte tua una certa contestazione era relativo al fatto che il filosofo Giulio Giorello afferma che, dal 1945, Topolino diventa gradualmente un buon borghese, mentre tu sostiene che se ammettiamo che esso sia un borghese, lo è sempre stato.


In effetti, quando ho letto il libro, confesso che di primo acchito, sono anch'io rimasto un attimo perplesso da simile affermazione. Poi ripensandoci e senza, ovviamente voler farmi portavoce del filosofo, ritengo di aver intuito cosa egli intende.


Il punto nodale della questione sta nel "buon" che Giorello fa precedere a borghese che traccia in maniera ineludibile la differenza. Così scrivendo, il filosofo non afferma che Topolino prima non fosse un borghese, afferma invece che, se tale lo vogliamo considerare, egli era un borghese molto sui generis.


Se noi guardiamo un'accezione di borghesia, senza voler andare a scomodare l'accezione marxista che in questo caso non ci tocca minimamente, scopriamo che per il XX secolo la piccola borghesia era formata da artigiani, piccoli commercianti e impiegati. Dal mio punto di vista già nella seconda metà del 900 questa definizione va rivista al rialto e, in questi anni del XXI secolo, va rivista di nuovo al ribasso.


Ma quella che a noi naturalmente interessa è l'accezione iniziale. Il Topolino che nel 1930 ci viene presentato nelle strisce, in diretta continuazione coi cartoni animati che le avevano precedute, è un Topolino campagnolo che vive in un tipico villaggio rurale americano di quei tempi. Vive da solo, ha circa 18/20 anni e, a parte svolgere presumibilmente alcuni lavoretti rurali, è sostanzialmente un nullafacente sognatore di grandi avventure.


Nulla a che fare dunque né con artigiani, né con piccoli commercianti e né con impiegati, dunque non inquadrabile nell'ambito di un piccolo borghese.


Quello che fu e rimane il suo principale disegnatore, nonché ideatore in un primo momento dei soggetti e dopo, comunque, colui che ebbe sempre l'ultima parola su questi, come abbiamo appurato in altra discussione, fu Floyd Gottfredson. Le sue origini non sono neanche per lui quelle di un "buon borghese". Certo è che con il suo arrivo agli Disney Studios tale divenne e, direi in questo caso, non certamente sui generis.


Quella che sicuramente è una buona (piccola) borghese fin dall'inizio è la fidanzata di Mickey, Minnie, la quale vive in una bella casa con i suoi due anziani genitori che guadagnano il loro pane con la loro piccola fattoria e che è imparentata con uno zio ricco - lo zio Mortimer - che, fra altre cose, possiede un grandissimo ranch in altra zona del Paese.


E' proprio Minnie che all'inizio della storia Le prodezze di Topolino aviatore - e non sarà che la prima volta - invita Topolino a trovarsi un lavoro: " Hai avuto delle avventure terribili! Perché non fai il dottore, il banchiere, l'avvocato o ... o ... il pastore". I due o e i puntini di sospensione prima di pronunciare l'ultimo lavoro, sono assai significative circa il livello di mentalità borghese che è intrinseco nella fidanzata ma, come ben sappiamo, il nostro Mickey, non ci pensa nemmeno a fare un lavoro "normale", troppo si diverte - ed è lui stesso ad affermarlo - nelle sue avventure e, vedendo un aeroplano, decide di diventare un aviatore con il risultato di dare il via a tante altre avventure.


Ancora oggi come oggi, se noi ci chiedessimo cosa fa Topolino per vivere e per avere una vita che lo rende un "buon borghese", faremmo fatica a dare una risposta ben precisa e definitiva.


Sicuramente è a volte un detective privato, un giornalista ma, quello che è veramente, è un personaggio sempre alla ricerca di emozionanti avventure per il mondo e anche ... oltre.
E' assai presumibile che nel suo "volontariato" con il commissario Basettoni o con tanti altri, riceva spesso dei compensi che gli permettono di avere quella che è la più grossa fortuna per un'essere umano e animale antropomorfo: vivere di quello che più lo appassiona.


Nel suo diventare un borghese molto sui generis entro la seconda guerra mondiale, possiamo annoverare momenti che lo rendono ricchissimo come avviene anche e, soprattutto, nella storia Topolino e il gorilla Spettro ma poi, noi ben sappiamo, come nella seguente Topolino sosia di re Sorcio, il suo rapporto con il denaro sia assolutamente anomalo rispetto a quello che avrebbe un "buon borghese" e, come ancora poi in seguito, causa il perdurare della scia lunga della crisi economica del 1929, egli si ritrovi di nuovo povero in canne e a doversi cercare un lavoro purchessia nella storia Topolino e la banda dei piombatori. Significativo poi è l'atteggiamento della "buonissima borghese " Minnie in questo caso quando, imparato cosa farà il suo fidanzato, risponde che non farà un lavoro ma aiuterà un altro a fare il suo.


Cosa dunque accade dalla fine della guerra in avanti che farà diventare il nostro Mickey un "buon borghese" come afferma Giorello?


Accade che per ordini dall'alto - come abbiamo già parlato in altro ambito - le storie a strisce giornaliere, diventano piccole storie dal sapore molto casalingo, descrivendo la vita di tutti i giorni in una città, ormai da tempo, diventata grande. Il nostro Topolino è costretto, suo malgrado per circa 3 anni, a non allontanarsi dal focolare domestico.


