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Topics - joe mango

Pagine: [1]  2 
1
Testate Chiuse / Zio Paperone #209 - giugno 2007
« il: Sabato 9 Giu 2007, 15:12:12 »
Lo Zio Paperone n° 209 uscirà il 15 giugno?

2
Testate Speciali / PAPERINO n°324
« il: Sabato 9 Giu 2007, 11:39:36 »
Riporto l'indice del Paperino n° 324 (niente di speciale):

-Paperino e la ricerca ricercata (Salvagnini/Amendola)
-Zio Paperone e il furto vantaggioso (Bordini)
-Zio Paperone e la calamita aurea (Bordini)
-Paperino's Stories (Michelini/Freccero)
-Zio Paperone e il trionfo di Rockerduck (Salvagnini/Coppola)
-Paperino e il gelato a ogni costo (Russo/Studio Recreo)
-Zio Paperone e il depolarizzatore spaziale (Sisti/Panarese)
-Paperino Fantastico (Michelini/Perini)

....che ne pensate?

3
Sfide e richieste di aiuto / Archimede....nerd?
« il: Martedì 14 Ago 2007, 11:46:48 »
Curiosando su Wikipedia per ben altri futili motivi sono incappato nella voce "NERD" (http://it.wikipedia.org/wiki/Nerd), dopo una breve presentazione e descrizione del tipico Nerd ed una breve precisazione riguardante i Nerd di Internet, viene proposto un elenco di "nerd famosi".
Ebbene, tra questi, trovo una nostra vecchia conoscenza, Archimede Pitagorico.
Il povero inventore Disney, stando a quanto scritto dall'autore della pagina, dovrebbe corrispondere ai seguenti requisiti:
 "un uomo giovane con grossi occhiali con la montatura nera (preferibilmente rotti e attaccati alla bell'e meglio con del nastro adesivo), un pocket protector nel taschino per evitare che le numerose penne che tiene perdano inchiostro e rovinino le camicie, pantaloni dall'orlo alto (i cosiddetti pinocchietto o capri, chiamati anche, con intento ironico, acqua in casa). Indossa camicie e in generale abiti troppo formali per le circostanze. Viene descritto come persona dall'igiene incerta; di solito è molto magro o molto grasso. Si parla di un individuo con particolari difficoltà ad instaurare rapporti sociali, eccezion fatta per quelle situazioni in cui si debbano intavolare discussioni su argomenti tecnico-scientifici."

Credo concordiate con me nel sostenere l'estraneità di Archimede da questo fenomeno; mi è parsa piuttosto un evidente forzatura.
Ora, io non conosco i segreti di Wikipedia ma se qualcuno fosse in grado di togliere il nome del nostro caro amico inventore Disney dall'elenco, lo faccia.
Una piccolezza, un insulso errore...IMHO abbastanza fastidioso....

4
Commenti sulle storie / Zio Paperone e la "Donnetta nera"
« il: Giovedì 8 Nov 2007, 16:58:24 »
Zio Paperone e la "Donnetta nera" , 1962,  sceneggiata da Abramo Barosso e disegnata dal maestro Romano Scarpa (seppur ancora abbastanza lontano dai vertici qualitativi toccati in seguito).

Per me, bellissima.

5
Pixar / Ratatouille
« il: Mercoledì 17 Ott 2007, 21:07:55 »
Credo sia doveroso aprire un topic, nel giorno della sua uscita nelle sale,  dedicato al nuovo film Disney/Pixar: Ratatouille.


Qui potete trovare recensioni e trama:
http://www.mymovies.it/dizionario/recensione.asp?id=44452


Dal canto mio, l'uscita di ogni Pixar, così come quella di  ogni Classico, è sempre un grande evento, ma credo che con Ratatouille si tratti di qualcosa di più: si tratta di un capolavoro del genere.
Ovviamente, giudizi più razionali sono tutti rimandati al post-visione (prevista per il week-end)

Tutti al cinema, nessuno escluso (ed Alex Andrew men che meno!)

