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Che libro c'è sul comodino?

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PolliceSu   (1)

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PolliceSu   (1)
    Re:Che libro c'è sul comodino?
    Risposta #1530: Sabato 3 Feb 2018, 17:09:50
    Un po' mi riferivo al fatto che si profilano talmente surreali che Harry Potter è un ottimo orientamento ;D; e un po' (meno) al fatto che, tutto sommato, la struttura politica di Harry Potter così scontata non è.

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      Re:Che libro c'è sul comodino?
      Risposta #1531: Lunedì 5 Feb 2018, 00:48:25
      E mentre mi mancano solo gli ultimi due scritti per completare la lettura dell'Organon di Aristotele e un paio di capitoli per terminare il "libriccino" di Nietzsche, durante le pause di questo fine settimana mi sono dedicato, dopo una lunga esitazione, alla lettura di Husserl, uno di quei pochi filosofi di cui sinceramente avevo "terrore" a leggere qualcuno dei suoi scritti, ma d'altra parte i miei interessi filosofici mi avrebbero prima o poi portato ad un confronto diretto col suo pensiero.

      Ho affrontato due testi che introducono alla Fenomenologia proprio con le parole del filosofo austriaco, ovvero La filosofia come scienza rigorosa e L'idea della fenomenologia, entrambe piuttosto ostiche per via di un tecnicismo e di una terminologia piuttosto puntigliosa e non sempre di facile intuizione, tuttavia penso di aver lo stesso colto i concetti portanti della disciplina e quindi non ve li starò a riformulare con altre parole.
      Probabilmente il miglior punto di partenza resta il secondo testo da me indicato, poiché in esso Husserl affronta in cinque lezioni e con una struttura più lineare tutti i termini base della Fenomenologia, il primo libro è più una critica decisamente specialistica al Naturalismo di metà Ottocento e allo Storicismo cominciato dalle ricerche di Dilthey, lo sconsiglierei ai neofiti, personalmente.

      Al momento non leggerò altre opere di Husserl che siano inerenti alla Fenomenologia, essendo una disciplina che intendo approfondire attentamente assieme all'estetica preferisco affiancarmi a qualche edizione critica prima di aprire (e soprattutto comprare, visto che nella biblioteca della mia città non c'è) i volumi delle Idee, e a riguardo mi pare di aver individuato un buon testo dell'Einaudi, che, stando all'indice, inquadra addirittura la Fenomenologia all'interno del dibattito contemporaneo (essendo stata un buon punto di avvio per le scienze cognitive).
      Sono sempre più convinto che ormai si stiano preparando tutti i presupposti per leggere Essere e Tempo, ancora pochi libri e forse ne comincerò la lettura, sembra che il fatidico momento sia quasi giunto  ;D

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      Donald112
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        Re:Che libro c'è sul comodino?
        Risposta #1532: Lunedì 5 Feb 2018, 16:44:08
        Un po' mi riferivo al fatto che si profilano talmente surreali che Harry Potter è un ottimo orientamento ;D; e un po' (meno) al fatto che, tutto sommato, la struttura politica di Harry Potter così scontata non è.
        Condivido quanto hai scritto: Harry Potter potrebbe sembrare una saga per ragazzini ma in realtà vi sono molte tematiche adulte. infatti, uno degli argomenti principali è la lotta contro il razzismo e la discriminazione sociale, tema molto attuale. Ovviamente nei romanzi il razzismo non riguarda il colore della pelle o la religione ma il "sangue magico" (purosangue, mezzosangue e nato babbano). E inoltre vi sono molte similitudini tra il regime instaurato da Voldemort nell'ultimo libro e il regime nazista.

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        Paperock
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          Re:Che libro c'è sul comodino?
          Risposta #1533: Sabato 17 Feb 2018, 12:05:58
          I drammi della schiavitu, Emilio Salgari

          Ho trovato e comprato su una bancarella dell'usato questo romanzo del ciclo africano di Salgari, in effetti lo cercavo da tempo ed è tutt'altro che semplicemente un romanzo per ragazzi.

