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Post - Andy98

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Topolino / Re:Topolino 3367
« il: Martedì 9 Giu 2020, 22:35:40 »
Ci si lamenta spesso che i personaggi Disney siano troppo schematici e che soffrano di un background troppo ripetitivo.
Panaro ha scritto una storia che, a parte risulti scorrevole e ben scritta, ci mostra un Paperino finalmente diverso.
Un papero senza grandi aspirazioni, che si culla sulle sicurezze "monotone" della sua esistenza ma che, come raffigurato in questa occasione, avrebbe il "sogno" di ripercorrere le orme dello Zione.
Ovviamente con un orizzonte temporale molto dilazionato ! Sia perchè non si potrebbe affrettare una successione tra i due (visto che il tempo è cristallizzato nelle storie disneyane e questi personaggi ricoprirànno in eterno i rispettivi ruoli), sia perchè è nell'indole di Paperino voler apprendere con calma, estrema calma. Ma siccome sappiamo tutti che proprio questa è la sua indole, il colpo finale di Panaro riesce a dare una ventata di freschezza e nuova profondità al personaggio.

Una chiave di lettura alquanto interessante, anche se, a mio avviso, la storia racchiude un gradevole sottotesto metaletterario, come se Panaro stesse giocando col suo tipico canovaccio, sicché, dando l'impressione di procedere verso l'usuale e monotona direzione, scomponesse quest'ultima pezzo dopo pezzo, arrivando così ad un finale né stucchevole né sentimentalista, per quanto il macchinario narrativo che c'è dietro non sia sempre fluido su più punti. Apprezzabile, comunque, il tentativo di seguire un'approccio differente.

A proposito di questo numero, mi ha fatto molto piacere trovare una storia con Rockerduck protagonista - come ho fatto intuire a più riprese in passato, è uno dei miei personaggi preferiti - per quanto la storia in questione c'è da dire che non sia particolarmente trascendentale, con il personaggio sempre più vicino ad un generico rivale di Paperone disposto a concedersi alcune scorrettezze, ma credo in questo caso il difetto emerga per via del suo ruolo da protagonista (nonostante esserlo non sia equivalente ad occupare la giusta sponda della morale, eh...).

Infine, Gedeone già non mi convinceva quando Artibani lo aveva fatto ritornare ne Il segreto di Cuordipietra, e figuriamoci se ci riesce una storia di dieci pagine, dove c'è veramente poco spazio per instaurare la giusta alchimia/rivalità con Paperone. Mi spiace, ma il Gedeone autentico per me resta quello de I gamberi in salmì: il battibeccare in continuazione non è una condizione sufficiente affinché la relazione tra due personaggi sia ben scritta o funzionale alla trama.

Questa volta sono perfettamente d'accordo con la recensione che è stata pubblicata stasera.
Quello che francamente mi stupisce, è come possano piacere storie come queste in cui ai personaggi è stata tolta qualsiasi tridimensionalità per ridurli ad un'orda di puppazzetti ghignanti calati in vicende frenetiche e senza logica. Mi ricordano i cortometraggi di Benny Hill ma meno divertenti.
Salvo si e no la storia di Casty, ma purtroppo anche questo autore talvolta si adegua a ciò.

Altro pensiero condivisibile, tuttavia è ormai risaputo che per il Topolino attuale le sfumature di grigio sono pressoché inesistenti, quindi non vedo perché stupirsene più di tanto.

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Commenti sugli autori / Re:Guido Martina
« il: Martedì 12 Mag 2020, 12:18:06 »


questo benemerito utente ha fatto la scansione di quasi tutte le storie del professore  :inLove:

Con questa deliziosa scoperta hai rallegrato la giornata ad un povero tapino, ti ringrazio!  ;D

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Topolino / Re:Topolino 3361
« il: Mercoledì 29 Apr 2020, 23:35:35 »
In mezzo a parecchie storie noiose, o comunque che poco lasciano al di là di quei cinque minuti necessari alla loro fruizione, Topolino e la casa dei dipinti che fingono è una piacevole sorpresa da parte di un Casty che permette al Topolino di ospitare pagine di profonda leggerezza, senza che queste scadano nello psicologismo spicciolo, e non a caso apprezzo la splendida analisi che ne fa Alby67, sincera testimonianza che questo giornaletto può ancora raccontare qualcosa dietro a quel fiume di parole oltre cui spesso non si guarda più, convinti che non si nasconda nient'altro rispetto a ciò che viene proferito.