6
Toon Studios & altra animazione / Michel Ocelot
« il: Sabato 3 Nov 2007, 10:46:15 »
Michel Ocelot, francese, classe 1964, regista di:

Kirikù e la strega Karabà
Kirikù e gli animali selvaggi
Principi & Principesse
Azur e Asmar




Schietto, schietto: che ne pensate?

7
Off Topic / Quale sfondo desktop utilizzate?
« il: Mercoledì 13 Feb 2008, 21:50:05 »
Un classico di ogni forum di cui faccio parte.
Qual'è lo sfondo desktop che utilizzate attualmente?

Ecco il mio immortalato  fra una conversazione msn e un giro su Celestia da uno screen shot


8
Cinema, musica e letteratura / Tim Burton: Sweeney Todd
« il: Lunedì 25 Feb 2008, 22:52:30 »
Non so se sia il caso di aprire un nuovo topic apposito :-/
Spostino ove vogliano i moderatori





Da un musical-trionfo a Broadway  (sette Tony Awards nel 1979) scritto da Hugh Callingham Wheeler su precedenti racconti e cronache anonimi  (forse una storia vera; probabilmente più persone), la storia di Benjamin Barker, benestante ed esperto barbiere londinese, amorevole padre di famiglia che vedrà la vita distrutta dall'infido giudice Turpin. Imprigionato illegalmente, scapperà per far ritorno a Londra. Con una vendetta dietro l'angolo.
Diciamolo: Tim Burton supera ogni suo precedente lavoro
E non è necessariamente totalmente un bene perché nel farlo ci presenta un film testamentario che più non si può, quasi un "un'opera ultima", una summa di emblemi stilistici e valori che lambisce tutta la sua eccelente e straordinaria produzione. Ovviamente non sarà il suo ultimo film (il titolo provvisorio del prossimo è  Ripley's Believe it or not) e dunque lascia un po' basiti questa pellicola che sembra non esigere alcuna replica futura, che sembra chiudere definitavemente un'era con quello sportellone del forno che sbatte violentemente nel finale imprigionando SPOILER Helena Bonham CarterSPOILER al suo destino.
Ad arginare parzialmente questa "definitiva compiutezza" ci pensa la sua essenza di musical ma solo parzialmente -per l'appunto- perché le canzoni e le musiche  di  Stephen Sondheim paiono pescate dal cilindro su misura di Burton: sembrano anch'esse parte integrante del repertorio cinematografico dell'eccezionale talento di Burbank.
Ma forse tutto ciò è  pura dietrologia, forse non occorre che lasciarsi andare a quell'intensissimo fiume di sentimenti e violenze che è Sweeney Todd. Sì, deve essere così. Ed ecco allora spuntare un film bellissimo, magistralmente diretto in un crescendo di emozioni impareggiabili. Violento, passionale, ironico, beffardo...musical, il recupero in grandissimo stile di un genere decaduto.
Sweeney Todd ha poi l'epicità  delle grandi tragedie greche ma senza la tradizionale catarsi e con una geniale catastrofe sofoclea, un finale spietato, senza luce, concluso in uno scantinato e quindi più cupo e più infossato.
Il resto è perfetto: tutto si interseca.
Un grandissimo Johnny Depp (Sweeney Todd), espressivo e spigliato ma mai gigione, dei bravissimi Helena Bonham Carter (Mrs.Lovett) ed Alan Rickman (Giudice Turpin) ed un fenomenale Sasha Baron Cohen (Adolfo Pirelli), eccellente interprete di una parte breve ma  fondamentale (il giro di boa)   cantano e alle volte paiono danzare sulle canzoni e splendido main theme di Stephen Sondheim, inquadrati nell'obiettivo di Dariusz Wolski, incastonati (o forse imprigionati) nella burtoniana (e totalmente ricostruita) Londra di Dante Ferretti e Francesca Lo Schiavo.
L'ho detto: un fiume, lasciatevi travolgere.