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            Re:Che libro c'è sul comodino?
            Risposta #1534: Domenica 18 Feb 2018, 11:14:40
            Ho appena cambiato genere... Ora sto leggendo: Stephen King - Pet Sematar

            Classico libro horror degno di King... Molto descrittivo e psicologico ma coinvolgente e interessante... Per il momento, se vi piace il genere, ve lo consiglio!!

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              Re:Che libro c'è sul comodino?
              Risposta #1535: Domenica 18 Feb 2018, 21:15:15
              Orlando furioso

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              Andy98
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                Re:Che libro c'è sul comodino?
                Risposta #1536: Martedì 20 Feb 2018, 16:49:22
                Orlando furioso

                Immagino che sia una doverosa lettura dopo l'Orlando innamorato del Boiardo  ;D L'edizione che ho recuperato da un'anziana signora è ancora lì sullo scaffale a fare la polvere, magari quando quest'estate avrò finalmente un bel po' di tempo libero potrei decidere di leggerlo, immagino che non sia una di quelle letture da fare sul treno di prima mattina e dopo diverse ore di lezione.

                Questo mese ha segnato il mio ritorno alla letteratura e una pausa dalle varie letture filosofiche - che, ovviamente, continuerò lo stesso a fare ma in quantità ridotta, almeno per tutto il periodo dei corsi del secondo semestre, poi si vedrà.

                In prima battuta, ho finalmente terminato l'Organon di Aristotele, un'opera immensa e fondamentale anche solo per chi è appassionato di filosofia, tuttavia non è appetibile a tutti, ovvero il rigore con cui vengono trattati certi concetti e la precisione con cui vengono snocciolati fino millimetro potrebbe alla lunga stancare (ad esempio, negli Analitici primi, Aristotele espone il metodo sillogistico e lo sviscera letteralmente fino la nausea per oltre duecento pagine). I più interessanti, a mio modo di vedere, sono stati il De Interpretatione e le Confutazioni Sofistiche, probabilmente perché le tematiche sul linguaggio mi interessano più di quelle sulla logica, scienza di tutto rispetto ma che mi pare abbastanza arida sotto certi punti di vista: per intenderci, sono una persona decisamente puntigliosa, soprattutto nei riguardi di argomenti che mi interessano, tuttavia non gradisco personalmente mettersi a disquisire intorno alle sottigliezze in modo rigoroso (è anche un po' il motivo della mia avversione nei confronti dell'algebra astratta, ma penso che lì sia un problema di insegnamento più che altro, poiché lo studio individuale mi sta conducendo ad una graduale rivalutazione della materia), preferisco che l'approccio muti a seconda delle tematiche trattate e alla complessità del problema in questione. Aristotele, invece, porta avanti con lo stesso metodo tutte le sei indagini compiute nei sei rispettivi testi, spinto da un desiderio quanto più completo possibile di conoscenza. Il che merita rispetto sotto tutti i fronti, chiariamoci, ma se non si ha una mente così curiosa come la sua difficilmente si apprezzerà l'opera nella sua interezza.

                Al di là del bene e del male di Nietzsche è stato, invece, l'altro testo filosofico che ho concluso durante questo mese e diciamo che mi ha lasciato troppo poco: più che oscuro, il filosofo di Röcken è sospeso tra l'essere profetico, ironico e critico nei confronti del suo tempo in uno stile sì vivace ma non sempre convincente. L'avevo comprato a quattro euro circa per arrotondare un grosso ordine, e diciamo che i soldi spesi frutteranno in avvenire quando mi lascerò "sedurre" più facilmente dalla sua penna: la lettura è stata piena di diffidenza su certi punti, ho apprezzato alcuni aforismi e le parti dedicate alla morale e alla religione, ma per il resto certi concetti mi mettono in crisi perché non riesco a capire se Nietzsche stia ironizzando o sia serio.

