Da' fastidio se recensisco un albo uscito in edicola 29 anni fa?
Un avvertimento a chi non ha letto le storie: ci sono piccolissimi spoiler, io credo possiate leggere senza rovinarvi il gusto della lettura, a parte per il prologo.
I classici di Walt Disney numero 43 (seconda serie) - Paperino bangCon questa bella copertina di Perego, si apre “I classici di Walt Disney” numero 43, ristampa del volumetto numero 25 della prima serie.
E’ davvero un'uscita eccellente, e leggerlo fa capire che grande testata furono "I classici" nel passato.
Il giornale si apre con il classico prologo disegnato dall’amato/odiato Giuseppe Perego, e sceneggiato da Gian Giacomo Dalmasso, che, in un modo quanto mai forzato, fa arrivare Paperino alla fattoria di Nonna Papera vestito da cow – boy, sparando a tutto spiano in sella ad una bicicletta.
Sentendo rumori, l’agreste al fuoco risponde con il fuoco, poi indirizza Paperino dai nipotini.
Cercandoli, incappa in una troupe cinematografica, rovinando delle riprese.
Risultato: si trova a letto per aver sbattuto contro una macchina da presa.
Dopo una esagerata sfuriata, dovuta alla sua sfortuna, Nonna Papera gli consiglia di andare a pescare: così inizia la prima vera storia dell’albo, "
Paperino e la gloria nazionale", che si avvale di uno Scarpa sia ai testi che ai disegni ormai uscito dagli anni della “grande epopea”, dove le avventure più leggere e piene di equivoci la fanno da padrone.
Può essere interessante il fatto che questa è la prima storia inchiostrata da Giorgio Cavazzano, e, più in generale, che questo è il primissimo approccio al mondo Disney del Maestro.
Alla fine dell’avventura, un Paperino nerissimo torna a casa, sottolineando il fatto che ci ha rimesso il berretto (ma non la macchina, cosa che succede nella storia, ben più importante!).
Si addormenta, e questo da il via alla seconda avventura, “
L'arca di Paperon - Noè”.
Peccato che il fatto di essere un sogno vanifichi la storia, perché è davvero ben strutturata, di questi tempi un racconto con questa trama finirebbe in una ventina di pagine, mentre qui, Gazzarri (toh, questo è il volume dei "numeri uno": questa è la sua prima storia!) riesce a spalmarla su due tempi senza renderla pesante.
Inoltre, inserisce battute inusuali per un fumetto Disney: al fatto di essere senza cibo sull’arca, un nipotino esclama: “Blub! Saremo morti di fame in capo ad una settimana!”, e un altro, di rimando: “Che dici? Fra due giorni il mare cullerà i nostri cadaveri!”.
O ancora, più avanti nella storia, Paperone vuole uccidere Paperino per aver scambiato la sua arca piena di dollari con quella dei Bassotti piena di cibo.
Osservando la scena, due nipotini commentano: “Gulp! Ecco… Zio Paperone l’ha trucidato!” “Fra poco vedremo piombare il suo corpo sul ponte!”
I disegni di Carpi sono buoni, ma certamente non il suo periodo migliore, anche a causa di certe teste sproporzionate.
Una piccola pecca: per far combaciare la storia con il prologo, viene modificata in un colonnino la parola “scuola” in “fattoria”, per quanto si possano vedere ben in evidenza libri scolastici.
Finito anche questo racconto, le tavole di raccordo vedono Paperino, un paio di settimane dopo questo sogno, pisolare su una amaca ad una altezza assurda dal suolo (è appigliata tra i rami di due alberi!), quando viene svegliato dai nipotini in vena di vacanze, che Paperino non può permettersi. Dunque asserisce che si troverà ben disposto nei confronti del suo ricco zio nel caso dovesse essere coinvolto in qualche avventura, per dare un po' di svago a Qui, Quo e Qua.
Con questa affermazione inizia la storia “
Paperino e la ventiquattresima ora”, una buonissima prova da parte di Martina/Capitanio, che fanno impegnare i personaggi in un episodio cittadino, con anche un flashback sul passato di Paperone, invece che in giro per il mondo, come spesso si usava fare in quegli anni. Martina ovviamente infarcisce la storia di tutte le possibili scorrettezze, dall’uso delle armi a violazione di domicilio con furto con scasso annesso. E non risparmia neppure i nipotini: trovano nel laboratorio di Archimede una boccetta di “acqua dormitoria”, ovvero sonnifero, ed esclamano, in delle vignette censurate, da quel che ho intuito, che vogliono schizzarla in bocca alla maestra!
Una piccola curiosità: nella terza vignetta della dodicesima tavola si scorge Topolino!
Finita la storia, Paperino si lamenta del gran chiasso che i nipotini fanno per svagarsi: si rivolge allora da Archimede, che gli da del sonnifero, da somministrare a Qui, Quo e Qua.
Ed incomincia l’avventura seguente: "
Paperino e il duello alla pistola", forse la più debole dell’albo, ma rispetto alle altre, perché rimane comunque una buonissima storia!
La classica coppia Chendi/Bottaro ci porta nelle ambientazioni west, il che potrebbe giustificare in parte, insieme alla parte iniziale del prologo, il titolo dell’uscita, comunque troppo poco attinente.
Interessante in questa storia la parte finale, dove Paperone, mentre per tutta la storia si è comportato come un gretto insopportabile, nella migliore tradizione italiana, ha dei rimorsi di coscienza nei confronti di Paperino, e questo viene visualizzato in un curioso baloon con un verme con la testa di Paperone… cosa che viene subito annullata due pagine dopo, nelle tavole di raccordo, dove Paperone, sollecitato da Nonna Papera a verificare come mai Paperino non risponde all’apparecchio, gli risponde con un netto rifiuto. Il motivo è presto detto: ha ingerito una intera scatola di “Perle di Morfeo”, il sonnifero datogli da Archimede.
Dopo la assolutamente inutile apparizione di Paperoga, con lo scopo di risvegliarlo un attimo per poi riaddormentarsi, si apre l’ultima storia dell’albo, “
Le avventure di Paperin Cenerentolo”, una curiosa parodia, confrontandola con le altre: infatti mai si era parodiata una classica fiaba!
E’ un'ottima prova di Missaglia, che divide in due tempi una storia coinvolgente e ben narrata. Si parteggia per Paperino, che, con grande abilità dell’autore, sembra quasi riesca a liberarsi dal giogo dello zio, riuscendo così a rompere una consuetudine divenuta allora quasi cliché.
I disegni di Capitanio forse non valorizzano al meglio l’avventura, pur non dispiacendo comunque del tutto.
Finita l’avventura, finisce anche il prologo: Paperino accoglie a pistolettate lo ziastro, che tanto generosamente voleva offrire a lui e ai nipotini un mese di vacanza al mare, la vacanza tanto agognata dai nipotini!
E così si chiude anche l’albo, la qui unica pecca è forse il prologo, che manca un po’ di mordente e trama, ma in fondo è una cosa in più, quindi non fondamentale.
Quest’ultimo, le varie censure nelle storie e i rimaneggiamenti da parte di Perego sulle tavole delle storie rendono l'albo, ragionando nella ottica perversa degli appassionati, assolutamente da avere, come documento storico di un’epoca che non esiste più, e meglio ancora se nella edizione della prima serie.