9
« Sono diventato la persona che sono oggi all'età di dodici anni, in una gelida giornata invernale del 1975. Ricordo il momento preciso: ero accovacciato dietro un muro di argilla mezzo diroccato e sbirciavo di nascosto nel vicolo lungo il torrente ghiacciato. È stato tanto tempo fa. Ma non è vero, come dicono molti, che si può seppellire il passato. Il passato si aggrappa con i suoi artigli al presente. Sono ventisei anni che sbircio di nascosto in quel vicolo deserto. Oggi me ne rendo conto. »
 (Incipit de Il cacciatore di aquiloni)

Il cacciatore di aquiloni è il primo romanzo dello scrittore americano di origine afgana Khaled Hosseini, pubblicato in Italia dalle Edizioni Piemme nel 2004. Il titolo originale dell'opera è The Kite Runner; la traduzione in italiano è opera di Isabella Vaj.
(da Wikipedia)

Un libro indubbiamente da leggere, se non altro per il particolare successo editoriale.
Non sto qui a scriverne la recensione in cui elencare minuziosamente i difetti e i pregi poiché mi pare più corretto, onde evitare qualsivoglia tipo di spoiler, lasciarvi, potenziali lettori, ignoranti circa i fatti narrati.
Lo consiglio solamente. Precisando unicamente che si tratta di un libro molto ben scritto, emozionante, forse un poco "artificiale" ma comunque convincente, raro, mi si passi il termine, e di scorrevole lettura.




10
Cinema, musica e letteratura / Roberto Benigni legge Dante
« il: Giovedì 29 Nov 2007, 23:37:43 »
Fenomenale show di Roberto Benigni questa sera su Rai 1. Si è letto (alternando il tutto con piacevoli intermezzi comici) il V canto della Divina Commedia, Paolo e Francesca.
Oltre alla solita straordinaria bravura d'attore, Benigni ha sfoggiato una notevole sensibilità nell'intepretare il testo dantesco.
Rai 1 si risolleva pienamente dunque dopo il fiacco one man show di Celentano di Lunedì, certo non memorabile.

L'unico dubbio che mi rimane è: le 13 serate annunciate saranno una di fila all'altra (settimanalmente) o saranno distribuite per tutto l'arco della stagione invernale?


Tra l'altro, chiedo ovviamente ogni tipo di vostro parere/commento.

11
Qui si parla di Ruggero Deodato, del suo film più discusso, Cannibal Holocaust, e della leggittimità o meno di superare alcuni limiti in nome dell'arte.

Devo confessare che fino ad una settimana fa conoscevo ben poco di "Cannibal Movie" e dintorni; solo dopo aver avuto per caso tra le mani il Dvd del suddetto film infatti ho deciso di approfondire l'argomento.

In breve, Cannibal Holocaust è un film italiano del 1980 girato da Ruggero Deodato in cui si narra (citando pari-pari Il Farinotti) "di quattro giovani newyorkesi (tre ragazzi e una ragazza) partiti per l'Amazzonia, allo scopo di realizzare un documentario, e mai più ritornati. Da ricerche effettuate si scopre che i quattro sono stati giustiziati dal capo di una tribù indigena. Viene trovata una cinepresa con relativo rullino impressionato: le immagini di quel film sono atroci e dimostrano le crudeltà perpetrate ai danni dei disgraziati selvaggi dai quattro americani, che volevano ottenere un documentario sensazionale"

...e fin qui parrebbe un normalissimo horror/b-movie italiano, non fosse che effettivamente la potenza quasi visionaria di Deodato consente una lucida analisi del genere umano civilizzato...
...fu però malamente accolto dalla critica, iper censurato e fece scandalo, grandissimo scandalo...perché? Semplice, il regista volendo imprimere un realismo agghiacciante al film (oltre a montare una campagna marketing ad hoc) decise di girare le scene di violenza sugli animali realmente: si assiste dunque alla vera uccisione a freddo di un maialino, al vero squartamento di una testuggine  e di un topo muschiato (vivi), alla vera uccisione di scimmie, senza contare coleotteri e vedove nere giganti varie.

Nel mezzo: registrazioni (preesistenti, ovviamente) di cannibalismi veri e  scene di truci cannibalismi falsi

Ebbene, più volte è stato detto che la sensibilità è cambiata, che non si rifarebbe più una cosa del genere,...e non è infatti su questo tipo di discorsi che vorrei andare a parare.

