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Post - Gancio

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E' uscito, come già anticipato da Marco Gervasio, il volume Definitive Collection con le prime storie, per meglio dire i "prequel" alla sua saga di Fantomius, significativamente sottotitolato "Il prologo".

Le storie che contiene sono 4:

Al solito, non sono presenti contenuti extra nè editoriali, ma solo alcuni bozzetti e delle tavole a matita a separare una storia dall'altra.
Curioso notare come questa uscita non sia la n. 34 della testata (la precedente, il IV volume sulle storie della baia era il n. 33), bensì la numero 33SP.
Il prezzo è di € 5,90

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4° volume


Indice:

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Nessuno lo sa?
Ciao Filo, temo di non aver capito bene la tua domanda...

Vuoi sapere in base a quale criterio sono state scelte le storie del secondo volume? L'albo contiene le "opere ispirate a Dante Alighieri", c'è anche scritto chiaramente sul retro. La più famosa di queste è certamente L'Inferno di Topolino; per analogia hanno messo poi L'Inferno di Paperino. Sull'ultima il nesso è che il "ghibellin fuggiasco" del titolo è proprio il Sommo, che compare anche in alcune tavole, per cui hanno optato per inserirvi anche quella; personalmente non ti so dire quali altre storie/parodie disneyane siano ispirate ad opere di Dante, e che quindi avrebbero potuto mettere, ad esempio, al posto dell'ultima.

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3° volume


Indice:

20
2° volume


Indice:

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il secondo qualcuno l'ha preso? che ne pensate?
Beh, le storie le conosciamo tutti molto bene, quindi non c'è molto da dire; personalmente avevo ben più d'una ristampa dell'Inferno di Topolino, come la maggior parte di noi, mentre una sola di quella con Paperino, storia comunque di livello molto più modesto ma che può far piacere avere assieme all'altra per comune tematica. Non so bene quanto possa c'entrare l'inserimento dell'ultima, il Ghibellin Fuggiasco che, più che rifarsi ad un'opera del Sommo, lo ritrae nel momento dell'esilio, ma il tutto come episodio di apertura di quella saga di Messer Papero che poi non ha altri punti in comune con i contenuti di questo volume.

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Topolino / Re:Topolino 3356
« il: Mercoledì 25 Mar 2020, 19:45:40 »
Se devo essere onesto, QQQ li ho sempre visti come un unicum, quasi un personaggio unitario seppur suddiviso in tre paperetti - sarà che sono ancora affezionato alle storie in cui i 3 parlavano scomponendo la frase in tre spezzoni, con un pezzo per ciascuno - per cui mi interessa davvero molto poco questa esasperata ricerca di una personalità differenziata "per colore di berretto"... ma a che pro, poi? Farli recitare separatamente e/o in competizione/contrasto tra loro? No grazie, ne risulterebbe una snaturalizzazione dei personaggi che non accetto!

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Topolino / Re:Topolino 3356
« il: Martedì 24 Mar 2020, 19:34:16 »
Però rimango sempre dello stesso parere: non è all'aumentare della quantità che viene fuori una nuova qualità: preferisco di gran lunga più auto-conclusive come l'ottima storia di Rota - che, vuoi per i disegni, vuoi per l'impianto narrativo, mi ha fatto proprio fare un bel tuffo nel passato - rispetto a serie come Area 15, che oltre a non incontrare il mio gusto, non riesce proprio a lasciarmi nulla se non la sensazione di noia - ma ciò potrebbe anche essere dovuto al fatto che non rientro nel pubblico di riferimento, dunque potrei essere molto di parte nel mio giudizio.
Non v'è dubbio!