Ma il fumetto non è solo parola: la forza della sua rappresentazione sta nel mutuo dialogo tra testi e disegni, e a Casty riesce perfettamente di realizzare tale intreccio. Ho letto che diversi vorrebbero accompagnare le sceneggiature castyane ai barocchi e serpeggianti affreschi di un Celoni o di un Mottura - e non nascondo che appagherebbe molto anche i miei sensi - tuttavia l'elemento visivo prenderebbe troppo il sopravvento e rimarrebbe più l'impressione di una storia dalla bella forma ma dal vacuo contenuto, ed è per questo che preferisco la più equilibrata geometria castyana, con quel Topolino dalla smorfia che tanto compatisce le bizzarrie dell'amico, quanto rimane perplesso nel momento in cui fiuta l'inghippo, o l'illogicità di certi atteggiamenti, o con quella linea che è capace sia di stemperare le situazioni sia di infonderle quel minimo elemento di tensione che è bene vivere durante la lettura; in una parola: fluidità.

Fluido, altresì, è il modo in cui l'autore è riuscito a combinare una tipica storia "thriller" di Topolino e Pippo con una precisa seppur sottesa indagine sui turbamenti di un artista che brama di essere tale. A riguardo, mi tornano in mente - ma solo perché l'ho recuperato di recente e ci ho scritto sopra qualche riflessione - le pagine del Tonio Kröger di Mann dedicate alla critica dell'arte, in cui il protagonista, proiezione irrequieta dello stesso autore, condanna il cosiddetto "sentimento caldo", basato sul subitaneo impulso creativo e sul trionfo delle emozioni come soggetto dell'opera d'arte. Ecco, vedo in Odoard Crunch quel prototipo di artista, convinto che l'arte si basi sull'esplicita rappresentazione delle proprie emozioni, senza che vi sia dietro una ricerca né un linguaggio adatto a fissarle. Si dice che un artista sia introspettivo per definizione, e non è un caso, infatti, che sotto l'effetto della magia i quadri rivelino in maniera indelebile quello che è realmente: essi diventano la carne che rivela ciò che vi è di in-visibile nell'autore, veri e propri fantasmi che racchiudono quanto di più essenziale vi sia nello stesso Crunch, cioè un povero uomo dominato da emozioni negative, ansia, depressione, frustrazione, desideroso di eliminarle attraverso un sentimento.

Infine, vorrei fare notare come fino alla pagina trenta Casty abbia quasi lasciato intendere che il pittore sia tristemente defunto - forse nemmeno di morte naturale - salvo poi dover rientrare - purtroppo - nel tipico dualismo Disney, contrapponendo a tutto questo "grigiore" il salvifico principio dell'amore, che trionfa sul male, ristabilisce l'armonia perduta, e via dicendo con la solita filastrocca ben nota. Rimane però da osservare che, senza questo tempestivo intervento delle forze del bene, probabilmente Odoard Crunch si sarebbe dato fuoco assieme alle sue opere, o almeno così sembrerebbero dirci quelle pagine bianche che interrompono le intime confessioni dello stesso pittore.

E la bellezza di questa storia sta anche nel fartelo pensare, poco importa se verrai smentito nella tavola successiva. Si scorge, in tutto questo, la sagace e attenta costruzione di Casty, che ha bisogno di essere supportata anche dai suoi disegni, ed è anche per questo che faticherei a vedere le sue opere con altro tratto, fatta eccezione per Faccini, il cui tratto ben funziona in presenza di alte dosi di surrealismo (Topolino e il rampiro di Transvitania ne è l'esempio lampante).