Vorrei piuttosto sfruttare Deodato come esempio per un discorso di maggior respiro: deve l'arte imporsi dei limiti? Può il cinema (aldilà dell'uccisione degli animali) raccontare simili storie di cannibalismo? E' solo violenza gratuita o vi è sempre e comunque una morale di fondo? Andrete a vedere Cannibal Holocaust 2 (il sequel del film, sempre di Deodato) quando (e se) uscirà?


Un po' di carne al fuoco: a voi :)

12
Cinema, musica e letteratura / Telefilm - Heroes
« il: Domenica 2 Set 2007, 15:56:12 »
Stasera, su ITALIA 1, in prima serata, inizia anche in Italia Heroes, telefilm americano trasmesso per la prima volta su NBC, nell'autunno del 2006. Questo telefilm, a detta di Mediaset, dovrebbe rappresentare il "telefilm-evento" del 2007. FIno a che Mediaset ne acquistasse i diritti le putante erano gratuitamente scaricabili dal sito NBC (non ho ancora capito se unicamente in inglese...).

Il telefilm, stando a Wikipedia, è stato ideato scritto e prodotto da Tim Kring e annovera tra gli autori Jeph Loeb (quello di Spiderman:Blue, Devil:Yellow, Hulk:Gray, per intenderci).

La trama. Un principio di trama, attinto da Internet:La storia prende il via quando alcuni individui sparsi per il mondo si scoprono a poco a poco dotati di eccezionali abilità nettamente al di sopra delle normali capacità umane: capiscono cioè di possedere dei veri e propri super-poteri.

Qualche curiosità:
In America, è considerato un vero e proprio cult, con ascolti assai elevati.
Numerosi sono i camei negli episodi, uno su tutti: Stan Lee.

In se, superficialmente, non mi attira ma gli ascolti e i nomi coinvolti mi hanno convinto a seguirla.

Ciao.

13
Cinema, musica e letteratura / Libri: Wikinomics
« il: Lunedì 5 Nov 2007, 19:13:27 »



Wikinomics - La collaborazione di massa che sta cambiando il mondo è il nuovo libro di Don Tapscott ed Anthony D. Williams, edito in italia da ETAS, la "divisione" economica di Rizzoli.
L'ho notato casualmente nella vetrinetta espositiva della Biblioteca della mia città a causa di quella serie di nomi che gravitano in copertina: Linux, Wikipedia, InnoCentive, Progetto Genoma Umano, ... non essendo un esperto di detti argomenti ma volendoli approfondire l'ho preso in prestito e brevemente trangugiato.
Che dire? Il libro, un rigorosissimo saggio  ma mai troppo specifico che analizza efficacemente le nuove radicali modifiche nel mondo economico, in poche parole, la cosiddetta peer production, ovvero sostanzialmente l'abbattimento delle rigide strutture gerarchiche aziendali in favore di una collaborazione collettiva estesa non solo ai dipedenti dell'industria ma a tutti gli appassionati e gli esperti in grado di connettersi ad internet.
Vengono approfonditi (corredando il tutto con una sfilza di gustosi dati) i fenomeni Wikipedia, Second Life, Linux, InnoCentive, Progetto Genoma Umano, P2P e chi più ne ha, più ne metta; riuscendo sempre a tenere presente lo scopo finale del libro: scattare un'istantanea di questo cambiamento affinché tutti riescano ad adeguarsi a tempo.

14
Cinema, musica e letteratura / Cinema: X-Men- La trilogia
« il: Martedì 23 Ott 2007, 12:11:40 »
La malattia mi rinchiude in casa e io mi sollazzo scrivendo interminabili deliranti recensioni.
In questo caso la trilogia cinematografica degli X-Men.

La trilogia

Dalla carta al cinema il passo è enorme e millemila sono gli insignificanti figli di questo trapasso.
I grandi registi fuggono da questo inghippo o attenendosi allo stile di scrittura (e i risultati non sono assicurati) o, per fantasy e simili , impiegando prodigi tecnici tali da compensare i falli di sceneggiatura (è il caso dell'ultracelebrata trilogia del "Signore degli anelli" di Peter Jackson).
Vi sono indubbiamente altre e più usate modalità ma per il lavoro in questione bastano questi due esempi.