                Giusto per completare il quadro: sono a buon punto con la lettura della Meditazione milanese di Gadda, un testo filosofico piuttosto eccentrico dove si possono ritrovare i motivi di fondo dei suoi due romanzi più importanti. Leggerlo dopo esserci cimentati coi romanzi dà la prova di quelle che erano le vere intenzioni dell'autore, ovvero dare prova di un sistema retto da un infinito vortice di concause, in cui il principio dell'identità degli indiscernibili di Leibniz la fa da padrone, lasciando che nelle infinitesime differenze tra le cose la voce narrante si perda senza riuscire a dare un ordine omogeneo ai fatti narrati o alle parole: per tale ragione ne La cognizione del dolore Gadda si perde nel seguire il corso di un fulmine o nel Pasticciaccio presta più attenzione ai movimenti curiosi di una vecchia gallina piuttosto che alle indagini del furto. Affascinante poi il gioco metaletterario tra "Critico" e "Autore", espediente che poi utilizzerà come simpatica ed originale prefazione alla Cognizione.

                Passando ai testi letterari, avevo diverse punte nella mia libreria che mi imploravano di essere lettere, e dal nulla ho sentito come una scintilla, una pulsazione che mi ha spinto dal niente a leggere Gente di Dublino di Joyce: è come se l'autore avesse spaccato Dublino in quindici frammenti e li avesse ricomposti con uno stile realista ma pieno di simbolismo ed introspezione, con quel costante senso di disagio che ti accompagna tra un racconto e l'altro, sembra quasi di vivere o di comprendere la paralisi dei protagonisti. Le narrazioni, è vero, sono ridotte all'osso, spesso non raccontano nulla di significativo e rimangono incompiute, però la quantità di dettagli e di simboli presenti e la moltitudine di temi trattati è impressionante, è un vero e proprio specchio della città agli inizi del Novecento, con il tempo che la fa da padrone fino alla drammatica soluzione che viene proposta nell'ultimo racconto-epilogo. Di grande ispirazione per tutti coloro che vogliono scrivere in modo insolito.

                Penso si sia capito che ho un debole per i modernisti e in generale per i romanzi del XX secolo, e Mann è un altro volto presente nella mia galleria: la sua scrittura è davvero eccezionale, è piena di immagini liriche e stupende, e la sua sensibilità filosofica e artistica merita rispetto. In un unico libro ho letto tre dei suoi più importanti racconti lunghi, ovvero, La morte a Venezia - Tonio Kröger - Tristano e sono rimasto impressionato dalla tormentata vicenda omoerotica del primo, penso che una rilettura futura a confronto col Simposio e col Fedro di Platone (quest'ultimo brevemente evocato verso la fine, sancendo l'inscindibile rapporto tra Eros e arte nella vita dello scrittore) potrà solo giovare. Tuttavia, Mann scrive per palati decisamente fini, non è un autore semplice da leggere, si muove tra una sensibilità quasi decadente e uno spiccato interesse nell'introspezione, gli amori e le passioni di cui parla si consumano negli sguardi e nei pensieri, mai nelle parole.