Cicli di avventure come 'Area 15' oggi, così come 'Tre Paperi in Gioco' a suo tempo, sembrano non lasciare alcuna curiosità al di là della fruizione immediata di una lettura lesta e distratta...
Nonostante la discesa in campo dei migliori Autori sulla piazza, questa invenzione narrativa (perché tale credo che sia) sfugge secondo me ad ogni valutazione.
Dovremmo rinunciare a tentare di interpretarla, semplicemente perché inintelligibile.
Dobbiamo invece prendere atto che avventure del genere ci sono, che esistono, ma che trascendono la nostra facoltà critica perché rifiutano l' uso delle categorie razionali...
A mio modesto avviso, nella spasmodica ricerca dell'originalità si è, forse, giunti alla conclusione che i "cuccioli" di Paperopoli e Topolinia (che rappresentano personaggi perennemente in bilico tra i principali ed i secondari) potessero reggere la scena da soli al posto degli "adulti", al duplice fine di proporre contenuti che sapessero meno di già visto e, ad un tempo, magari risultare più d'attrattiva per quella fascia di giovani lettori che ad un certo punto tendono ad abbandonare l'ambito Disney (magari per farvi ritorno dopo alcuni lustri).

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Topolino / Re:Topolino 3355
« il: Martedì 24 Mar 2020, 19:25:53 »
Ultimamente pare ci sia:

- Abbiamo una buona idea per una storia? E' sprecata, splittiamola in 2, 3 o 4 parti, così ci dura di più!
- Abbiamo una buona idea per una serie di storie? Facciamole uscire ogni settimana! (Ma mi raccomando eh, che non siano autoconclusive.)
Esatto, si tratta della stessa sensazione che ho avuto io.
Volendo tradurre in termini più pratici, se fosse vero indicherebbe un appiattimento delle logiche editoriali a quelle meramente economiche, perchè l'unica ragione che può giustificare questo tipo di tendenza è quella della massimizzazione delle vendite...

Acquisto spesso le varie raccolte (Grandi classici, Le più belle storie etc) e anche lì ci sono storie a puntate del passato, di quando lo compravo da piccolo per capirci. Ma si tratta di storie nate chiaramente per essere a puntate, e non "allungate" apposta. Ora, non voglio contarmi le tavole, ma capita spessissimo di arrivare alla fine della prima parte e chiedersi "oddio, ma questo era solo l'inizio? E' successa tutta questa roba, in così tante pagine. Che bello". Completamente diverso da ora in cui c'è proprio la sensazione che una storia sia stata presa e divisa in tre o quattro.
E infatti ciò trasmette un'idea di posticcio, di artificioso... ad esempio nelle storie di PKNE, che comparivano sul topo suddivise in più parti, si aveva netta la sensazione che la divisione fosse fatta ad esclusivo beneficio della pubblicazione in più numeri consecutivi, senza che fosse necessaria ai fini della vicenda.

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Le altre discussioni / Re:Topolino: origini 'vere' e reali
« il: Martedì 24 Mar 2020, 19:17:20 »
Approfitto per dare il bentornato a Gancio 
Grazie Cornelius, con la scusa della quarantena - ma in realtà avendo ripreso i due topi in edicola con la parodia di Verne - avevo piacere a scrivere qualcosa sul forum  O0

Come è possibile trasformare un giovane Topo (del periodo gottfredsoniano) scavezzacollo, spericolato, pieno di spirito di iniziativa e a volte dannatamente sfacciato in un personaggio che pochi anni dopo (nel probabile ordine cronologico costruito dagli attuali creatori) risulta essere un individuo senza certezze, senza mordente, senza fiducia in sé stesso e quasi sul ciglio di una depressione ?
E' esattamente ciò che tentavo di spiegare anch'io, seppur in maniera molto meno precisa: oggi un Topolino di quel genere non credo sia ipotizzabile, per varie ragioni ed a cominciare dalle restrizioni agli autori! Di fatto, una ipotetica ricostruzione della giovinezza di MM andrebbe - o, forse, andrà - a riscrivere parzialmente le caratteristiche peculiari del personaggio per avvicinarlo a quello che è attualmente nella produzione odierna (salvo rare eccezioni), ma in contrasto col suo passato meno recente. E' fin troppo evidente che il Topolino scavezzacollo degli anni '30 non è un personaggio in linea con i rigidi standard attuali, bensì figlio di un'epoca dove il fumetto aveva margini d'azione diversi.
E tuttavia, siamo un po' tutti d'accordo nel dire che la cd. "canonicità" (o continuity) è un qualcosa di parzialmente estraneo nel mondo del fumetto Disney, dove l'opera di Don Rosa si pone quale "unicum" forse difficilmente replicabile, quindi anche questa versione troverà il suo spazio d'essere, aiutata dal fatto che non si pone vera e proprio biografia del personaggio ma solo come approfondimento su di una sua specifica fase della vita.