Anche gli X-Men sono nati su fogli di carta, fogli però un po' speciali, chiamati tavole, in cui è d'obbligo parlare con una nuvoletta e tutti hanno un volto, tinteggiato dalla mano esperta di un grande artista: sono ovviamente i fumetti, grandi vittime del cinema.
La storia è lunga e non basterebbe un saggio; possiamo dunque semplificare schematizzando l'argomento in tre parti (consci di comportarci con la delicatezza del famoso "elefante in cristalleria") : i Dc Comics, i Marvel e le Graphic novel.
La Dc è la casa editrice che detiene i diritti per Superman e Batman, quindi mica bazzecole. I due grandi eroi americani ne han passate di tutti i colori tra grande e piccolo schermo: telefilm quasi comici, filmastri non eccezionali e uno sparuto di blockbuster di recente produzione: citiamo Batman Begins e Superman Returns, da considerarsi tutto sommato lavori più che riusciti.
Il trattamento del cinema riservato ai fumetti Dc non è comunque lontanamente paragonabile alle mazzate spesso e volentieri allegramente rifilate ai Marvel comics sul grande schermo. La Marvel, amichevolmente soprannominata "la casa delle idee", si porta a casa i diritti per Spiderman, Capitan America, Iron Man, gli X-Men e compagnia lunga e bella. I risultati dei film sono sempre stati discontinui: si è tranquillamente passato dall'ottima fattura della trilogia di Spiderman al ridicolo di Catwoman passando per l'insignificante mediocrità di Daredevil. Impossibile dunque qualunque tipo di previsione.
Le graphic novel meritano un capitolo a parte perché veri e propri romanzi illustrati e non semplici serie e perché spesso nel cinema le loro radici "fumettistiche" si perse, rimanendo ancorate solo in qualche invisibile credit finale.
E' il caso della Leggenda degli uomini straordinari polpettone hollywodiano con Sean Connery simpaticamente tratto dalla Lega degli straordinari gentleman, capolavoro del grande fumettista Alan Moore. Sempre da Moore s'è cavato V per vendetta, imponente film dei fratelli Wachowski, ma anche qui abbastanza distante dall'opera originale.
Caso diverso è 300 pazzesco film di recente uscita di Zack Snyder, narrante l'epico eroismo dei 300 spartani alle Termopili, tratto dall'omonima graphic novel di Frank Miller;immancabilmente, il risultato finale della produzione cinematografica non raggiunge il livello del fumetto: sul grande schermo gli effetti speciali, i finti fondi fantasmagorici e un uso esagerato del "rallenty" non ridonano all'opera il fascino del disegno di Miller e della superba colorazione di Lynn Varley; rimane solo un'infinita siringata d'adrenalina.

Dopo questo volutamente breve excursus, quasi una guida "Mille metodi per umiliare un fumetto", giungiamo alla trilogia cinematografica in questione: X-Men, composta da X Men, X2 e X-men conflitto finale.
Come già accennato, l'opera cartacea a cui si rifanno i film è la serie ideata da Stan Lee e Jack Kirby per la Marvel Comics, costante incognita per il cinema.
Gli X-Men sono esseri dotati di superpoteri denominati "mutanti", ipotetico nuovo anello evolutivo degli esseri umani, riuniti dal Professor Xavier nel suo istituto.
Cinematograficamente, rappresentano uno dei più riusciti risultati della "casa delle idee": buona trasposizione del fumetto ed al contempo adeguato adattamento alle tecniche del grande schermo.

X Men di Bryan Singer con Halle Berry, Ian McKellen, Hugh Jackman. USA, 2000.