                Faulkner è l'ultimo grande nome che citerò in questo post, giacché ho terminato oggi di leggere il suo L'urlo e il furore, romanzo che definire geniale ed originale è anche poco. Ho un debole per le narrazioni atipiche, ma questo autore è riuscito ad ottenere la mia ammirazione con un solo capitolo, in cui lascia parlare il suono che si propaga nel tempo senza linearità, un flusso di coscienza ardito ma splendidamente architettato che rende testimonianza della tragicità della vicenda narrata e poi pian piano dispiegata, non senza picchi di difficoltà notevoli, nei capitoli a seguire. La storia è quella del declino di una famiglia del sud America, i Compson, ma il modo in cui l'autore la racconta riesce a farti vivere il disagio, il dolore e la confusione di personaggi che sono talmente presi dalle loro emozioni da non riuscire a fare chiarezza fino in fondo agli eventi narrati. Merita indubbiamente il suo posto nelle classifiche dei romanzi più difficili di sempre, la lettura non è piacevole perché a non essere piacevole è il modo in cui vieni messo davanti al dolore della vita, che per quanto tu possa essere ottimista da qualche parte lo si trova sempre, ma arrivati all'ultima pagina e presa consapevolezza di quello che si è effettivamente letto, non si può che sentirsi gratificati e arricchiti spiritualmente. Non scherzo e non mento: ho sentito veramente quel furore nelle prime pagine del libro, mentre la scrittura di Faulkner si faceva sempre più incalzante ed incisiva, tra salti temporali improvvisi e battute velocissime, per poi farsi più densa e più ricca di pathos nei capitoli successivi, dove tutto quel suono comincia a prendere forma e a trovare un senso. E in quel momento ho sentito qualcosa, forse dei brividi... Ridimensionerò le mie sensazioni prima di stendere una recensione, mi si perdoni il lungo post però è stato di nuovo un periodo di letture che si sovrapponevano e volevo aspettare prima di inserire cinque/sei post di fila o alternati.

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                  Re:Che libro c'è sul comodino?
                  Risposta #1537: Domenica 25 Feb 2018, 14:09:51
                  Tutti gli uomini sono mortali, Simone de Beauvoir

                  Regina, una giovane e capricciosa attrice teatrale, un giorno incontra un individuo misterioso che le dice di essere immortale e di avere una lunghissima vita alle spalle, ma la sua immortalita è stata una condanna, una eterna prigione.E inizia dunque a narrarle la lunga e travagliata vita, attraverso i secoli...
                  La Beauvoir, discepola e compagna di Sartre, scrive dunque un romanzo esistenzialista, dove la scrittrice francese dimostra di essere una fine indagatrice dell'animo umano.
                  E' un lungo racconto sul destino umano, dove l'immortalita diventa tra le piu grandi condanne dell'essere umano.Con l'immortalita il protagnista ha perso l'intresse di vivere e la noia esistenziale ha finito per opprimere la sua anima. E' poi ancora piu doloroso vedere le persone che lui ha amato invecchiare, mentre lui rimane ab aeterno nella medesima condizione.
                  "Vivessimo anche mille anni non potremmo cambiare il ciclo della vita, che è un rincorrersi di fatti che si ripetono all'infinito. Dopo la fame viene il benessere, dopo il benessere viene la guerra, poi ritorna la pace. Il modo di governare è sempre lo stesso, c'è chi comanda e chi subisce. In conclusione per gli uomini è meglio morire che vivere in eterno".
                  Come pure per Fosca,il protagonista, è angosciante notare che gli uomini si comportanto sempre allo stesso modo, c'è sempre chi tiranneggia e chi subisce(uomini e caporali avrebbe detto totò), in un ciclo eterno.

                  C'è solo una cosa che, in ogni storia, in ogni periodo storico dove si trova, sembra risvesgliare il suo interesse per la vita: l'amore per qualcuno.

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                    Re:Che libro c'è sul comodino?
                    Risposta #1538: Sabato 3 Mar 2018, 00:13:43
                    La democrazia in america, Alexis de Tocqueville

                    Libro perfetto  da leggere in questo periodo ma non solo.Un classico del pensiero politico scritto da un grande scrittore poco piu che ventenne. E' incredibile come gia profetizzò a suo tempo le possibili degenerazioni della democrazia(?), sembra scritto difatti ai nostri tempi.
                    Il libro è abbastanza imponente, ha piu di 700 pagine( non per forza dovete leggerlo tutto), ma ha comunque una scrittura  piacevolissima da leggere.
                    « Ultima modifica: Sabato 3 Mar 2018, 00:25:42 da Paperock »

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                    Andy98
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                      Re:Che libro c'è sul comodino?
                      Risposta #1539: Sabato 10 Mar 2018, 22:11:02
                      Durante queste tre settimane, oltre ad aver terminato la Meditazione milanese di Gadda e spulciato velocemente (ma senza tanto entusiasmo, purtroppo) le Ricerche Logiche di Frege, mi sono dedicato a diversi romanzi scritti nella prima metà del Novecento, letture che mi hanno vivacemente catturato e fatto riflettere tanto, soprattutto.