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Le altre discussioni / Re:Topolino: origini 'vere' e reali
« il: Lunedì 23 Mar 2020, 19:01:56 »
Concordo in pieno con quanto precede.

Pur senza aver letto questo topic anch'io, nel commentare la storia, feci un riferimento alla $aga quale miglior esempio di ricostruzione/immaginazione della vita pregressa di un personaggio destinato a vivere in un eterno e statico presente. Con Paperone il lavoro era un po' agevolato grazie ai vari indizi disseminati da Barks nelle sue storie, mentre tutt'altra cosa sarebbe un approccio simile con Topolino. Semplicemente, per innumerevoli ragioni, una siffatta operazione non sarebbe proponibile. Per questo, saggiamente, l'obiettivo è meno ambizioso e ristretto ad un arco temporale ben definito.
Ciò non toglie, tuttavia, che Gottfredson resti sempre li sullo sfondo, ed oggi difficilmente è pensabile poter produrre qualcosa che gli si possa avvicinare, per le ragioni che conosciamo e che non dipendono dall'abilità dello scrittore di turno.
L'obiettivo non può, quindi, essere - e personalmente spero vivamente non sia - quello di proporre una versione quasi "ufficiale" della giovinezza di Topolino, quanto, piuttosto, di immaginarne una versione "attualizzata" e dunque compatibile con gli stringenti standard odierni.

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Topolino / Re:Topolino 3356
« il: Lunedì 23 Mar 2020, 18:50:02 »
Seppur posizionata in coda, la storia che spicca di più, a mio avviso, è la seconda e conclusiva (ma non del tutto) parte dell'ottima parodia di 20.000 leghe sotto i mari: come già detto per la prima parte, i personaggi sono ben calati nei ruoli e quindi "recitano" bene; a parte, forse, una sensazione di rapidità nella conclusione della vicenda, posso dire che il mio giudizio su questa parodia è veramente positivo, ed i complimenti ai due autori più che meritati.
Altra storia che mi è piaciuta è quella disegnata da Marco Rota: a parte il suo tratto così particolare e barksiano, che per me è sempre un valore aggiunto, la storia ha uno sviluppo semplice ma molto originale, con quella narrazione di un fatto passato che ritorna e conferisce significato al presente; l'idea funziona bene, è piacevole da leggere, per cui la promuovo con ottimi voti.

Andando avanti, invece, il discorso merita qualche considerazione in più.
Inizio dalla storia d'apertura, dedicata alla giovinezza del protagonista: personalmente nutro sempre parecchi dubbi su queste operazioni, oserei dire esperimenti, che provano a narrare fatti accaduti nel passato di personaggi che, per definizione, vivono un eterno e statico presente; forse l'esempio più famoso in tal senso è l'opera di Don Rosa dedicata alla vita di Paperone, un capolavoro frutto di un certosino lavoro di ricostruzione (e completamento) degli indizi disseminati qua e la da Barks nelle sue storie. Ovviamente non è l'unico caso, seppur forse uno dei meglio riusciti per coerenza col personaggio analizzato. Qui, ovviamente, si tratta di qualcosa di diverso, a cominciare dal fatto che il periodo preso in considerazione è ben determinato e non copre l'intera vita; siamo ancora al primo episodio, che introduce il protagonista, fresco di laurea, ed il reincontro con l'amico Pippo che non vedeva da anni: quindi, un episodio introduttivo. Vedremo come evolverà, per adesso questo assaggio oscilla, a mio avviso, tra momenti più coinvolgenti ed altri meno, ma tutto sommato lo promuovo. Mi auguro solo che l'operazione non faccia troppo patire, ad un personaggio nato quasi 100 anni in tutt'altro contesto, le ristrettezze degli attuali vincoli narrativi cui sono costretti gli autori...