Si inzia nel 2000 con una regia targata Singer (eclettica star di Hollywood conosciuta principalmente per I soliti sospetti) che riesce perfettamente ad amalgamare il fascino del fumetto con la profondità tipica del cinema di qualità. I personaggi, seppur schematici nel loro rifarsi alla carta, riescono comunque ad assumere una certa tridimensionalità quando vengono posti di fronte al labile confine tra bene e male. Così nella guerra fra Xavier (che predica la tolleranza verso gli umani) e Magneto (sostenitore dell'indipendenza assoluta dei mutanti) la ragione e il torto sono effimeri e il confronto è reale, non predefinito. Conflitto servito in pompa magna grazie alle maestranze artistiche degli effetti speciali, bellissimi (considerando anche l'epoca) ma mai eccessivi, unicamente funzionali allo svolgimento della trama.
In questo teatro si muove un buon cast in cui si alternano maschere di grande esperienza (Ian McKellen), attori maturi (Patrick Stewart) e sex simbol (Halle Berry).
Per concludere il primo X-Men è un film definito, azzeccato ma che manca ancora di quella maturità che acquisterà nel secondo capitolo.

X2 Di Bryan Singer con Patrick Stewart, Hugh Jackman, Ian McKellen. USA, 2003.

Singer, ancora lui alla regia, non realizza per sua stessa ammissione un sequel: raddoppia gli effetti digitali, il costo e prova a distaccarsi con maestria dal fumetto, introducendo sempre più una nuova profondità d'azione e, grazie alla sceneggiatura, una nuova profondità dei personaggi, ormai non più schematici ma uomini (o meglio, mutanti) dal raffinato profilo psicologico.
Anche la trama in sé incomincia a spaziare nel tempo non riducendosi a qualche fulmine, telepatia e telecinesi ma provando invece ad esplorare il passato di uno dei più interessanti X-Men: Wolverine, ex guerriero nel Vietnam, utilizzato per esperimenti militari in cui gli verrà impiantato uno scheletro di adamantio, metallo resistentissimo. Ma non solo; viene difatti aggiunta un nuovo schieramento alla guerra: il governo, da subito parte attiva con lo spettacolare attentato al presidente.
Arriva dunque uno dei momenti più delicati dell'intera trilogia: l'alleanza dei mutanti, in cui Singer vuole cammuffare un'allusione a tutte le minoranze maltrattate, un invito alla cooperazione; proprio in questo punto X2 si sgancia definitivamente dai canoni Marvel, volando con ali proprie in cieli inesplorati. Da qui in poi ogni scena è conseguenza della precedente con una semplicità ed una naturalezza sbalorditive; si incomincia, dopo lo splendido decollo, ad atterrare delicatamente: il film ritorna "normale" e gli effetti speciali occupano il tempo e tranquillizzano lo spettatore più attento, scosso dall'imponenza della prima parte.
Il film è indiscutibilmente la miglior pellicola tratta da un fumetto.

X-Men Conflitto Finale di Brett Ratner con Halle Berry, Hugh Jackman. USA, 2006

L'ultimo episodio conclude la saga senza pretese, riuscendo però ad abbandonare (grazie anche al cambio di regista: Ratner rileva in corsa Singer) la profondità e i quesiti dei primi due capitoli, ormai logori. Il giudizio è pefettamente riassumibile nella frase del critico Morando Morandini quando, nella sua recensione, afferma che "è un cupo western fantascientifico con dialoghi da fumetto e qualche spruzzatina ironica che graffia pochissimo." Insomma si adegua ai tempi facendosi blocbuster arraffa tutto; il risultato si mantiene distante comunque anni luce dallla medie delle produzioni cinematografiche Marvel, risultando, qualitativamente parlando, aggianciato solo dal secondo capitolo di Spiderman.