                      Il primo di questi è La signora Dalloway di Virginia Woolf, che sarebbe dovuto essere il mio libro di riferimento per una tesina sull'angoscia novecentesca prima di essere sostituito con Gita al faro, che per il fattore autoreferenziale reputavo essere più contestualizzato al discorso che intendevo affrontare. In realtà, ho realizzato durante la lettura che di angoscia in quelle che sono poco più di duecento pagine ce n'è parecchia, ma non solo: è una vera e propria avventura psicologica che si consuma nelle interminabili ore di una giornata di giugno, un "piccolo" Ulisse di classe e raffinatezza. Virginia Woolf sosteneva di non essere in grado, almeno nei primi momenti, di scrivere questo testo: ebbene, io non sono in grado di recensirlo né di discuterlo: pagine veramente evocative ma costantemente permeate da un fattore nevrotico che mi impediscono di poter tracciare una serie di spunti per coloro che volessero leggerlo o riscoprirlo. Una storia di "Eros e Thanatos" atipica rispetto a La crociera (che non sono riuscito a terminare perché troppo vicino al "romanzo borghese" di fine Ottocento) e, al contempo, più rivelatrice della psiche umana.

                      Il secondo è Santuario di William Faulkner, testo dalla narrazione cruda e cinematografica, tagliente nei dialoghi e lirico nelle poche descrizioni presenti. Ancora una volta Faulkner affronta il tema della decadenza, tratteggiando stavolta una società in cui nessun personaggio si salva, ove tutti risultano consumati dalle proprie passioni senza possibilità alcuna di redimersi. Necessita di una lettura veramente attenta, la velocità con cui avvengono certi salti temporali potrebbe confondere un lettore troppo passivo.

                      Il terzo e ultimo è il primo romanzo scritto da Robert Musil, I turbamenti dell'allievo Törless, che a distanza di 112 anni si carica di un'attualità sorprendente nel trattare di problemi delicati come il bullismo, la violenza sessuale, l'omosessualità e le turbe adolescenziali. Non la lettura più piacevole di questo mondo, ma sicuramente una delle più affascinanti, complice l'attenta e filosofica prosa dello scrittore austriaco. Il momento in cui Törless si scontra con i numeri immaginari ritenendoli un concetto illogico in un mondo pretestuosamente retto dalla razionalità è davvero di rilievo: è proprio andando contro l'intuizione più logica possibile (penso a Rafael Bombelli e al suo testo L'Algebra) che la matematica, ma anche volendo la scienza in senso lato, ha fatto notevoli progressi ed è approdata a teorie sempre più astratte e affascinanti. Quei numeri negativi che, ad esempio, terrorizzavano i matematici del Rinascimento perché contro natura (si percepivano le quantità numeriche come "cose") oggi vengono normalmente adoperati e sono assodati nella matematica. Se la maggior parte del libro mi ha restituito un senso di disagio per via delle allusive e perverse sfumature sessuali sparse lungo tutta la vicenda, trovarmi davanti a quelle pagine mi ha rinnovato nel mio spirito di matematico, soprattutto quando penso a come molti, per una serie di fattori troppo complessi da riassumere in due righe, ritengano la materia infallibile, inarrivabile e quant'altro... e dire che un sacco di strumenti che si adoperano oggi sono stati frutto di sbagli o di intuizioni, spesso contro la logica dei fatti: penso che questa, al di fuori di tutte le altre tematiche di non poco conto e che mai come oggi chiedono di essere affrontate, sia la vera morale del libro. In fondo, è nell'adolescenza che si cerca il proprio posto nel mondo, e spesso la pretesa è quella di trovare la razionalità dove essa non può esistere, trovare una spiegazione a tutto quanto pur di ottenere dei punti saldi... insomma, ci sono tanti spunti che si potrebbero trarre, solo che la lettura non è per tutti, e non di certo per una difficoltà nel districarsi nella prosa di Musil, bensì per una "spietatezza" di fondo nel delineare certi momenti narrativi.