Abbastanza deludente tutto il resto...
La storia con Pippo mi ha trasmesso poco, se non che la vicenda si risolve bene grazie ad una mera casualità. Peraltro, un Pippo così esperto di marketing dall'oggi al domani sembra un po' troppo tirato per la giacchetta, ma tant'è; resta da capire quante storie si vorranno proporre su questo canovaccio che, così a sensazione, temo non abbia tantissimo da dire.
Proseguendo la discesa troviamo la storia con i Bassotti: ora, comprendo il fine del mero intrattenimento fine a se stesso, però così è forse un po' troppo. I Bassotti sono ritratti come dei perfetti idioti, dove l'unico che si salva è solo il Nonno Grazia; all'inizio vengono individuati ma riescono a scappare per poi rifugiarsi al solito posto dove a nessuno passa per la mente di cercarli; il fatto che la città sia piena di poliziotti solo per acchiappare due semplici truffatori, nemmeno si trattasse di pericolosi criminali, poi, la dice lunga sul livello medio della malavita paperopolese... Insomma, tutto troppo scontato, come ovviamente la responsabilità dei due truffatori. Ah, solo per quella "orzata amara" al bar il voto è ancora più basso: si sarebbe benissimo potuto far ordinare genericamente "da bere" o "il solito", senza alcuna specificazione del contenuto alcolico, ma l'imperante opera di rincretinimento frutto del peggior politicamente corretto impone certe uscite veramente assurde...
Infine, Area 15: che dire, se il primo episodio aveva lasciato in me un giudizio sospeso, questo che ruota interamente attorno alla spasmodica ricerca di un pupazzetto mi ha deluso per l'eccessiva "nerdizzazione" della vicenda. Spiacente, ma tutto ciò non fa per me, al pari delle action figures.

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Topolino / Re:Topolino 3355
« il: Lunedì 23 Mar 2020, 12:38:43 »
Numero abbastanza buono sebbene ritenga discutibile la presenza di 4 storie a puntate su 7.
Sinceramente continuo la mia timida protesta contro l'abuso delle storie a puntate

Mi sembra un punto abbastanza sottovalutato, non mi pare di leggere molte critiche al riguardo, eppure il tema non è poi così secondario. Le storie a puntate fanno indubbiamente parte della storia del "topo" sin dalle sue origini, e nel corso degli anni hanno vissuto alterne vicende tra alti e bassi, ma oggi sembra che si voglia puntare abbastanza su questa tipologia, andando un po' a rompere l'equilibrio con le autoconclusive che vedeva queste ultime prevalere con una certa facilità.
A mio avviso questa scelta - che ritengo orientata alla fidelizzazione degli acquirenti - può risultare controproducente nei confronti dei cd. "occasionali", cioè di quella fascia di mercato che acquista il "topo" una tantum, saltuariamente, e che difficilmente può essere attratta da volumi con storie già iniziate e/o che non si concludono. Sono certamente scelte editoriali ponderate, però temo che gi effetti positivi possano non compensare quelli negativi in termini di vendite...