15
Cinema, musica e letteratura / Ang Lee trionfa a venezia.
« il: Lunedì 10 Set 2007, 16:50:10 »


Dal sito www.repubblica.it

VENEZIA - Come nel 2005: a due anni da "Brokeback Mountain", la Mostra è di nuovo ai piedi di Ang Lee. Leone d'oro di questa edizione numero 64 con "Lust, caution", thriller erotico ambientato nella Cina occupata dai giapponesi. Frutto di una discussione soffertissima, con diversi capovolgimenti di fronte, da parte della giuria di tutti registi presieduta dal suo connazionale Zhang Yimou. Questo perché, almeno secondo le indiscrezioni, alcuni componenti del gruppo (composto da Emanuele Crialese, Ferzan Ozpetek, Catherine Breillat, Jane Campion, Alejandro Gonzalez Inarritu, Paul Verhoeven) avrebbero preferito far trionfare il dramma giudiziario-politico di Nikita Mikhalkov, "12". Che ottiene, invece, il Leone speciale per l'insieme dell'opera. Il tutto in un festival che passa alla storia anche per aver dato il premio per la migliore attrice a una donna, Cate Blanchett, che interpreta un uomo, Bob Dylan. E quello per l'attore al più glamour tra i divi hollywoodiani, Brad Pitt.

Premi maggiori. Il premio speciale della giuria va, ex aequo, ad Abdellatif Kechiche, autore del dramma franco-magrebino "La graine et le mulet", molto amato qui alla Mostra; e a "I'm not there" di Todd Haynes, che scompone in sei personaggi la complessa personalità dylaniana. Il Leone d'argento per la migliore regia va all'autore della più innovativa tra le pellicole in concorso, "Redacted" di Brian De Palma, che guarda molto da vicino il conflitto iracheno.

Attori. Outsider di lusso, nemmeno sbarcata al Lido per presentare il film, la camaleontica e androgina Cate Blanchett di "I'm not there", in cui incarna con straordinario mimetismo Bob Dylan, si aggiudica la Coppa Volpi per la migliore interpretazione femminile. Al suo posto, ritira il premio Heath Ledger, anche lui nella pellicola. Tra gli uomini, invece, trionfa "Brad Pitt", protagonista di "The assassination of Jesse James by the coward Robert Ford": ma anche lui qui non c'è.

Altri riconoscimenti. Per la sceneggiatura, premiato "In questo mondo libero..." di Ken Loach; per la fotografia, "Lust, caution". Il premio Mastroianni al talento d'attore emergente se lo aggiudica Hafsia Herzi, bellissima interprete di "Le graine et le mulet". La sezione Orizzonti viene vinta dall'estone Veiko Ounpuu, con "Sugisball"; quella Orizzonti doc da "Wuyong" dal cinese Jia Zhang-Ke, Leone d'oro 2006 con "Still life"; il Leone del futuro Luigi De Laurentiis per la migliore opera prima da "La zona" di Rodrigo Plà, inserito nel programma delle "Giornate degli autori". Infine, il riconoscimento per il miglior cortometraggio va a "Dog Altogether" di Paddy Considine.

Ingiustizie. Molti sono rimasti delusi dal fatto che la giuria ha ignorato un film bello, piaciuto sia alla critica che al pubblico, come "In the Valley of Elah" di Paul Haggis. In particolare, in molti avrebbero voluto un riconoscimento alla straordinaria interpretazione di Tommy Lee Jones.

Cerimonia. La cerimonia di chiusura, troppo lunga e con troppi ringraziamenti interminabili, è stata trasmessa in diretta su Raisat, con la conduzione di Massimo Sebastiani. E con Stefania Sandrelli (vestita con un sontuoso abito scuro Armani) nel ruolo di madrina. Tra i momenti clou, Bernardo Bertolucci che riceve il Leone d'oro speciale per il settantacinquesimo anniversario della Mostra.

Contrasti. Le decisioni della giuria principale sono state particolarmente sofferte: "Effettivamente c'erano due gruppi", ammette Ferzan Ozpetek ai microfoni di Raisat. Sembra che il Leone d'oro, tra ieri e oggi, sia stato cambiato. Che ancora più all'ultimo momento siano stati invertiti i premi di Mikhalkov e De Palma. E che ci siano state interpretazioni opposte del regolamento, su se il premio speciale della giuria potesse essere dato ex aequo. Alla fine, il risultato è quello che conosciamo: trionfa Ang Lee.


(8 settembre 2007)


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Tutto ciò non sono in grado minimamente di commentarlo, non avendo affatto seguito il festival.
Posso solo complimentarmi con il grande Ang Lee, ormai maestro.


Ciao.

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