                      Adesso posso godermi, finalmente, Il visibile e l'invisibile, essendo riuscito a reperire una vecchia edizione in ottime condizioni del 1993: si avvicinano i 110 anni dalla nascita di Merleau-Ponty, e mai come adesso è per me sentita e doverosa questa lettura. Accanto, ovviamente, altri romanzi che mi accompagneranno sul treno, mentre il testo filosofico allieterà i miei momenti di pausa dentro le mura domestiche.
                      « Ultima modifica: Sabato 10 Mar 2018, 22:13:47 da Andy98 »

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                      Andy98
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                        Re:Che libro c'è sul comodino?
                        Risposta #1540: Sabato 28 Apr 2018, 21:33:56
                        Ho avuto parecchie difficoltà a leggere in questi due mesi, vuoi per un motivo o per l'altro, tuttavia mi ritengo pienamente soddisfatto di tutte le letture che sono riuscito a portare a termine.

                        Da una parte ho sentito la necessità di riprendere in mano qualche saggio filosofico: il primo è di Schelling e nonostante le sue modeste cento pagine (contro le oltre settecento della Filosofia della Rivelazione che mi avevano impegnato per un mese) è complesso da leggere senza un ottimo background filosofico. Nonostante questo, Schelling traduce brillantemente il problema della libertà umana come lo aveva affrontato e inteso Spinoza nei termini dell'Idealismo tedesco, e lascia pertanto una delle sue eredità più significative (Heidegger ha dedicato un intero saggio alle sue Ricerche Filosofiche) che ne confermano l'importanza al di fuori di essere un medio tra il pensiero di Fichte e quello di Hegel. Probabilmente leggerò in un futuro anche il Sistema dell'idealismo trascendentale per poter confrontare le sue due visioni dell'Assoluto (e anche per metter mano più coscienziosamente agli appunti di Merleau-Ponty dedicato a Schelling nei suoi corsi incentrati sulla "natura").

                        Il secondo testo è Il visibile e l'invisibile di Merleau-Ponty, un incompiuto manoscritto di altissimo valore filosofico che abbozza un nuovo modo di guardare alle cose, in un'ottica che dietro le righe si confronta volutamente con concetti propri della geometria proiettiva (un fatto che emerge in particolar modo dalle varie note di lavoro accorpate da Claude Lefort al testo stesso) per poter tracciare un'innovativa ed originale "ontologia della carne": la Fenomenologia viene spinta oltre i suoi limiti, il problema di ritorno alle cose percepite diventa un problema di natura dialettica con una spiccata e tagliente critica a Sartre che ho particolarmente apprezzato e che condivido sotto diversi punti di vista. Non so come sia riuscito a procurarmene uno in versione cartacea, ma sta di fatto che me lo terrò ben custodito nella mia libreria, sono certo che ad un livello più avanzato di studi matematici mi tornerà nuovamente utile e potrà darmi altri preziosi spunti.

                        Il terzo testo è L'origine dell'opera d'arte di Heidegger, primo testo dell'autore in questione: pensavo che avrei relegato questo onore ad Essere e tempo, e invece è ancora lì che chiede a gran voce di esser letto. Eppure non mi sento ancora pronto, a quasi un anno da quando l'ho comprato. In ogni caso, un saggio di estetica davvero profondo ma non di agevole lettura, c'è tutta una terminologia da capire e che dovrebbe pure essere confrontata con quella formulata nel suo iniziale magnum opus.