Ma c'è un'ulteriore considerazione da fare: la storia "a puntate" - termine che, in realtà, ricomprende le due diverse forme delle storie singole divise in più parti (solitamente da 2 a 4) nonchè le serie formate da storie singole autoconclusive - è un prodotto in parte diverso dalla classica autoconclusiva da 20/30 tavole, a causa della sua struttura, per via della divisione in parti o in segmenti autonomi, nonchè per l'ampio spazio a disposizione.
Ora, se da un lato è sempre più difficile riuscire a trovare buone idee per le tradizionali autoconclusive - un po' perchè in tanti decenni di produzione è stato già detto quasi tutto e l'originalità non è semplice, anche in considerazione dei tanti vincoli e lacciuoli, quando non proprio censura - dall'altro le storie "a puntate" ultimamente sembrano in aumento.
Che vi sia un nesso? Si potrebbe azzardare l'ipotesi secondo cui, quando viene trovata un'idea particolarmente buona, si cerca di sfruttarla al massimo, allungando il brodo? O forse è proprio il maggior spazio a disposizione che, permettendo di meglio sviluppare la vicenda, offre più possibilità narrative e, di conseguenza, un miglior risultato finale?
Ovviamente queste sono solo congetture personali, magari del tutto infondate, tuttavia resta - almeno nel sottoscritto - un certo fastidio nel trovarmi davanti numeri con una percentuale troppo alta di storie a puntate che, di fatto, non mi permette di gustarmi per intero l'albo e neppure mi induce ad acquistarne altri senza una precisa ragione.

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Quando esce il secondo numero?
Da me è uscito ieri, sabato.

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Topolino / Re:Topolino 3355
« il: Sabato 21 Mar 2020, 12:02:26 »
Torno a commentare un "topo" dopo un bel po'...

L'ovvia premessa è che, venuto a conoscenza della storia ispirata all'opera di Verne, non mi son voluto perdere l'occasione di poterla leggere e "gustare". E non ne sono rimasto deluso. Certo, al momento in cui scrivo ho già letto la seconda parte, quindi parto avvantaggiato nel commento, ma anche solo limitandomi a questa prima parte posso che dire che il risultato sia ottimo. Confesso di non aver mai letto 20.000 Leghe sotto i Mari, quindi non ne conosco con precisione la trama, tuttavia penso che il duo Artibai/Pastrovicchio sia riuscito a "rendere bene" l'idea, con le dovute cautele ed i necessari adattamenti, della famosa opera. I personaggi recitano bene nei ruoli loro affidati, non so quanto coincidenti con quelli originali, eppure tutti riescono ad adattare la loro personalità tradizionale senza che questa risulti preponderante rispetto al canovaccio. Pippo, in particolare, conferma la sua duttilità ed adattabilità a ruoli svariati ed eterogeni pur mantenendo una sua riconoscibilità. Graficamente è davvero un bel vedere, ovviamente le ambientazioni marine, e soprattutto sottomarine, contribuiscono molto e permettono a Pastrovicchio di dimostrare tutta la sua abilità. Insomma, il giudizio su questa prima parte è, ovviamente, molto positivo. Il tutto verrà poi confermato anche nel finale.
Il resto dell'albo lo ricordo per la simpatica storia muta disegnata da Faccini e scritta da Nucci: personalmente trovo sempre molto divertenti questi "esperimenti" (che poi tali non sono) che permettono di variare e giocare con la comicità in maniera particolare ed originale. Se poi il protagonista è il Paperoga di Faccini tanto meglio! Carina anche la breve del duo Bosco/Panaro, una tradizionale storia a gag ben disegnata che punta molto sulle caratteristiche più tipiche del protogonista, vale a dire sfortuna e pigrizia. Proseguendo, la storia con Pippo risulta abbastanza originale, puntando su un nuovo aspetto della personalità del protanista che dovrebbe fare da apripista ad una serie: vedremo come evolve, per adesso l'idea la promuovo.
Qualche perplessità mi è stata lasciata da Area15: inzio col dire che questo tipo di storie che puntano molto sull'aspetto "teen" di QQQ non mi hanno mai entusiasmato troppo, anche se ad onor del vero questa sembra più strutturata nel voler comunque mostrare nuovi comprimari e situazioni; mi riservo di valutare nel proseguo. Ah, graficamente trovo un po' "freddi" questi disegni, forse sarebbe più adatto l'aggettivo "asettici"? Non so dire, è una sensazione che ritrovo ogni volta e che in parte contribuisce a farmi poco apprezzare la storia nel suo complesso.
Su Papenikland non mi pronuncio, dal momento che non ho letto i primi episodi.

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