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Off Topic / Re:Buon compleanno 2020
« il: Lunedì 13 Apr 2020, 19:24:47 »
In ritardo, ringrazio tutti per gli auguri!!! (Ormai la mia percezione temporale sta andando a farsi benedire, tra una cosa e l'altra...  SmShame2)

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Cinema, musica e letteratura / Re:Che libro c'è sul comodino?
« il: Mercoledì 8 Apr 2020, 14:10:29 »
Al momento, sto leggendo I falsari di André Gide, non propriamente immediato per via della sua impostazione "cubista", ma saprò dirne di più a lettura ultimata.
Dopodiché, dovrò decidere tra uno degli ultimi arrivi nella mia libreria: Fuoco pallido di Nabokov, Grande Sertão di Guimarães Rosa, Luce d'agosto di Faulkner, letture non propriamente "convenzionali".

Accanto ad alcune riletture, ci sono tre romanzi da me letti che mi sentirei di consigliare come "benefici" per via dell'atmosfera che riescono a creare: Il paese delle neve di Kawabata, Neve di primavera di Mishima, e Il soccombente di Bernhard. Certo, forse quest'ultimo, più che acquietare l'animo come gli altri due, lo stordisce senza pietà, ma secondo me sono quelle scosse catartiche per la mente (e anche per il corpo, volendo...), quindi è un pomeriggio di completa immersione ben speso.

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Topolino / Re:Topolino 3357
« il: Venerdì 27 Mar 2020, 20:56:14 »
ma che sono in due a competere per lei è chiarissimo uno più coraggioso e l' altro che rimugina

Questo è certo, però si vuole capire se lo scambio di Quo con Qui è stata una svista degli autori, oppure se è parte di una trama che si svilupperà nel prossimo episodio - a questo punto, però, la serie rientra a tutti gli effetti nell'elenco di storie a puntate.
In un caso, sarebbe una disattenzione un po' strana rispetto alle recenti politiche editoriali sui nipotini, nell'altro potrebbe dare luogo ad uno sviluppo diverso delle interazioni tra i nipotini, ricollegandosi così al discorso di Bertani che precedeva la saga di Enna. Il che toglierebbe quasi ogni dubbio sull'attuale impronta editoriale.

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Topolino / Re:Topolino 3357
« il: Venerdì 27 Mar 2020, 17:11:56 »
Ma se nel finale della precedente Area 15 (Topolino 3556) era Quo (in blu) ad avere un colpo di fulmine di Vanessa, perché in questa c'è Qui (in rosso) ad avere il ruolo di struggente innamorato?
mi sono perso qualcosa o è un errore? già è difficile capire chi è chi, se poi si sbagliano i colori (come suppongo) da una storia all'altra, diventa difficile...

Sembra effettivamente una svista (clamorosa) degli autori, però secondo me fa parte di un disegno intenzionale.
Provo ad improvvisare una piccola analisi a riguardo.

L'ultima pagina dell'episodio precedente mostra chiaramente Quo come quello che si è preso il colpo di fulmine, mentre in questo episodio vediamo Qui sempre più vicino al piccolo mondo di Qua, con quest'ultimo che a più riprese dà segnali di volere inconsciamente molto più di un'amicizia dalla paperetta: basti vedere le pagine 45,52,53, in cui Sciarrone - per fortuna, aggiungerei! - fa parlare i disegni anziché i personaggi.
Gagnor e Sciarrone si sono sbagliati, dunque? Era Qui anziché Quo?
Secondo me no: guardate, infatti, la penultima vignetta dell'episodio precedente, nel cui fondale si scorge un Qui nell'ombra che è sorpreso.Certo, senza scervellarsi troppo, la sorpresa è per l'atteggiamento di Quo, ma nulla escluderebbe che anche lui si sia preso un colpo di fulmine, il che giustificherebbe la sua presenza lungo tutto l'episodio, nonché lo stupore di Qua.
Quindi, Gagnor potrebbe stare cercando di differenziare i tre nipotini anche sulla base del loro comportamento sentimentale: Qui è quello che si mette in gioco per quello che è, Quo quello che rimane in disparte per insicurezza sentimentale - il che è sensato se si pensa che in questo genere di storie è l'animo più romantico del trio - mentre Qua è l'innamorato inconsapevole.

