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Topolino / Re:Topolino 3260
« il: Venerdì 18 Mag 2018, 13:29:21 »
Un numero in cui, nonostante la conclusione dell'episodio di DD (che sarebbe quello di punta), la storia migliore può facilmente ritenersi Zio Paperone e le ronfate consigliere di Stabile e Guerrini. Lo sviluppo, magari non così imprevedibile, è però intrigante e spassoso, con un Paperone in forma nella sua sempre esilarante sicumera con cui bacchetta il nipote. Tocchi di humor apprezzatissimi quello dell'avvocato e di Pico. E la presenza di Guerrini è sempre un valore aggiunto.
Tornando all'episodio di DD - nemici come prima di Faraci, Vitaliano e Perissinotto, questa nuova direzione presa dalla saga non so ancora come inquadrarla. Per certi versi trovo diversi spunti interessanti, come la maggior centralità di Paperino che non Doubleduck, o l'essere venuti meno tutti quei gadget che erano veri e propri deus ex-machina, costanti e onnipresenti e in genere anche non necessari. L'atmosfera di base, insomma, sembrerebbe averne giovato. Ma da un altro punto di vista mi pare ci sia un umorismo più ingombrante, usato un po' in eccesso.
Ottima la Perissinotto, con un tratto sempre piacevolissimo.
C'è poi Nonna Papera e il bricco del ricco di Giunta e Martusciello, non particolarmente eccelsa, ma buona, e il finale, nonostante in linea di massima potrebbe sembrare fornire una morale sdolcinata, si dimostra invece corretto. Sen no Rikyu, considerato il maestro del tè per eccellenza, raccomandava come il segreto di un buon tè sia, in fondo, pensare alla felicità di coloro a cui lo si sta offrendo, e far si che i propri ospiti, nel berlo, ne traggano una sensazione di fresco in estate e di tepore in inverno. Meno semplice di quanto suoni...
Mi indispone, però, nella prima tavola il fatto che siano disegnati quelli che sono chiaramente fiaschi di vino, quelli classici del chianti, a cui però, caso mai qualcuno dovesse offendersi, sta applicata l'etichetta a specificare che si tratta solo di succo d'uva...
Chiude Topolino e il pianeta Memory di Panaro e Ermetti. La storia, divisa in due tempi, segue il classico canovaccio delle storie di Panaro. E, come accade sempre, non mi convince mai moltissimo. Perché se da un lato abbiamo idee interessanti di partenza, stavolta anche con un buon cliffhanger e atmosfere che iniziano a prenderti, ci troviamo poi con una gestione dei tempi sempre un po' affrettata, con molti passaggi "perché sì" e con dialoghi prolissi e che danno al lettore più informazioni di quante ne abbisogni e di quante se ne richiedano.
Tornando all'episodio di DD - nemici come prima di Faraci, Vitaliano e Perissinotto, questa nuova direzione presa dalla saga non so ancora come inquadrarla. Per certi versi trovo diversi spunti interessanti, come la maggior centralità di Paperino che non Doubleduck, o l'essere venuti meno tutti quei gadget che erano veri e propri deus ex-machina, costanti e onnipresenti e in genere anche non necessari. L'atmosfera di base, insomma, sembrerebbe averne giovato. Ma da un altro punto di vista mi pare ci sia un umorismo più ingombrante, usato un po' in eccesso.
Ottima la Perissinotto, con un tratto sempre piacevolissimo.
C'è poi Nonna Papera e il bricco del ricco di Giunta e Martusciello, non particolarmente eccelsa, ma buona, e il finale, nonostante in linea di massima potrebbe sembrare fornire una morale sdolcinata, si dimostra invece corretto. Sen no Rikyu, considerato il maestro del tè per eccellenza, raccomandava come il segreto di un buon tè sia, in fondo, pensare alla felicità di coloro a cui lo si sta offrendo, e far si che i propri ospiti, nel berlo, ne traggano una sensazione di fresco in estate e di tepore in inverno. Meno semplice di quanto suoni...
Mi indispone, però, nella prima tavola il fatto che siano disegnati quelli che sono chiaramente fiaschi di vino, quelli classici del chianti, a cui però, caso mai qualcuno dovesse offendersi, sta applicata l'etichetta a specificare che si tratta solo di succo d'uva...
Chiude Topolino e il pianeta Memory di Panaro e Ermetti. La storia, divisa in due tempi, segue il classico canovaccio delle storie di Panaro. E, come accade sempre, non mi convince mai moltissimo. Perché se da un lato abbiamo idee interessanti di partenza, stavolta anche con un buon cliffhanger e atmosfere che iniziano a prenderti, ci troviamo poi con una gestione dei tempi sempre un po' affrettata, con molti passaggi "perché sì" e con dialoghi prolissi e che danno al lettore più informazioni di quante ne abbisogni e di quante se ne richiedano.