Il 22 settembre 1947 si ritorna a storie di largo respiro e, questo, coincide con l'arrivo di Eta Beta l'uomo del 2000. Questo terremoto nella vita di Topolino non vuol dire però che da subito ci sia una ripresa in pieno stile di avventure per il mondo - queste verranno un po' dopo - ma mette in risalto in maniera assoluta quell'imborghesimento che nel frattempo era avvenuto nel personaggio.


Già fin dalla prima storia con Eta Beta si ha un suo primo contatto con il denaro e, mi riferisco, alla striscia del 28 ottobre, quando, dopo aver messo nella precedente k.o. il campione di box, questi gli offre del denaro perché lui gli faccia da allenatore. Eta Beta non sa cosa sia quel rotolo di banconote e, come reazione, cerca d'ingurgitarle. Topolino cerca di scusarlo, affermando che egli non conosce il significato del denaro. Nella striscia successiva, Mickey spiega ad Eta Beta l'utilità della banconota verde dicendogli che serve per comprare le cose. Eta Beta vede passare una ragazza e chiede a Topolino se quella si può comprare e Mickey ovviamente risponde di no; poi gli chiede se può comprare un passerotto che si trova sull'albero mentre sta fischiettando. Ad un nuovo ovvio diniego di Mickey, Eta Beta butta via la banconota affermando che il denaro non serve a niente.


Arriviamo dunque alla successiva storia che è poi finalmente, la nostra  in questione.


Topolino scopre che Eta Beta ha delle facoltà che gli permettono di indovinare il futuro.


Da "buon borghese" - o cattivo secondo i punti di vista - quale è diventato,  pensa bene di sfruttare questa facoltà dell'amico per arricchirsi a dismisura e sempre di più, diventando, in tutto e per tutto, look compreso, un vero e proprio finanziere.


Qui è però molto importante fare il raffronto con il Mickey del 1938 nella già citata Topolino sosia di re Sorcio: lì Topolino, sostanzialmente, si disinteressa del denaro, regalandolo a destra e a manca; qui, dopo circa 10 anni, è diventato un venale della peggior specie, a tal punto, come tu hai già affermato, di mettere in secondo piano la salute dell'amico, rispetto alla sua fame di denaro. Assai significativo per comprendere il reale cambiamento avvenuto in Topolino, è quanto Pippo afferma nella striscia del 23 gennaio 1948. Pippo chiede ad Eta Beta perché è triste. Questi lo mette a conoscenza del cambiamento che il denaro ha prodotto in Mickey e Pippo afferma: "A far soldi? Ma se a Topolino non è mai importato nulla del denaro! Io e Topolino abbiamo sempre canzonato i "fabbrica-soldi" con due telefoni sulla scrivania". Si affaccia quindi nello studio di Topolino e lo trova indaffarato a rispondere contemporaneamente a 5 telefoni.


Su una cosa però permettimi di dissentire da te: quando Tip domanda allo zio, nella striscia del 3 febbraio dopo che Eta Beta è entrato in un sonno comatoso e lui, invece, si preoccupa solo del fatto che sta perdendo tutto il denaro acquisito: "Perché non ti preoccupi piuttosto di Eta Beta, invece che dei soldi?", l'espressione senza parole di Topolino che segue, non è quella di uno che non sa cosa rispondere ma, è quella di un Topolino che improvvisamente si rende conto di quale orrore, l'ingordigia di denaro e di arricchimento, lo ha portato. Nella striscia successiva infatti, la paura di ritornare come era non esiste più, c'è solo la disperazione per la salute dell'amico. Quando nella striscia del 2 giugno, Tip annuncia allo zio che ha telefonato l'agente di cambio per dirgli che ha perduto tutto, Mickey domanda con un sorriso grandissimo: "Tutto il denaro che mi ha dato tanti guai non c'è più?" ed Eta Beta svegliandosi all'improvviso domanda "Pbasta psoldi?" è un tripudio: i due amici fanno un girotondo attorno al medico accorso al capezzale di Eta Beta gridando la loro felicità immensa perché sono nel lastrico e niente più soldi.  :heart: SmMickey SmMickey :heart:


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Bravissimo Walecs e bravissimo Pato.
Sottoscrivo tutto quello che avete scritto e mi fa tanto piacere che la pensiate così.


Ha ragione da vendere rikki quando afferma che ognuno di noi può contribuire nel suo piccola a salvare il pianeta perché come si sa è dalle piccole cose che nascono le grandi cose e non viceversa
.
E però caro Walecs, a costo di rifarmi dare del comunista da te  :P , dirò che quello che può, quanto meno, essere  decisivo ed inevitabile per ridurre al minimo i danni che ormai abbiamo fatto e che continuiamo a fare, è conciliare il sistema capitalistico con la priorità assoluta della difesa dell'eco-sistema. Finché il capitalismo avrà come fine unico di gran lunga maggiore il profitto non si salverà nulla. Quindi ci vuole un profondo e radicale cambiamento culturale che, partendo dal basso, riesca a condizionare chi, volente o nolente, ha sempre deciso tutto in questo mondo. Tu mi parlavi di rivoluzione, ecco, l'unica vera rivoluzione che si può fare ed auspicare per salvare tutto il mondo è di carattere esclusivamente culturale.


Se non siamo e non saremo capaci di comprendere questo, non ci sarà nulla da fare.

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