Direi che ci sono tutti gli ingredienti per uno scontro sentimentale tra i fratelli: per quanto poco mi importi, potrebbe essere anche un punto di svolta della serie, giacché essendo rivolta ai ragazzini sarebbe un po' strano se accanto alle tematiche della popolarità, del collezionismo e dei sogni, non si affrontassero anche quella delle relazioni e delle gelose... Oppure adesso Gagnor ci starà leggendo e farà capolino per smentire tutta questa mia teoria!  (Meglio che me ne torni a studiare Analisi Complessa, dopo questo castello per aria ;D)

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Topolino / Re:Topolino 3357
« il: Venerdì 27 Mar 2020, 14:35:39 »


Il ciclo Pippo & Cops offre ai suoi lettori un'altra delle sue squisite perle: due furfanti armati di pistola nelle precedenti vignette che si arrendono dinanzi ad un indice minaccioso, una posa di combattimento amatoriale, e un paio di braccia conserte.

Riepilogando:
  • In una storia le pistole erano sostituite da pugni in bella mostra e da minacce verbali.
  • In un'altra, hanno tenuto diverse pistole, mentre altre le hanno sostituite coi "pericolosi" manrovesci.
  • In quest'ultima, hanno tolto le pistole ai poliziotti ma le hanno lasciate ai criminali.

O gira il censore di turno, che preso da un morboso impulso di "politicamente corretto" comincia a censurare le pistole a caso, oppure non sono in grado di intervenire sulla storie in maniera professionale e si vedono costretti a fare un lavoro con i piedi. A mio avviso, in quest'ultimo caso, si potrebbe anche lasciar perdere: sarà anche un ciclo di brevi da sei tavole ciascuna, ma non fa buona pubblicità al fumetto.
Mi dispiace davvero per gli autori, che probabilmente volevano offrire degli intermezzi simpatici e leggeri.

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Topolino / Re:Topolino 3356
« il: Martedì 24 Mar 2020, 22:05:43 »
Se da una parte è comprensibile la critica verso prodotti di "ringiovanimento", francamente non capisco questo odio rivolto ad Area 15, che si sta rivelando dal mio punto di vista una serie molto gradevole: la redazione è evidente che abbia cominciato un'operazione per dare più risalto a Qui, Quo e Qua, iniziata con Tre Paperi in Gioco, proseguita con X-Music e Area 15: e si sta anche rivelando interessante per capire finalmente i vari interessi e passioni dei nipotini, abbozzati da Bruno Enna e proseguiti da Roberto Gagnor. Io la vedrei anche sotto questo punto di vista, non partendo subito prevenuti perché "è un prodotto (o dovrebbe essere) per bambini".

Se devo essere sincero, da parte mia c'è abbastanza indifferenza verso Area 15.
Ammetto di aver criticato duramente la saga di Enna a suo tempo, e nonostante approvi l'idea di differenziare i nipotini, non riesco più a trovare motivi di interesse davanti a questi prodotti, evidentemente studiati per un pubblico in cui non rientro, vuoi per età, vuoi per testa, e in questo ci vedo il grande limite: a proporre una storia come quella citata da Flash X si riesce a coinvolgere un pubblico molto più vasto, mentre serie come quelle recenti - che hanno addirittura monopolizzato il Topolino ad un certo punto - non possono adempire a tale scopo proprio per come vengono concepite. Non è che partono in un modo e poi prendono una piega differente, bensì cominciano e proseguono uniformemente al pubblico selezionato.
In passato, avrei probabilmente analizzando più a fondo la storia, ma mi rendo conto che finirei col ripetermi in maniera odiosa, pertanto, ciò che mi resta della serie sono gli ottimi disegni di Sciarrone, che preferirei vedere su ben altri generi.