                        Mentre questi testi venivano letti a casa durante alcune pause o momenti di tranquillità, tra un viaggio e l'altro mi sono deliziato con una raccolta di racconti e un romanzo, rispettivamente Accoppiamenti giudiziosi di Gadda e Gli anni della Woolf. Da una parte un'esplosione di retorica e di stile, dall'altra una sofisticata ricerca che fa del tempo il vero protagonista di tutto in una narrazione dall'impianto apparentemente classico. E in entrambi i casi si veicolano comunque messaggi potenti: da una parte Gadda, in uno dei diciannove testi della raccolta, narra di un incendio con effetti tragico-comici e mostra la potenza della natura, tale da annullare ogni forma di pregiudizio contro la vita, dall'altra la Woolf lascia fluire sesso, vita e politica in intime vignette familiari in cui si vuole affermare un ruolo per la figura femminile senza scadere in fini moraleggianti.

                        Adesso è in lettura La nascita della tragedia di Nietzsche, dopodiché mi concentrerò interamente su Camus, tra romanzi, scritti teatrali e saggi.

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                          Re:Che libro c'è sul comodino?
                          Risposta #1541: Giovedì 3 Mag 2018, 13:35:29
                          Sul vivere e sul morire, Jiddu Krishnamurti

                          Propongo stavolta un libro di filosofia orientale, a cui mi sto avvicinando ultimamente.
                          E lo studio della filosofia orientale non è certo facile, per chi ne è completamente digiuno.
                          L'autore è un filosofo indiano apolide e l'opera riflette sul senso della vita, della morte e del tempo.. Il limite del libro seppur interessante è quello di essere un po ripetitivo , questo perche non si tratta di un saggio scritto da lui ma riporta dei discorsi tenuti dal pensatore in diversi paesi.

                          "Non sappiamo come morire perche siamo sempre intenti ad accumulare, accumulare ed ancora accumulare. Pensiamo sempre in termini di domani:" Sono questo e sarò quello". Non raggiungiamo mai la completezza di un giorno; non viviamo come se ci fosse un solo giorno da vivere. Viviamo sempre nel domani o nello ieri. Non rendiamo omaggio a ogni nostro giorno, stiamo sempre pensando a cosa accadra domani, alla partita o all'esame , oppure a come ci godremo un buon pranzo, a quali vestiti ci compreremo, e via dicendo....Cosi facendo non stiamo mai vivendo"

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                            Re:Che libro c'è sul comodino?
                            Risposta #1542: Lunedì 4 Giu 2018, 16:05:46
                            Letto il libro di arrigo sacchi "calcio totale"
                            si può dire bene o male di arrighe ma conosce il calcio come pochi al mondo.

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                              Re:Che libro c'è sul comodino?
                              Risposta #1543: Lunedì 11 Giu 2018, 17:26:20
                              Io dopo aver finito i romanzi di Ellery Queen e il leggibile dantesco (di cui sono appassionatissima ;D) ho in programma il Trattatello in laude di Dante di Boccaccio e I lavoratori del mare di Hugo. Mi piace andare sul classico... Tra l'altro ne approfitto per consigliare Il Novantatré, sempre di Victor Hugo, un romanzo bellissimo sulla Francia nell'anno del Terrore, con la guerra di Vandea, la situazione parigina e la lotta tra la durezza e il perdono. Davvero fantastico.
                              "E innanzi a lor sta ritto l'Alighieri
                              Che li punzecchia con la penna in resta
                              In punizion dei lor peccati veri!"

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                                Re:Che libro c'è sul comodino?
                                Risposta #1544: Lunedì 11 Giu 2018, 18:56:42
                                I lavoratori del mare di Hugo

                                Non l'ho letto (non ho letto nulla di Hugo, e dunque apprezzo molto i tuoi consigli) ma ricordo che questa frase:

                                Citazione
                                La mer était étale, mais le reflux commençait à se faire sentir

                                è posta ad epigrafe del libro Étale cohomology di J. Milne.

                                 

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