Io non vedo di cattivo occhio il rinnovamento di Qui, Quo e Qua, anzi. Penso che si stiano finalmente iniziando a sfruttare delle sfaccettature del trio che fino ad oggi erano appena abbozzate. Questo può solo arricchire l'universo narrativo di cui fanno parte.

Mi trovo d'accordo, però preferirei una soluzione diversa all'abbassamento del target di riferimento, perché a mio avviso è proprio questo il problema maggiore.

(insomma, prima di Tre Paperi in Gioco sfido chiunque a ricordarsi che Qua fosse quello col berretto verde, Qui quello col berretto rosso e Quo quello col cappello blu).

Hai appena perso la sfida...  ;D

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Topolino / Re:Topolino 3356
« il: Martedì 24 Mar 2020, 00:00:56 »
Dunque la domanda te la pongo allora qui e la estendo anche a tutti i vari recensori settimanali di Topolino: come vi ponete rispetto allo svelamento delle "vere" origini di Topolino rapportate a quelle che sono invece le ... reali. :blank:


 La domanda è in realtà, rivolta a chiunque voglia dire la sua in merito

A mio modo di vedere, queste "origini" altro non sono che parte di una recente tendenza - in cui inserirei senza problemi anche Young Indiana - inseguita allo scopo, probabilmente, di far breccia su un pubblico più giovane, che tuttavia è controproducente almeno per due ragioni: da una parte, perché non aggiungono niente di nuovo ai personaggi, mentre dall'altra perché denotano quasi una paura da parte degli autori di spingersi verso il futuro, di prendere  le creature di Topolino e cercare di realizzare qualcosa di diverso. Ma ciò sarebbe meglio farlo con i veri personaggi, non con la loro versione giovanile di turno.

Altra tendenza, forse più marcata, è la sovrabbondanza di storie non auto-conclusive: nel numero precedente finiva Paperinikland di Gervasio, e intanto iniziavano Area 15 di Gagnor - che forse può essere fruibile separatamente - e 19.999 leghe sotto i mari di Artibani; in questo numero, invece, finisce la storia di Artibani, vi è un'altra puntata della serie di Gagnor, e nel mentre comincia già una nuova serie sulle "origini" di Topolino. Da lettore abitudinario, non risento troppo di questa scelta, però comprendo che il lettore occasionale potrebbe essere infastidito dallo spendere tre euro per poi trovarsi magari tre storie su cinque che sono continuazioni di altre iniziate nei numeri precedenti.
Però rimango sempre dello stesso parere: non è all'aumentare della quantità che viene fuori una nuova qualità: preferisco di gran lunga più auto-conclusive come l'ottima storia di Rota - che, vuoi per i disegni, vuoi per l'impianto narrativo, mi ha fatto proprio fare un bel tuffo nel passato - rispetto a serie come Area 15, che oltre a non incontrare il mio gusto, non riesce proprio a lasciarmi nulla se non la sensazione di noia - ma ciò potrebbe anche essere dovuto al fatto che non rientro nel pubblico di riferimento, dunque potrei essere molto di parte nel mio giudizio.

Noto, inoltre, sempre a riguardo della serie di Gagnor, che iniziano ad aleggiare gli effetti della piccola saga di Enna, dato che Qua è di nuovo al centro della vicenda, si allontana temporaneamente dai suoi fratelli e stringe nuove amicizie, che a questo giro brillano più per caratterizzazione grafica che per altro - non che gli altri quattro avessero tutto questo gran spessore, eh. Sopravvissuta, invece, la tendenza di fare di Quo l'animo romantico tra i tre, mentre Qui resta poco definito.

A parte la già citata storia di Rota, dunque, il numero per me non ha molto da offrire.
Purtroppo, non ho mai letto il romanzo di Verne - nonostante ne abbia una versione a fumetti presa con Il Giornalino riposta in qualche polveroso meandro della mia mansarda - quindi non posso apprezzare in pieno la versione Disney di Artibani, mentre le storie centrali di produzione nostrana sono decisamente dimenticabili.

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Topolino / Re:Topolino 3350
« il: Lunedì 10 Feb 2020, 15:03:15 »
Questa sua gentilezza di facciata (con una sorta di buonismo comunque relativo) dovrebbe resistere fino a che gli altri si piegano docilmente ai suoi voleri (ipnotizzati da qualche suo trucco o potere personale: non credo ci sia bisogno di particolari spiegazioni al riguardo); nel momento in cui qualcuno dovesse 'disubbidire', mi immagino reazioni del tutto diverse da quelle appena viste e lette (della serie: sono sempre buono e caro ma quando mi arrabbio...).

Ne dubito fortemente. Basandosi sulla storia, Galateo non incarna alcuna malizia né lancia impliciti segnali sulla sua cattiveria, sicché appare come un "onesto" cittadino che con la galanteria riesce ad ottenere TUTTO quello che vuole. Ciò è abbastanza singolare se accostato ad un editoriale che celebra le buone maniere come una "chiave universale" che spiana ogni strada - di conseguenza, anche le più disoneste - ed è ancora più assurdo se fatto seguire da una storia in cui un ladro riesce a farsi ubbidire non perché impugna la pistola, bensì perché lo ordina a parole (*) - alla faccia della buona creanza, allora!

Riassumendo: Topolino ha quasi definitivamente eliminato il "grigiore" nei suoi personaggi, ma intanto propone un avversario inarrestabile per via della sua cortesia - però non possiamo avere più un Rockerduck sleale come si deve, o un Gastone che si comporta da pallone gonfiato, o, ancora, un Paperone saldo al principio de "Gli affari sono affari!" - tratteggiandolo senza alcuna malvagità o perverso carisma.E mentre nell'editoriale la condotta di Galateo è proprio a sostegno della tesi sull'importanza e il "potere" delle buone maniere, lo stesso giornaletto presenta un malintenzionato capace di farsi ubbidire anche senza di esse. Non so te, ma tutto questo mi sembra alquanto paradossale, che nello stesso numero convivano punti di vista così ambigui.

E non sarebbe sbagliato, a mio avviso, proporre un avversario più subdolo e psicologico - tipo Madre Gothel di Rapunzel o Katherine Marlowe di Uncharted 3 - però a quel punto, se si vuole mantenere una direzione coerente, bisognerebbe collocarlo in maniera inequivocabile in una delle due fazioni, o bianco o nero. (**)

(*) Siamo tutti a conoscenza, spero, che la versione originale della storia sia quella con le pistole (addirittura nella prima vignetta di pagina 118 è stato disegnato uno scatolone dal nulla per dare l'impressione che il manigoldo lo stesse tenendo in mano...), però il giudizio va dato sul prodotto fatto e finito, che, purtroppo, dà un'interpretazione paradossale all'intera vicenda.
(**) Credo che si capisca che non mi trovi d'accordo con questa becera classificazione, però almeno denoterebbe un filo conduttore. Altrimenti, tanto varrebbe recuperare comportamenti scorretti nei "buoni", pistole, minacce tangibili, momenti di tensione, e via dicendo.

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Topolino / Re:Topolino 3350
« il: Domenica 9 Feb 2020, 21:22:00 »
W GalaTeo, ti auguro un futuro glorioso in questo favoloso settimanale: sei destinato a diventare l'unico vero avversario di Topolino e ... Amen e così sia! :alien1:

L'orrenda visione...

Spero che Galateo cada nell'oblio e non venga più ripescato, perché come antagonista è talmente indecente da non suscitare alcuna tensione o forma di reale pericolo, tant'è vero che in nessuna vignetta viene rappresentato minaccioso o comunque dal volto sinistro - il che è abbastanza curioso per un settimanale che ormai punta a demarcare nettamente l'onesto cittadino dall'improbo criminale - come se la storia non fosse niente più che una sviolinata sulle buone maniere infilata nel contesto di un poliziesco debole e dalla risoluzione banale.
Mi rammarico, inoltre, del fatto che neanche i suoi "poteri" siano stati spiegati, come se i colpi messi a segno fossero davvero frutto della sua estrema cortesia ed educazione, creando, per contro, un effetto davvero paradossale.

Tuttavia, mi rendo conto che Galateo è il cattivo che si merita questo mondo ormai succube del politicamente corretto e del moralismo... non è un caso, come giustamente notato da doppio segreto, che le apparizioni di Macchia Nera siano ormai ai minimi storici, o che Pippo si faccia minacciare dalle parole di un tizio che gli "mostra" il pugno - in effetti, tra lui e Galateo non corre un così ampio distacco, ottengono quello che vogliono con le SOLE parole... - scommetto che la prossima minaccia sarà un cattivo capace di rubare i colori stile Crazy Quilt, per poi essere sconfitto da una scolorata al vestito... al di là dei sarcasmi, non è sbagliato stemperare i toni, bensì lo è eliminare nettamente il concetto di pericolo o di contrasto, e questo al Topolino sta ormai riuscendo alla perfezione, sempre più specchio di un errato sentire.

Ciò, invece, non manca affatto all'ottimo Faccini, che con il suo Paperoga e il cervellone di famiglia si riconferma essere un maestro di comicità, nonché un solido autore completo, che con poco riesce a suscitare tanto nel lettore. Se ci pensate, le sue storie funzionano nella loro semplicità perché sono sia ben congegnate sia coerenti: prende pochi personaggi già definiti da affiancare al suo Paperoga - Paperino e Paperone - ne costruisce alcuni appositi che funzionano sia narrativamente sia graficamente - Crapilloga, Teodolindo - e ci costruisce sopra o una sequela di gag o un'improbabile vicenda che ruota attorno ad un unico fulcro, e raramente riesce a scadere nel monotono, la lettura è dilettevole, il sorriso è quasi sempre assicurato.

L'unica vera ragione per cui varrebbe la pena acquistare il numero.

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Cinema, musica e letteratura / Re:Che libro c'è sul comodino?
« il: Sabato 5 Ott 2019, 20:08:14 »
Riletto Gli anni di Virginia Woolf sotto una nuova prospettiva, sicuramente più ricca e stimolante della precedente. Peccato, poi, non aver più trovato tempo e forze per dedicarmi all'Ulisse di Joyce, probabilmente la vera chiamata arriverà più avanti... possibilmente quando non farà troppo caldo da sfinire ogni mia facoltà mentale  :))

Settembre è stato dedicato a due autori che fanno parte del "canone" della Letteratura italiana: D'Annunzio, di cui ho letto, nell'ordine, Il fuoco, Poema paradisiaco e Le novelle della Pescara, e Alfieri, di cui  finalmente letto Saul e Mirra. A riguardo ho dedicato alcuni commenti piuttosto approfonditi in altra sede, quindi eviterò di ripetermi, limitandomi, piuttosto, ad osservare un fatto che mi ha lasciato perplesso fino ai tempi delle superiori: tolto Goldoni, il Settecento italiano pare alquanto ostico da approcciare, infatti di Parini ed Alfieri, ma soprattutto di quest'ultimo, si legge poco e niente. Che ci sia un'ardua barriera linguistica è innegabile, però resta comunque, soprattutto in Alfieri - fatico a pensare di poter approcciare ora Parini, quindi faccio fede ai miei studi umanistici - una modernità dei contenuti che riesce in qualche modo ad accorciare le distanze temporali.

Per questo mese, attualmente, ho letto Uno, nessuno e centomila di Pirandello, di cui sto meditando un commento dettagliato, mentre tra un viaggio di andata e uno di ritorno sto leggendo Gli invitti di Faulkner - tutti libri, peraltro, scambiati per altri in appositi punti, giusto per mettere in libreria qualcosa che davvero mi interessa. Dopodiché, penso che sarà un periodo di riletture, in vista di un nuovo gruppo di romanzi - tutti del Novecento - che ho intenzione di comprarmi.

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Topolino / Re:Topolino 3331
« il: Domenica 29 Set 2019, 15:14:49 »
Trovandomi d'accordo con i pareri espressi, rispettivamente, da Lunatico e da Paperinika, non posso che rimarcare come l'assenza di una qualunque unità o direzione sia stata la rovina di Young Donald Duck, un progetto che a mio avviso non rende giustizia al fumetto Disney italiano. Perché, infatti, in otto puntate non ho visto nulla del fumetto nostrano, tra autori e disegnatori che hanno dato l'impressione di aver deformato la propria cifra, se non addirittura abbandonata - l'errore più grave per un artista - per piegarsi alle esigenze di un mercato estero, sicché di compromessi per proporre il taglio del fumetto nostrano non ne ho visti: Young Donald Duck è quasi l'annullamento di ogni atto creativo prodotto dagli autori coinvolti; e considerato che sono tutti attivi da parecchi anni nel mondo Disney, la delusione non può che diventare profonda.

Ripeto: non è l'intenzione che condanno - purtroppo nel mondo dell'editoria certi discorsi sull'Arte faticano a sussistere, e la questione è quantomai spinosa - bensì, piuttosto, le modalità con cui sono state realizzate tali intenzioni. Almeno ci fosse stato un disegno narrativo preciso e coerente, tanto per dirne una, e invece l'unico parziale collante che si è avuto, all'infuori di un pessimo Paperino, odioso all'inverosimile, è stato l'umorismo scatologico e mefitico che sicuramente attirerà un pubblico un po' naif - anche se avrei in mente un termine migliore, ma è meglio che trattenga la mia penna.

Giusto per puntualizzare: l'unico caso in generale - tra libri, fumetti, cartoni, film, e via dicendo - in cui questo tipo di umorismo mi abbia dilettato è stato il cioccolatinone verde intorcolato alla Borromini di matrice gaddiana, però quel momento nasconde livelli di lettura talmente profondi ed ampi che Young Donald Duck non può neanche immaginare di avere. Sospetto, tuttavia, che se fossimo stati noi il pubblico di riferimento, non avremmo avuto, probabilmente, una serie tanto rapida da fruire quanto veloce da dimenticare.

Concludo dicendo che, per me, è ingeneroso qualunque tipo di confronto con l'opera di Enna, la cui contemporanea presenza demarca con prepotenza quella frattura stilistica e narrativa che inevitabilmente si avverte tra le due saghe: in fondo, se la prima ha tentato di cogliere dei momenti essenziali dell'adolescenza, la seconda, invece, li ha adoperati a mo' di scusa per realizzare una costruzione sommaria e dimenticabile. Spero, infatti, che Young Donald Duck rimanga un caso isolato e che non ispiri strane tendenze in futuro.

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Off Topic / Re:Piccolo sfogo, mi sono stancato delle testate Disney
« il: Mercoledì 18 Set 2019, 13:42:03 »
Topaccio, dovresti essere consapevole che, scrivendo su un forum, la modalità con cui esprimi i tuoi pareri sia un fattore determinante per stimarne la qualità.
Capirai, pertanto, che nel mezzo di uno sfogo a tratti condivisibile - parere di per sé già bollente nei toni - uscendotene con certe affermazioni, peraltro rivolte ad un artista dal tratto maturo - quindi, alla faccia degli "scarabocchi da bambino"! - non darai un'impressione diversa dal cafone di turno privo di qualsivoglia sensibilità.
Con ciò, beninteso, non sto dicendo che tu sia un cafone, tantomeno che non sia lecito non apprezzare il tratto di Guerrini, però rifletti bene prima di dare un'immagine sbagliata di te stesso.

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